venerdì 26 luglio 2013

Il modernismo

Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica?

Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica? 
Di John F. McCarthy
[ articolo originale: Is Modernism Still Active in the Catholic Church? Part 1 and 2, Living Tradition n. 110/111, 2004, http://www.rtforum.org/lt/lt110.html ]

1. Introduzione.L’8 settembre 1907 il Papa san Pio X pubblicò la lettera enciclica Pascendi Dominici gregis, in cui condannava l’eresia del Modernismo, un’eresia che fu definita come “la sintesi di tutte le eresie” (Pascendi, n. 39). Da allora e sino al Concilio Vaticano Secondo ci fu una grande sforzo da parte della Gerarchia per opporsi e spazzare via quest’eresia. Tra le altre cose, il Giuramento contro il Modernismo del 1° settembre 1910 fu richiesto ogni volta che un membro della Chiesa riceveva un ordine sacro o un ministero pastorale come vescovo di una diocesi, parrocco di una parrocchia, professore di seminario, predicatore, superiore religioso, funzionario di una diocesi o della Santa Sede, o per ricevere un grado ecclesiastico. Ma più o meno nel periodo del Concilio Vaticano Secondo, la necessita di tenere questo giuramento fu soppressa dalla Santa Sede, e non è più stata ripristinata. Per quanto è a mia conoscenza, non fu fornita alcuna ragione o motivo razionale per la rimozione di questo requisito, ma il presupposto è che non ci fossero più ragioni sufficienti per tenerlo in uso. Eppure, molte delle stesse manifestazioni all’interno e all’esterno della Chiesa Cattolica che motivarono Papa Pio X a scrivere l’Enciclica sembrano essere per molti versi ancora presenti oggi e in molti modi sono anche più presenti oggi di quanto non lo fossere agli inizi del ventesimo secolo. Il “Modernismo” osservato da Pio X nel 1907 era solo un’illusione? Affrontava una situazione che in realtà non esisteva? Oppure c’era un vero movimento che cessò poi di avere la stessa rilevanza che aveva avuto in precedenza? Queste sono domande che potrebbe essere doveroso per noi tenere in considerazione. Potremmo iniziare considerando alcune delle caratteristiche generali e istanze specifiche del Modernismo descritto nell’Enciclica e compararle con le istanze apparentemente similari che sembrano essere continuate ad esistere nella Chiesa fino ai nostri giorni, in modo che possiamo vedere se c’è una reale differenza tra di loro e in che cosa questa differenza possa consistere.

2. Riformatori della Chiesa.
Aprendo la descrizione del Modernismo e dei Modernisti nella sua enciclica Pascendi, Papa Pio X osserva che ci sono nella Chiesa molti laici e sacerdoti “i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d’ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa” (Pascendi n. 2) Il Papa osserva che questi Modernisti “non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde” e che “nessuna parte risparmiano della cattolica verità, nessuna che non cerchino di contaminare”. Egli continua dicendo che i Modernisti “la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto”. Essi “posseggono, di regola, la fama di una condotta austera” e “adagiatisi in una falsa coscienza, si persuadono che sia amore di verità ciò che è infatti superbia ed ostinazione” (Pascendi, n. 3).

3. La fede è un sentimento.
Come filosofi, i Modernisti sono agnostici in quanto ritengono che conoscere l’esistenza di Dio non è alla portata della ragione umana o “l’oggetto diretto della scienza”, e che Dio non è da considerarsi un soggetto della storia (Pascendi n. 6). Quindi, dicono, la fede è un sentimento (sensus) che nasce dal bisogno sentito del divino le cui radici affondano nel subconscio, dove stanno anche le radici della divina rivelazione (Pascendi n. 7). Essi rendo la coscienza religiosa quale legge a cui tutti devono sottomettersi, anche la suprema autorità della Chiesa (Pascendi n. 8). L’inconoscibile religioso si presenta sotto forma di qualche fenomeno misterioso o di un uomo “il cui carattere, i cui gesti, le cui parole mal si compongano colle leggi ordinarie della storia” (Pascendi n. 9).

