2 Febbraio
Presentazione del Signore al Tempio
e Purificazione di Maria Santissima
Dai Discorsi di san Sofronio di Gerusalemme.
Oratio III, De Hypapante,6-7. PG 87,3291-3292.
Corriamo tutti incontro a Cristo, noi che tanto sinceramente e profondamente adoriamo il suo mistero; mettiamoci in cammino verso di lui pieni di gioia spirituale.
Chi sarà il primo ad incontrarlo? Chi per primo scorgerà Dio con i suoi occhi? Chi per primo accoglierà Dio? Chi avanti a tutti lo reggerà fra le sue braccia?
Nessuno esiti ad affrettare il passo, nessuno rimanga indietro in questa corsa o vi rinunci; nessuno indugi ad accogliere Dio o si privi di partecipare alla festa; nessuno si mostri estraneo a questi misteri o sia privato di questa gioia luminosa.
Di fronte alla velocissima corsa del vecchio Simeone nessuno si mostri fiacco oppure appaia più lento di Anna l'ottuagenaria. Questi anziani così avanzati in età non possano minimamente accusare colui che vedessero strascicare i piedi non solo come incapace di correre ma, peggio, colpevole di torpidezza d'animo e di infedeltà, quasi rimproverandolo con parole profetiche!
Nessuno quindi si sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola.
2 Portiamo con noi anche ceri accesi, come simbolo dello splendore divino di colui che viene. Grazie a lui tutta la creazione risplende, anzi, viene inondata da una luce eterna che disperde le tenebre del male.
Ma i ceri accesi saranno soprattutto il simbolo della luminosità interiore con cui dobbiamo prepararci all'incontro con Cristo. Come infatti la Madre di Dio, vergine purissima, portò tra le sue braccia la vera luce offrendola a coloro che si trovavano nelle tenebre, così anche noi, tenendo fra le mani quella luce visibile a tutti e illuminati dal suo splendore, affrettiamoci incontro a colui che è la vera luce.
Sì, la luce è venuta nel mondo (Cf Gv 1,9) mentre esso era avvolto nelle tenebre e lo ha rischiarato con il suo splendore; colui che sorge dall'alto ci ha visitati (Cf Lc 1,78) per illuminarci mentre sedevamo nelle tenebre.
Questo è il nostro mistero. Per questo camminiamo, corriamo verso Cristo, tenendo in mano ceri accesi: essi sono insieme simbolo della luce che è Cristo e anticipazione dello splendore di cui saremo noi stessi penetrati per opera sua.
3 Corriamo insieme, corriamo tutti verso Dio. Se cediamo alla pigrizia, egli ci potrebbe accusare o di essere ingrati o addirittura di disprezzarlo. E sarebbe peccato ancora più grave.
Ascoltiamo le parole rivolte dal Signore stesso agli Ebrei che, immersi nelle tenebre, fuggivano la luce: La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie (Gv 3, 19) .La volontà di male infatti oscura l'anima e le impedisce di vedere la luce. Il vangelo dice ancora: La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta (Gv 1, 5) .
La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo è venuta. Tutti, dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui.
4 Riceviamo esultanti nell'animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi; e subito fummo liberati dall'antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.
Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele.
Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.
5 Dai Discorsi di san Tommaso da Villanova.
Conciones in hoc festo I & II. Mediolani,1760, t 2,165- 167.158.
Nel riscatto dei primogeniti si nasconde un grande mistero. Se i primogeniti avessero dovuto rimanere nel tempio per diventare sacerdoti o leviti, si capirebbe il prezzo versato. Ma perché si deve pagare per loro? Dio ha forse bisogno di denaro?
E' mia opinione che unicamente per riscattare il primogenito che celebriamo fu stabilita quella legge, ossia per quest'unico atto di oggi ordinato a vantaggio ineguagliabile per l'umanità. Cercate di intuire, fratelli, il mistero, scrutatelo a fondo; oggi è versato il prezzo del mondo, oggi, tramite la mano della Vergine e mediante il ministero del sacerdote, il mondo acquista da Dio la sua liberazione.
