sabato 12 marzo 2011


LETTERA
all’ARCIDIOCESI di MATERA – IRSINA

di S.E. Mons. Salvatore LIGORIO

per la QUARESIMA 2011



Miei carissimi fratelli nel Sacerdozio e fedeli tutti

di questa amata Chiesa di Matera-Irsina.

1. Con gioia vivo questo appuntamento annuale perché mi permette di formulare alcune riflessioni che nascono dal profondo del mio cuore e di poter manifestare, ancora una volta, quanto desideri essere vicino a ciascuno di voi.

Questa vicinanza sarà vissuta in modo particolare quest’anno in occasione dell’indizione della Visita Pastorale, che già stiamo preparando mediante gli incontri con i Consigli Pastorali parrocchiali per prendere maggiore coscienza di camminare insieme sotto la mia guida.

Da questi incontri scaturisce il desiderio da parte di tutti di realizzare “la missione propria della Chiesa nell’oggi di una storia e di un’umanità assetata di verità, desiderosa di ritrovare il senso della vita, alla ricerca di punti di riferimento sicuri per soddisfare la sete di felicità” (Introduzione Schede di lavoro in preparazione alla Visita Pastorale).

Diventa impellente avviare la Nuova Evangelizzazione che chiede alla nostra Chiesa “di annunciare Gesù Cristo … e per questo di incontrare l’uomo, perchè diventi parte integrante dell’annuncio”.

Tutti noi speriamo che la Visita Pastorale metta la nostra Chiesa e le singole comunità “in stato di missione permanente, alla ricerca degli uomini e delle donne, delle famiglie … di coloro che popolano il Cortile dei Gentili … e che attendono una proposta di fede autentica” (ibidem). Soprattutto questi motivi mi spingono a ricordarvi, come ogni anno, gli elementi essenziali che sono importanti per un costante rinnovamento di vita che porti a celebrare degnamente la Pasqua del Signore.

Oggi mi rendo conto che nel contesto sociale in cui viviamo non è facile parlare dei valori dello Spirito, non solo ai lontani, ma anche a quanti sono vicini e inseriti nella comunità ecclesiale.

La causa più evidente di tutto ciò è la secolarizzazione intesa non più come un lontano fenomeno da analizzare in astratti dibattiti accademici, ma come qualcosa che ha invaso ogni aspetto della vita quotidiana e che sviluppa una mentalità in cui Dio è, di fatto, assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana.

La voce del Papa è chiarissima a questo riguardo e va presa in grande considerazione. Benedetto XVI ce lo ripete da tempo con insistenza e mi è gradito proporre alla vostra attenzione un passaggio del suo discorso al Pontificio Consiglio della Cultura, tenuto nel marzo 2008: “Questa secolarizzazione non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. Snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti. Essi vivono nel mondo e sono spesso segnati, se non condizionati, dalla cultura dell’immagine che impone modelli e impulsi contraddittori, nella negazione pratica di Dio: non c’è più bisogno di Dio, di pensare a Lui e di ritornare a Lui. Inoltre, la mentalità edonistica e consumistica predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale”.

Questa visione di vita, tratteggiata accuratamente nei particolari dal Papa nel suo discorso, è entrata prepotentemente in mezzo a noi e pertanto diviene quanto mai improrogabile attivare da parte di tutti noi una reazione edificante ad un simile stato di fatto. E’ urgente ribadire il richiamo dei valori alti dell’esistenza, la necessità del ritorno in noi stessi come è riuscito a fare il figlio della parabola di Luca (cfr. Lc 15, 11-32) a risentire la nostalgia del Padre, a riscoprire l’esigenza del primato di Dio nella quotidianità dell’esistenza, ma soprattutto a far diventare concretezza di vita quanto ci viene ricordato dalla liturgia del Mercoledì delle ceneri “Convertitevi e credete al Vangelo”.

“DALLE SUE PIAGHE SIETE STATI GUARITI” (1Pt 2,24).


2. La santa Quaresima che inizia con il segno della cenere sul capo, ci sollecita ad una maggiore responsabilità e consapevolezza di appartenenza ecclesiale nella nostra vita cristiana per vivere pienamente la celebrazione del Paschale Sacramentum.