4. L’evoluzione del dogma.
Da questa filosofia i Modernisti derivano tre principi che “formano la base della critica storica”. Per esempio, nel caso della Persona di Gesù: a) ogni cosa nella Sua storia sia suggestiva del divino deve essere rigettata; b) ogni elemento che Lo eleva sopra le condizioni storiche deve essere rimosso; c) deve essere rimosso anche ogni elemento che non è in linea con il carattere, le circostanze e l’educazione di Gesù, e con il luogo e il tempo in cui Egli visse (Pascendi n. 9). I Modernisti dicono che “ciò che noi chiamiamo dogmi sono passibili di modifica”, in quanto le formule religiose “non hanno altro scopo che quello di fornire al credente i mezzi per rendere ragione della fede a se stesso” (Pascendi n. 12). E così “si ha aperto il varco alla intima evoluzione del dogma”, dal momento che “dovrebbe essere vivente, e dovrebbe vivere la vita stessa del senso religioso” (Pascendi n. 13)

5. La Realtà Divina.
Ma il Modernista, oltre ad essere un filosofo, è anche un credente. Come credente, egli ammette che “la realtà divina [realitas divini] esiste di fatto in se stessa, né punto affatto da chi crede.” ma questa convinzione, egli sostiene, è basata sull’esperienza individuale e su una sorta di intuizione del cuore che risiede nel sentimento religioso e che “mette l’uomo in contatto immediato colla realtà stessa di Dio [Dei realitatem]”, una persuasione che supera qualsiasi convinzione scientifica. Da questo punto di vista i Modernisti differiscono dai Razionalisti solo per cadere nel parere dei Protestanti e degli pseudo-mistici “Così ogni religione, anche quella del paganesimo, deve essere tenuta per vera” E purtroppo “ci sono cattolici e sacerdoti, i quali, come preferiamo credere, aborrono da tali enormità, pur tuttavia agiscono quasi le ammettessero. Giacché tali sono le lodi che tributano ai maestri di siffatti errori, tali gli onori che rendono loro pubblicamente” (Pascendi n. 14)

6. La vita è verità.
Per il Modernista, la tradizione è solo l’abbassamento di una esperienza originale avente efficacia suggestiva che agisce per stimolare il sentimento religioso, mentre “il vivere è prova di verità; giacché verità e vita sono per essi una medesima cosa.” (Pascendi n. 15) Per il Modernista, la scienza si occupa solo della realtà dei fenomeni, e la fede si occupa solo della realtà divina che è interamente sconosciuta alla scienza. Così, eventi relativi alla vita umana di Cristo appartengono alla categoria dei fenomeni, ma essi sono stati “trasfigurati” dalla fede, e così rimossi dal mondo sensibile per diventare materiale per il divino. Alla domanda se Gesù abbia operato o meno miracoli reali, la scienza dirà di no e la fede dirà di sì, “ma non ci sarà per questo motivo alcuna lotta fra le due” (Pascendi n. 16).

7. Armonizzare Fede e Scienza.
E così vediamo, secondo l’enciclica, che le formule religiose sono prese dai Modernisti come appartenenti alla sfera dei fenomeni e quindi ricadono sotto il controllo della scienza e della storia. Essi sostengono che “È dunque diritto della filosofia o della scienza sindacare l’idea di Dio, dirigerla nella sua evoluzione, correggerla qualora vi si immischi qualche elemento estraneo. Per ultimo è pur da osservare che l’uomo non soffre in sé dualismo: per la qual cosa il credente prova in se stesso un intimo bisogno di armonizzare siffattamente la fede colla scienza che non si opponga al concetto generale che scientificamente si ha dell’universo.” (Pascendi n. 17)

8. Pluralismo di approccio.
Nel loro metodo, secondo l’enciclica, quando i Modernisti scrivono di storia, non fanno menzione della divinità di Cristo o dei Padri della Chiesa, ma quando predicano dal pulpito, professano la Sua divinità e citano i Padri con pieno rispetto. Essi mantengono una distinzione tra “esegesi teologica e pastorale” da una parte, e “esegesi scientifica e storica” dall’altra. Essi mostrano un certo disprezzo per gli insegnamenti cattolici, ma, se sono rimproverati per questo, “gridano alla manomissione della libertà” e “si adoperano di porre in voga una nuova teologia, tutta ligia ai deliramenti dei loro filosofi.” (Pascendi, n. 18)
 