6 Con l'atto di oggi tu sei tutto nostro, o Gesù; tu, il buono, sei consegnato a nostra utilità e a nostro beneficio. Se tu sei nostro, nostra è la tua vita, nostre le tue opere, nostri i tuoi meriti, i tuoi vagiti, i tuoi sudori, il tuo patire.
Non temiamo più di dover rendere conto a Dio della nostra vita e abbiamo di che farci rimettere ogni debito. Così la redenzione non è solo l'opera della misericordia ma anche della giustizia, perché ci riscattiamo davanti a Dio con quello che è nostro e non di altri.
Ecco, fratelli, la prima ragione di questo contratto. Ve n'è un'altra. Eravamo tutti prigionieri sotto il peccato, schiavizzati dal suo dispotismo. Per acquistare la libertà, fu necessario che il Figlio di Dio fosse venduto come schiavo per rendere noi pienamente liberi. Cristo ha preso su di sé la maledizione della croce, perché noi fossimo in lui benedetti; ha accettato la schiavitù per darci la libertà.
A questo scambio allude l'Apostolo dicendo: Suo Figlio è nato sotto la legge. per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli (Gal 4,4‑5). Ecco le motivazioni di questa vendita sacra. Fu un contratto puro, santo, immune da ogni ingiustizia, perché chi consegna è il Padre e chi accoglie è la Vergine Madre.
7 0 Vergine altissima, che riscatti il nostro Redentore, tu ci hai acquistato Cristo, perché lui acquistasse noi. Sì, ai fini di riscattarci egli fu riscattato e a poco prezzo; lui però ha redento il mondo a un costo ineguagliabile.
Diremo, valendoci di un paragone, che mercanti generosi cedono per poco prezzo ai poveri, ma da chi è ricco, anche se amico, esigono somme favolose. Fuori di metafora, Dio ha dato suo Figlio al mondo quasi per niente, ma dal Figlio ricco e potente ha chiesto un prezzo carissimo. Con cinque sicli fu riscattato il Redentore, ma lui ha riscattato il mondo con le sue cinque piaghe.
Sei mio, Gesù buono, mio per doppia ragione. Il Padre ti ha dato a noi e tua Madre ti ha acquistato. Ho su di te un doppio diritto, per cui non ti appartieni più. Poco importa che tu dica a Dio: Io sono il tuo servo, Signore (Sal 115,16). Oggi non solo sei diventato lo schiavo di Dio, ma anche del mondo, affinché il tuo servire doni a noi tutti la libertà.
Ormai sei mio, Signore Gesù, perché la Vergine ti ha acquistato per me. Sei al mio servizio, per prenderti carico di tutti i pesi del mondo. Quali pesi? Lo spiega Isaia: Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti (Is 53,6).
8 Ecco la festa che oggi celebriamo, fratelli. Venite, o fedeli, venite voi che siete mossi da ardente desiderio, accorrete a questo scambio divino. Oggi Dio stesso si è offerto nel tempio. Il sacerdote sta sui gradini presentando Cristo a chiunque lo voglia.
Accorrete, comprate. Il prezzo non è caro. Con cinque sicli oggi si acquistano la salvezza e la vita. E non dalla tasca, ma dal cuore vanno estratti i denari da versare. Sborsa cinque sicli e ricevi Dio.
Offri il dolore per i tuoi peccati,
la gratitudine per i benefici ricevuti,
la lode per i misteri rivelati,
il timore in ordine a te,
l'amore riguardo a Dio,
e ricevi lui stesso come tua parte in eterno.
Ricevilo, possiedilo, tienilo e non lo lasciare, finché tu non l'abbia introdotto ‑ che dico? ‑ lui non ti introduca all'interno della dimora di tua madre, cioè della Gerusalemme di lassù che è la nostra madre (Cf Gal 4,26).
