In piazza contro la dittatura:
pechè il laicismo ha paura?
(di Davide Greco) C’è un nuovo fronte che rischia di essere un terreno fertile di contrasto: le manifestazioni in piazza. Quando i cattolici si limitano a difendere il proprio punto di vista nei luoghi deputati, di solito vengono considerati come una nicchia. Ma quando scendono in piazza il discorso cambia, perché si vede subito in quanti sono e in quanti non sono disposti ad accettare tutto quello che il secolo propone. Anche fra i non cattolici. Di fronte alle folle, i detrattori trovano difficile ripetere il solito leit-motiv del «non siete d’accordo neanche fra di voi», «avete perso il contatto con la gente».
Quando i cattolici manifestano o organizzano una marcia, la cosa non piace. E allora si vedono reazioni diverse. Innanzitutto la consueta guerra di cifre, come in Francia. Durante la seconda “Manif pour Tous”, contro la legalizzazione del matrimonio gay, c’è chi ne ha contati 200mila, chi 1milione. Non so, forse sbaglio, ma mi sembra un pò difficile fare errori di questo tipo. Sono volumi del tutto diversi. Evidentemente c’è qualcuno che non sa o non vuole contare bene. I detrattori diranno: sono i cattolici a non saperlo fare, ovvio. Erano tre gatti (200mila?) e vogliono farsi passare per una moltitudine.
Ma un ragionamento così viene immediatamente smentito dalle foto. E soprattutto si ignora che il numero fra la prima e la seconda manifestazione è aumentato in modo impressionante. Si dimentica, inoltre, che molti hanno già capito il trucco dell’amministrazione Hollande, di depistare l’attenzione sui conti pubblici facendosi paladina di grandi riforme sociali. Se la “Manif pour Tous” fosse stato un fatto isolato, in Francia nessuno avrebbe più protestato. Invece le persone continuano a scendere in piazza, continuamente. In modo spontaneo, senza organizzazioni di mesi, e sempre con grande civiltà e autocontrollo dei manifestanti.
E questo senza considerare il fenomeno della “Marcia per la Vita”. Quella di Roma, dell’anno scorso, praticamente ignorata dai media, ha raccolto fra i 15 e i 20mila manifestanti. Un risultato eccezionale, considerato che era appena la seconda. Quella di Washington del gennaio 2013 ha superato i 500mila, persino sotto la neve. Ma tante altre stanno fiorendo e raggiungono risultati importanti, in Italia e all’estero. Si tratta di un fenomeno nuovo, sorprendete e incoraggiante. Non si possono ignorare questi dati. Ma c’è anche un’altra reazione che fa molto riflettere, proprio per il suo carattere indegno: la repressione. Si cerca in tutti i modi di impedire che le persone esprimano il loro punto di vista. Multandoli con sanzioni ridicole, ad esempio, come quella di essere «contrari ai buoni costumi» perché indossano magliette sulla famiglia tradizionale in un parco pubblico.
O persino con la detenzione, come è successo sempre in Francia, il 14 aprile, quando 67 giovani sono stati prelevati e arrestati per oltre 12 ore per aver manifestato in silenzio davanti la Parlamento. Fra di loro c’era anche il senatore francese Pozzo di Borgo, che ha dichiarato: «Tutti i giorni ci sono manifestazioni rumorose di sindacati, di stranieri di ogni tipo, di associazioni diverse e mai nessuno è stato arrestato. Loro, che stavano in silenzio, li hanno subito portati via. Questa è repressione politica».
Le manifestazioni cattoliche fanno paura perché è la democrazia a scendere in piazza. La vera democrazia è quella del “farsi vedere”, di essere presenti. Si pensi a quanto spesso, negli ultimi tempi, si ricorre tuttavia alla “Piazza Virtuale”. Il M5S ne ha fatto un baluardo. Riporta cifre elettroniche in un mondo digitale, costruisce un popolo multimediale fatto di pixel e byte. Invece la piazza in cui i cattolici manifestano è reale, visibile. Intorno alle loro idee, ci sono uomini e donne vere, in carne e ossa, che non hanno paura di andare in contro-tendenza. Ed è proprio questa visibilità a spaventare. Proprio per la “timidezza” che l’ha preceduta.
Da tanti anni è ormai diventato quasi ovvio considerare il pensiero cattolico come privato, consegnando al pubblico tutta un’altra serie di contenuti. Gli abortisti possono scendere in piazza e la loro è ripresa dai media come una giusta espressione pubblica. I gay possono manifestare le loro convinzioni ed avere diritto pubblico. I cattolici no. Devono nascondersi nel privato, zittirsi per non offendere nessuno. Al limite ne possono fare una questione di coscienza, se proprio ci tengono. Ma qualcosa sta cambiando, e le manifestazioni cattoliche di questi mesi lo dimostrano. La piazza è il luogo di tutti, non solo di chi pensa che gli appartenga per diritto. (Davide Greco)
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