mercoledì 30 marzo 2011

Credo in unum Deum …






Oggi sono pochi i Paesi in cui proclamare il Credo potrebbe mettere a repentaglio la propria vita, come nei primi secoli delle persecuzioni. Eppure … che imbarazzo se lo dovessimo fare alla presenza di amici e colleghi che non condividono la nostra fede! Perché siamo timidi quando dobbiamo venire allo scoperto come credenti? Una volta un mio amico ha osservato un giovane musulmano che, srotolato il suo tappeto nello spiazzo di una stazione di servizio, pregava in direzione della Mecca e ha giurato che non avrebbe più esitato a fare il segno della croce e dire la preghiera di ringraziamento prima di mangiare.

Nella nostra società recitare il Credo incontra oggi tre tipi di resistenze. Ci identifica come credenti in un’epoca secolarizzata – ci fa proclamare la fede sotto forma di dogmi – e ce lo fa fare con parole formulate secoli fa dalla Chiesa. Mai in Occidente, almeno a partire dalla Rivoluzione francese, c’è stato un rifiuto tanto feroce della religione. Il libro L’illusione di Dio di Richard Dawkins è uno dei libri che ha venduto di più in tutto il mondo. La religione è generalmente ritenuta irrazionale e fonte di conflitti violenti in tutto il mondo. Quindi, persino confessare di credere fa correre il rischio di esporsi al ridicolo e al disprezzo. Quel che è peggio, il Credo è una dichiarazione di fede sotto forma di dogmi. Il semplice atto del credere è considerato da alcuni segno di immaturità – tollerabile, forse, se si aderisce a una vaga spiritualità, ma la nostra società presuppone che i dogmi siano ‘dogmatici’, che chiudano la mente. Accettarli significa rifiutarsi di pensare con la propria testa.

I padri della Chiesa che hanno definito questi dogmi hanno litigato su ogni parola. Si preoccupavano con tanto ardore della giusta formulazione della loro fede che Sant’Atanasio era pronto a sopportare morte ed esilio per una sola parola del Credo.  Ario, contro il quale è stato scritto in gran parte il Credo niceno, ha insegnato canzoni agli scaricatori del porto di Alessandria per sostenere la sua teologia. Vi immaginate gli addetti ai bagagli dell’aeroporto di Fiumicino che si scaldano sulla questione della divinità di Gesù? Certamente non quelli cristiani!

Ovviamente, la nostra società è altrettanto dogmatica, ma in modo inconsapevole.  Chesterton diceva che ‘ci sono solo due tipi di persone: quelli che accettano i dogmi e lo sanno, e quelli che accettano i dogmi e non lo sanno’ (The Mercy of Mr. Arnold Bennett). Abbiamo perso la consapevolezza che le parole giuste contino, nella fede come in tutto il testo. Una volta mi hanno fermato due giovani che conducevano un’inchiesta. Mi hanno chiesto se credessi che Gesù fosse letteralmente il Figlio di Dio. Ho risposto che dipendeva da quello che volevano dire. Se intendevano che Gesù era il figlio del Padre esattamente nel senso in cui io ero la figlia di mio padre, allora ‘no’. Se invece mi chiedevano se era davvero il Figlio del Padre, ed era ‘generato e non creato’, allora ‘si’. Si sono guardati, confusi, e poi uno ha detto: ‘Mettilo sotto Non so’. Lo scopo dei dogmi della Chiesa non è mettere a tacere ogni discussione. E’ proprio il contrario: si sono evoluti in opposizione alle eresie che facevano proprio così, ossia avvolgere le verità della fede in posizioni teologiche ristrette che tradivano il mistero. I dogmi se ben compresi essi sono icone che ci invitano a proseguire il nostro pellegrinaggio verso il mistero, spingendoci oltre risposte troppo facili.

Quando proclamiamo il Credo, non soltanto approviamo i dogmi, ma lo facciamo con parole composte dalla Chiesa secoli fa. Per molte persone l’accettazione delle formule della Chiesa, una fede definita da un’istituzione, sembra infantile e intellettualmente disonesta, una rinuncia all’integrità intellettuale. Thomas Merton era così disgustato dall’aver scoperto che il libro di teologia cattolica che stava leggendo conteneva il nihil obstat, il permesso ecclesiastico ufficiale per la pubblicazione, che per poco non lo ha gettato fuori dal finestrino del treno. E’ stato un bene che non lo abbia fatto, dal momento che il libro gli ha cambiato la vita.
Quindi, recitare il Credo è da coraggiosi. Ci esponiamo alle accuse di essere ingenui, bigotti, arroganti e creduloni.

Che cosa significa, quindi, per me, confessare di credere in Dio? Sembrerebbe che stia affermando l’esistenza di una persona potente e invisibile, qualcuno che gestisce l’Universo, l’amministratore delegato del mondo. Come per il mostro di Loch Ness o lo Yeti, alcune persone credono che esseri esistano e altri, come Dawkins, no. Si soppesano le prove e si decide. Se la pensate così, allora potreste simpatizzare per Bertrand Russell che disse che se, una volta morto, avesse scoperto che dopo tutto Dio esisteva, avrebbe detto: ‘Toh! Dio, avresti dovuto dare prove più consistenti della tua esistenza’.

Ma tutti i grandi teologi cristiani hanno sempre rifiutato questo tipo di fede in Dio. Dio non è una o tre persone potenti e invisibili. Non stiamo dicendo che, accanto a tutte le persone importanti visibili la cui esistenza è evidente, come il Presidente degli Stati Uniti o il Segretario Generale dell’Onu, ce ne siano altre tre che non possiamo vedere e che sono ancora più importanti. Se faceste una lista di tutte le cose che esistono, Dio non ci sarebbe. Dio è la ragione per cui c’è qualcosa invece che niente, la fonte di tutto ciò che esiste, ma non un’altra cosa esistente.

Che cosa significa, quindi, credere nel Padre, Figlio e Spirito Santo? Per San Tommaso d’Aquino la fede fondamentalmente non è credere a cose su Dio. Dio è un mistero fuori della portata della nostra comprensione. In questa vita siamo uniti a Dio come all’Inconoscibile. Credere è l’inizio di un’amicizia con Dio. Ciò ha inizio con l’essere chiamati da Dio.  Dio si è rivolto ai nostri antenati nella fede ed essi hanno risposto ‘eccomi’! Sono stati invitati a scoprire di far parte della lunga storia dell’amicizia di Dio con il suo popolo.

Credendo nel Padre, creatore del cielo e della terra, guardo tutto con gratitudine. Credendo nel Figlio, gioisco della sua intelligibilità e cerco di capire. Credendo nello Spririto Santo, mi proietto oltre me stesso nell’amore. I dogmi sono importanti. L’ortodossia libera dal pregiudizio e dalla meschinità e schiude i cuori e le menti. Come diceva il grande Chesterton, l’ortodossia è un’avventura.


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