don ADRIANO SALVADORI
La vita eterna donagli, o Signore,
fà che per lui splenda la luce perpetua,
e che viva nella pace.
fà che per lui splenda la luce perpetua,
e che viva nella pace.
Dagli scritti di fr. Pietro Andrea Liegè, sacerdote.
Morire
insieme a Cristo.
La nostra fede riconosce nel sacrificio e
nella morte di Cristo la fonte e la porta di tutte le cose che nella nostra
vita prendono la forma di sacrificio e di rinuncia. Infatti il Dio vivente non
si mostra forse Dio per mezzo della croce di Gesù, il quale trasforma in
speranza la morte e gli altri mali e calamità che agiscono nella nostra vita?
Forse Gesù nel proprio sacrificio non restaurò pienamente le relazioni
dell'uomo verso Dio, conducendo fino all'estremo la spirituale battaglia?
Morire con Cristo vuol dire impegnarsi nella
sua sequela, persistendo proprio in questa speranza e in questa lotta
spirituale; nella spirituale lotta ci emancipiamo con Cristo quando ci
impegniamo per mezzo della carità di Dio e dei fratelli, a qualunque prezzo,
contro ogni menzogna o ingiustizia o fatalità o violenza o odio o
macchinazione dei potenti o paura che si presenta.
Nella speranza ci assoggettiamo a Cristo,
quando dalle profondità della nostra morte o delle nostre disperazioni e
defezioni, o incredulità, o disperazioni umane di tutti i rimproveri della
nostra vita, ci rimettiamo pienamente al Dio vivente. II mistero pasquale
rifulge sopra tutte le rinunce di ogni genere alle quali consentiamo, o sopra
le frustrazioni che sopportiamo, o nel dominio che abbiamo di noi stessi sulla
disciplina alla quale ci sottomettiamo.
Non parliamo di una stoica sapienza o di un
certo ascetismo morale.
La vita risuscitata con Cristo confluisce
già nel «morire con Cristo», essa trasfigura la nostra battaglia e la nostra
povertà, essa provoca la nostra offerta e decisione. «Infatti se noi viviamo,
viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che
viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore» (Rm
14,8).
Morire con Cristo vuol dire vincere
l'inerzia dell'esistenza, la cupidigia, distaccarsi dalla volubilità, lasciare
la leggerezza dell'animo, desistere dalla fatuità, dal modo di apparire, e
scegliere, invece, sinceramente il Vangelo e aderirvi fedelmente.
Morire con Cristo vuol dire allontanarsi
dalle ricchezze e dall'umana gloria e accettare d'essere privati per conformare
la propria vita in vista del regno di Dio.
Morire con Cristo vuol dire addossarsi il rischio
dell'affetto fraterno che richiede di espropriarsi, o accettare il pericolo di
testimoniare la verità e la giustizia fra gli uomini, o di sperimentare il pericolo
di mantenere la fede data.
Morire con Cristo vuol dire sopportare le
asprezze e le resistenze di quelli che ci stanno intorno e ammettere il
cambiamento che serve per instaurare una esistenza di fedeltà.
Morire con Cristo vuoi dire accettare la
propria morte come una oblazione e un riporsi con fiducia in Dio, ricevere
nella speranza la morte anche dei fratelli e degli amici.
Morire con Cristo vuol dire sopportare con animo
sereno l'invecchiamento, i disprezzi, le sconfitte, anche nelle fatiche
apostoliche.
Morire con Cristo vuol dire essere liberali
dall'egoismo e dalla auto ammirazione per mezzo di vari stimoli di amore e di
partecipazione agli altri di misericordia e di riconciliazione.
Morire con Cristo vuol dire sperimentare
qualche volta l'oscurità della fede e sopportarla con fermezza. Sono così
numerose le occasioni di abnegazione e di sacrificio, quasi necessarie in ogni
vita cristiana condotta seriamente. Tuttavia bisogna guardarsi dal cambiarle
nel nostro modo di agire. A ognuno secondo la propria condizione o il tempo nel
quale vive o secondo la vocazione che ha ricevuto, lo Spirito Santo a tempo
opportuno fa sentire la chiamata che conviene a ciascuno, nella pace e nel
gaudio e in una gioia più salda le stesse esterne tempeste o agitazioni
dell'anima. Non c'è assolutamente celebrazione dell'Eucarestia quando Cristo,
che partecipa il proprio sacrificio
pasquale con i credenti coadunati, non assuma su di sé tutto quello che nella
loro vita presenta l'aspetto di sacrificio e di abnegazione evangelica, sì da
cambiarlo in frutti di vita proprio in virtù della sua Resurrezione. Non è tale
la nostra celebrazione dell'Eucarestia?
Oratio
Præsta, quæsumus, Domine: ut anima
famuli tui Adriani Sacerdotis, quem, in hoc sæculo
commorantem, sacris muneribus decorasti, in cælesti sede gloriosa semper
exsultet. Per Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et
regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen.
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