venerdì 4 marzo 2011

Hai tu pianto,
Giuseppe d’Arimatea?

(Marco II)




Il tuono di Dio, il Verbo, tace nella carne; di contro, grazie alla sua divinità, le montagne tremano alla sua voce (Sal 17,8; Sal 45,4). Distese sono le sue mani, secondo la carne; ma grazie alla sua divinità, Egli tiene l’universo nel pugno.
Conosci, Giuseppe d’Arimatea, chi hai domandato e chi ha ricevuto? Cosa albergava nel tuo cuore, mentre ti recavi nel luogo della croce e deponevi il Signore? Sai ciò che hai detto o ciò che hai portato? Il giusto Giuseppe e Nicodemo hanno compiuto la sepoltura divina con timore e tremore.
Ma desidero interrogarti, padre mio Giuseppe, riguardo a una questione che mi assilla. Non vacillarono le tue mani, mentre trasportavi Colui che siede su quei cherubini che tramano davanti al suo volto, in preda al timore? O quale trepidazione celavi in te, quando hai preso il sudario e l’hai posto sul suo capo? Non tremavano i tuoi occhi quando hai guardato il suo corpo divino nella carne, che era, davanti agli occhi tuoi, simile ai morti, ma che, per la sua divinità, vivifica quanti fin dall’inizio sono morti? [...]
Hai tu pianto sul suo corpo?

Marco II patriarca copto di Alessandria (dal 799 all’819)
tratto da Cannuyer, I Copti, pp. 145-146

*   Dall’omelia cattedrale del Patriarca Marco II, probabilmente l’ultima opera copta non anonima e databile; sembra sia stata pronunciata nel corso della prima Pasqua celebrata dal patriarca dopo la sua intronizzazione. Forse è un adattamenteo di un noto sermone di Epifano di Cipro.

tratto da Nati dallo Spirito marzo 4th, 2011 | Categoria: SPIRITUALITA'

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