Pochi
bambini a messa,
don Antonio ai genitori:
riflettete sulle vostre responsabilità
don Antonio ai genitori:
riflettete sulle vostre responsabilità
Avezzano.
I bambini a messa la domenica sono sempre meno e don Antonio Salone, dopo aver
visto per l’ennesima volta i banchi semi vuoti scrive ai genitori: riflettete
sulle vostre responsabilità. La formazione di un bambino avviene, prima che a
scuola e a catechismo, tra le mura domestiche.
Per questo il parroco dello
Spirito Santo, vedendo sempre meno bambini tra i banchi della chiesa, ha deciso
di rivolgersi alle mamme e ai papà ricordando i loro doveri. “L’infanzia e
l’adolescenza sono tempi privilegiati per interiorizzare valori che poi
diventano, nella coscienza, criteri di giudizio circa il bene e il male e le
varie scelte della vita”, ha scritto don Antonio, “ma da cosa il fanciullo
o l’adolescente percepisce “ciò che vale”? Televisione a parte, i valori
vengono appresi dalle parole e dal comportamento dei genitori. Fin dai primi
anni infatti il bambino intuisce che i genitori soffrono – talvolta fino alle
lacrime – se, ad esempio, lui sta male o se non frequenta con profitto la
scuola e che dunque la salute e il buon rendimento scolastico sono cose
importanti, sono appunto “valori”.
Al contrario fanciulli e giovani, che
mostrino disinteresse nei confronti di Dio e della pratica religiosa, non
avvertono alcun dispiacere sul volto dei genitori, quando addirittura non vi
leggono compiaciute giustificazioni! Essi così, con la vostra complicità,
maturano la convinzione che la fede in Dio non è un valore e non
merita dedicarvi tempo né coltivarla. Scrivo a voi, Papà e Mamme – spinto
dalla tristezza di vedere la pur numerosa Assemblea domenicale “povera” di
fanciulli e di adolescenti e motivato dalla premura per la formazione cristiana
dei miei Fedeli – per invitarvi a riflettere sulla responsabilità che vi
assumete davanti a Dio se, trattando con estrema leggerezza la dimensione
religiosa dei vostri figli, voi finite con il travasare in loro una sorta di
ateismo pratico.
Togliendo Dio dall’orizzonte dell’esistenza non si ha più
una motivazione valida per l’agire morale (“Se Dio non c’è, tutto è permesso!” avverte
il grande pensatore russo Dostoevskij). Riflettiamoci, noi che siamo così
facili a scandalizzarci per lo scarso senso morale riscontrabile in tutti gli
ambiti della società… Riempite i figli di ogni bene materiale (cibo, vestiti,
soldi, divertimento, …) ma li svuotate di certezze interiori. Vi preoccupate
per la droga, ma siete incomprensibilmente tranquilli di fronte al vuoto
interiore che del ricorso alla droga è la causa più profonda e quasi
l’anticamera. Tenete presente che il Cristianesimo non è una teoria né una
ideologia, ma una concreta relazione vissuta (come, per esempio,
quella vigente tra genitori e figli) e alimentata nell’incontro
settimanale con il Risorto e con la Comunità del Risorto (= Chiesa) nella
S.Messa domenicale. Nel settembre del 2007, nel duomo di Vienna, Papa
Benedetto XVI ha pronunciato a questo riguardo una splendida omelia. Ne
propongo qualche passaggio alla vostra riflessione. “Cari fratelli e
sorelle, Sine dominico non possumus! Senza il Giorno del Signore non
possiamo vivere: così risposero nell’anno 304 alcuni cristiani di Abitene
nell’attuale Tunisia quando, sorpresi nella Celebrazione eucaristica
domenicale, che era proibita, furono portati davanti al giudice e fu loro
chiesto perché avevano tenuto di Domenica la funzione religiosa cristiana, pur
sapendo che questo era punito con la morte. “Sine dominico non possumus”.
Nella
parola dominicum/dominico sono indissolubilmente intrecciati due
significati: (….) il Risorto, del cui contatto e vicinanza i cristiani hanno
bisogno per essere sé stessi. Questo, però, non è solo un contatto spirituale,
interno, soggettivo: l’incontro col Signore si iscrive nel tempo attraverso
un giorno preciso. (…) Per quei cristiani la Celebrazione eucaristica
domenicale non era un precetto, ma una necessità interiore. Senza Colui che
sostiene la nostra vita, la vita stessa è vuota. Lasciar via o tradire questo
centro toglierebbe alla vita stessa il suo fondamento, la sua dignità interiore
e la sua bellezza. (…) “Sine dominico non possumus!”. Senza il Signore e
il giorno che a Lui appartiene non si realizza una vita riuscita.
La Domenica,
nelle nostre società occidentali, si è mutata in un fine-settimana, in tempo
libero. Il tempo libero, specialmente nella fretta del mondo moderno, è una cosa
bella e necessaria; ciascuno di noi lo sa. Ma se il tempo libero non ha un
centro interiore, da cui proviene un orientamento per l’insieme dell’esistenza,
esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e non ricrea. Il tempo
libero necessita di un centro: l’incontro con Colui che è la nostra origine e
la nostra meta. Il mio grande predecessore sulla sede vescovile (…) lo ha
espresso una volta così: “Da’ all’anima la sua Domenica, da’ alla Domenica la
sua anima”. Nelle confessioni spesso si fa fatica a trovare peccati da
confessare: sappiate che trascurare sistematicamente l’educazione e la pratica
religiosa dei propri figli è sicuramente un peccato. E anche grave.
Infatti è dire a Dio: a me, di te non interessa più di tanto. Ho altre realtà
che riempiono la mia vita. Tu vieni molto dopo. Magari solo per le belle
“cerimonie”. Dio vi illumini e ve ne faccia prendere coscienza”.
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