martedì 17 maggio 2011

18 MAGGIO
SAN LEONARDO MURIALDO


 
SECONDA LETTURA
Dall'omelia « Mistero di amore » di san Leonardo Murialdo, sacerdote.
(Novena di Natale del 1860; Mss. t. V, pos. 994/9-16)
Dio ci ama come una madre ama il suo unico figlio.
Regna nel mondo uno scandalo, un errore e sto per dire una empietà che causa la più deplorevole strage nella Chiesa di Cristo: ed è che non si crede all'amore di Dio per noi.
Noi abbiamo sentito ripetere fin dall'infanzia che Dio ci ha amato e ci ha amato tanto e perciò abbiamo ormai assuefatto l'orecchio e crediamo quasi che quando, si dice amore di Dio per l'uomo, questa non sia che una parola d'uso senza fondamento e senza verità. Infatti, o fratelli, riflettiamo seriamente su noi stessi: ci crediamo realmente all'amore di Dio per noi? Crediamo veramente che noi siamo l'oggetto del suo infinito amore, che Egli ci tiene cari come pupilla dei suoi occhi, e che Egli ci ama come una madre ama il suo figlio unigenito? Se noi lo credessimo, noi pure lo ameremmo, perché anche noi abbiamo un cuore che palpita e quale è il cuore che non riami chi lo ama?
Ma l'amore, dice santa Teresa, non è amato perché non è conosciuto, non è creduto dagli uomini; e se noi lo crediamo, confessiamo pure che assai languida e quasi morta è la nostra fede nella meravigliosa carità di Dio per noi. Egli ce ne diede prove così meravigliose che giunse persino agli eccessi, secondo la frase dell'apostolo (cfr. Gv 3,16); ce ne diede pegni così grandi che divennero persino pietra di inciampo al superbo incredulo ed al miscredente che rigetta la fede e la salvezza eterna, perché non può credere che un Dio possa giungere a quegli eccessi di amore per l'uomo che sono il presepio, la croce e l'altare. E tuttavia noi stessi suoi figli prediletti che crediamo a quei prodigi di amore, noi stessi poi non abbiamo fede nell'amore che li operò e di cui essi ci danno così chiara testimonianza.
Ma badiamo, o fratelli, che questa è verità di fede; e chi avvertitamente dubitasse di questo amore di Dio per noi, sarebbe non solo ingrato, ma cesserebbe persino di essere cattolico. « Pur essendo noi nemici, egli ci amò » (Rom 5,10); dunque anche ora.
Poiché avvertite, o miei cari, che è lo Spirito Santo che per mezzo dell'apostolo san Giovanni, ci attesta questa verità con quelle sublimi parole: « Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito » (Gv 3,16).
Così per mezzo dell'apostolo san Paolo ci dice che Cristo: « ci ha amato e dato se stesso per noi » (Gal 2,20). Amò noi e diede se stesso per noi. È dunque la stessa, ineffabile parola di Dio che ci assicura di questa consolantissima verità: che Dio ci ama.

RESPONSORIO 1 Gv 4,16.19
Noi abbiamo creduto all'amore che Dio ha per noi.
* Chi vive nell'amore dimora in Dio e Dio in lui.
Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo.
Chi vive nell'amore dimora in Dio e Dio in lui.