9 Dal vangelo secondo Luca. 2,22-33
A Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto di Israele; lo Spirito Santo che era su di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
Dai Discorsi di Elredo di Rievaulx.
In Ypapanti Domini de diversis moribus. Sermones inediti Beat Aelredi. Ed. C.H.Talbot, Series scriptorum Ord.Cist.,I, Roma, 1952,49-52.
E' certo che il santo Simeone non aveva veduto il Cristo, ma la fede aveva svegliato il suo amore, quella fede che viene dal saper ascoltare. Tramite i profeti il santo vegliardo conosceva che Cristo sarebbe venuto, e venuto in modo estremamente povero. Sapeva anche il perché della sua venuta. Gli era stato infatti annunziato l'avvento del Figlio di Dio.
Come? Nella carne. Quale il suo aspetto? Se pensi alla bellezza, egli è il più bello tra i figli dell'uomo (Sal 44,3). Se pensi alla tenerezza, il suo spirito è più dolce del miele (Sir 24,19).
Quanto poi alle disposizioni interiori, egli è mite e umile di cuore (Mt 11,29), talmente pieno di misericordia da chiamare pubblicani e prostitute, pieno di compassione per noi fino a prendere su di sé le nostre infermità, traboccante di carità al punto da amare i nemici e capace di sopportazione fino alla morte.
Perché tanta bellezza e mansuetudine? Perché tanti pregi? Che viene a fare? Una sola cosa: a salvare gli uomini, a giustificare quelli che ha redento e a glorificarli.
Ecco quanto Simeone poteva apprendere dai profeti. Alla lettura dei testi sacri si commoveva in modo arcano e sublime per quel Salvatore così nobile e grande, tanto umile in se stesso e così munifico verso gli uomini.
10 Simeone anela vedere e abbracciare colui che ama. Di qui i suoi sospiri, le lacrime, le parole che tradiscono l'intimo desiderio. Quando verrà il Messia? Quando nascerà? Lo vedrò? Vivrò fino a quel giorno, fino a quel momento?
Anima santa, perché ti tormenti in questo modo? Rispetta il segreto di Dio; non tocca a te conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha in suo potere. Sei presuntuoso, beato Simeone, se cerchi di sapere quello che nessun profeta rivelò, nessun angelo predisse, nessun apostolo ha mai annunciato.
Che cosa risponde Simeone? Siete tutti consolatori molesti (Gb 16,2). L'amore parla, il desiderio grida, l'entusiasmo previene. L'amore chiama perché ignora i ragionamenti, è sospinto dal desiderio e non dalla logica.
La mia anima non vuole andarsene, il cuore non ammette consolazioni, finché non avrò veduto l'oggetto della mia brama. Che io possa fissare colui che gli angeli contemplano e così egli, amandomi immediatamente, colmerà i miei desideri amorosi. Che possa vivere in questo corpo mortale fino a quando vedrò la salvezza di Dio.
Simeone che ama e che arde, che prega e fiammeggia, che cerca e bussa, riceve la risposta dallo Spirito Santo: Non vedrai la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Dio esaudisce il desiderio del povero.
11 Simeone si recò al tempio. Era quello il luogo adatto per l'incontro del Verbo con l'anima. Se in ogni dove bisogna cercare il Verbo, nel tempio egli va trovato. Va' dunque in cerca di lui, perlustra dappertutto, investiga presso chiunque, passa e attraversa ogni via, per sboccare alla fine nel tempio, nella casa del Signore: lì troverai.
Mosso dallo Spirito, Simeone si recò al tempio. Nota bene: Dallo Spirito. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio (Rm 8,8).
E quando il santo vegliardo riceve in braccio il Bambino Gesù, il suo amore è colmato: ormai tocca, abbraccia, si gode quel che cercava.
