venerdì 11 novembre 2011

12 NOVEMBRE
SANT’ ILARIO DA MATERA,
Abate di San Vincenzo al Volturno (XI cent)
Memoria. (Abate 30.XI.10I I - 11.XI.1045)



12 ottobre 2008
Reverendo Don Luciano,
Chiedo scusa per il ritardo della mia risposta alla Sua richiesta per informazioni su il nostro Sant’ llario. I giorni intorno alla visita dell'Abate di Montecassino per l'anniversario della consacrazione della basilica sono stati movimentati.
Le spedisco adesso l'Ufficio come noi lo celebriamo. Il breve responsorio dell'Ufficio delle Letture è dal suo monumento tombale che si trova nella parete della Basilica. Il resto dell'Ufficio è dal comune dei monaci. Al posto dell'antica orazione in latino, usiamo adesso la nuova in italiano per un abate nel comune. Le raccomandazioni per la Messa sono dal nostro Graduale e indicano i canti gregoriani. Si può facilmente sostituire testi dal comune.
Ho aggiunto una pagina dell'articolo che sto scrivendo sulla storia degli antichi manoscritti di San Vincenzo. Si tratta a'un episodio in cui, secoli dopo, l'abate Ilario ebbe un ruolo decisivo.
Un amico della comunità ha offerto far fotocopie le pagine nel Chronicon Vulturnense sulla vita del santo abate, il suo era un abbaziato lungo— 1011 -1045— e pieno di attività varie. Appena ricevo queste pagine le spedirò a Lei con i brani narrativi marcati.
Come mai ha deciso Lei di introdurre il suo culto in Matera? Ci sono luoghi associati con la sua vita? Esiste ancora il suo monastero in quella parte? Se Lei ha altre notizie di Sant'Ilario vuole cortesemente spedirmene una copia? Saranno veramente gradite!
Con cordiali saluti in Cristo nostro Signore,
                                                                                                    Madre Agnese Sbaw, O.S.B.

Per la comunità monastica a San Vincenzo il libro ha un'altra referenza che la tocca da vicino. Nel Libro III dei Dialoghi3 Gregorio racconta di San Martino di Monte Marsico, che, all'inizio della sua vita di recluso, legò al suo piede una catena di ferro, fissando l'altra estremità alla roccia, affinchè non potesse allontanarsi dalla sua dimora. Venuto a sapere questo, San Benedetto mandò un discepolo a dirgli, "Si servus es Dei, non te teneat catena ferri, sed catena Christi - Se tu sei servo di Dio, non ti tenga avvinto una catena di ferro, ma la catena di Cristo." Negli anni dopo la sua morte si era formato sul posto un monastero dedicato alla sua memoria. L'Abate Epifanio (724 -742), prima della sua elezione, era monaco di quel monastero. Il Chronicon vulturnense riprende la storia raccontando di un certo Arichis, piissimo principe dei longobardi, che aveva una grande collezione di reliquie dei santi, e bramava aggiungervi anche il corpo di San Martino. Fatto il lungo viaggio sul Monte Marsico, si fermò davanti alla tomba del santo e recitò, in poesia, l'invito di lasciarsi portare via con lui. La risposta di San Martino fu un diniego (anche in poesia) tonante accompagnato da un forte terremoto per ribadire la sua risoluzione di permanenza.64 Un po' meno di tre secoli dopo, l'Abate Ilario (1011 - 1045), informato che alcune persone volevano togliere il corpo del santo, andò sul Monte Marsico con dei monaci suoi e sollevando la salma dal sepolcro lo seppellì segretamente in un luogo mai conosciuto, neppure dai monaci dell'Abbazia.65

63 San Gregrorio. op. cit, III. XV I9, pp. 262 - 263 .
64 Chronicon vulturnense Vol I„ Liber 11, pp. 302 - 304. Ci sono dei problemi di geografia nel testo: Nella versione latina San Gregorio situa la storia "in parte Campaniae" sul Monte Marsico mentre le traduttrici e l'editore di conseguenza correggono il nome della montagna, identificandolo col Monte Massico vicino Casetta (p.258,n.1). Net Chronicon, invece, il luogo dell'eremitaggio di San Martino è sempre identificato con Monte Marsico nell'Abruzzo (l'odierno M. Marsicano) L'abate Epifanio già monaco del monastero di San Martino avrebbe rivelato la storia ad Arichi e probabilmente accompagnato il nobile pellegrino al luogo della tomba.
65 Chronicon vulturnense, Vol III., Llber V, p. 78.

