domenica 20 marzo 2011


SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA


Non ti prometto nulla, Signore, cosa posso assicurarti quando il cuore dell'uomo e cosi cagionevole, povero, preda di ogni corrente e di ogni seduzione? Se tu mi darai la grazia necessaria ti sarò fedele, ma non ho credenziali da presentarti; sono un uomo, dunque sono un povero.

Ma se tu vuoi, Gesù, come consacrato potrò farti compagnia nell'ora del Getzemani. Con gli altri, le folle, i semplici tu farai miracoli e parlerai del Regno attirando i cuori col fascino dei tuoi occhi e le menti con la logica serrata del tuo dire. Ma la sera, quando stanco tornerai a casa, chiuderemo porte e finestre perché nessuno possa vederti e sentirti.

Quando la gente, sazia dei pani, che hai moltiplicato tu, andrà a divertirsi, quando i ciechi guariti andranno al cinema e i lebbrosi mondati assaggeranno le gioie dell'alcova, tu smetterai gli abiti pesanti del Messia e sarai stanco, angosciato, piagato, umiliato. Nessuno sentirà le grida del tuo dolore, la ribellione della tua umanità, i dubbi della tua fede, nessuno vedrà le tue lacrime, il sudore di sangue...

Perché, Signore, hai pensato ai consacrati? Qual’è il loro compito? Forse ci hai fatti per vegliare in silenzio portando il peso e lo scandalo della tua umanità sofferente. Non ti chiederò miracoli da fare, problemi da risolvere, ma, semplicemente, porterò, sopporterò di guardare la tua maschera di sangue senza scandalizzarmi. Sarà così tutta la notte, ogni notte. Alle prime luci dell'alba ti alzerai da terra, indosserai la tunica bianca e il mantello e tornerai tra la gente e fare miracoli. Non ti seguirò nel bagno di folla, tra gli applausi e le ovazioni. Il mio posto non è là, ti aspetterò ogni sera per partecipare alla difficile visione del Dio impotente.

Con la tua grazia sarò puntuale all'appuntamento, con la tua forza non mi addormenterò, con il tuo aiuto non mi scandalizzerò. Mi hai chiamato per questo.
                                                                                                 A.A.

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