9. Dio è immanente nell’uomo.
Come teologo, il Modernista sostiene che “Dio è immanente nell’uomo” e che le formule della fede sono solo rappresentazioni simboliche della “realtà divina” che devono essere utilizzate o non utilizzate dal credente in base a come le veda utili per se stesso. Che questa sia una forma di panteismo è una lettura “coerente col rimanente delle loro dottrine(Pascendi, n. 19) Inoltre, dicono i Modernisti, la Chiesa e i Sacramenti non devono considerarsi come istituiti da Gesù (Pascendi, n. 20). Essi sostengono che le Sacre Scritture sono semplicemente una raccolta di esperienze passate che il credente di oggi vive di nuovo nella propria memoria e l’ispirazione biblica è solo un impulso più forte nell’agiografo per rivelare la fede che è in lui (Pascendi, n. 22).

10. Le leggi dell’Evoluzione.
Il teologo Modernista sostiene la separazione della Chiesa e dello Stato nella misura in cui ogni Cattolico, come cittadino, “ha il diritto e il dovere di lavorare per il bene comune nel modo che ritiene migliore, senza curarsi dell’autorità della Chiesa” (Pascendi, n. 24) Egli ammonisce che è un abuso di potere delle autorità della Chiesa “il proibire alle coscienze degli individui che facciano pubblicamente sentire i loro bisogni; non soffrire che la critica spinga il dogma verso necessarie evoluzioni” (Pascendi, n. 25). Per il Modernista ogni cosa in una religione vivente è soggetto alle “leggi dell’evoluzione” e il progressa del dogma si ottiene superando “gli ostacoli che la fede deve superare” (Pascendi, n. 26). “La forza conservatrice sta nella Chiesa e consiste nella tradizione” come rappresentata dall’autorità della Chiesa, mentre “la forza che, rispondendo ai bisogni, trascina a progredire, cova e lavora nelle coscienze individuali, in quelle soprattutto che sono, come dicono, più a contatto della vita” la cui influenza sulla coscienza collettiva “fa pressione sull’autorità, e la costringe a capitolare ed a restare ai patti.” (Pascendi, n. 27)

11. Critica storica Modernista.
Taluni dei modernisti, che si dànno a scrivere storia, paiono oltremodo solleciti di non passar per filosofi […] Ma il vero è, che la loro storia o critica non parla che con la lingua della filosofia; e le conseguenze che traggono, vengono di giusto raziocinio dai loro principî filosofici.” In base al presupposto che non vi siano veri e propri interventi di Dio nella storia, essi distinguono, nelle loro interpretazioni, tra il Cristo della storia e il Cristo della fede. Essi vedono dietro agli oggetti della fede un certo processo per mezzo del quale cose più alte sono aggiunte nella fede alla reale figura storica di Gesù ed hanno essi il proprio processo attraverso il quale eliminano dalla storia di Gesù quello che essi considerano “non nella logica dei fatti o non adatto alle persone” (Pascendi, n. 30). Essi seguono la regola che “poiché la causa o condizione di qualsiasi emanazione vitale deve ripetersi da un bisogno, si avrà che ogni avvenimento si dovrà concepire dopo il bisogno” (Pascendi, n. 32) Secondo l’enciclica, “Tutto il lavoro di essa è un lavoro di apriorismo, e di apriorismo riboccante di eresie.” (Pascendi, n. 33)

12. L’evoluzione della Bibbia.
Secondo l’Enciclica, “i modernisti non esitano punto nell’affermare che quei libri, e specialmente il Pentateuco ed i tre primi Vangeli, da una breve narrazione primitiva, son venuti man mano crescendo per aggiunte o interpolazionicome effetti di “una evoluzione vitale dei Libri sacri, nata dalla evoluzione della fede e ad essa corrispondente”. Essi hanno “una filosofia che trae principio dalla negazione di Dio e un criterio che consiste in se stessi” (Pascendi, n. 34).
Secondo l’enciclica, questo tipo di critica è agnostica, immanentista ed evoluzionista e, quindi, “chi la professa o ne fa uso, professa gli errori in essa racchiusi e si pone in contraddizione colla dottrina cattolica.” (Pascendi, n. 34) Al fine di mantenere e difendere le loro teorie, “non si peritano di dichiarare non potersi rendere all’infinito omaggio più nobile, come affermando di esso cose contraddittorie! Ed ammessa così la contraddizione, quale assurdo non si ammetterà?” (Pascendi, n. 36)

