Le Tempora: mercoledì, venerdì e sabato di penitenza e preghiera
Domani, venerdì prossimo e sabato, cadono le Tempora. In Italia la CEI raccomanda di ricordare e di fare speciali preghiere nelle Quattro Tempora che scandiscono il passaggio delle stagioni e affidano i campi e la natura alla Provvidenza di Dio, ringraziandolo (è il caso dell'autunno) per i suoi benefici. Così troviamo nelle Precisazioni della Conferenza Episcopale per la liturgia:
Le «Quattro Tempora»
La tradizione delle «Quattro Tempora», originariamente legata alla santificazione del tempo delle quattro stagioni, può essere opportunamente ravvivata con momenti di preghiera e riflessione che pongano in rilievo il mistero di Cristo nel tempo. In tali occasione si potrà ad esempio usare qualche formulario particolare di preghiera universale o dei fedeli o anche, nel Tempo Ordinario, valersi dei formulari delle Messe per varie necessità nei giorni del cambio della stagione.
L'inizio delle quattro stagioni si ricorda il mercoledì, il venerdì e il sabato dopo la 3ª domenica di Avvento (Inverno), dopo la 1ª domenica di Quaresima (Primavera), dopo la domenica di Pentecoste (Estate), dopo la 3ª domenica di settembre (Autunno).
In un'epoca in cui l'attenzione al creato e il rispetto per i ritmi del cosmo tornano al centro dei discorsi, mostrare come la Chiesa non si interessa solo di storia sacra, ma anche delle opere dell'Artista soprannaturale che ha plasmato l'universo e lo dirige, è un modo per tornare in contatto con la cultura contemporanea, affamata di connessione alla natura, con il rischio però di non arrivare a percepire e vedere il Creatore di essa. Un approfondimento sulle Tempora lo troviamo anche sul blog di padre Augé.
Nel programmare le "attività pastorali" dell'Avvento, i giovani parroci (e non solo loro) dovrebbero tener conto di un ottimo - quanto poco utilizzato - documento che s'intitola: "Direttorio su Pietà popolare e Liturgia. Principi e Orientamenti".
Ve ne riporto alcuni numeri che cascano a proposito in questo periodo e invitano a tener conto della pietà popolare nel tempo di preparazione al Natale.
Ieri, domani e dopodomani, cadono le Tempora d'inverno (mercoledì, venerdì e sabato dopo la III domenica d'Avvento). Anche se poco valutate dall'odierna pastorale "di città", le quattro tempora sono ancora vive e vegete, a segnare il cambio di stagione in prossimità degli equinozi e dei solstizi, per ringraziare Dio per i frutti del lavoro e prepararsi spiritualmente al nuovo periodo dell'anno. Sebbene nel Messale di Paolo VI non ci siano dei formulari propri per questi giorni (ma ci sono nel Messale del 1962, e chissà se verranno recuperati dalla "riforma della riforma"....), tuttavia il novello "Benedizionale" (1992) ricorda e propone di valorizzare le tempora:
1814. La tradizione delle «Quattro Tempora», originariamente legata alla santificazione del tempo nelle quattro stagioni, può essere opportunamente ravvivata con momenti di preghiera e di riflessione. Mettendo in rilievo il mistero di Cristo nel tempo, la comunità cristiana invoca e ringrazia la provvidenza del Padre per i frutti della terra e del lavoro dell'uomo.
1815. L'inizio, delle quattro stagioni viene ricordato il mercoledì, il venerdì e il sabato dopo la III domenica di Avvento (Inverno), dopo la III domenica di Quaresima (Primavera), dopo la domenica della SS. Trinità (Estate), dopo la III domenica di settembre (Autunno).
In tali occasioni si potrà usare qualche formulario particolare dl preghiera dei fedeli e anche, nelle ferie del Tempo Ordinario, il formulario delle Messe per varie necessità.
