domenica 20 marzo 2016

Pedofilia nel clero

 
Alcune semplici osservazioni (con relative domande) sull’ennesima deflagrazione mediatica contro la Chiesa Cattolica.
 
di Don Giorgio Ghio
 
 

 
 
 
zzzzpll1) Il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia istituita dal Sommo Pontefice e membro del consiglio di porporati da lui incaricato di studiare la riforma della Curia Romana, si è recentemente sottoposto, per via telematica, a quattro giorni di estenuanti interrogatori circa le sue presunte responsabilità e omissioni nel trattamento di gravissimi casi di abusi sessuali su minori da parte di esponenti del clero australiano. Una prima domanda sorge spontanea: nella sua qualità di principe di Santa Romana Chiesa e di alto rappresentante di uno Stato sovrano, era proprio obbligato a subire questa umiliazione? Perché non è intervenuta l’autorità superiore? Non staranno mica cercando, da Oltretevere, di silurare di nuovo – inducendolo alle dimissioni – un cardinale di tendenze un po’ troppo conservatrici?
 
2) A prescindere da eventuali, effettive inadempienze del prelato da sacerdote e da vescovo, un legittimo sospetto si leva sulle circostanze esterne scelte per tali interrogatori: la coincidenza con la premiazione di un film che tratta il delicatissimo tema senza affatto smentire il cinematografico genere letterario di una gerarchia cattolica avvezza alla più abietta slealtà e perfidia; gli orari fissati in tarda serata o la mattina presto (in pratica di notte; solo per questioni di fuso-orario?), quando una persona anziana non è certo nelle migliori condizioni psico-fisiche per rispondere a domande su fatti avvenuti tra il 1960 e il 1980, quindi non proprio recentissimi; l’ostile e minacciosa presenza, di fronte a lui, di ben quattordici sopravvissuti autorizzati a interferire nel dibattimento con insulti e vivaci rimostranze. Seconda domanda: non avranno magari provato a far moralmente crollare l’illustre imputato?
 
3) Tale metodologia da processo-farsa sovietico si inscrive altresì in un contesto di generale disinformazione: i provvedimenti presi in casa cattolica per correggere il fenomeno degli abusi sono generalmente sottaciuti; viceversa, grava una cappa di omertoso silenzio sulla piaga della pedofilia on-line, nonché su quella dei viaggi del sesso in Paesi dove i minori si vendono per pochi spiccioli. Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’Associazione Meter, impegnato da venticinque anni nella lotta a queste sordide pratiche, ha già denunciato all’autorità competente migliaia di siti pedofili, in alcuni dei quali si mostrano video in cui dei neonati vengono seviziati e uccisi allo scopo di provocare l’eccitazione sessuale in individui a tal punto rotti all’abominevole vizio da essersi in pratica ridotti all’impotenza. Terza domanda: come mai nessun giornalista ne parla? Non sarà per caso perché la clientela di quel turpe mercato appartiene in buona parte proprio alla classe dirigente in ambito politico, economico e mediatico? Sarà esagerato parlare di lobby della pedofilia, che ne promuove la legalizzazione tentando di entrare nei Parlamenti sotto forma di partiti?
 
4) Il crimine della pedofilia non è certo appannaggio del clero cattolico. Gli ambienti in cui si registra la più alta frequenza di abusi sono purtroppo la famiglia e il parentado. Ora, come se non bastasse, si preparano a concedere l’adozione a coppie di pervertiti/e riconosciute dallo Stato: chi saprà mai a quali innominabili violenze fisiche e psichiche saranno sottoposti i malcapitati “figli adottivi”? Se la minaccia delle tasse sugli immobili ecclesiastici non avesse cucito abbastanza stretto le bocche dei vescovi (già diffidati dal fare i “piloti” dal loro stesso capo, che ha perorato la causa della raccolta selettiva dei rifiuti, ma non si immischia in questa gravissima deriva morale), ecco rispuntare l’arma letale dello sdegno mondiale suscitato ad arte per stroncare qualsiasi obiezione a una rivendicazione legale che, fino a pochi anni fa, sarebbe suonata mostruosa soltanto a evocarla. Nel contempo si segue con apprensione – perfino da Santa Marta – lo stato di salute di un vecchio laido e ripugnante che si vanta pubblicamente dei suoi ninfetti… Quarta domanda: ci sarà mai un magistrato che abbia i virili attributi per incriminarlo delle sue inveterate nefandezze? Vomitevole ipocrisia del sistema!
 
5) Ciò detto, nessuno nega che commettere abusi sessuali sia per un prete cattolico una colpa di gravità eccezionale, passibile della dimissione dallo stato clericale, e che tale piaga, pur riguardando un’esigua minoranza del clero, abbia assunto in certi Paesi proporzioni a dir poco apocalittiche. Perché mai però – ed è la quinta domanda – non ci si interroga sulle cause profonde di questa spaventosa decadenza morale? La stretta coincidenza cronologica tra l’esplosione del fenomeno e l’avvio dell’aggiornamento nella Chiesa non ha proprio alcuna rilevanza storica? Il “rinnovamento” dei seminari e degli istituti religiosi, risoltosi di fatto in una catastrofica crisi, non avrà avuto alcuna incidenza? Il prete e il consacrato mondanizzati che hanno rinunciato alla propria identità, abolendo di conseguenza la separazione dal mondo che le è intrinsecamente connessa, con quali mezzi potranno mai difendersi e immunizzarsi dalle perverse tendenze mondane? Chi ha perso ogni senso della sacralità in rapporto alla propria persona e alla propria attività perseguendo un’assimilazione livellante all’ambiente sociale non ha più gli anticorpi spirituali per resistere all’enorme pressione cui è sottoposto; figuriamoci se potrà mai positivamente incidere su di esso in modo da modificarne gli orientamenti…
 
6) Ultima domanda: a chi giova infine questo nuovo attacco, oltre alle logge massoniche che, nelle cosiddette “messe nere”, praticano lo stupro e l’assassinio di minori scomparsi di cui si perde, evidentemente, qualsiasi traccia? Alcune esternazioni, isolate ma ripetute, di autorevoli ecclesiastici insinuano, in chi ha cervello per intendere, un’inquietante supposizione. Il rinnovato, postumo polverone sui clericali abusi sessuali non serve soltanto a tapparci la bocca dall’esterno. Sembra altresì che, dall’interno, ci sia chi sta lavorando a demolire i fondamenti stessi della gerarchia cattolica.
 
Solerte promotore di studi e convegni sul tema, autorevole esponente del think tank bergogliano, padre Hans Zollner, vice-rettore dell’Università Gregoriana (a torto o a ragione, la più prestigiosa istituzione accademica cattolica al mondo), nonché membro della recente Commissione pontificia per la prevenzione degli abusi su minori, sostiene che l’emergenza imponga un profondo ripensamento della dottrina cattolica sul sacerdozio… E perché mai? Basterebbe che i vescovi facessero il loro dovere.
 
fonte: Confederazione Civiltà Cristiana  

Nessun commento:

Posta un commento