Oppure: SECONDA LETTURA
Dagli scritti di san Leonardo Murialdo, sacerdote (Conferenza del 1869; Mss. t. Ili, pos. 397/7-10)
La predilezione per i giovani poveri e abbandonati
Noi troviamo motivi speciali per rallegrarci della nostra missione, motivi tratti dalla natura dei giovani a cui in modo speciale attendiamo. Quali sono essi? Poveri e abbandonati: ecco i due requisiti che costituiscono un giovane come uno dei nostri; e quanto più è povero ed abbandonato, tanto più è dei nostri.
Poveri ed abbandonati! Quanto è bella la missione di attendere all'educazione dei poveri! E come è più bella ancora quella di cercare, di soccorrere, di educare, di salvare per il tempo e per l'eternità i poveri abbandonati, abbandonati dal lato morale se non materiale. Come è dolce sentirsi dire con verità « a te si abbandona il misero, dell'orfano tu sei il sostegno » (Sal. 9,35). I poveri, i fanciulli e infine i peccatori erano la pupilla degli occhi di Gesù Cristo, la gemma preziosa ai suoi occhi, il tesoro preziosissimo. E i nostri giovani sono poveri, sono fanciulli e, aggiungiamo pure, talora sono ben altro che innocenti! Ma quest'ultimo carattere, sebbene in se stesso certamente non amabile, deve forse renderci i nostri giovani meno cari, meno, sia lecita l'espressione, interessanti?
Forse noi dimentichiamo qualche volta questa condizione dei giovani al cui bene intendiamo consacrare la nostra vita. Non appena un giovane si mostra di indole infelice, o anche perversa, di carattere indisciplinato e poco disciplinabile, restìo alla educazione, orgoglioso, caparbio e stazionario nel male, o procedente anzi di male in peggio, subito ci disgustiamo, ci disanimiamo e brameremmo senz'altro che quel poverino ci togliesse ogni fastidio andandosene per i fatti suoi, lui ed i suoi vizi. Ma non dobbiamo tuttavia essere troppo facili a stancarci, a disanimarci, a disperare. Non dimentichiamo che raccogliendo abbandonati dobbiamo aspettarci di trovare giovani che abbiano tutta la ignoranza, la selvatichezza e tutti i vizi che nascono da uno stato di abbandono.
Si trattasse anche di giovani appartenenti a famiglie civili e cristiane, non dovremmo meravigliarci di trovare difetti e anche vizi nei fanciulli. Poiché, se già fossero perfetti, perché educarli? Ora, che dobbiamo attendere noi che ricoveriamo fanciulli raccolti dalla pubblica strada, o alle volte, che escono dalle mani di parenti volgari o scandalosi? La loro miseria morale ci deve commuovere molto di più che non la loro miseria materiale; e invece di farci perdere troppo presto la pazienza e la speranza, ci deve animare a lavorare coraggiosi e pieni di commiserazione verso questi infelici; in verità sovente sono più infelici che colpevoli e probabilmente saremmo anche noi così se come loro fossimo stati abbandonati.
La stessa condizione dunque dei nostri poveri giovani ci sia spinta a farci maggior violenza per ben adempiere i doveri che a ciascuno nel proprio stato impone la loro educazione ed a pregare Dio che « faccia crescere » (1 Cor 3,6).

RESPONSORIO Sal 81,3-4; cfr Gc 2,5
Difendete il debole e l'orfano, al misero e al povero fate giustizia;
* salvate il debole e l'indigente, liberateli dalla mano degli empi.
Dio ha scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno:
salvate il debole e l'indigente, liberateli dalla mano degli empi.

Oppure:
SECONDA LETTURA
Dal discorso del papa Giovanni Paolo II ai Giuseppini del Murialdo (l dicembre 1978)
Ricerca della santità, ansia pedagogica, fedeltà alla Chiesa e al Papa.
Carissimi figli, desidero esortarvi a mantenervi fedeli a tre consegne del vostro Fondatore.
1. La ricerca della santità. «Fatevi santi e fate presto » era la costante esortazione del Murialdo. Questa deve essere la nostra prima preoccupazione e il nostro impegno fondamentale. La santità consiste prima di tutto nel vivere con convinzione la realtà dell'amore di Dio, nonostante le difficoltà della storia e della propria vita.
Nel « Testamento spirituale » il Murialdo scrisse: « Bramerei che la Congregazione di san Giuseppe mirasse soprattutto a diffondere attorno a sé e specialmente nel suo seno la conoscenza dell'amore infinito, attuale e individuale che Dio ha per tutte le anime, massime dei fedeli, e in modo particolarissimo per i suoi eletti e prescelti — i sacerdoti, i religiosi — e dell'amore personale che egli ha per ciascuno. Si legge nei libri di pietà, si predica dal pulpito che Dio ha tanto amato gli uomini, ma non si riflette che è adesso, attualmente, in questa ora stessa che Dio ci ama veramente infinitamente... ».
Questo voglio dire anch'io a voi tutti; nelle vostre difficoltà quotidiane, nei momenti della prova e dello scoraggiamento, quando sembra che ogni impegno sia quasi svuotato di interesse e di valore, ricordatevi che Dio conosce i nostri affanni! Dio vi ama uno per uno, vi sta vicino, vi comprende! In Lui confidate e in questa certezza trovate il coraggio e la gioia di compiere con amore e con letizia il vostro dovere.
La « santità » consiste inoltre nella vita di nascondimento e di Limiltà: sapersi immergere nel travaglio quotidiano degli uomini, ma in silenzio, senza ramori di cronaca, senza echi mondani. « Facciamo e tariamo » : era il motto programmatico del vostro Fondatore. Fare e tacere! Come è attuale anche oggi questo programma di vita e di apostolato.
Fate tesoro, carissimi figli degli insegnamenti del vostro Santo! Essi indicano la via sicura per l'avvento del regno di Dio!

