14 GIUGNO
SANT’ ELISEO, profeta
Martirologio Romano: A Samaria o Sebaste in Palestina, commemorazione di sant’Eliseo, che, discepolo di Elia, fu profeta in Israele dal tempo del re Ioram fino ai giorni di Ioas; anche se non lasciò oracoli scritti, tuttavia, operando prodigi a vantaggio degli stranieri, preannunciò la futura salvezza per tutti gli uomini.
Prima Lettura dal Primi libro dei Re 19, 9-21 . Elia entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Hazaèl come re di Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsi, come re di Israele e ungerai Eliseo figlio di Safàt, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto. Se uno scamperà dalla spada di Hazaèl, lo ucciderà Ieu; se uno scamperà dalla spada di Ieu, lo ucciderà Eliseo. Io poi mi sono risparmiato in Israele settemila persone, quanti non hanno piegato le ginocchia a Baal e quanti non l'hanno baciato con la bocca. Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safàt. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elia disse: «Và e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te». Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio.
RESPONSORIO (Cfr. Ger 29, 8. 9.11; Dt 18,18)
Non vi traggano in errore i vostri profeti: con inganno parlano a voi in mio nome.
* Io conosco i progetti che ho fatto in vostro favore, dice il Signore,
Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole.
Io conosco i progetti che ho fatto in vostro favore, dice il Signore.
Oppure: Dal secondo libro dei Re. 2 Re 2, 1. 6-14
In quei giorni, volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia, questi partì da Gàlgala con Eliseo. Elia gli disse: «Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano».
Quegli rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò».
E tutti e due si incamminarono. Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti,
li seguirono e si fermarono a distanza; loro due si fermarono sul Giordano.
Elia prese il mantello, l'avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là;
i due passarono sull'asciutto.
Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare per te
prima che sia rapito lontano da te». Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito diventino miei».
Quegli soggiunse: «Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando
sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso».
Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco
si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo.
Eliseo guardava e gridava: «Padre mio, padre mio, cocchio d'Israele e suo cocchiere».
E non lo vide più.
Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi.
Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro,
fermandosi sulla riva del Giordano.
Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le acque, dicendo:
«Dove è il Signore, Dio di Elia?».
Quando ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là;
così Eliseo passò dall'altra parte.
RESPONSORIO (Cfr. 1 Cor 10,1-2-11. 3-4)
I nostri padri attraversarono il mare, tutti in Mosè furono battezzati nella nube e nel mare.
* Queste cose accaddero a loro come segno ed esempio.
Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale.
Queste cose accaddero a loro come segno ed esempio.
A, Louf, Sotto la guida dello Spirito, pp. 91-92.
Quando il discepolo è pronto, appare il maestro
Gesù ha chiesto di non farsi chiamare Padre: questa ingiunzione corrisponde a una delle condizioni essenziali per un accompagnamento spirituale fruttuoso. Nessuno si arroga da sé una paternità, non ci si può erigere a guida di chicchessia. Anzi, avviene il contrario: non è il padre che sceglie il discepolo, è invece il discepolo che discerne il proprio padre, a volte dopo averlo cercato a lungo. In un certo senso possiamo addirittura dire che spetta al figlio far sbocciare una paternità, spetta al discepolo consentire al maestro di rivelarsi. Ci sarà quindi un atteggiamento del discepolo assolutamente indispensabile affinchè l'avvenimento possa prodursi: sarà un atteggiamento di completa disponibilità, di apertura, di attesa che riuscirà a ridestare in un altro la guida e il maestro che ancora sonnecchia. Un detto dei monaci del deserto lo diceva un po' bruscamente: «Perché i monaci di oggi non hanno più parole da offrire?» chiedeva un anziano. «Perché i figli non sanno più ascoltare» era la risposta. Detto cristiano che ricorda un proverbio indù: «Quando il discepolo è pronto, appare il maestro». Esiste infatti una certa correlazione, una sottilissima reciprocità tra discepolo e maestro. La chiave del nostro essere profondo la portiamo indubbiamente in noi stessi, ma siamo incapaci di farla emergere da soli: ci vuole una parola proveniente dall'esterno che si ripercuota in noi e desti un'armonia, un accordo profondo. Ciò che il discepolo attende dal maestro lo porta già inconsciamente in se stesso: aspetta solo di vedere il proprio mistero svelato da un altro. Egli indovina, intuisce questa capacità di svelamento in colui che sta per scegliersi come guida, perché è qualcosa che coincide con la propria profondità più segreta, con quel meglio di se stesso che per ora conosce solo in modo confuso. Per questo siamo sempre destinati ad avere quel maestro piuttosto che quell'altro. Infatti quello che il maestro dirà, magari senza neanche esprimerlo, quello che farà provare, affiorare nello spirito del discepolo, sgorgherà in realtà dal cuore stesso di quest'ultimo. Da quel momento le parole o gesti del maestro non verranno pesati dal loro contenuto oggettivo, potranno addirittura essere solo simboliche; l'essenziale è la chiave interiore di ciascuno, il maestro interiore, destato nel cuore del discepolo, grazie al quale il suo essere profondo riceve vita e forma. Dobbiamo anche spingerci oltre, dato che parliamo di un'esperienza della vita di fede, quindi retta dai principi dinamici di questa fede. La chiave o il maestro interiore di cui si parla, in un credente non è altro che lo Spirito santo in persona, infallibilmente presente come realtà anteriore a qualsiasi velleità spirituale, e che prende in mano progressivamente il cammino interiore e l'orienta secondo il disegno di Dio. L'azione dello Spirito però non dispensa dal testimone esterno che è là per attestarla e per aiutare a discernerla correttamente.
ORAZIONE O Dio misericordioso, che sul profeta Eliseo hai fatto scendere lo spirito di Elia, concedi anche a noi, per il dono del tuo Spirito, la forza di tendere alla santità. Per il nostro Signore,
Nessun commento:
Posta un commento