giovedì 12 luglio 2012

canone eucaristico

"Nel silenzio c'è il contatto col mistero!"

Il Canone e il silenzio: Ratzinger e Guéranger

Da: Rinascimento Sacro.
Una delle differenze più notevoli tra il nuovo rito della Messa e quello più antico, specialmente per quelli che vengono ad assistere al rito antico per la prima volta, è che molte delle preghiere che siamo abituati a sentir pronunciare ad alta voce si dicono sottovoce, soprattutto il Canone della Messa.

Nel suo libro “Lo Spirito della Liturgia” (1999), il Cardinale Ratzinger diceva:
“Non è proprio vero che il recitare tutta la Preghiera eucaristica ad alta voce e senza interruzioni sia un prerequisito per la partecipazione di tutti in questo atto centrale della Messa”.
Aveva già detto, nel 1978, che il Celebrante poteva dire le prime parole di ogni preghiera ad alta voce in modo che ognuno, nella propria preghiera interiore, potesse unire la preghiera personale alla preghiera comunale e la preghiera comunale a quella personale. (Nota poi che questo suggerimento dà fastidio a molti liturgisti.) Poi prosegue,
“Chi ha esperienza di una chiesa piena e unita nella preghiera silenziosa del Canone capisce cosa vuol dire il silenzio carico. È un grido forte e penetrante verso il Signore ed è insieme un atto di preghiera pieno di Spirito Santo. Così tutti pregano insieme il Canone, anche se devono sottostare al ministero sacerdotale”.
Nel suo libro Sulla Santa Messa, il Guéranger racconta un aneddoto che riguarda il Canone pregato in silenzio.

Nel ’600, gli eretici giansenisti cercarono di insinuare l’abuso di recitare il Canone della Messa ad alta voce. Ingannato dai loro imbrogli, il Cardinal de Bissy permise la stampa di una “R” nel Messale che aveva composto per la sua Diocesi, come pensavano di poter fare i vescovi francesi dell’epoca. La “R” rossa doveva dire ai fedeli di rispondere Amen quando era segnato così.

Ora, i fedeli possono rispondere solo alle preghiere che si sentono. Ne segue necessariamente, dunque, la recita del Canone ad alta voce, proprio come volevano quei giansenisti. Fortunatamente, si attirò subito l’attenzione del grande pubblico a tale pericolosa innovazione e si levarono alte grida di protesta cosicché il Cardinal de Bissy stesso dovette sopprimere i propri Messali.

L’osservazione di Guéranger non riguarda solo l’osservazione della legge liturgica o l’evitare una cosa che si associava ai giansenisti. (Sarebbe molto interessante capire perché i giansenisti insistevano tanto sulla recita ad alta voce del Canone, contrariamente al Concilio lateranense IV.)

Commentando le parole della Messa dopo il Sanctus, scriveva:
“Dopo queste parole, inizia il Canone, la preghiera mistica durante la quale i cieli si chinano alla terra e Dio scende a noi. La voce del Celebrante non s’ode più; financo sull’Altare tutto tace. Fu così, dice il Libro della Sapienza che, mentre la notte era a metà del suo corso, la parola onnipotente scese dal suo trono regale (Sapienza 18, 14, 15). AspettiamoLo con cotanto silenzio e fissiamo il guardo in quello che fa il Celebrante nel luogo sacro”.
Ho già suggerito che la riforma liturgica al giorno d’oggi si può compiere meglio permettendo certe prassi liturgiche tradizionali che non condannando certi abusi. Le condanne sono pur sempre importanti: anche se sono quasi sempre ignorate, i sacerdoti obbedienti hanno almeno un’autorità alla quale fare riferimento. Se invece si desse il permesso di dire Messa con il Canone sottovoce, sarebbe un’occasione d’oro per presentare ai fedeli l’idea della partecipazione vera, come una cosa per la quale non sia necessaria né sufficiente l’attività esterna.

© 2006 The hermeneutic of Continuity - trad.di T.M. (il traduttore richiede una preghiera per lui a S. Giuseppe)

d. Timothy Finigan *

* Don Timothy Finigan è parroco della Madonna del Ss.mo Rosario di Blackfen a Londra. Celebra la Messa di sempre già dal 2003 e cura il blog The hermeneutic of Continuity. L’articolo risale al 2006, prima dell’uscita del Summorum Pontificum

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