Gli amici della Chiesa nei tempi di crisi
A
differenza di Gesù, che rimase solo nell’Orto del Getsemani, la sua Sposa, la
Chiesa, quando soffre la Passione, può sempre contare su un gruppo di
fedelissimi, uniti fra loro dal vincolo indivisibile dell’amore per Lei. Al
tempo dell’eresia ariana, che ebbe origine nel IV secolo, che divenne religione
ufficiale dell’impero romano durante il regno di Costanzo II e resistette fino
al VII secolo, gli amici dei coraggiosi santi Atanasio di Alessandria, Eusebio
di Vercelli, Ilario di Poitiers fecero scudo intorno all’autentica Chiesa.
Al
tempo degli scismi che contrapposero Papi ad antipapi e che maturarono sotto
l’impero di Federico Barbarossa nel XII secolo e fra il XIV e XV secolo, ovvero
quando Avignone sembrò sostituire la sede di Pietro, numerosi amici si
radunarono intorno a due guide illuminate dallo Spirito Santo: santa Ildegarda
di Bingen e santa Caterina da Siena.
Dopo
il Concilio di Trento, un nugolo di amici si aggregò alla sequela di tre
giganti della Controriforma, amici fra di loro: san Carlo Borromeo,
sant’Ignazio di Loyola, san Filippo Neri.
Dopo
la tragica guerra dichiarata dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese alla
Chiesa, sorse un’energica risposta di ricristianizzazione e arrivarono altri
amici, forti e decisi, che si unirono in quell’organizzazione culturale che va
sotto il nome di Amicizia Cristiana, fondata dallo svizzero Nikolaus Albert von
Diessbach, un militare al servizio di Casa Savoia che, dopo la conversione,
entrò nella Compagnia di Gesù e come il suo fondatore volle «militare per Iddio
sotto il vessillo della Croce», come scrive il professor de Mattei nel suo
libro Idealità e dottrine delle amicizie (Bibliotheca Romana, Roma
1981, p. 43).
Scrisse
Diessbach nella sua opera apologetica Le Chrétien Catholique (1771):
«Io sono cristiano e cattolico. Vissi, lessi, meditai. Voglio scrivere per
avere la soddisfazione di sviluppare a me stesso e ad altrui le tracce dei
sentimenti che nati e prodotti dall’uso della vita, dalla lettura e dalla
riflessione, contribuirono grandemente a rendermi cristiano e cattolico» (p.
44). Egli individuò nella stampa l’arma dei nemici della Chiesa, così come
aveva fatto papa Clemente XIII con l’enciclicaChristianae Reipublicae
Salus del 1766. Ritiratosi in un’abbazia cistercense, raccolse attorno a
sé alcuni collaboratori fidati. Proprio da questi amici ebbe origine
la Pia Associazione per la Stampa, che localizzò le sue sedi a Torino e
Friburgo, e contò, grazie ad amicizie disseminate qua e là, su diversi punti
vendita in ben 31 città italiane.
Fu
così che fra il 1779 e il 1780 venne fondata nella capitale
subalpina l’Amicizia Cristiana, destinata ad unire gli amici della
Chiesa cattolica, iniziativa che, seppur segreta, ebbe ampia risonanza in tutta
Europa e portò ottimi frutti. L’eredità di padre Diessbach venne raccolta dal
venerabile Pio Brunone Lanteri, fondatore degli Oblati di Maria, il quale,
contro i seminatori della menzogna e dell’eresia, fece sorgere l’Amicizia
Cattolica (1817). Con lui altri amici, devoti del Sacro Cuore di Gesù,
sostennero la Chiesa e lo fecero leggendo e studiando testi dal timbro
inconfutabile: sant’Ignazio di Loyola, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, san
Francesco di Sales, santa Teresa d’Avila…
L’Amicizia
Cattolica sarà l’humus nel quale si formeranno anime come quella di
don Luigi Guala, fondatore del Convitto ecclesiastico, che darà vita alla
docenza di san Giuseppe Cafasso, riformatore del clero e maestro, fra tanti
altri santi sacerdoti, di don Bosco. Tutti questi uomini vissero l’amicizia
come la intende sant’Agostino: «Quando ci si vuol bene, e tra chi parla e
chi ascolta c’è una comunione profonda, si vive quasi gli uni negli altri, e
chi ascolta si identifica in chi parla e chi parla in chi ascolta».
Oggi
la Chiesa, dal Concilio Vaticano II in poi, sta vivendo una profonda crisi,
causata dall’illusoria utopia di rendere conciliabile ciò che non lo è: Chiesa
e mondo.
La
Tradizione, ancora una volta, ha prodotto e produce nuovi suoi amici che
nell’odierno dibattito culturale diffonde, con la «buona stampa» e il
«buon Internet» le idee cattoliche di sempre. Chi possiede il vero timore di
Dio non inganna il prossimo: non esiste amicizia più solida e più alta, nella
sua eternità, di quella sperimentata da coloro che non guardano l’amico per
interesse proprio, ma per interesse della Fede e della Carità.
Cristina Siccardi
(Fonte: CORRISPONDENZA
ROMANA.it)
Bel testo! E ora chi sono gli amici che difendono la Chiesa?
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