«Se conta solo l’amore, perché non estendiamo il matrimonio anche alle sorelle e ai poligami?»
Leone Grotti
Ex arcivescovo di Canterbury: «Se l’unica cosa che conta è l’amore e l’impegno, allora non c’è niente di illogico nella poligamia»
Alla vigilia del voto sul matrimonio gay nel Regno Unito, previsto per lunedì prossimo alla Camera dei Lord dopo l’approvazione alla Camera dei Comuni, è tornato ad esprimersi sulla «pericolosa ridefinizione del matrimonio nella nostra società» Lord Carey, anglicano, ex arcivescovo di Canterbury, tra i principali oppositori della legge voluta dal premier David Cameron: «Questa nuova legge dovrebbe preoccuparci perché porterà a conseguenze oggi impreviste».
Alla vigilia del voto sul matrimonio gay nel Regno Unito, previsto per lunedì prossimo alla Camera dei Lord dopo l’approvazione alla Camera dei Comuni, è tornato ad esprimersi sulla «pericolosa ridefinizione del matrimonio nella nostra società» Lord Carey, anglicano, ex arcivescovo di Canterbury, tra i principali oppositori della legge voluta dal premier David Cameron: «Questa nuova legge dovrebbe preoccuparci perché porterà a conseguenze oggi impreviste».
SE CONTA SOLO L’AMORE. «Una volta che diamo il benservito all’esclusività del rapporto tra un uomo e una donna, in grado di procreare, perché dovremmo fermarci?», si chiede Lord Carey. «Se l’unica cosa che conta è l’amore e l’impegno, allora è del tutto logico estendere il matrimonio a due sorelle che vogliano crescere un bambino insieme, allora non c’è niente di illogico nelle relazioni multiple, nella poligamia, nei rapporti tra due donne e un uomo (come già avvenuto in Olanda, ndr)».
«PRECEDENTE PERICOLOSO». L’ex arcivescovo di Canterbury ha anche criticato l’avvocato americano William Eskridge, che ritiene illogico fissare per legge il numero dei contraenti di un rapporto matrimoniale, e il ministro inglese Theresa May, la quale ha dichiarato che le persone che si prendono cura l’uno dell’altro e vogliono spendere la propria vita insieme devono avere il diritto di sposarsi. «Questa lettura del matrimonio è del tutto inadeguata», ha risposto Lord Carey. «Chi di noi è stato accusato di essere dalla parte sbagliata della storia non ha fatto altro che implorare il governo di prendere in considerazione le nostre preoccupazioni. Estendere il matrimonio alle persone dello stesso sesso non è solo poco saggio ma costituisce anche un precedente pericoloso».
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Il poliamore spopola. È la libertà di avere tutti i partner che si vuole
Mentre il dibattito sulle unioni civili omosessuali sbarca di peso anche in Italia, si apre un nuovo fronte dai contorni sfumati. Si chiama “poliamore” ed è completamente opposto al rapporto monogamico: è la pratica di intrattenere più relazioni intime contemporaneamente.
Secondo un articolo del Newsweek Magazine Online del luglio 2009, le relazioni di questo tipo sarebbero 500mila negli Stati Uniti. Il sito italiano, invece, è stato inaugurato il 18 aprile 2012.
Secondo un articolo del Newsweek Magazine Online del luglio 2009, le relazioni di questo tipo sarebbero 500mila negli Stati Uniti. Il sito italiano, invece, è stato inaugurato il 18 aprile 2012.
Per il “Dazed Digital” è un qualcosa nell’aria. Non è ancora diffusa, ma si diffonderà nel giro di cinque anni, mentre le persone “mentalmente aperte” la accetteranno nell’arco di dieci.
Il poliamore (polyamory) si propone come la nuova allargata monogamia, nella quale si possono amare più persone alla volta. Tutte consenzienti, felici e (ovvio) mentalmente aperte.
Quei poveracci che continueranno a credere che il rapporto di coppia sia da intendersi solo fra due persone, meglio se sposate, e solo fra maschio e femmina saranno destinati a fare pessime figure in tutti i contesti pubblici.
Secondo un canovaccio già sperimentato e molto molto funzionante, verranno definite mentalmente chiuse, razziste, anti-democratiche, ignoranti e contro la libertà. Appena proveranno a dire qualcosa su questo tipo di relazioni, subito verranno dipinti come mostri: “Perché vuoi impedire alle persone di amarsi?”. E parlare di questo sarà ancora più difficile.
Il poliamore (polyamory) si propone come la nuova allargata monogamia, nella quale si possono amare più persone alla volta. Tutte consenzienti, felici e (ovvio) mentalmente aperte.
Quei poveracci che continueranno a credere che il rapporto di coppia sia da intendersi solo fra due persone, meglio se sposate, e solo fra maschio e femmina saranno destinati a fare pessime figure in tutti i contesti pubblici.
