Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica? (seconda sezione)
Di John F. McCarthysan Pio X |
21. Dissenso dal Magistero della Chiesa.
Dal momento che il dissenso è ora in molti casi chiaramente esposto e in altri casi maggiormente celato, troviamo ai nostri giorni che i sostenitori di riforme radicali nella Chiesa possono o non possono sembrare esatti nelle loro vesti e comportamenti (Pascendi 3, vedi par. 2 di cui sopra), ma alcuni si spingono fino a sostenere l’abolizione di molte credenze e pratiche onorate dal tempo anche sino al punto di opporsi apertamente a tutte le regole di morale sessuale contenute nell’insegnamento della Chiesa (6). Soprattutto, l’attenzione del loro pensiero è lontana dagli oggetti di fede e dalle circostanze immediate, così che gli oggetti di fede tendono a divenire non funzionali e irrilevanti. C’è anche un certo concentrare l’attenzione su se stessi nella forma dell’orgoglio della propria conoscenza, specialmente nel senso che sono compiaciuti nella loro ignoranza e non si impegnano in un dibattito oggettivo circa le proprie decisioni, ma piuttosto ricorrono alla propaganda e ad un’attitudine verso i proprio critici del tipo di quella “tu proprio non capisci”. Sarebbe sbagliato dire che le tante voci che gridano riforma oggi dall’interno della Chiesa stiano attaccando gli aspetti dogmatici più profondi della fede e verità cattolica (Pascendi 3, vedi par. 2 di cui sopra), ma è ovvio che, per molti di loro, le “riforme” che vogliono sono di vasta portata. Essi chiedono che sia diminuito il ruolo del Papa; essi dubitano che il papato sia di origine divina; vogliono offuscare o eliminare la distinzione tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio del laicato; vogliono che lo stato dei divorziati risposati Cattolici sia accettato e benedetto; sostengono un diritto naturale all’attività omosessuale; si oppongono apertamente alla condanna della contraccezione e dell’aborto; chiedono un minimo comune denominatore delle credenze per tutti i Cristiani o per i credenti di tutte le fede; e sacrificano il bene della Chiesa per quelle che essi giudicano essere giustizia e pace. Nel confrontare questi riformatori contemporanei della Chiesa con i Modernisti della Pascendi troviamo che i Modernisti della Pascendi– così dice l’enciclica – nel mantenere una distinzione sistematica tra “esegesi teologica e pastorale” da una parte e “esegesi scientifica e storica” dall’altra, evitavano di affermare o implicare la divinità di Gesù quando scrivevano di storia, ma liberamente professavano la Sua divinità quando stavano predicando dal pulpito. Inoltre, questi Modernisti tentavano di introdurre una “nuova teologia” e, se ne veniva chiesto loro conto, si lamentavano di essere privati della libertà loro dovuta (Pascendi 18, vedi par. 8 di cui sopra). Similarmente, ma non esattamente allo stesso modo, siamo tutti consapevoli della misura in cui così tanti insegnanti cattolici nelle istituzioni cattoliche di apprendimento odierne, mentre potrebbero non mantenere una distinzione sistematica tra le loro vita come credenti e le loro vite come uomini moderni, e mentre essi spesso guardano a se stessi come Cattolici buoni ed esemplari, e persino guide del Cattolicesimo, pure allo stesso tempo proclamano fieramente la loro libertà accademica di dissentire da vari insegnamenti della Chiesa e la loro assoluta mancanza di volontà nel fare una professione di fede. Il loro atteggiamento di dissenso non dipende necessariamente dalle idee Moderniste, che potrebbe invece essere basato su altre idee acattoliche originate dai sistemi di pensiero come il Freudianismo, il Comportamentismo, o il Socialismo, che spesso essi possono aver raccolto non da una profonda meditazione filosofica, ma piuttosto da un puro impatto con la cultura mediatica popolare. Così, ad esempio, le dichiarazioni dissenzienti dall’insegnamento morale Cattolico che sono elencati nella nota 6 di cui sopra sembrano principalmente essere derivati dal pensiero popolare radicato in definitiva nella psicologia Comportamentista.