Fratelli, finora la lingua ha cercato di esprimersi come poteva, adesso non le rimane che tacere. Qui nulla è meglio del silenzio, di fronte alle segrete comunicazioni degli sposi, alle loro intime incomunicabili gioie.
Qual è il tuo segreto, o sposa, tu che sola hai conosciuto la felicità del bacio spirituale? In tale bacio lo spirito creato e lo Spirito increato si congiungono, per essere due in uno, anzi per formare una sola cosa, giustificatore e giustificato, santificatore e santificato, deificatore e deificato. Mi metterò a descrivere quello che avete sperimentato meglio e più a fondo di me? E' questo il linguaggio dell'amore, comprensibile soltanto a chi ama.
12 Quando l'anima è purificata dai vizi che la deturpavano, sente nascere in sé la gioia dallo slancio del cuore; dalla gioia scaturisce l'amore e dall'amore spunta il desiderio. Allora ogni altro attaccamento affettivo si assopisce, ogni effimero desiderio svapora, il vorticare dei pensieri si placa.
Completamente immersa nell'abisso di amore per il suo Dio, l'anima aderisce a lui in casta delizia; nulla vuole sapere, nulla conoscere se non lui. Lo spirito si sente afferrato dalla stretta di colui che abbraccia ed esclama pieno di sicurezza: Trovai l'amato del mio cuore (Ct 3,4).
Potessimo dire anche noi quel che segue: Lo strinsi fortemente e non lo lascerò.
Ecco quanto ha meritato il santo Simeone che dice: Ora lascia. Signore, che il tuo servo vada in pace. Perché vuole andarsene? Come può volere lasciare Cristo o essere lasciato da lui?
In realtà egli aspira a lasciare i vincoli della carne per stringere più forte con l'affetto del cuore Gesù Cristo, nostro Signore, lui che è benedetto nei secoli. Amen.
Oppure: 1 Dai Discorsi di san Bernardo.
Sermones I, 1-4; III, 2-3 in Purificatione B. Mariæ. PL 183, 365-368. 370-372.
In questo giorno, la Vergine Madre introduce il Signore del tempio nel tempio del Signore; anche Giuseppe presenta al Signore non il proprio figlio, ma il Figlio diletto del Padre, che in lui ha riposto le sue compiacenze. Il giusto Simeone riconosce colui che aspettava e anche la vedova Anna parla di lui.
Sono queste le prime quattro persone ad aver celebrato l'odierna processione, che, più tardi, con il gaudio di tutta la terra, si sarebbe svolta in ogni luogo e presso tutti i popoli. Non c'è da meravigliarsi se quella fu una piccola processione, poiché era piccolo colui che veniva ricevuto.
In quella processione non vi fu posto per nessun peccatore: erano tutti giusti, tutti santi, tutti perfetti. Ma allora, Signore, forse che salverai soltanto quelli? Cresca il tuo corpo, Signore, cresca la tua compassione. Uomini e bestie salverai, o Signore, quando moltiplicherai la tua misericordia.
In un'altra processione già folle lo precedono e folle lo seguono, e non è la Vergine che lo porta, ma un asinello. Egli non ripudia nessuno, nemmeno coloro che sono imputriditi nel peccato come animali nel loro sterco; non li ripudia, ripeto, purché non manchino delle vesti degli apostoli, cioè la loro dottrina, la santità dei costumi, l'obbedienza e la carità coprano la moltitudine dei peccati: allora non li riterrà indegni della gloria della sua processione. Proprio quella gloria che pare riservata a così pochi, egli l'ha destinata anche a noi. E perché egli non riserverebbe anche ai posteri quello che ha dato prima agli antichi?
