Sua Benignità ci spiega la Bibbia. Ma ce lo ricordiamo quando sfotteva il Papa? Helmut Leftbuster
L’ipocrisia è una pulsione ideologica che prolifera là dove scarseggia memoria attraverso cui verificare che vi sia coerenza fra il prima e il dopo di persone e fenomeni.
Oggi lo spelacchiato agglomerato culturale che sostiene l’esigua sinistra-chic un tempo fieramente ateista, necessita d’esser rimpinguato con la pletora cattocomunista che pesca fra pauperisti, internazionalisti, onlussisti, figli dei fiori scalzi e brizzolati, pretonzoli da centro sociale col clergyman slacciato, insomma “fenomeni” senza i quali il consenso dell’italiano medio (piuttosto incazzato con i fallimentari elisir progressisti dell’ultimo periodo) inizierebbe a scarseggiare.
Ne consegue che anche i menestrelli di regime, per fare ascolti, debbono archiviare il loro repertorio anticlericale sostituendolo con qualcosa che pur resti antitradizionale ed antipatriottico (percarità!), ma acquisisca una parvenza di ecumenismo, magari con qualche venatura immigrazionista che non guasta mai.
Ed ecco che fioccano i Dante, i testi biblici, l’aura di castità e santità di chi fino a ieri si beccava le censure vaticane per blasfemia, come accadde al film di Arbore “Il Pap’occhio”, con Benigni co-protagonista, che venne censurato e sequestrato a causa del denso contenuto di significati gratuitamente oltraggiosi.
In realtà, solo uno dei tanti episodi nei quali l’intelligencija di sinistra si è sperticata con repertori anticlericali votati a quella de-spiritualizzazione materialista dell’individuo che oggi mostra i suoi fantastici frutti nel degrado e nell’aridità spirituale che impregnano le coscienze dei giovani.
E poiché il lupo cambia il pelo ma non il vizio, adesso ci sorbiamo “il compagno” Benigni che, nei suoi strapagati monologhi sui Dieci Comandamenti, alla voce “non rubare” punta il dito su qualsiasi formula di ruberie tranne che su quelle più efferate e vigliacche, quelle che colpiscono i veri deboli di una comunità, gli anziani, quotidianamente rapinati e aggrediti dai pasciuti rampolli del lassismo contro i quali mai un giullare progressista si sognerebbe di lanciare i suoi strali: già, perché dovendo trattare di violazioni della proprietà stigmatizzate dal Padreterno, non sarebbe “di sinistra” parlare di un ottantenne preso a calci per rubargli la pensione, rispetto al solito bavoso ludibrio di retorica antiberlusconiana su tangenti e corruzione
E poiché il lupo cambia il pelo ma non il vizio, adesso ci sorbiamo “il compagno” Benigni che, nei suoi strapagati monologhi sui Dieci Comandamenti, alla voce “non rubare” punta il dito su qualsiasi formula di ruberie tranne che su quelle più efferate e vigliacche, quelle che colpiscono i veri deboli di una comunità, gli anziani, quotidianamente rapinati e aggrediti dai pasciuti rampolli del lassismo contro i quali mai un giullare progressista si sognerebbe di lanciare i suoi strali: già, perché dovendo trattare di violazioni della proprietà stigmatizzate dal Padreterno, non sarebbe “di sinistra” parlare di un ottantenne preso a calci per rubargli la pensione, rispetto al solito bavoso ludibrio di retorica antiberlusconiana su tangenti e corruzione
http://www.qelsi.it/2014/sua-benignita-ci-spiega-le-sacre-scritture-ma-ce-lo-ricordiamo-quando-sfotteva-il-papa/
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