22. Pluralismo radicale.
Nell’enciclica (Pascendi 3, vedi par. 2 di cui sopra) appare una netta contraddizione tra il Razionalista e il Cattolico che non è chiaramente compresa oggi anche dai cattolici più colti. La prospettiva di un Cattolico nasce dal credere nella realtà degli oggetti della fede Cattolica, mentre la prospettiva di un Razionalista nasce da una precedente credenza in ciò che egli considera essere le intuizioni della propria ragione. Non c’è dubbio che i sistemi Razionalisti di pensiero stanno operando nelle menti di molti cattolici, spesso senza che essi siano pienamente coscienti delle fonti di questi pensieri. Fin dai tempi del Concilio Vaticano Secondo, abbiamo spesso sentito la rivendicazione di un diritto ad essere “pluralisti” da parte di Cattolici che non distinguono un certo legittimo pluralismo dal radicale pluralismo intriso delle idee dei nemici della Chiesa. Ogni Cattolico che aderisca al pluralismo radicale raddoppia in una qualche misura i ruoli del Razionalista e del Cattolico, ma se la maggioranza dei pluralisti Cattolici radicale in questo momento nella Chiesa sta facendo questo “furbescamente”, come facevano i modernisti, o solo ingenuamente, non è sempre molto chiaro. Sappiamo che il numero degli errori e ambiguità radicalmente pluralistici seminati in gran parte della teologia Cattolica contemporanea non potrebbe essere interamente accidentale. Questi errori e ambiguità non provengono necessariamente da idee tenute come pluristicamente Moderniste, dal momento che spesso derivano da altri falsi sistemi di pensieri, come quelli menzionati nel paragrafo 20 di cui sopra, ma essi derivano dal mantenimento passivo di idee erronee nella mente senza che si cerchi attivamente di confutarle o di vagliare la falsità che è presente in esse. Nel presente scritto sto cercando principalmente di rintracciare nelle idee pluristicamente detenute la loro possibile origine nel Modernismo o nelle sue fonti.
23. Fulcro sul lato materiale delle cose.
Secondo l’enciclica (Pascendi 7, 8 e 9, vedi par. 5 di cui sopra), i Modernisti sono agnostici che credono che l’uomo non possa conoscere naturalmente l’esistenza di Dio e i quali dicono che la fede è solo un sentimento che nasce istintivamente dal subconscio in risposta alle necessità sentite dai fedeli. Mentre, nell’enciclica, Papa Pio X faceva un’analisi filosofica del Modernismo del suo tempo, la maggior parte dei critici e dissidenti del nostro tempo non sono solitamente inclini ad esaminare i loro pensieri a livello filosofico o ad avere esplicite ragioni filosofiche per quello in cui credono. La loro attenzione è per lo più posta sulle immediate circostanze, col risultato che essi possono agire sulla base di falsi principi filosofici dei quali non sono nemmeno a conoscenza. All’interno della Chiesa oggi non sentiamo persone dire che il credere in Dio è meramente un fenomeno soggettivo che non ha alcuna base nella realtà oggettiva o che l’autorità della Chiesa deve assoggettare se stessa ad una presunta “legge di coscienza”, ma, in quanto la loro attenzione è posta sul comportamento contemporane delle persone quale criterio di verità, essi riflettono la filosofia del Comportamentismo e il Comportamentismo è la fonte della dottrina modernistica per la quale la vita è verità, nel senso che il come le persone vivono oggi dovrebbe condizionare quale sia la verità e quale dovrebbe essere l’insegnamento della Chiesa.
24. La realtà univoca di Dio.
L’enciclica indica (Pascendi 14, vedi par. 5 di cui sopra) che i Modernisti possono allontanarsi da un rigoroso Razionalismo solo per cadere nell’errore di quei Protestanti i quali credono in una certa intuizione di fede, che supera ogni certezza scientifica, la quali li mette in immediato contatto con la realtà divina. Ora, io credo che la fede Cattolica porti con se una certezza che sorge soprattutto dalla certezza della scienza fisica, ma questa intuizione non esiste in contraddizione con ciò che il credente conosce da un ragionamento naturale. Ciò con cui l’enciclica ha qui a che fare è il “mondo alternativo della fede” che molti Protestanti intrattengono in contrasto con il mondo della scienza fisica naturale e il buon senso. L’enciclica si oppone a un falso concetto di fede Cristiana, secondo il quale l’idea della “realtà divina” non è in continuità con l’idea di realtà del mondo sensibile, ma è piuttosto collocata nel mondo irreale del genere immaginario. La fede Cattolica è un’affermazione dell’univoca realtà di Dio e degli altri oggetti di fede, mentre il credo Modernista è qui considerato professare un equivoco tipo di “realtà” religiosa. E’ nostro compito tentare di discernere, in armonia con l’insegnamento dell’enciclica, se la critica storica ora largamente praticata nella Chiesa Cattolica non sia riuscita ad escludere l’idea della “realtà alternativa” di Dio e degli altri oggetti di fede Cristiana presentati nella Bibbia, riducendoli al mondo alternativo del genere narrativo.