2 Davide, re e profeta, esultò nel vedere questo giorno: lo vide e se ne rallegrò [Gv 8,56]. Altrimenti, se non lo avesse visto, non avrebbe potuto dire: Noi abbiamo ricevuto, o Dio, la tua misericordia, dentro il tuo tempio [Sal 47,10 Volgata]. Ricevette questa misericordia di Dio Davide, la ricevette Simeone, la ricevemmo anche noi e tutti coloro che sono predestinati alla salvezza. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! [Eb 13,8].
La misericordia di Dio è dentro il tuo tempio, non in un angolo o in un luogo appartato, perché in Dio non v’è parzialità per nessuno [Col 3,25]. La misericordia di Dio è proposta, è offerta a tutti. Ne è privo solo chi la rifiuta. Le tue acque si riversano, o Signore Dio, al di fuori, ma la fonte rimane tua, e soltanto chi non vuole non ne beve. Chi è tuo non vedrà la morte fino a quando non contemplerà il Messia del Signore; allora potrà andarsene in pace.
Perché non dovrebbe essere lasciato in pace colui che ha dentro di sé il Cristo del Signore? Egli, infatti, è la nostra pace [Ef 2,14], lui che abita nei nostri cuori per mezzo della fede.
3 Noi abbiamo ricevuto, o Dio, la tua misericordia, dentro il tuo tempio [Sal 47,10 Volgata]. Eravamo anche noi per natura meritevoli d'ira, ma abbiamo ottenuto misericordia. Figli dell'igno-ranza, della viltà, della schiavitù, abbiamo ottenuto la sapienza, la fortezza, la redenzione.
L’ignoranza della donna sedotta ci aveva accecato; la voluttuosità dell'uomo irretito e travolto dalla propria concupiscenza ci aveva snervato; la malizia del diavolo aveva reso schiavi noi, che giustamente eravamo stati abbandonati da Dio.
Così, dunque, nasciamo tutti: ignari della strada che conduce alla dimora della città celeste; poi deboli e pigri sicché, pur conoscendo la strada da percorrere nella vita, ne saremmo impediti e trattenuti dalla nostra inerzia; infine schiavi di un tiranno pessimo e quanto mai crudele, per cui anche se fossimo saggi e forti, resteremmo egualmente oppressi dalla nostra condizione di infelice schiavitù.
E allora, una così grande miseria non ha forse bisogno di misericordia e di tanta compassione?
4 Abbracciamo la misericordia che abbiamo ricevuto dentro il tempio e, insieme con la beata Anna, non allontaniamocene. Infatti, santo è il tempio di Dio, che siete voi [1 Cor 3,17], dice l'Apostolo. Questa misericordia è vicina, vicina a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore [Rm 10,8]. In breve: Cristo abita nei vostri cuori per mezzo della fede [Cf Ef 3,17]. I vostri cuori sono un tempio di Dio e la sua abitazione, purché voi non dimentichiate che l'anima del giusto è sede della sapienza [Cf Prv 14,33 (LXX)].
Quello che spesso, anzi sempre, io vi ho raccomandato, fratelli miei, anche ora desidero raccomandarvi: non comportiamoci secondo la carne, per non dispiacere a Dio. Non siamo amici di questo mondo, altrimenti diventiamo nemici di Dio. Resistiamo, dunque, al demonio, e allora egli fuggirà da noi; così cammineremo liberamente per le vie dello spirito e i nostri pensieri saranno pensieri interiori.
Purtroppo il nostro corpo, che è corruttibile, appesantisce, indebolisce e fiacca l'anima, e la nostra tenda di argilla grava la mente di molti pensieri, sì da impedirle di innalzarsi alle cose celesti. Perciò la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio [1 Cor 3,19], e colui che si lascia sopraffare dal maligno ne diventa schiavo. Al contrario, nel cuore riceviamo la misericordia, nel cuore abita Cristo, nel cuore egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi santi, e per tutti coloro che si convertono in profonda sincerità.
