venerdì 16 settembre 2011

16 SETTEMBRE
SANT’ EUFEMIA
martire

CONPATRONA
DELL' ARCHIDIOCESI DI
MATERA - IRSINA


Dalla Costituzione dog. «Dei verbum» del Concilio Ec. Vaticano II sulla divina Rivelazione (nn. 7-8)
La trasmissione della divina rivelazione
Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la rivelazione del sommo Iddio, diede mandato agli apostoli che predicassero a tutti il vangelo, prima promesso per mezzo dei profeti e da lui adempiuto e promulgato con la sua parola come fonte di tutta la verità salvifica e di ogni regola morale, e comunicassero ad essi i doni divini. Questo venne fatto fedelmente dagli apostoli, i quali nella predicazione orale con l'esempio e le istituzioni tramandarono sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca, dalla convivenza e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano appreso per suggerimento dello Spirito santo. La rivelazione ci fu trasmessa dagli stessi apostoli e da persone della comunità apostolica anche quando sotto l'ispirazione del medesimo Spirito santo, ci tramandarono per iscritto l'annuncio della salvezza. Al fine di conservare sempre integro e vivo nella Chiesa il vangelo, gli apostoli lasciarono quali loro successori i vescovi, affidando loro il proprio posto di magistero. E quanto poi fu tramandato dagli apostoli abbraccia tutto quanto concorre a far vivere santamente il popolo di Dio e all'aumento della fede. Cosi la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto quello che essa crede. Questa tradizione che deriva dagli apostoli progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito santo. Cresce, infatti, la comprensione sia delle cose sia delle parole tramandate, o in seguito alla riflessione e allo studio dei credenti che le meditano in cuor loro, o per l'esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, o per la predicazione di coloro che con la successione nell'episcopato hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. La Chiesa cioè, nel corso dei secoli, tende continuamente alla pienezza della verità divina finché in essa non si compiano le parole di Dio. Le affermazioni dei santi Padri testimoniano la vivificante presenza di questa tradizione, le cui ricchezze vengono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e prega. Attraverso questa medesima tradizione si manifesta alla Chiesa l'intero canone dei libri sacri e le stesse sacre Scritture sono comprese più profondamente e sono rese continuamente operanti. Così Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo diletto Figlio, mentre lo Spirito santo, per mezzo del quale risuona nella Chiesa la viva voce del vangelo e per mezzo di essa trova eco nel mondo intero, guida i credenti in tutta la verità e fa abitare in essi la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza.

Orazione L'intercessione della santa vergine e martire Eufemia, ottenga, o Dio, alla tua Chiesa, redenta dal sangue del Salvatore, di mantenersi immacolata nella ferma e coraggiosa professione della vera fede; custodisci e moltiplica in essa la vocazione alla vita verginale, pegno e sorgente dell'eroica testimonianza a Cristo, tuo Figlio. Egli è Dio,

Martirologio Romano: A Calcedonia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santa Eufemia, vergine e martire, che sotto l’imperatore Diocleziano e il proconsole Prisco, superati per Cristo molti supplizi, giunse con strenuo combattimento alla corona di gloria.