ABBAZIA DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO
CONTRADA ABBAZIA, 10
86070 ROCCHETTA A VOLTURNO
Tel. 0866 95 52 46 FAX 0865 95 29 79

Santa Messa
Introit: Tibi dixit p. 88
Graduale: Domine, praevenisti p. 509
Alleluia. Venite ad me p. 619
Offettory; In virtute tua p. 512
Communion: Semel juravi  p. 492


UFFICIO DELLE LETTURE
 L
Lectio II: Ex Chronicone Vulturnensi (Liber V)
Hilarius, abbas Sancti Vincentii, sedit annos triginta tres, menses undecim, dies duodecim. Hic venerandus vir, multis pollens virtutibus, praecipue omnium matre plenus extitìt caritate. Nam civis fuit Matere urbis, qui divina vocatione adiit hujus limina coenobii praecipui Martiris Vincentii, [et], ex divina gratia, omnium fratrum electione sanctae istius congregationis constitutus est abbas, in animabus colligendis perfectus....
Praeterea Hilarius, pater beatus plures ecclesias, possessiones et praedia sancto monasterio acquisivit, et quae perdita fuerant recollegit...
Hic venerabilis Pater conduxit homines, et habitare fecit in Castro Licenoso, et in Colle Stephani, et in Cerru. Restauravit vero Ecclesias infrascriptas Sanctae Maria, que major dicta est, Sancti Petri, et Sancti Michaelis, et Ecclesiam Sancti Vincentii, quam Johannes Abbas reconciliaverat, totam mirifice depingere fecit, ante quam Campanarium excelsum aedificavit; ornamenta, et libros Ecclesiae perfecit. Hujus temporibus cum quaedam gens corpus Confessoris Christi Martini ex Marsico monte vellet auffere, illuc cum Fratribus perrexit, et cum de sepulchro auferens tam scerete recondidit, ut usque hodie ubi sit repositum, ab omnibus ignoretur.
Inter haec Normanni Italiam venientes, cum Melo Duce Apuliam expugnare coeperunt Henricus Imperator Italiam venit, et super Trojam exiens, Pandolfum Principem Capuanum, qui multas tribulationes intulerat Monasterio Beati Vincentii, et Sanctissimi Benedicti, vinctum secum portavit ultra montes.. Mortuo vero Henrico Imperatore, Pandolfus de custodia fugiens Capuam revertitur; sed cum a Capuanis non reciperetur, venit in montanis istis, et undecumque sibi potuit coepit colligere milites, qui adjuvarent eum. Jam tunc, ii, qui dicebantur filii quondam Borelli, coeperant habitare juxta Sangri fluvium...Quibus junctus, multa dona, quae non debebat, promittens, die quadam incumbentibus tenebris aggressi sunt claustrum Monasterii hujus, et Fratres exterriti omnes dispersi sunt. llli vero Monasterium omne depraedantes, epulabantur per aliquot dies. Tunc venerabilis Abbas Hilarius, hoc audito, Capuae magnis precibus obtinuit a Domno Guaimario Principe, qui direxit illuc Rainulfum Comitem, conductis Normannis et Capuanis. Quibus cum praedicto Abbate venientibus praedicti sacrilegi raptores fugati ac dispersi sunt. Non certe contigerat huic Monasterio similis tribulatio a tempore Saracenorum!
Obiit autem Venerabilis Pater Hilarius post multa bonorum operum certamina tertio kalendas Octobris, [error for tertio Idus Novembris?] anno Dominice incarnationis millesimo quadragesimo tertio, indictione tertiadecima. De hoc venerabile patre diversa miracula scripta repperimus, quaedam et ab oculis nostris vidimus, cum ad ejus corpus plures sanarentur diversis aegritudinibus.. Jllius ossa et venerabilis Authperti et aliorum patrum antiquorum, hoc in loco transtulimus atque in sarcofago grandi cum domni abbatis Josue corpore posuimus, in pace post ultimam desolationem ipsius ecclesiae.