13. Via tutti i dogmi e la filosofia scolastica.
Nel progetto del Modernista di riformare della Chiesa, la filosofia Scolastica deve essere gettata via con un obsoleto sistema di pensiero e i dogmi e la loro evoluzione devono essere armonizzati con la scienza e la storia. Nella catechesi, nessun dogma dovrebbe essere incluso eccetto quelli che siano stati debitamente aggiornati e che sono alla portata di chi impara. Inoltre, essi dicono, il numero delle devozioni esterne deve essere ridotto, l’autorità nella Chiesa deve essere decentralizzata e le Congregazioni Romane riformate (Pascendi, n. 38) In sintesi, l’enciclica definisce il sistema del Modernismo come non solo un’eresia, ma “la sintesi di tutte le eresie” e osserva che questo sistema conduce all’annichilimento di tutta la religione e, in ultima analisi, all’ateismo (Pascendi, n. 39).

14. La regola dell’orgoglio.
Per quanto riguarda le cause del Modernismo, l’enciclica sottolinea che “la prima causa ed immediata sta nell’aberrazione dell’intelletto” mentre le cause remote “due Noi ne riconosciamo: la curiosità e la superbia.” E così “per la superbia costoro presumono audacemente di se stessi” e “è l’orgoglio che suscita in loro lo spirito di disobbedienza e li induce a domandare un compromesso tra autorità e libertà” (Pascendi, n. 40). Sul piano morale, le principali cause del Modernismo sono “ignoranza” e “un’alleanza tra fede e falsa filosofia” (Pascendi, n. 41)

15. Rifiuto dei Padri della Chiesa.
Nel giudizio dell’enciclica, i tre principali ostacoli al Modernismo sono la filosofia Scolastica, l’autorità dei Padri della Chiesa e il Magistero della Chiesa. (1) I Modernisti dichiarano “con sorprendente sfrontatezza” che i Padri della Chiesa, mentre personalmente sono degni di venerazione, pure sono “ignorantissimi di critica e di storia, scusabili solo per i tempi in cui vissero.” Contro qualsiasi temibile avversario, essi semplicemente “cercano di fare una congiura del silenzio attorno a lui” (Pascendi, n. 42) “Nei Seminari e nelle Università cercano di ottenere cattedre da mutare insensibilmente in cattedre di pestilenza.” (Pascendi, n. 43)

16. Un’atmosfera avvelenata.
Ma c’era un altro spettacolo che aveva pure rattristato Papa Pio X, ed era la vista di “moltissimi, che, sebbene non giunti tant’oltre, pure, respirata un’aria corrotta, sono soliti pensare, parlare, scrivere più liberamente di quanto non si convenga a cattolici. […] Trattano la Scrittura secondo le leggi dei modernisti. Scrivono storia e sotto specie di dir tutta la verità, tutto ciò che sembri gettare ombra sulla Chiesa lo pongono diligentissimamente in luce con voluttà mal repressa.” (Pascendi, n. 43)

Il messaggio della Pascendi Dominici gregis si applica all’attività della Chiesa di oggi?