Di Eufemia si sa con certezza solo che fu una giovane martirizzata a Calcedonia, e che il suo culto per un breve periodo divenne molto popolare ed esteso. Secondo la sua passio, scritta dopo il concilio di Calcedonia (451) e ritenuta poco attendibile dagli studiosi moderni, Eufemia fu arrestata perché rifiutò di partecipare a una festa pagana in onore del dio Arès, e dopo essere sopravvissuta miracolosamente a una serie di torture brutali (riassume nel Martirologio Romano) fu infine uccisa da una bestia feroce, mentre le altre si accovacciarono ai suoi piedi. Secondo S. Asterio di Amasea (30 ott.), che li cita nel suo elogio della santa a un certo punto tra il 380 e il 410, esisteva una serie di affreschi che raffiguravano le sue torture sulle pareti della grande chiesa eretta in suo onore a Calcedonia. Lo storico Evagrio descrive la chiesa dettagliatamente e testimonia la popolarità del suo culto, oltre ad affermare che le autorità civili ed ecclesiastiche, con il popolo, si recarono a Calcedonia per beneficiare delle benedizioni garantite dalla sua intercessione, e dei molti miracoli che furono riferiti. Il fatto che il concilio di Calcedonia, che condannò il monofisismo, si svolse nella sua chiesa nel 451 fu probabilmente dovuto in parte allo straordinario prestigio che una volta Eufemia aveva. D'altro canto, non è per niente vera la leggenda in base alla quale, per trovare una soluzione, i padri del concilio collocarono due libri, uno che illustrava la posizione monofisita e l'altro quella ortodossa, nella sua cappella, che abbiano pregato per tre giorni, e poi dopo aver aperto il sepolcro, abbiano trovato quello monofisita ai suoi piedi e quello ortodosso nella mano destra. La dislocazione dei numerosi luoghi che portano il suo nome in Italia (a partire dalla costa pugliese e calabra) suggeriscono che il culto vi sia giunto dall'Asia Minore per poi estendersi in tutto il paese, specialmente nella zona di Milano, e persino in Francia, dove è menzionato da S. Vittricio di Rouen (7 ago.). Il restauro da parte di papa S. Sergio I (8 set.) dei ruderi di una chiesa dedicata a Eufemia a Roma implica che sebbene il culto fosse forte non ebbe però lunga durata, almeno in Occidente. D'altro canto, era ancora abbastanza nota ad Andrea Mantegna che la ritrasse (con il leone, il giglio, la palma e la spada) nel XV secolo. Inoltre papa Pio XII (1939-1958) la citò nella sua enciclica Sempiternus Christus Rex, scritto per commemorare il quindicesimo centenario del concilio di Calcedonia nel 1951, ed è anche menzionata nel canone del rito ambrosiano e al momento della preparazione delle offerte nel rito bizantino. In Oriente è spesso chiamata S. Eufemia la Celebre.

SANT' EUFEMIA ED IRSINA

A 50 Km da Matera sorge la cittadina di Irsina che nella sua cattedrale conserva una scultura, forse unica del grande artista A. MANTEGNA. È noto che il Mantenga iniziò la sua attività come scultore a Venezia nella bottega dello SQUARCIONE, ma poi per contrasti con il suo maestro si diede all’arte della pittura e ci risulta che lavorò con il Donatello ed altri grandi artisti nell’affrescare la cappella degli SCROVEGNI a PADOVA così come poi lavorò a Mantova presso la corte dei GONZAGA. S. Eufemia (v.m. 288-16 settembre 303) era una giovinetta di nobile famiglia di fede cattolica (Filofrone e Teodosia probabilmente i suoi genitori) che viveva a CALCEDONIA (Asia minore), oggi è un modesto villaggio sul Bosforo chiamata KADIKOY. Subì il martirio nell’anno 303-304 (le fonti più accreditate: FASTI VINDOBONENSES PRIORES) nella persecuzione sostenuta dall’imperatore DIOCLEZIANO contro i cristiani, per tanto Ella non rinunziando alla sua fede ed alla sua consacrazione a Cristo si vuole che subì diversi martiri e prigione dalla metà di agosto alla metà di settembre. Conosciamo i particolari del suo martirio grazie alla descrizione contenuta nelle Omelie di ASTERIO, vescoco di AMASEA tra il 380 ed il 410. Con lei furono martirizzati altri 50 cristiani e fra essi ricordiamo: SS. SOSTENE e VITTORE che erano due robusti soldati incaricati del martirio della nostra Santa, ma che vedendo l’eroica fede di Eufemia gettarono le armi, si dichiararono Cristiani nella pubblica arena e a loro volta furono martirizzati. Si dice che lo scheletro di S. Vittore è quello conservato in un’urna della Cattedrale. Nel 451 nel Tempio dedicato a S. Eufemia a Calcedonia fu celebrato un Concilio Ecumenico per la difesa della fede cattolica da alcune eresie imperanti all’epoca. Quando l’Oriente cristiano fu dominato dagli arabi musulmani questi distruggevano chiese e reliquie dei santi; però era anche il tempo nel quale la Repubblica Veneta di S. Marco per i suoi commerci mandava navi con mercanti, marinai e soldati in Oriente. Essendo i Veneti di sentita religione Cristiana, si fecero un dovere di salvare i corpi dei santi perché non fossero distrutti, quindi si ritiene che abbiano il corpo di S. Eufemia e l’Arca che la conteneva. Le spoglie della Santa sin dall'anno 800 si trovano a Rovigno (Croazia). A parte la leggenda della vita della Santa è certo che a PADOVA eressero una chiesa con annesso orfanotrofio dedicati alla nostra Santa. A Padova esiste ancora una via S. Eufemia però, verso la metà del 1400 tale chiesa non esistette più. Rettore di questa chiesa (per caso) era un sacerdote di Montepeloso (ora Irsina) chiamato don Roberto De Amabilibus di nobile e ricca famiglia. Questo sacerdote che forse studiava diritto canonico e civile nell’università di Padova, oltre che essere rettore della chiesa, svolgeva anche l’attività di notaio. Infatti documenti universitari dell’università di Padova alcuni anni fa, hanno rinvenuto nell’archivio alcuni documenti notarili rogati dal De Amabilibus. Nel poemetto latino del VERRONE “VITAE DIVAE EUPHEMIAE “ è detto che Montepeloso non aveva Santi protettori e in una visione notturna S. Eufemia apparve a questo sacerdote invitandolo a portare la reliquia del suo braccio a Montepeloso. Oltre alla predetta reliquia don Roberto partendo da Padova attraversando l’Adriatico giunse al porto di Bari, ma con la reliquia portò anche tanti altri doni: la statua marmorea della Santa e due quadri del Mantenga, una fibra del mantello della Santa e un velo del suo capo, un crocifisso ed un’altra statua di Madonna con bambino, di scuola veneziana, un’artistica vasca Battesimale, una Colonna. I doni furono portati in Cattedrale, Roberto parlò della visione notturna avuta, disse dei tanti miracoli ottenuti tramite l’intercessione della Santa ed allora il Vescovo, il Clero e il popolo acclamarono S. Eufemia patrona del paese. Si ha motivo di sostenere che questi dati siano avvenuti verso il 1454.