Nobilis hac tumba tumulatus Hilarius abbas, participes operis nos docet esse sui. Auxilium fessis tribuit, solacia mestis, * ut Christi caperet premia cuncta bene.
Curans ut proprios aliena peculia nummos, ditabat miseros tegmine merce cibo. Curabat gemini studio medicaminis omni, arte fugans morbos muneribus stimulos.
Ut Christi caperet premia cuncta bene.

ORATIO     Intercessio nos, quaesumus, Domine, beati Hilarii Abbatis commendet: + ut, quod nostris meritis non valemus, * ejus patrocinio assequamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum,+ qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus,* per omnia saecula saeculorum.

Oppure:
seconda lettura                                 
Dalle «Omelie» di san Lorenzo da Brindisi, sacer­dote (1° Dom. XXII dopo Pent. 2. 3. 4. 6)
Tu, o cristiano, sei moneta del tesoro divino
Nel vangelo troviamo due domande: una dei farisei a Cristo, l'altra di Cristo ai farisei. La prima è del tutto terrena, la seconda del tutto ce­leste e divina; quella è nata da somma ignoranza, questa da somma sapienza e bonlà. «Di chi è que­sta immagine e l'iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,20-21). A ciascuno, egli rispose, si deve dare il suo: sen­tenza piena di sapienza celeste e di dottrina. Egli insegna che vi sono due tipi di potere: uno terre­no e umano, l'altro celeste e divino; e insegna che da noi si richiede una duplice obbedienza: alle leggi umane e a quelle divine, e che dobbiamo pa­gare un duplice tributo: uno a Cesare, l'altro a Dio. A Cesare dobbiamo dare la moneta che porta l'immagine e l'iscrizione di lui, a Dio invece ciò su cui è impressa l'immagine e la somiglianza divina: «Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto» (Sal 4, 7).
Noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26). Tu, o cristiano, sei uomo: sei dun­que moneta del tesoro divino, sei il danaro che porta impressa l'immagine e l'iscrizione del re di­vino. Con Cristo io ti chiedo: «Di chi è questa im­magine e l'iscrizione?» (Mt 22,20). Tu dici: di Dio. Osservo: e perché non dai a Dio ciò che è suo? Se vogliamo essere immagine di Dio, dobbiamo essere simili a Cristo, perché egli è l'immagine del­la bontà di Dio e forma della sua sostanza. Dio poi «quelli che da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo» (Rm 8,29). E Cristo ha veramente dato a Cesare ciò che era di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, perché ha osservato alla perfezione le due tavole della legge divina «facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8), e fu adorno nel grado più perfetto di tutte le virtù in­terne ed esterne.
Risalta poi oggi in Cristo una somma prudenza, grazie alla quale sfugge con la sua risposta così saggia e avveduta ai lacci dei nemici; risplende anche la giustizia con cui insegna a rendere a cia­scuno il suo, per cui volle anche lui pagare il tri­buto per sé e per Pietro; risalta la forza d'animo, con cui insegna liberamente che si devono pagare i tributi a Cesare, per nulla timoroso dei giudei che malvolentieri lo tolleravano. Questa è la via di Dio che il Cristo insegnò con piena verità. Chi pertanto nella vita, nei costumi e nelle virtù è simile e conforme a Cristo manifesta davvero l'im­magine di Dio: e il pieno splendore di questa divi­na immagine consiste in una perfetta giustizia: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»: a ciascuno il suo.