17. Una definizione di Modernismo.
Iniziando queste riflessioni sul movimento Modernista, propongo una distinzione tra Modernismo in generale e quel tipo di Modernismo descritto e criticato nell’enciclica Pascendi Dominici gregis. Modernismo in generale è uno stato del pensiero in cui il titolare trae piacere e soddisfazione dal pensiero che lui o lei, come persona moderna, ha una conoscenza e una comprensione superiore alla conoscenza e alla comprensione dei popoli dei tempi precedenti. Questo atteggiamento è di solito basato sulla consapevolezza dei progressi dei tempi moderni (diciamo dall’anno 1500 d.C. in poi) nelle scienze fisiche e in tecnologia, con particolare applicazione agli oggetti del credo religioso. Questo stato d’animo è una forme di arroganza che non ammette argomenti contrari, perché è basata su un senimento emotivo e non sulla verità oggettiva. L’enciclica ha a che fare con Modernismo generico dove parla dell’orgoglio come base del pensiero Modernista (Pascendi, 3; vedi par. 2 di cui sopra), mentre la forma specifica di Modernismo individuata nell’enciclica si applica solo ai Cattolici ed ha a che fare con una falsa teoria riguardo all’origine della religione. Il Modernista della Pascendi si sposa con una credenza nella continua evoluzione della Chiesa Cattolica e di tutti i suoi dogmi. Il Modernista della Pascendi afferma di sapere che il Gesù della storia si nasconde dietro la facciata evangelica del Cristo della fede che era in origine solo un uomo come altri uomini e, come un credente “moderno”, il Modernista gode, almeno inconsciamente, del pensiero di conoscere di più lui ora di quanta abbia mai potuto il reale Cristo storico nei suoi giorni. Il Modernista della Pascendi vede se stesso come un riformatore in una Chiesa in evoluzione, come un testimone speciale del sentimento chiamato fede, come un armonizzatore della fede con le moderne scienze fisiche e storiche, come un critico della filosofia e teologia Scolastica e come un correttore della tradizione teologica dei Padri della Chiesa.

18. Non un’eresia fantasma.
Il Modernismo non è un’eresia fantasma che non è mai esistita. L’enciclica Pascendi e il precedente decreto Lamentabili incontrarono una forte reazione pubblica dei Modernisti, specialmente in Italia e Francia. Il nome “modernismo” risale a Jean Jacques Rosseau il quale, nel 1769, usò il termine per caratterizzare un filosofo ateo del suo tempo (2). Il Modernista Alfred Loisy, nella sua risposta pubblica al decreto Lamentabili, affermò che “i Modernisti dichiarati formano un gruppo abbastanza definito di intellettuali uniti nel desiderio comune di adattare il Cattolicesimo alle necessità intellettuali, morali e sociali dell’oggi.” (3) Secondo Loisy, il principio fondamentale del modernismo è “la possibilità, la necessità e la legittimità dell’evoluzione della comprensione dei dogmi della Chiesa, incluso quello dell’infallibilità papale e dell’autorità, così come nel modo di esercitare l’autorità” (4). Secondo una risposta Modernista all’enciclica Pascendi, pubblicata anonimamente, un Modernista rifiuta miracoli e profezie come segni della parola di Dio (5). Diverse recensioni moderniste furono pubblicate al tempo e George Tyrrell pubblicava a Roma una rivista Modernista chiamata Nova et Vetera.

19. Il Modernismo veniva da fuori la Chiesa.
Penso sia importante rendersi conto che il Modernismo non iniziò all’interno della Chiesa Cattolica o tra i Cattolici. E’ invece uscito in modo coerente dall’intero sviluppo del pensiero moderno al di fuori della Chiesa, dal Protestantesimo e Razionalismo del sedicesimo e diciassettesimo secolo fino all’Illuminismo del diciottesimo secolo e al Liberalismo del diciannovesimo secolo. Naturalmente Hermann Gunkel, il Protestante liberale fondatore della critica delle forme dell’Antico Testamento agli inizi del ventesimo secolo e Rudolf Bultmann, il più noto liberale Protestante fondatore della critica delle forme del Nuovo Testamento, come Protestanti non mostravano caratteristiche che potessero applicarsi solo ai Cattolici Modernisti, come il raddoppiare i ruoli del Razionalista e Cattolico, l’opporsi all’uso della filosofia Scolastica, il ridurre il numero delle devozioni esterne o l’impadronirsi di cattedre di filosofia e teologia nei seminari ed università cattolici. Ma per altri versi sono esempi perfetti della visione del Modernismo specifico definita nella Pascendi Dominici gregis. Questo si può notare da un veloce campionamento di cosa questi celebri studiosi delle Scritture pensassero:
- Sia per Gunkel che per Bultmann, il pensiero religioso del Giudaismo e del Cristianesimo e le idee registrate nei libri sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento sono prodotti delle fantasie preconcettuali di popoli primitivi che hanno creato e preservato questi testi in un modo che le persone scientifiche moderne vedono essere falso e si sforzano di correggere.
- Entrambi esortarono i loro fratelli Protestanti Evangelici a regolare la loro fede in base ai risultati della critica storica, raccomandando ciò in nome della conoscenza moderna scientifica e storica.
- Entrambi negarono che Dio possa intervenire in alcun modo nelle vicende di questo mondo.