LA STATUA AD IRSINA 

Alta 1.72 mt., collocata nella nicchia alla destra dell’altare nella cattedrale, altissima qualità, forme classiche, tipiche del primo Rinascimento. Un gioiello mai toccato dal restauro: volto sereno, capelli dorati come il manto che copre la veste verde salvia. Statua in pietra di NANTO dei monti BERICI, presso Vicenza. Da premettere che il detto umanista e canonico Pasquale Verrone pubblicò nel 1592 una VITA di S. Eufemia in versi latini, però già nel 1700 era introvabile. Dopo il 1980 don Nicolino Di pasquale trovò una copia del poemetto ormai ritenuto perso; lo tradusse dal latino, lo arricchì di altre notizie e nel 1987 lo pubblicò e fu una scoperta per tutti. Nel poemetto ci sono tante utili notizie fino ad allora sconosciute e dice chiaramente come la statua marmorea di S. Eufemia, come pure i due quadri, sono opere del Mantenga. In un primo tempo non fu dato peso alla scoperta, però proprio da quel poemetto partì lo studio della dott. CLARA GELAO (direttrice della Pinacoteca di Bari) e di altri studiosi d’arte, così nel frattempo si venne sempre più creando la convinzione che l’opera era autentica. Lo storico locale dice che già nel 1700 i due quadri del Mantenga sparirono dalle pareti della Cattedrale: uno era un olio su tavola che rappresentava S. Eufemia, attualmente conservato nel museo di Capodimonte di Napoli; l’altro rappresentava la morte della Madonna, ma a oggi è introvabile.

2 commenti:

  1. Le sacre reliquie dei Santi Martiri Eufemia, Sostene e Vittore di Calcedonia sono nella Basilica di S. Eufemia in Piacenza, attestate dalla ricognizione canonica del beato Scalabrini. Il corpo di Irsina è un corpo catacombale romano di nome Vittore, nulla a che vedere con il Santo di Calcedonia. Mandi!

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  2. un articolo su altra Santa Eufemia
    http://www.preguntasantoral.es/2011/03/santa-eufemia-de-dorno/

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