responsorio (Lc 12, 31. 33. 34; cfr. 2 Pt 1,4)
Cercate piuttosto il regno di Dio. * Fatevi un tesoro inesauribile nei cieli, perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
In Cristo, Dio ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché di­ventaste per loro mezzo partecipi della natura di­vina.
Fatevi un tesoro inesauribile nei cieli, perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.



oppure:
SECONDA LETTURA
Omelia di san Cipriano, vescovo e martire (De mort. 24.26)
Felici coloro che trasferiscono il patrimonio terreno nel tesoro celeste
Può desiderare di restare a lungo nel mondo colui che si diletta del mondo, colui che si sente attratto dalle lusinghe e dagli inganni delle voluttà terrene. Ma poiché il mondo odia il cristiano, perché ami chi ti odia e non segui piuttosto Cristo che ti ha redento e ti ama?
Giovanni nella sua lettera ci dice a gran voce e ci ammonisce a non seguire i desideri carnali e a non amare il mondo: «Non amate né il mondo né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, la concu­piscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» (1 Gv 2,15ss.)
Piuttosto, fratelli carissimi, siamo pronti ad ogni volere di Dio con mente sincera, con fede forte e virtù salda e, liberatici dal timore della morte, pen­siamo all'immortalità che la segue! Mostriamo veramente di essere quello che crediamo! Dobbiamo considerare, fratelli carissimi, e riflette­re continuamente che noi abbiamo rinunziato al mondo e viviamo quaggiù provvisoriamente come ospiti, come pellegrini. Accogliamo con gioia il giorno che a ciascuno assegna la sua dimora, che ci strappa da quaggiù, che ci toglie dai lacci del mondo e ci restituisce al paradiso e al regno. Chi non si affretta a tornare in patria quando ne è lontano? Chi non desidera di cuore il vento favo­revole, quando sta navigando verso i suoi cari, per poterli presto abbracciare? Noi stimiamo nostra patria il paradiso, abbiamo già come parenti i patriarchi perché non ci affrettiamo e non corria­mo per vedere la nostra patria, per poter salutare i nostri padri?
Ivi ci aspetta un gran numero di persone care, ci desidera una schiera enorme di fratelli, già sicuri della loro incolumità e solleciti solamente ancora della nostra salvezza. Giungere al loro cospetto, tra le loro braccia: che immensa gioia, per loro e per noi!
Lassù, nei regni celesti, che letizia non temere la morte, che somma e perpetua felicità vivere in eterno! Ivi il glorioso coro degli apostoli, ivi il gran numero dei profeti esultanti, ivi la schiera immen­sa dei martiri, incoronata per la gloria e la vittoria riportata nella lotta e nelle sofferenze, le vergini trionfanti per aver soggiogato, con la forza della continenza, la concupiscenza della carne e del corpo, ivi i misericordiosi, ricompensati per aver compiu­to opere buone dando cibo e danaro ai poveri, per aver osservato il precetto del Signore trasferendo il patrimonio terreno nel tesoro celeste. A costoro, fratelli dilettissimi, affrettiamoci con avido anelito, desiderando di essere presto con loro, bramando la sorte di poter giungere presto a Cristo. Dio veda questi nostri pensieri, Cristo osservi que­sto intendimento del nostro animo e della nostra fede, egli che darà maggiori premi del suo amore a coloro che avranno maggior desiderio di lui.

responsorio (Tb 2,18 Volg.; Rom 5,2)
Siamo figli di santi, e attendiamo quella vita
* che Dio darà a quelli che non mutano la propria fede in lui.
Ci vantiamo nella speranza della gloria dei figli di Dio,
che Dio darà a quelli che non mutano la pro­pria fede in lui.

ORAZIONE       O Padre misericordioso, che hai ispirato il santo monaco Ilario da Matera a rinnegare se stesso per seguire, povero, il Cristo povero, e a perseverare fino alla morte, per amore di lui, nella scuola del servizio divino, sostienici con la tua grazia, perché la conversione che hai iniziata in noi, si perfezioni nella inenarrabile dolcezza dell'amore. Per il nostro Signore

Oppure:       Intercessio nos, quaesumus, Domine, beati Hilarii Abbatis commendet: + ut, quod nostris meritis non valemus, * ejus patrocinio assequamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum,+ qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus,* per omnia saecula saeculorum.