Il cammino quaresimale è celebrazione sacramentale della nostra conversione (cfr. Orazione colletta, I domenica di Quaresima), donato a noi dalla Sapienza divina per crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e testimoniarlo con una degna condotta di vita.

Rientrare in sé (cfr. Lc 15,17) è l’itinerario proposto al credente dai quaranta giorni quaresimali. Il cammino di conversione che permette al cristiano di sperimentare la nostalgia di Dio creatore e Padre (cfr. Lc 15, 18-19), e di comprendere che, nato malato in Adamo, è guarito solo in Cristo Gesù con quell’unico ed eterno Sacrificio che è redenzione e salvezza per tutti. Gesù è l’Agnello che ha preso su di sé il peccato del mondo, ha condiviso la natura umana fino alla morte e alla morte di Croce per riscattare l’uomo dalla schiavitù del male e reintegrarlo nella sua originaria dignità di figlio di Dio.

Il cristiano ha ricevuto questo dono con il sacramento del Battesimo, ma per quella contraddizione che permane in lui, conseguenza del peccato originale che ha reso fragile la natura umana, ha necessità di farlo maturare nella fede tutti i giorni della sua esistenza terrena.

Le parole dell’Apostolo ai Romani sono esplicite a riguardo “in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti, io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Rom 7, 18-19).

Il commento più chiaro a quanto afferma san Paolo ce lo propone Benedetto XVI quando asserisce: “Questa contraddizione interiore del nostro essere non è una teoria. Ognuno di noi la prova ogni giorno. E soprattutto vediamo sempre intorno a noi la prevalenza di questa seconda volontà. Basta pensare alle notizie quotidiane su ingiustizie, violenza, menzogna, lussuria. Ogni giorno lo vediamo: è un fatto” (Udienza generale del 3.12.2008).

La grazia della Redenzione, ricevuta in dono con il Battesimo, ci ha trasformati dal di dentro, ma non ha eliminato in noi la necessità di lottare con tutte le nostre forze e di vivere in una continua conversione di vita.

In questo tempo quaresimale dobbiamo rientrare in noi stessi facendoci inondare dalla grazia sacramentale. Dobbiamo prendere coscienza della fragilità della condizione umana e renderci conto di poter uscire dal disimpegno nello scegliere il bene. Ma soprattutto dobbiamo orientarci alla testimonianza della carità con l’aiuto costante del dono pasquale “Convertici a te, o Padre, nostra salvezza, e formaci alla scuola della tua sapienza, perché l’impegno quaresimale lasci traccia profonda nella nostra vita” (Orazione colletta, lunedì I settimana di Quaresima).

“Converte nos, Deus, salutaris noster” è la preghiera che dovremmo quotidianamente rivolgere nei giorni quaresimali a Dio creatore e Padre, riscoprendo il Primato della sua Presenza in noi, liberando il nostro cuore dall’egoistico possesso delle cose materiali, imparando a vivere nella logica missionaria del dono e dell’amore.

“NON DI SOLO PANE VIVE L’UOMO, MA DI OGNI PAROLA CHE ESCE DALLA BOCCA DI DIO” ( Mt 4, 4).


3. “Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio?”

Questa domanda che Benedetto XVI propone a tutti noi nel Messaggio per la Quaresima 2011, la faccio anche mia.

Non è necessario “stravolgere” il tempo quaresimale con la ricerca di chissà quale nuova iniziativa pastorale per toccare il cuore dell’uomo. Abbiamo la sua Parola che per cinque settimane, di giorno in giorno e di domenica in domenica, ci accompagna illuminando il nostro cammino di Quaresima con un definito itinerario verso la conversione e un autentico ritorno al Dio misericordioso.

La Chiesa, infatti, “non vive di se stessa ma del Vangelo e dal Vangelo sempre e nuovamente trae orientamento per il suo cammino” (Esortazione Apostolica post-sinodale Verbum Domini 51).

La Sacra Scrittura, con quanto ci comunica nel tempo quaresimale, aiuta il cristiano non solo a mettersi in atteggiamento di ascolto, ma lo sostiene, lo motiva nel riformulare la sua esistenza stimolando un deciso ritorno al Padre e un rinnovamento radicale di vita. Nel dialogo con Dio, che nasce immediato dall’ascolto attento della sua Parola, “comprendiamo noi stessi e troviamo risposta alle domande più profonde che albergano nel nostro cuore. La Parola di Dio, infatti, non si contrappone all’uomo, non mortifica i suoi desideri autentici, anzi, li illumina, purificandoli e portandoli a compimento” (VD 23).