25. La tradizione come mero punto di partenza.
La nozione modernista di fede “è aperta all’evoluzione intrinseca del dogma” e al costante adeguamento della dottrina alle necessità dei credenti (Pascendi 13, vedi par. 4 d icui sopra). Quindi la tradizione, secondo la visione Modernista (Pascendi 15, vedi par. 6 di cui sopra), è considerata non come una regola fissa, ma solo come un punto di partenza per una fede in evoluzione e una Chiesa in evoluzione. Non solo viene detto che l’idea di Dio e tutte le formule di dottrina religiosa devono essere soggete al giudizio della scienza fisica e della storia, ma il credente Modernista stesso è soggetto ad esse, perché il credente sente dentro di sé un impellente bisogno di armonizzare la sua fede con la scienza (Pascendi 17, vedi par. 7 di cui sopra). Così, nella dualistica visione del credente Modernista, la “realtà” alternativa dell’oggetto di fede è volubile e fragile e costantemente sotto attacco dalle realtà diverse e più stabili che sarebbero la scienza fisica e la soria. Così il mondo alternativo della fede soggettivistica Protestante, se è considerato del tutto dal Modernista come una sorta di super-realtà, tende a non durare molto a lungo come serio oggetto della sua mente. Inoltre, per il Modernismo l’idea dell’evoluzione del dogma si inserisce nel quadro più ampio dell’evoluzione di tutte le cose e quindi nella Chiesa contemporanea l’idea di evoluzione dei dogmi può spesso aggirarsi da qualche parte nelle menti di alcuni Cattolici i quali credono acriticamente nell’evoluzione biologica, cioè non hanno mai studiato seriamente le argomentazioni scientifiche contro la teoria dell’evoluzione biologica e che, inoltre, non hanno mai lavorato nella difesa della propria fede contro la tentazione di estendere l’evoluzione biologica ad una supposta continua evoluzione di tutte le cose. Ma altri cattolici resistono a questa tentazione.
26. La grande tentazione.
Molto importante nel sistema Modernista è la dottrina che l’idea di Dio e gli altri oggetti di fede non provengono in ultima analisi dalla realtà oggettiva al fuori dell’uomo ma piuttosto nascono nella fantasia degli uomini da un istinto religioso preconcettuale posto nel subconscio dei credenti. Da questa idea scaturisce la conclusione Modernista che “Dio è immanente nell’uomo” (Pascendi 19, vedi par. 9 di cui sopra). A me sembra che per il Modernista, quindi, l’idea di Dio e tutti gli altri oggetti di fede non sono reali ma solo prodotti dell’immaginazione, anzi, presi come reali da credenti ingenui, ma che devono essere tagliati dal credente Modernista “informato”. E qui veniamo a ciò che io considero essere le radici del Modernismo. In primo luogo, c’è la radice generale dell’orgoglio di essere uomini moderni. Il Modernismo, dice l’enciclica, nasce da una perversione della mente causata da “curiosità e orgoglio” (Pascendi 41, vedi par. 14 di cui sopra): la curiosità, che nasce da una mancanza di distacco intellettuale, e l’orgoglio nel pensare di essere superiore a tutte le persone delle precedenti genrazione semplicemente perché uno è moderno. E questo significa che la principale motivazione per essere un Modernista non è la prova storica oggettiva ma semplicemente il piacere sperimentato nel pensare a se stessi come a chi conosce più di chi è venuto prima. L’idea Modernista che Dio è solo un parto dell’immaginazione religiosa del credente nasce nella mente del credente Modernista dall’aver ceduto all’illecito piacere offerto dalla Grande Tentazione usata irragionevolmente per negare l’esistenza di Dio e così irragionevolmente negare la propria fede. Un Modernista è una persona che è passata dalla credenza nell’esistenza reale oggettiva di un vero Dio alla sfiducia nell’esistenza reale oggettiva di un vero Dio. L’idea stessa che la credenza in Dio nasca spontaneamente da un istinto preconcettuale nel credente è essa stessa il prodotto di un’emozione non disciplinata e di una mente che è stata conquistata dalla Grande Tentazione di non credere in Dio. Fino a che punto questa Grande Tentazione è un pericolo anche per i dissidenti Cattolici dell’oggi?