5 Veramente non c'è motivo, o beata Vergine, perché tu debba essere purificata. Ma il tuo Figlio aveva forse bisogno della circoncisione? Sii tra le donne come una di loro; anche tuo Figlio sta così tra il numero dei bambini. Volle essere circonciso e non vorrà tanto più essere offerto?
Offri tuo Figlio, Vergine consacrata, e presenta al Signore il frutto benedetto del tuo seno. Offri la vittima santa e gradita a Dio per la riconciliazione di noi tutti. Dio Padre accetterà certamente la nuova oblazione e la preziosissima vittima, di cui egli stesso dice: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto [Mt 3,17].
Ma quest’offerta, fratelli, sembra piuttosto delicata: è presentata al Signore, è pagata con uccelli, ed è subito riportata a casa. Verrà il giorno che non sarà offerta nel tempio né tra le braccia di Simeone, ma fuori le mura e sulle braccia della croce. Verrà il giorno in cui egli non sarà riscattato da sangue altrui, ma riscatterà gli altri col suo sangue, perché Dio Padre lo mandò come redenzione del suo popolo.
6 La croce sarà il sacrificio della sera, oggi è il sacrificio del mattino, più gioioso questo, ma più completo quello. Questo è dell'infanzia, quello della pienezza dell'età. Comunque, di entrambi si può affermare quello che predisse il profeta: Ha consegnato se stesso alla morte [Is 53,12]. Infatti, anche ora non è stato offerto perché ce n'era bisogno, non perché egli fosse soggetto alla legge, ma perché lo volle lui. Sulla croce fu offerto non perché i Giudei prevalsero, non perché lo meritò, ma perché lo volle lui.
Di tutto cuore ti offrirò un sacrificio, Signore [Sal 53,8], dal momento che tu ti sei offerto volontariamente per me, non per la tua necessità.
Ma che cosa offriamo noi, fratelli, o che cosa gli diamo per tutto quanto lui ci ha dato? Per noi lui ha offerto la vittima più preziosa che aveva, anzi la più preziosa che esistesse; anche noi, dunque, facciamo quanto possiamo, offriamogli quello che abbiamo di meglio, vale a dire noi stessi.
7 Cristo diede se stesso e tu chi sei, che indugi a dare te stesso? Chi mi aiuterà a fare in modo che la tua onnipotenza accolga la mia offerta? Ho due spiccioli, Signore, il mio corpo e la mia anima. Magari potessi offrirteli degnamente in sacrificio di lode! Sarebbe tanto bene per me e tanto più glorioso essere offerto a te, che essere abbandonato a me stesso. Infatti la mia anima si abbatte se io rimango solo; in te invece il mio spirito esulterà, se ti viene offerto sinceramente.
Fratelli, al Signore che ancora doveva morire, i Giudei offrivano vittime morte; ma ora com'è vero che io vivo, io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condot-ta e viva [Ez 33,11]. Il Signore non vuole la mia morte; e io non gli darò volentieri la mia vita?
8 Il sacrificio che placa il Signore, la vittima che gli è gradita, è un sacrificio vivente. Ma in quell'offerta del Signore leggiamo che c'erano tre persone, e tre sono le cose richieste nella nostra offerta. In quella c'era Giuseppe, sposo della Madre del Signore, il quale era considerato suo figlio; c'era la stessa Vergine madre e il bambino Gesù, che veniva offerto.
Ci sia dunque anche nella nostra offerta la costanza virile, ci sia la purezza verginale, la coscienza umile. Ci sia nel proposito l'animo virile di perseverare, ci sia il desiderio ardente di custodire un'innocenza verginale, ci sia la semplicità e l'umiltà del bambino nella coscienza. Amen.
9 Dal vangelo secondo Luca. 2,22-32
Quando venne il tempo della loro purificazione, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore.
Dalle Omelie di Origene su questo vangelo. Comm. in Lc., hom. XV, 1-5. PG 13, 1838-1839.