La Parola di Dio è viva ed efficace (cfr. Eb 4,12) e quando l’ascoltiamo nell’azione liturgica siamo posti dinanzi al grande Mistero di fede che realizza ciò che dice.

L’attento e fedele ascolto della Parola, nel tempo quaresimale, aiuta a cogliere “l’agire di Dio nella storia della salvezza e nella vicenda personale di ogni suo membro” (VD 53).

In questo anno pastorale l’incontro quaresimale con la Parola ci invita a percorrere il cammino battesimale del ciclo A del Lezionario e sono soprattutto le cinque Domeniche a darci i motivi essenziali ai quali volgere la nostra attenzione di fede. Come battezzati siamo invitati, con quella gradualità che è propria della Sapienza divina, a comprendere sempre di più quanto siamo inadeguati nel constatare e rimuovere il peccato e le tentazioni che lo producono (I domenica).

Come Gesù nel deserto possiamo superare le lusinghe del maligno non facendo assegnamento solo in noi stessi, ma principalmente confidando in “ogni parola che esce dalla bocca di Dio” ( Mt 4, 4).

Il cristiano dinanzi alle molteplici situazioni di precarietà e di caduta, nel cammino quaresimale verso il Padre, potrebbe pensare di costruirsi percorsi alternativi e rimedi solo apparenti.

La liturgia della II Domenica di Quaresima, presentandoci il mistero della Trasfigurazione, assicura al discepolo la possibilità della vittoria e, più ancora, della gloria, ma con l’unica condizione di seguire fedelmente Gesù, come chiede il Padre nel brano evangelico “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” (Mc 9, 7).

L’itinerario quaresimale prosegue offrendo al battezzato, che desidera immergersi nel mistero di Dio per celebrare degnamente la Pasqua, l’opportunità di ripercorrere quelle tappe indispensabili, proprie del cammino catecumenale, per andare alle radici della sua esistenza di fede e rinnovare in questo modo la sua totale identificazione a Cristo Gesù ricevuta col Battesimo (cfr. Gv 15, 1- 7).

Sono tre i passaggi che vengono proposti dalla Parola di Dio: Gesù è l’acqua che zampilla per la vita eterna (cfr. Gv 4,14 - III Domenica); Gesù è la luce che illumina ogni uomo (cfr. Gv 1,9 - IV Domenica); Gesù è la vita che vice la morte (cfr. Gv 11, 25-26 - V Domenica).

Nel tempo quaresimale, illuminati dalla Parola di Dio, celebriamo nella ritrovata gioia interiore, il mistero della passione-morte-risurrezione del Maestro.

Il battezzato è sanato da questo Mistero attraverso il nuovo ed eterno sacrificio di Gesù che “spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore del sepolcro” (annunzio pasquale).

4. Concludo con un riferimento al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, evento storico in cui si intrecciano elementi di memoria, di riflessione e di prospettiva per la nostra Nazione.

In comunione con il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Angelo Bagnasco, esprimo la convinta e responsabile partecipazione della nostra Comunità ecclesiale a tale momento, in spirito di leale collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese.

Vi affido alla protezione di Maria S.ma della Bruna e faccio mio l’invito che Papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la Quaresima rivolge a tutti i credenti: “Rinnoviamo in questa Quaresima l’accoglienza della Grazia che Dio ci ha donato nel Battesimo, perché illumini e guidi tutte le nostre azioni”.

Auguro di prepararci a vivere pienamente la bella azione della Visita Pastorale nella sequela di Cristo in un modo sempre più generoso e autentico.


Matera, 22 febbraio 2011,
Festa della Cattedra di San Pietro


+ Salvatore Ligorio
Arcivescovo di Matera - Irsina


Canto d'ingresso per la Quaresima: Parce Domine

Un canto d'introito che va sempre bene in Quaresima: Parce Domine. Vi riporto il testo con la musica e la traduzione. Come sempre il video del maestro di Gregoriano Giovanni Vianini di Milano che ci permette di imparare bene il canto.



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