2. Una seconda caratteristica di san Leonardo
Murialdo è stata l'ansia pedagogica. Egli fu indubbiamente un grande educatore, come Don Bosco, e impegnò tutta la sua vita nell'educazione dei fanciulli e dei giovani, convinto del valore del metodo preventivo e dell'orientamento cristocentrico.
Meditiamo insieme ciò che egli scrisse ai confratelli raccolti negli esercizi spirituali del 1898: « L'amore di Dio generi lo zelo per la salvezza dei giovinetti: " ne perdantur ", dice san Giovanni Crisostomo, affinché non si perdano, non si dannino e quindi... vero zelo di salvarli, di istruirli bene nella religione, di insinuare loro l'amore di Dio, di Gesù Cristo, di Maria e lo zelo di salvarsi. Ma tutto questo non si otterrà se non si avrà umiltà nel cuore » (Epist. V, n. 2187).
È una esortazione di cui il Papa si vuole fare eco. Sia questo il vostro assillo: educate per salvare!
La « pedagogia della salvezza eterna » sprigiona logicamente la « pedagogia dell'amore ». Impegnate totalmente la vostra vita per edificare, per formare i fanciulli e i giovani, comportandovi in modo che la vostra vita sia per essi un incessante esempio di virtù: bisogna farsi piccoli con i piccoli e tutto a tutti per guadagnare tutti a Cristo!
La bontà del cuore, l'affabilità, la pazienza, la cortesia, l'ilarità sono elementi necessari per «agganciare», per formare, per portare a Cristo, per salvare, e molte volte esigono sforzo e sacrificio. Nonostante le difficoltà, dovete continuare nella vostra fatica con amore e dedizione, perché l'opera dell'educatore ha un valore eterno.

3. Infine, vorrei rilevare un'ultima caratteristica che mi pare importante per definire più compiutamente la fisionomia del Murialdo, ed è la sua profonda fédeità alla Chiesa e al Papa. Agite anche voi così! Amate la Chiesa! Amate il Papa! Siate docili ai suoi insegnamenti e alle sue direttive, ben convinti che il Signore vuole l'unità nella verità e nella carità, e che lo Spirito Santo assiste il Vicario di Cristo nella sua opera indispensabile e salvifica. E pregate e fate pregare i vostri giovani e i vostri fedeli per il Papa e per la Chiesa.
Non possiamo concludere che rivolgendoci a Maria Santissima, così amata e venerata dal Murialdo, che a Lei ricorreva come alla Mediatrice Universale di ogni grazia. Nelle sue lettere ritornava continuamente il pensiero di Maria, in esse egli inculcava la recita del rosario, affidava ai suoi Figli la diffusione della devozione alla Vergine SS .ma, e affermava: « Se si vuole fare un po' di bene in mezzo ai giovani, bisogna infondere loro l'amore a Maria ». L'opera benefica, svolta dal vostro Fondatore, ne costituisce la migliore conferma. Seguitene, dunque, anche in questo l'esempio.

RESPONSORIO 2 Cor 13,12; Rom 15,13
Fratelli, state lieti, cercate ciò che è perfetto, fatevi coraggio a vicenda,
abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace: * il Dio dell'amore e della pace sia con voi.
II Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e serenità nella fedele
il Dio dell'amore e della pace sia con voi.

ORAZIONE
O Dio, sorgente e principio di amore, che hai suscitato san Leonardo Murialdo padre degli orfani, animatore e guida dei lavoratori, per sua intercessione concedi a noi di seguire i precetti del tuo amore nel servizio verso i nostri fratelli. Per il nostro Signore

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