20. Voci di riforma oggi.
Per quanto riguarda i “riformatori della Chiesa” (Pascendi 2, vedi paragrafo 2 di cui sopra), è evidente a chiunque segua gli eventi contemporanei che non ci sono mai stati nella Chiesa così tanti autoproclamati riformatori i quali si esprimono in maniera contraria all’insegnamento e alla disciplina della Chiesa come sono state formulate dopo il Concilio Vaticano Secondo. Le loro voci sono enormemente cresciute negli ultimi decenni. Ora, come rientrano in quest’immagine i riformatori Cattolici contemporanei? E’ chiaro che le riforme all’interno della Chiesa che sono guidate dal Papa e dalla Gerarchia e sono ragionevoli ed omogenee con quello che si è ricevuto dal passato sono salutari e corrette espressioni della vita della Chiesa. Così questi leali riformatori non hanno su di essi, in questo senso, alcuna idea di Modernismo. Ma ci sono altri che, mentre possono anche avere lauree in filosofia Scolastica e teologia, non sono veramente interessati in nessuna delle due e si oppongono all’uso continuato di questi sistemi nel pensiero e nella formazione Cattolici. Come risultato, molti di questi riformatori non utilizzano i validi ragionamenti della filosofia e teologia Scolastica per opporsi agli errori di varie filosofie contemporanei e sistemi di pensiero e alcuni sicuramente favoriscono uno o l’altro deli avversi sistemi Razionalisti, come Esistenzialismo, Evoluzionismo, Freudianismo, Comportamentismo, Socialismo, Modernismo, anche se potrebbero non essere pienamente consapevoli di ciò che stanno facendo. Iniziano essendo pluralisti, in quanto trattengono nelle loro menti sia il sistema di idee Cattoliche tradizionali sia altri contradditori sistemi di idee ma, nella misura in cui essi non cercano attivamente di separare gli elementi falsi e assimilare i veri elementi dei sistemi non Cattolici in un valido quadro tradizionale nelle loro menti, tendono gradatamente ad essere conquistati dal sistema contradditorio, specialmente se questo sistema ha il fascino e l’attrattiva per la mente indisciplinata che spesso si accompagna all’errore. Questi riformatori nella Chiesa occupano spesso posti d’onore nelle istituzioni cattoliche d’apprendimento e spesso parlano attraverso i vasti canali dei media, persino in pubblicazioni operanti sotto gli auspici di organizzazioni Cattoliche ed istituti religiosi. Essi dicono che lavorano per il bene del popolo e della Chiesa.

Note:

(1) Pascendi (n. 42) nota che il punto di vista di rifiutare l’uso della filosofia Scolastica è condannato dalla Proposizione 13 del Sillabo degli Errori di Papa Pio IX e che il punto di vista di disdegnare la tradizione della Chiesa è escluso da un decreto del Secondo Concilio di Nicea, il quale “condannò coloro che osano… secondo gli scellerati eretici, disprezzare le ecclesiastiche tradizioni ed escogitare qualsiasi novità”.
(2) Cfr. Arthur Vermeersch, “Modernism,” nella The Catholic Encyclopedia, vol. 10 (1910), p. 415.
(3) A. Loisy, Simples réflexions sur le décret “Lamentabili”, p. 13 (citato in Vermeersch, op. cit., p. 416).
(4) Loisy, op. cit., p. 124 (citato in Vermeersch, op. cit., p. 417).
(5) Anonimo, Il Programma dei Modernisti. Risposta all’Enciclica di Pio X, “Pascendi Dominici gregis,” p. 96 (di cui in Vermeersch, op. cit., p. 416).

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