27. Una Chiesa in evoluzione?
Vedendo oggi gli obiettivi del Modernismo come descritti nell’enciclica (vedi par. 13 di cui sopra), siamo consapevoli che la filosofia Scolastica è oggi largamente assente in molti istituti della Chiesa; che alcuni studiosi delle Scritture e teologi cattolici hanno chiesto una revisione degli insegnamenti dogmatici della Chiesa per corrispondere con ciò che i critici storici dicono sia ora conosciuto sulla formazione delle Scritture; e che, negli ultimi decenni, l’insegnamento dei dogmi della Chiesa è stato minimizzato in molti programmi catechetici in favore di una mera coltivazione di atteggiamenti in contrasto con il convogliamento di formule dottrinali. Se questi fenomeni del nostro tempo presente riflettono mediatamente o immediatamente il progetto del Modernismo descritto nell’Enciclica è una domanda che merita studio e meditazione. Ci sono davvero delle “leggi dell’evoluzione” che potrebbero essere funzionanti all’interno della Chiesa le quali, per il Modernista, “potrebbero essere controllate per un po’ ma non, in definitiva, distrutte” (Pascendi 24-27, vedi par. 10 di cui sopra)?La rinnovata enfasi sulla secolarizzazione della società nel mondo occidentale deriva in tutto o in parte da una visione Modernista della realtà e i cambiamenti effettuati dalle parti interessante nella vita della Chiesa Cattolica con l’implementazione del Concilio Vaticano Secondo possono in qualche misura essere riconducibili all’influenza del pensiero Modernista dentro e fuori la Chiesa? Le idee chiave del Modernismo che possono essere sospettate di essere in agguato dietro a questi cambiamenti sono la superiorità dell’uomo moderno in quanto prodotto culminante dell’evoluzione, la negazione della realtà oggettiva dell’esistenza di Dio e il ruolo dominante della fantasia religiosa nella nascita della religione.
28. Il Modernismo palese decapitato.
Indubbiamente, gli scritti di alcuni influenti Modernisti non Cattolici e di altri Razionalisti dagli anni 1890 in poi avevano allora ed hanno oggi più di una piccola influenza sul pensiero di molti credenti e scrittori Cattolici. Ma se, per essere un Modernista, un Cattolico deve possedere tutte le caratteristiche essenziali elencate nell’enciclica Pascendi, o nel decreto Lamentabili, o nel Giuramento contro il Modernismo, allora pochi, del caso, sarebbero qualificati in questo modo. Pertanto, rilevando possibili segni di Modernismo nella Chiesa dei nostri giorni, sembra importante tenere in mente le parole aggiuntive della Pascendi, dove il Papap Pio X esprime la sua tristezza alla vista di così tanti altri Cattolici che, dopo aver respirato in un’atmosfera avvelenata da idee Moderniste, trattano le questioni bibliche su principi Modernisti e scrivono di storia con lo studiato intento di screditare la Chiesa (Pascendi 43, vedi par. 16 di cui sopra). Certo, molti dissidenti Cattolici di oggi chiedono cambiamenti radicali di vario genere nella Chiesa, ma senza pretendere che Dio e tutti gli altri oggetti di fede Cattolica siano nati puramente da un istinto religioso del subconscio. Alcuni negano la storicità di vari eventi descritti nella Bibbia, ma senza pretendere che Dio e tutti gli altri oggetti di fede Cattolica siano nati puramente da un istinto religioso del subconscio o senza richiedere la rimozione di qualsiasi soprannaturale dalla nostra comprensione della Bibbia o di qualsiasi credenza e insegnamento Cattolico. Molti accettano l’evoluzione biologica come un fatto naturale senza negare che il mondo sia stato creato da Dio e alcuni vanno avanti nel sostenere cambiamenti nell’insegnamento dogmatico e morale della Chiesa, come se sostenessero che la Chiesa e i suoi cambiamenti siano pure in evoluzione ma senza in realtà affermare una tale evoluzione o negare qualsiasi verità obiettiva in questi insegnamenti. In questo senso essi non sono Modernisti. Ma è anche vero che la maggior parte dei Cattolici, anche di quelli più istruiti, non assumono una dimensione filosofica nel loro pensiero e così accade che i dissidenti Cattolici lavorano spesso sotto il controllo di principi filosofici dei quali possono non essere nemmeno a conoscenza e questo sembra spesso essere il caso che si verifica, nella situazione odierna. Il Modernismo palese nella Chiesa Cattolica è stato effettivamente decapitato dallo zelo pastorale