L’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, ha espresso, durante una recente celebrazione liturgica, tutto il proprio sgomento per l’assassinio di Fabiana Luzzi, la quindicenne di Corigliano Calabro, accoltellata e bruciata dal fidanzato.
Negri ha rivolto la sua attenzione al problema educativo e si è chiesto se il mondo degli adulti sia consapevole di quale baratro si sia aperto ormai nel mondo giovanile: «È ancora possibile lasciare migliaia e migliaia di giovani in una situazione di sostanziale ineducazione che li abbandona a vite e a divertimenti senza nessuna misura, e che rende queste vite sostanzialmente già perdute in partenza? Dominate dall’alcol, dalla droga, dalle reazioni istintive, dalle violenze incontrollate e incontrollabili».
Negri ha rivolto la sua attenzione al problema educativo e si è chiesto se il mondo degli adulti sia consapevole di quale baratro si sia aperto ormai nel mondo giovanile: «È ancora possibile lasciare migliaia e migliaia di giovani in una situazione di sostanziale ineducazione che li abbandona a vite e a divertimenti senza nessuna misura, e che rende queste vite sostanzialmente già perdute in partenza? Dominate dall’alcol, dalla droga, dalle reazioni istintive, dalle violenze incontrollate e incontrollabili».
SOCIETA’ EMPIA. Per il vescovo «è necessaria una ripresa fondamentale di coscienza da parte dei genitori, delle istituzioni educative, e certamente da parte della Chiesa, perché questa enorme possibilità positiva che è la gioventù, per il presente e per il futuro della società, non diventi una tragica perdita di intelligenza, di volontà, di affezioni, di capacità di sacrificio e di capacità di dedizione».
«Questo – ha aggiunto – è certamente il risultato di quell’empietà di fondo che caratterizza l’ideologia dominante di questa società. È il frutto amaro di quell’apostasia da Cristo che, come ha più volte ricordato Benedetto XVI, finisce per diventare l’apostasia dell’uomo da se stesso. Quando le cose arrivano a questi livelli è necessario riprendere con umiltà un atteggiamento di fede di fronte a Gesù Cristo e chiedergli il coraggio di una testimonianza vera davanti al mondo, e una capacità di carità che sappia accogliere gli uomini, come ci insegna quotidianamente papa Francesco, anche nella tragicità della loro condizione, per coinvolgerli nel grande e pacificante annunzio che il Signore rende nuove tutte le cose, e quindi può incominciare a cambiare fin d’ora il nostro cuore, e farci camminare con Lui e dietro di Lui verso la pienezza della nostra umanità. La Vergine delle Grazie, che veneriamo nella nostra bellissima Cattedrale, ci aiuti a vivere il nostro sacrificio quotidiano e la compassione che ci stringe ad ogni uomo che ci vive accanto».
«Questo – ha aggiunto – è certamente il risultato di quell’empietà di fondo che caratterizza l’ideologia dominante di questa società. È il frutto amaro di quell’apostasia da Cristo che, come ha più volte ricordato Benedetto XVI, finisce per diventare l’apostasia dell’uomo da se stesso. Quando le cose arrivano a questi livelli è necessario riprendere con umiltà un atteggiamento di fede di fronte a Gesù Cristo e chiedergli il coraggio di una testimonianza vera davanti al mondo, e una capacità di carità che sappia accogliere gli uomini, come ci insegna quotidianamente papa Francesco, anche nella tragicità della loro condizione, per coinvolgerli nel grande e pacificante annunzio che il Signore rende nuove tutte le cose, e quindi può incominciare a cambiare fin d’ora il nostro cuore, e farci camminare con Lui e dietro di Lui verso la pienezza della nostra umanità. La Vergine delle Grazie, che veneriamo nella nostra bellissima Cattedrale, ci aiuti a vivere il nostro sacrificio quotidiano e la compassione che ci stringe ad ogni uomo che ci vive accanto».
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