1816. Si potrà caratterizzare la Messa vespertina del venerdì o quella del sabato mattina, concludendo l'apposito formulario della preghiera dei fedeli con l'orazione di benedizione proposta qui di seguito e con l'offerta:
- dell'olio in Inverno;
- dei fiori in Primavera;
- delle spighe di grano in Estate;
- dell’uva in Autunno.
Con queste offerte si potranno compiere particolari gesti votivi: ad es. con l'olio accendere o alimentare una lampada fino al Natale; con i fiori, le spighe e i grappoli adornare l'altare per la domenica e farne dono, se è il caso, ad alcune famiglie. Nella domenica è opportuno ricordare il cambiamento di stagione con un apposita intenzione nella preghiera dei fedeli.
Da stasera, invece, inizia la Novena di Natale con le sue "ferie privilegiate" che vanno dal 17 al 23 dicembre (24 è vigilia di Natale). Il documento propone di "armonizzare" in senso liturgico il periodo della Novena in preparazione al Natale, riportando in auge la celebrazione dei vespri (ahimè negletti) e i canti tradizionali, tra cui spiccano, ovviamente, gli inni della seconda parte dell'Avvento e le Antifone "O".
La tradizionale forma della Novena di Natale è una composizione gregorianeggiante del XVIII sec. (1720) opera del sacerdote vincenziano Carlo Antonio Vacchetta. Egli prese parti di salmi, inni e brani della Scrittura, centonizzando e preparando un "piccolo ufficio". La Novena di Natale con le sue popolari melodie si sviluppò inizialmente a Torino, da dove, attraverso i grandi istituti religiosi come i Salesiani e li figli e figlie di San Vincenzo de' Paoli, si diffuse in tutt'Italia e poi in giro per il mondo.
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Dal Direttorio su Pietà popolare e Liturgia:
Dal Direttorio su Pietà popolare e Liturgia:
Le “Tempora d’inverno”
100. Nell’emisfero boreale, nel tempo di Avvento, ricorrono le “tempora d’inverno”. Esse segnano un passaggio di stagione e un momento di tregua in alcuni settori dell’attività umana. La pietà popolare è molto attenta allo svolgimento del ciclo vitale della natura: mentre si celebrano le “tempora d’inverno”, il seme giace sotto la terra in attesa che la luce e il calore del sole, che proprio nel solstizio d’inverno riprende il suo cammino, lo faccia germogliare.
Là dove la pietà popolare abbia istituito espressioni celebrative del cambio di stagione, esse vanno conservate e valorizzate come momenti di supplica al Signore e di riflessione sul significato del lavoro umano, che è collaborazione all’opera creatrice di Dio, autorealizzazione della persona, servizio al bene comune, attuazione del progetto della redenzione.
La novena del Natale
103. La novena del Natale è sorta per comunicare ai fedeli le ricchezze di una Liturgia alla quale essi non avevano facile accesso. La novena natalizia ha svolto effettivamente una funzione salutare e può continuare ancora a svolgerla. Tuttavia nel nostro tempo, in cui è stata resa più agevole la partecipazione del popolo alle celebrazioni liturgiche, sarà auspicabile che nei giorni 17-23 dicembre sia solennizzata la celebrazione dei Vespri con le "antifone maggiori" e i fedeli siano invitati a parteciparvi. Tale celebrazione, prima o dopo della quale potranno essere valorizzati alcuni elementi cari alla pietà popolare, costituirebbe un’eccellente “novena del Natale” pienamente liturgica e attenta alle esigenze della pietà popolare. All’interno della celebrazione dei Vespri si possono sviluppare alcuni elementi già previsti (es. omelia, uso dell’incenso, adattamento delle intercessioni).
Inoltre:
La pietà popolare e lo spirito dell’Avvento
105. La pietà popolare, per la sua comprensione intuitiva del mistero cristiano, può contribuire efficacemente alla salvaguardia di alcuni valori dell’Avvento, minacciati da un costume in cui la preparazione del Natale si risolve in una “operazione commerciale” con mille vacue proposte provenienti da una società consumistica.