di Papa Pio X, ma per la risultate situazione nella Chiesa si è sviluppato un movimento di radicale pluralismo che ha molte caratteristiche pratiche descritte come Moderniste nei documenti antimodernistici della Santa Sede, ma che manca di esplicita professione o forse anche di consapevolezza degli elementi teorici del Modernismo, come la presunta supremazia intellettuale del pensiero dell’uomo moderno rispetto a al pensiero di tutti gli uomini premoderni (Modernismo generico) e la convinzione che tutte le religioni nascano da una necessità subconscia e non scientifica di predicare l’esistenza di Dio derivante da un istinto religioso subrazionale immerso nella pura soggettività dell’uomo (il Modernismo specifico del primo Novecento).
29. Radicale pluralismo nella Chiesa di oggi.
Tende ad esserci, nel Cattolico radicale-pluralista odierno, un certo sentimento di superiorità della sua visione moderna del mondo rispetto alla prospettiva tradizionale della Chiesa, non proprio perché sia “un Cattolico post-Conciliare”, come egli potrebbe pretendere, ma piuttosto perché egli aderisce inconsciamente alle varie idee non tradizionali che antecedettero l’insegnamento del Concilio Vaticano II e che hanno un implicito legame di origine con le correnti di pensiero che aiutarono a produrre il sistema del Modernismo descritto nella Pascendi. I riformatori contemporanei della Chiesa, il cui pensiero coincide con alcune delle mire Moderniste sottolineate dall’enciclica, come il disprezzo per molte devozioni esterne approvate dalla Chiesa o il sostenere l’indebolimento del potere del Papa e della Santa Sede (Pascendi 38, vedi par. 13 di cui sopra), non sono di solito Modernisti, ma potrebbero involontariamente dipendere da principi Modernisti. Il modo in cui molti hanno considerato le stesse disposizione del Concilio Vaticano II come meri punti di partenza per una più radicale revisione della credenza e pratica Cattolica, dove il Concilio è visto come un semplice inizio di porte aperte al cambiamento che questi riformatori sono intenzionati ad aperture ancora più ampie e oltre i limiti fissati dal Concilio, potrebbe indicare il pluralismo radicale di tendenza Modernista. Tali dissidenti contemporanei sembrano sentire questa necessità di riforma radicale, non sulle basi di una verità ragionata, ma piuttosto come un’emozione che sale da un impulso del subconscioche altri pluralisti radicali Cattolici condividono con essi e che non è distinto dall’impulso di una mente non distaccata e da indisciplinati sentimenti sottoposti a tentazione dall’idea affascinante ma non analizzata di una Chiesa essenzialmente in evoluzione. Essi fanno di se stessi, in qualche modo, il criterio di verità (cfr. Pascendi 34, par. 12 di cui sopra). Per esempio, quei riformatori radicali contemporanei che aderiscono acriticamente alla teoria Darwiniana dell’evoluzione biologica sono spinti in maniera subconscia verso l’idea che ogni altra cosa nel mondo è in evoluzione, a meno che non abbiano addestrato se stessi a resistere a questa tendenza ad “seguire la corrente” e abbiano preso una studiata posizione pro o contro questa teoria. Anche in questo caso, se sono evoluzionisti teisti, non negano l’esistenza di Dio, ma tendono a rendere praticamente irrilevate qualsiasi presenza concreta della potenza di Dio nel mondo, a meno che non abbiano trovato positivamente un modo per includere la presenza e la potenza di Dio nello svolgersi della storia e del mondo, cosa che pochi di loro hanno fatto. Alcuni attaccano costantemente questo o quella istituzione o insegnamento della Chiesa secondo l’idea non respinta in agguato nelle loro menti per la quale, se tutte le cose nel mondo sono in evoluzione, allora tutte le cose nella Chiesa sono pure in evoluzione. Così, per esempio, anche se Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato definitivamente che la Chiesa non ha il potere di ordinare donne come sacerdoti, essi continuano ad mobilitarsi per l’ordinazione delle donne e molti altri continuano a sperarci, come se, dando abbastanza tempo alle “leggi dell’evoluzione” per fare effetto, anche gli insegnamenti definitivi della Chiesa potessero eventualmente essere modificati. Come i Modernisti della Pascendi direbbero loro, “Basta continuare a mobilitarsi e le autorità della Chiesa alla fine sono obbligate a cedere”.