Occorre cercare un motivo degno del dono di Dio concesso a Simeone. Quest'uomo giusto e timorato di Dio, - come dice il vangelo - aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era su di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Quale vantaggio era per lui vedere Cristo? La promessa consisteva solo nel vederlo, senza trarne altra utilità? Oppure essa nascondeva qualche dono di Dio, che il beato Simeone meritò di ricevere?
Una donna toccò solo il lembo del mantello di Gesù e ne fu guarita, ci dice il vangelo [Cf Lc 8,44]. Se quella ottenne un beneficio così grande solo per aver sfiorato la frangia della veste, che cosa pensare di Simeone che ricevé nelle braccia il Bambino? Era felice di tenerlo in braccio, colmo di gioia perché portava il neonato venuto a liberare i prigionieri e a sciogliere lui stesso dai legami del corpo. Egli sapeva che nessuno può far uscire gli uomini dalla prigione del corpo, con la speranza della vita futura, se non colui che reggeva in braccio.
10 Simeone dice al Signore: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace. Finché io non sostenevo Cristo, finché le mie braccia non lo sollevavano, ero prigioniero e non potevo liberarmi dai miei vincoli.
Dobbiamo intendere queste parole come se fossero, non soltanto di Simeone, ma di tutto il genere umano. Se uno abbandona questo mondo e vuole guadagnare il Regno, prenda tra le sue mani Gesù, lo circondi con le sue braccia, lo tenga tutto stretto al suo cuore e allora potrà andare esultante di gioia là dove desiderava.
Considerate quanti fatti provvidenziali hanno preceduto il momento in cui Simeone meritò di tenere fra le braccia il Figlio di Dio. Anzitutto aveva ricevuto la rivelazione dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo Signore. Poi entrò nel tempio, non a caso e semplicemente come il solito, ma ci andò mosso dallo Spirito di Dio, poiché tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio [Rm 8,14]. Lo Spirito Santo lo portò, dunque, al tempio.
11 Anche tu, se vuoi tenere Gesù, stringerlo fra le braccia e meritare di uscire dal carcere, cerca con ogni sforzo di lasciarti condurre dallo Spirito per giungere al tempio di Dio. Ecco: tu stai nel tempio del Signore Gesù, cioè nella Chiesa, tempio costruito con pietre vive. Ma tu stai nel tempio del Signore quando la tua vita e i tuoi costumi sono veramente degni del nome che designa la Chiesa.
Se verrai al tempio mosso dallo Spirito, troverai il Bambino Gesù, lo solleverai tra le braccia e gli dirai: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace. Osserva come alla liberazione e al congedo si unisca anche la pace. Non dice infatti Simeone: "Io voglio morire", ma aggiunge: voglio morire in pace. Anche al beato Abramo fu promessa la stessa cosa: Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri [Gn 15,15].
12 Chi può morire in pace se non colui che ha la pace di Dio, pace che supera ogni comprensione e custodisce il cuore di chi la possiede? Chi è che se ne va in pace da questo mondo, se non colui che comprende che era Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo? Costui non nutre inimicizia e rancore verso Dio, ma con le buone opere ha conseguito in sé la pienezza della pace e della concordia; se ne va dunque in pace per raggiungere i santi padri, verso i quali se n'è andato anche Abramo.
Ma perché parlo dei patriarchi? Si tratta di raggiungere lo stesso capo e Signore dei patriarchi, Gesù, di cui è detto: Essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, sarebbe assai meglio [Fil 1,23]. Possiede Gesù colui che osa dire: Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me [Gal 2,20].
Affinché noi pure qui presenti nel tempio, tenendo in braccio il Figlio di Dio e stringendolo tra le nostre mani, siamo degni di essere liberati e di partire verso una migliore vita, preghiamo Dio onnipotente; preghiamo lo stesso Bambino Gesù, con il quale noi desideriamo parlare tenendolo in braccio, Gesù, a cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli. Amen.
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