La pietà popolare, infatti, percepisce che non si può celebrare il Natale del Signore se non in un clima di sobrietà e di gioiosa semplicità e con un atteggiamento di solidarietà verso i poveri e gli emarginati; l’attesa della nascita del Salvatore la rende sensibile al valore della vita e al dovere di rispettarla e di proteggerla fin dal suo concepimento; essa intuisce pure che non si può celebrare coerentemente la nascita di colui «che salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 21) senza compiere uno sforzo per eliminare da se stessi il male del peccato, vivendo nella vigile attesa di Colui che ritornerà alla fine dei tempi.
Le Tempora di settembre, nel Messale del 1962, trovano delle Messe speciali con l'indicazione stazionale: tutte e tre le celebrazioni eucaristiche, anticamente, si svolgevano a Roma, con la partecipazione del Papa. Qui i formulari del mercoledì, venerdì e sabato.
Per la Forma Ordinaria: la preghiera dei fedeli appropriata la si trova nell'Orazionale CEI, che prevede un formulario per queste ricorrenza. Per chi lo desidera, nel Benedizionale (vedi qui) è presente una benedizione da recitare al termine della preghiera dei fedeli e prima dell'offertorio, che si può accompagnare con la presentazione dei doni votivi di stagione (in autunno i grappoli d'uva).
Testo preso da: Le Tempora di autunno: mercoledì, venerdì e sabato http://www.cantualeantonianum.com/2013/09/le-tempora-di-autunno-mercoledi-venerdi.html#ixzz3IVlxRWJK
http://www.cantualeantonianum.com
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dicembre 2014: mercoledì delle Quattro Tempora d'Avvento (astinenza e digiuno)
La Chiesa
pratica in questo giorno il digiuno chiamato delle Quattro Tempora, il quale
si estende anche al Venerdì e al Sabato seguenti. Questa osservanza non
appartiene punto all'economia dell'Avvento, essendo una delle istituzioni
generali dell'Anno Ecclesiastico. Si può annoverare nel numero delle usanze che
la Chiesa ha derivate dalla Sinagoga; poiché il profeta Zaccaria parla di
digiuno del quarto, del quinto, del settimo e del decimo mese. L'introduzione
di tale pratica nella Chiesa cristiana sembra risalire ai tempi apostolici;
questa è almeno l'opinione di san Leone, di sant'Isidoro di Siviglia, di Rabano
Mauro e di parecchi altri scrittori dell'antichità cristiana: tuttavia, è da
notare che gli Orientali non osservano tale digiuno.
Fin
dai primi secoli, le Quattro Tempora sono state fissate, nella Chiesa Romana,
alle epoche in cui si osservano ancora attualmente; e se si trovano parecchie
testimonianze dei tempi antichi nelle quali si parla di Tre Tempora e non di
Quattro, è perché le Tempora di primavera, cadendo sempre nel corso della prima
Settimana di Quaresima, non aggiungono nulla alle osservanze della Quarantena
già consacrata a un'astinenza e a un digiuno più rigorosi di quelli che si
praticano in qualsiasi altro tempo dell'Anno.
Le
intenzioni del digiuno delle Quattro Tempora sono nella Chiesa le stesse che
nella Sinagoga: consacrare, cioè, mediante la penitenza, ciascuna delle
stagioni dell'anno. Le Tempora dell'Avvento sono conosciute, nell'antichità
ecclesiastica, sotto il nome di Digiuno del decimo mese; e san Leone ci
riferisce, in uno dei Sermoni che ci ha lasciati su tale giorno e di cui la
Chiesa ha posto un frammento nel secondo Notturno della terza Domenica di
Avvento, che questo periodo è stato scelto per una manifestazione speciale
della penitenza cristiana, poiché, essendo allora terminata la raccolta dei frutti
della terra, è giusto che i cristiani mostrino al Signore la loro riconoscenza
con un sacrificio di astinenza, rendendosi tanto più degni di accostarsi a Dio,
quanto più sapranno dominare l'attrattiva delle creature; "poiché -
aggiunge il santo Dottore - il digiuno è sempre stato l'alimento della virtù.