30. Dal Pluralismo radicale al Modernismo.
Un pluralista radicale Cattolico è un credente che mantiene nella sua mente alcuni sistemi di pensiero che si oppongono radicalmemente alla sua fede Cattolica senza sforzarsi di superare gli errori del sistema avversario. Nello sforzarsi di superare gli errori la propria fede si rafforza, ma se non ci si impegna nel difendere la propria fede, il sistema avversario crescerà e diventerà dominante, perché i suoi errori sono interessanti e anche affascinanti per una mente e volontà indisciplinate. Un Cattolico diventerà Modernista nel momento in cui inizierà a credere che la moderne conoscenza della vita è differente e superiore a quello che Gesù e gli Apostoli pensavano sul senso della vita, o che i dogmi della Chiesa necessitano di essere trasformati in espressioni più moderne, o che Dio non ha un ruolo attivo nella vera storia del mondo e dell’umanità. Un Cattolico pluralista diventa Modernista nel momento in cui arriva a credere che Dio non sia veramente Autore della Bibbia, o che Dio non abbia una reale esistenza oggettiva all’infuori di se stesso, o che il Gesù della storia non fosse realmente Dio, o che i contenuti dei Vangeli si siano evoluti a partire da un’evoluzione della fede, o che i dogmi della Chiesa siano soggetti alle leggi dell’evoluzione.
Note:
(6) Vedere, per esempio, il libro Human Sexuality (Paramus NJ, Paulist Press, 1977), che rappresenta “il rapporto finale di un comitato istituito dal Consiglio di Direzione della Società Teologica Cattolica d’America nel 1972”. Inoltre, “L’autorizzazione per la pubblicazione dello studio come un rapporto commisionato e presentato alla Società Teologica Cattolica d’America fu concesso da una riunione del Consiglio Esecutivo nell’ottobre 1976”. Tra le molte conclusioni scioccanti espresse nella relazione, noto per esempio un aperto dissenso dall’insegnamento morale della Chiesa nelle seguenti dichiarazioni: a) che la Sacra Scrittura non proibisce certe forme di comportamento sessuali a prescindere dalle circostanze (pp. 7, 31). b) Che Gesù non chiamò immorali qualsiasi tipo specifico di espressione sessuale (p. 30). Che i rapporti prematrimoniali “amorevoli, responsabili” possono essere moralmente una buona esperienza (pp. 155-158). Che san Paolo non avrebbe sollevato obiezioni alle pratiche omossessuali, se avesse avuto conoscenze sull’omosessualità come le abbiamo oggi (p. 195). Che l’opposizione di san Tommaso d’Aquino verso la sodomia, la masturbazione e la bestialità era basata su un falso presupposto stoico che qualsiasi ricerca del piacere sessuale al di fuori della procreazione offende la natura e la ragione (p. 198). Che il vero rapporto omosessuale non è sbagliato in sé (p. 198). Che l’Antico Testamento non proibiva la prostituzione su presupposti di moralità, ma solo nella misura in cui era associata con rituali cultici pagani o era ingiusta verso le donne (p. 16). Che, fino a quando arrivi il giorno in cui la società modificherà semplicemente il suo sistema di costumi per accogliere i comportamenti preferiti da un crescente numero di suoi membri, “individui illuminati e ben integrati potrebbero ben liberare se stessi dal conflitto semplicemente riflettendo sulla relatività dell’etica sessuale della loro società e procedere con discrezione nel proprio progetto sessuale” (p. 56).
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