12 NOVEMBRE
SANT’ ILARIO DA MATERA
abate di san Vincenzo al Volturno

ANT. D’ INGRESSO Di te ha detto il mio cuore:”cercate il suo volto”. Il tuo volto, Signore io cerco non nascondermi il tuo volto.

COLLETTA    O Padre misericordioso, che hai ispirato il santo monaco Ilario da Matera a rinnegare se stesso per seguire, povero, il Cristo povero, e a perseverare fino alla morte, per amore di lui, nella scuola del servizio divino, sostienici con la tua grazia, perché la conversione che hai iniziata in noi, si perfezioni nella inenarrabile dolcezza dell'amore. Per il nostro Signore…

Oppure:     Intercessio nos, quaesumus, Domine, beati Hilarii Abbatis commendet: + ut, quod nostris meritis non valemus, * ejus patrocinio assequamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum,+ qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus,* per omnia saecula saeculorum.

PRIMA LETTURA   Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 1 Pietro IV: 7-11
Fratelli, la fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen! Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE Sal. 21, 3-8
Rit. Il Signore è mia forza e mia salvezza.

Signore, il re gioisce della tua potenza,
quanto esulta per la tua salvezza!
Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore,
non hai respinto il voto delle sue labbra.
Gli vieni incontro con larghe benedizioni;
gli poni sul capo una corona di oro fino.
Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa,
lunghi giorni in eterno, senza fine.

Grande è la sua gloria per la tua salvezza,
lo avvolgi di maestà e di onore;
lo fai oggetto di benedizione per sempre,
lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.
Perché il re confida nel Signore:
per la fedeltà dell'Altissimo non sarà mai scosso.

CANTO AL VANGELO   Alleluia, alleluia. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Alleluia.

 Dal vangelo secondo Matteo 11: 25-30 
In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. Parola del Signore.

ANT. DI OFFERTORIO
Ti ascolti il Signore nel giorno della prova,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
Ti mandi l'aiuto dal suo santuario
e dall'alto di Sion ti sostenga.

SULLE OFFERTE    Signore, mentre ci disponiamo a celebrare questa liturgia eucaristica, infiamma il nostro cuore dell'amore che alimentò la vita di sant’ Ilario da Matera, affinchè con purezza di animo e ardore di carità possiamo offrirti questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore.

oppure:    O Padre misericordioso, che in sant’ Ilario da Matera hai impresso l'immagine dell'uomo nuovo, creato nella giustizia e nella santità, concedi anche a noi di rinnovarci nello spirito, per essere degni di offrirti il sacrificio di lode. Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO
E’veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, lodare senza fine te, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore, e proclamarti mirabile nel beato Ilario da Matera. Tu infatti gli hai insegnato a giudicare rettamente la vanità delle cose terrene, ed egli, alla tua chiamata, ha abbandonato il mondo, per cercare nella solitudine te, sommo bene. Ora gli concedi di contemplare svelatamente e in eterno con i beati quei divini misteri che egli ha pregustato sulla terra. Anche noi, chiamati a percorrere la via della santità, ci uniamo a lui e a tutti i Santi e con gioia lodiamo insieme agli Angeli la tua maestà, dicendo: Santo, Santo, Santo, …

ANT. DI COMUNIONE Mt 25, 6
Ecco lo sposo che viene, andate incontro a Cristo Signore!

oppure:    Lc 12, 37    Beati quei servi che il Signore al suo ritorno troverà in attesa; in verità vi dico, cingerà ai fianchi le sue vesti, li farà sedere a mensa e passerà a servirli.

DOPO LA COMUNIONE   La potenza misteriosa del sacramento che abbiamo ricevuto rinnovi la nostra vita, Signore; e così, liberi dall'amore delle cose terrene, portiamo in noi vivo il desiderio di essere sempre con Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli.

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