Esso è la fonte di pensieri casti, di risoluzioni sapienti, di consigli
salutari. Mediante la mortificazione volontaria, la carne muore ai desideri
della concupiscenza, lo spirito si rinnova nella virtù. Ma poiché il digiuno
non ci basta per acquistare la salvezza delle nostre anime, suppliamo al resto
con opere di misericordia verso i poveri. Facciamo servire alla virtù quello
che togliamo al piacere; e l'astinenza di colui che digiuna divenga il nutrimento
dell'indigente".
Prendiamo
la nostra parte di questi avvertimenti, noi che siamo i figli della santa
Chiesa; e poiché viviamo in un'epoca in cui il digiuno dell'Avvento non esiste
più, impegniamoci con tanto più fervore a soddisfare il precetto delle Tempora,
in quanto questi tre giorni a cui va aggiunta la Vigilia di Natale, sono gli
unici nei quali la disciplina della Chiesa ci impone in modo preciso, in questa
stagione, l'obbligo del digiuno. Rianimiamo in noi, con l'aiuto di queste lievi
osservanze, lo zelo dei secoli antichi, ricordandoci sempre che se per la
venuta di Gesù Cristo nelle nostre anime è soprattutto necessaria la
preparazione interiore, tale preparazione non potrà essere vera in noi, senza
manifestarsi all'esterno attraverso le pratiche della religione e della
penitenza.
Il
digiuno delle Quattro Tempora ha ancora un altro fine oltre a quello di
consacrare, con un atto di pietà, le diverse stagioni dell'Anno; esso ha un
legame intimo con l'Ordinazione dei Ministri della Chiesa, che riceveranno la
consacrazione il sabato, e la cui proclamazione aveva luogo un tempo davanti al
popolo nella Messa del Mercoledì. Nella Chiesa Romana, l'Ordinazione del mese
di dicembre fu celebre per lungo tempo; e sembra, secondo le antiche Cronache
dei Papi, che, salvo casi del tutto eccezionali, il decimo mese sia stato per
parecchi secoli il solo in cui si conferivano i sacri Ordini in Roma. I fedeli
debbono unirsi alle intenzioni della Chiesa, e presentare a Dio l'offerta dei
loro digiuni e delle loro astinenze, con lo scopo di ottenere degni Ministri
della Parola e dei Sacramenti, e veri Pastori del popolo cristiano.
Nel
Mattutino, oggi la Chiesa non legge nulla del profeta Isaia; si contenta di
ricordare il passo del Vangelo di san Luca nel quale è narrata l'Annunciazione
della Santa Vergine, e legge quindi un frammento del Commento di sant'Ambrogio
su questo stesso passo. La scelta di questo Vangelo, che è lo stesso della
Messa, secondo la usanza di tutto l'anno, ha dato una particolare celebrità al
Mercoledì della terza settimana di Avvento. Si può vedere, da antichi Ordinari
in uso presso parecchie e insigni Chiese, tanto Cattedrali che Abbaziali, come
si trasferissero le feste che cadevano in questo Mercoledì; come non si
dicessero in tale giorno in ginocchio le preghiere feriali; come il Vangelo
Missus est, cioè quello dell'Annunciazione, fosse cantato nel Mattutino dal
Celebrante rivestito d'una cappa bianca, con la croce, i ceri e l'incenso, e al
suono della campana maggiore; e come, nelle Abbazie, l'Abate dovesse tenere una
omelia ai monaci, allo stesso modo che nelle feste solenni. È appunto a tale
usanza che siamo debitori dei quattro magnifici Sermoni di san Bernardo sulle
lodi della Santa Vergine, e che sono intitolati: Super Missus est.
La
Stazione ha luogo a S. Maria Maggiore, a motivo del Vangelo dell'Annunciazione
che, come si è visto, ha fatto per così dire attribuire a questo giorno gli
onori d'una vera festa della Santa Vergine.
da:
dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima -
Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 70-72
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