Secondo un canovaccio già sperimentato e molto molto funzionante, verranno definite mentalmente chiuse, razziste, anti-democratiche, ignoranti e contro la libertà. Appena proveranno a dire qualcosa su questo tipo di relazioni, subito verranno dipinti come mostri: “Perché vuoi impedire alle persone di amarsi?”. E parlare di questo sarà ancora più difficile.
Già la parola stessa mette insieme un termine greco (“poli”, molti) e un termine latino, secondo una prassi moderna che propone il nuovo richiamando l’antico. Come se i greci e i latini tutti insieme avessero mai potuto autorizzare a livello pubblico una cosa di questo genere.
Eppure sarà questo il messaggio che passerà, e non c’è dubbio che verranno fuori studi di peso di professoroni americani che mostreranno quanto fosse tipico il poliamore nella golden age pre-cristiana. Peccato che poi sia arrivato il cristianesimo a rovinare tutta la società e ad impedire che le persone “amassero liberamente” tutto ciò che è amabile agli occhi di chi lo guarda. Consenso permettendo.
Per la cronaca, esistono già anche riflessioni “scientifiche” con tanto di interviste, su come vivono bene i figli di queste relazioni. Pensate, hanno anche più attenzioni da parte dei genitori, perché invece di averne solo due ne hanno tanti. Si risparmia persino, perché con tanti papà e tante mamme non c’è nemmeno bisogno di mandarli all’asilo. Gli svantaggi, invece, sono quelli tipici anche della coppia tradizionale, ed è legata all’interruzione della relazione.
I giovani intervistati hanno molti più hobby e interessi dei poveracci che vivono in una famiglia tradizionale, e sono “articolati, riflessivi, intelligenti e sicuri nelle loro relazioni con i genitori”.
Certo, sono consapevoli di avere “una situazione familiare inconsueta”, ma sono “soddisfatti” perché “funziona bene per i loro genitori”. Il poliamore non solo descrive le relazioni affettive intese “come un’alternativa alla monogamia, specialmente rispetto a quanto attiene alla fedeltà sessuale, ma anche l’usanza o la pratica di intrattenere relazioni sessuali multiple con la conoscenza e il consenso di tutti i partner coinvolti”. Prendo la definizione dall’Oxford English Dictionary, tradotta dal sito italiano di Poliamore.
Chi non vorrà essere fedele ad una sola persona, ma che vorrà tentare “alternative” alla monogomia e fare un po’ quello che gli pare, troverà in questa definizione la strada aperta.
Mai che si faccia per una volta riferimento ad un qualche tipo di valore, che in qualche modo vincoli i soggetti. Mai, per carità. Il vincolo è male, l’autodeterminazione sempre positiva, la libertà di scegliere i partner come al supermercato (consenso permettendo) un bene da proteggere.
È già iniziata anche la guerra delle cifre campate in aria. 500mila, secondo il Newsweek Magazine Online, sarebbero solo in America. Un bel numero, insomma, di persone tutte felici, gaudenti e consenzienti, che già hanno scelto, e che presto faranno massa contro la famiglia tradizionale infelice. Si capisce, i cristiani non sanno scegliere, le loro azioni sono tutte imposte da una cultura religiosa che li opprime, che li costringe sin da piccoli a fare le scelte dei loro genitori o del pulpito. Proprio non vogliono capire cosa si stanno perdendo nel non fare sesso con chiunque.
Ma quanto impiegheranno i poligamici a batter cassa sui diritti civili? A dire che lo Stato Laico deve rappresentare tutti, che anche loro chiedono solo di esistere e via di questo passo?
Si tornerà a fare le solite confusioni fra il diritto del singolo e il diritto della coppia, come già succede per l’omosessualità, urlando al razzismo contro chiunque non sia d’accordo.
Nessuno si chiederà che differenza c’è fra fare una cosa e istituzionalizzarla, proponendo modelli sociali alternativi alle generazioni future.
Semplicemente si vorrà togliere di mezzo ogni certezza di base, dalla famiglia alla religione, dalla sessualità al lavoro, dai valori all’educazione, come già succede in quasi tutti gli ambiti. E questo sempre sulla falsa riga del sartriano “Il determinismo non esiste. L’uomo è libero. L’uomo è libertà”.
Ma forse c’è un aspetto positivo in tutta questa confusione. La famiglia tradizionale, adesso, sa che sono in gioco termini come “scelta” e “libertà”. E sa anche che, se vuole continuare ad esistere e a proporre un modello funzionante per la società, deve presentare il lato costruttivo della famiglia e non solo quello passivo e critico verso le forme alternative. Criticare potrebbe non servire a nulla.
La famiglia tradizionale, atavicamente da sempre così, nei prossimi anni dovrà invece dimostrare che non è l’abitudine ad averla conservata nei secoli, ma la scelta. È un prendere coscienza rispetto a chi vuole tirare cannonate.
In pratica, nessun dorma.
La famiglia tradizionale, atavicamente da sempre così, nei prossimi anni dovrà invece dimostrare che non è l’abitudine ad averla conservata nei secoli, ma la scelta. È un prendere coscienza rispetto a chi vuole tirare cannonate.
In pratica, nessun dorma.
Davide Greco
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