Vietnam, i vescovi cattolici «spaventati» dalla nuova legge liberticida sulle religioni in vigore dal 2018
“La
Legge sul credo e la religione varata dal governo ha dei punti
innovativi e positivi. Tuttavia, restano molti aspetti che ci
preoccupano e spaventano”. Ad affermarlo sono i vescovi vietnamiti, che
sollevano dubbi sulla bontà del provvedimento che entrerà in vigore il
primo gennaio 2018. Nonostante i pregiudizi e le visioni distorte sulla
Chiesa che il governo diffonde, i leader cattolici ribadiscono
l’impegno a lavorare per il bene del Paese ma esigono indipendenza dal
regime.
Lo scorso primo giugno, in un messaggio
alla presidente dell’Assemblea nazionale, Nguyễn Thị Kim Ngân, e ai 498
membri dell’organo legislativo, la Conferenza episcopale ha rivolto
alcune osservazioni sull’ultima bozza della direttiva. I vescovi hanno
inoltre inviato la loro dichiarazione ufficiale anche ai fedeli di 26
diocesi, invitandoli a pregare per il bene della nazione.
Il 18 novembre del 2016 l’Assemblea nazionale della Repubblica socialista del Vietnam aveva approvato la nuova norma,
che regolamenterà la pratica religiosa nel Paese, condizionando in
maniera diretta la vita dei cattolici. Il progetto della nuova legge è
iniziato il 22 aprile 2015, quando l’Ufficio degli affari religiosi ha
inviato a tutte le comunità religiose la quarta versione di una legge
fino ad allora sconosciuta. Nelle settimane successive, leader caodaisti e cattolici hanno criticato in modo deciso la bozza giudicandola un “imprigionamento” delle religioni, definendo la legge “un passo indietro perfino sui Regolamenti su fedi e religioni del 2004”.
Tuttavia, l’Assemblea nazionale ha deciso di portare avanti il
progetto. I religiosi di cinque istituti cattolici hanno criticato la
nuova legge, che “crea procedure farraginose, meccanismi soffocanti, una
serie di vincoli tali da rendere impossibile ogni attività religiosa”.
Nella
missiva del primo giugno scorso, la Conferenza episcopale sottolinea
alcune qualità della legge, quali il riconoscimento del diritto alla
religione dei detenuti nelle carceri e nei riformatori (Art. 6); degli
stranieri (Articoli 8 e 47); dei forestieri che studiano presso le
istituzioni religiose vietnamite (Art. 49). Il provvedimento riconosce
inoltre le organizzazioni religiose approvate dall’agenzia di Stato
competente come entità non commerciali (Art. 30).
Suscitano
invece perplessità e preoccupazioni le ingerenze del governo verso le
organizzazioni religiose attive nel campo dell’educazione e della
salute. Una precedente bozza di legge, redatta il 17 agosto del 2016,
stabiliva il diritto a fondare istituti di formazione, complessi
sanitari, ambulatori, unità o locali di protezione sociale e le
strutture di accoglienza. L’ultima versione del provvedimento rivede
questo diritto e, usando termini generici e ambigui, invita le
organizzazioni religiose a “prender parte” ad attività educative,
sociali e sanitarie. “In che senso – domandano i vescovi – possiamo
‘prender parte’ a tali attività? Fino a che punto possiamo ‘prendervi
parte’? Ci è ancora garantito il diritto di istituire unità sociali o
fondazioni?”. “Quest’ultima versione della legge è un passo indietro
rispetto alla precedente”, commentano i pastori.
Secondo
i presuli, le ambiguità e le contraddizioni contenute nella norma
alimentano il “meccanismo del chiedere e concedere”, attraverso cui il
governo può “approvare o disapprovare le organizzazioni religiose”.
Questo meccanismo legittima le interferenze negli affari interni delle
comunità religiose e gli stretti controlli sulle loro attività. “Il
progetto di legge – proseguono – mostra anche molta inadeguatezza circa
le opinioni del governo sulla religione e le organizzazioni religiose.
Le autorità guardano alle religioni come organizzazioni puramente
politiche e, a volte, come forze di opposizione. Le attività pastorali
nel campo della carità, della salute e dell'istruzione non vengono
valutate in maniera adeguata e le attività pastorali osteggiate”.
A tal proposito, alcuni studenti cattolici raccontano ad AsiaNews:
“In alcune scuole o unità di formazione del governo, ci sono quadri
educativi o docenti con forti pregiudizi contro il cattolicesimo. Essi
propongono un giudizio sbagliato sulla storia del cattolicesimo in
Vietnam. Allo stesso tempo, alcuni insegnanti, ‘para-esperti’ o
professori hanno trasmesso e diffuso la disinformazione sul
cattolicesimo, distorcendo l'immagine che le giovani generazioni hanno
della Chiesa cattolica”.
La Conferenza episcopale
sottolinea come “tali visioni e comportamenti rischiano di far perdere
l'identità autentica delle religioni, dividendole tra loro e creando
contrasti tra i credenti e le persone non religiose. Questi
atteggiamenti sono vietati dalla presente legge (Art. 5)”.
I
vescovi rispondono in maniera diretta all’appello del governo di
lavorare per la crescita del Paese. “Il governo ha invitato le religioni
ad accompagnare la nazione, siamo tutti d'accordo sulla prospettiva.
Ma riteniamo che si debba distinguere in modo chiaro il concetto di
nazione da quello di regime. La storia del popolo vietnamita in
particolare e la storia del mondo in generale mostrano che i regimi
politici cambiano sempre nel tempo, ma la nazione dura per sempre. Le
religioni ispirano nobili valori spirituali nel cuore umano. In questo
modo, la religione contribuisce a promuovere le tradizioni culturali
della nazione, impegnandosi attivamente nella costruzione di una società
giusta, democratica e civile.”.
Il Consiglio dei
Vescovi si rivolge infine all'Assemblea Nazionale: “Quando vi sarà una
corretta visione della religione, questa sarà la premessa per il vero
rispetto della libertà religiosa delle persone. Speriamo che i nostri
commenti onesti e diretti, a causa della nostra responsabilità storica e
del nostro amore per la patria, siano ascoltati dal Congresso. Per
quanto riguarda i documenti guida e l'applicazione della Legge,
speriamo che il governo del Vietnam intraprenda nuovi percorsi, creando
condizioni affinché le religioni partecipino in maniera più attiva
alla costruzione e allo sviluppo del Paese. Questo è per la prosperità,
la democrazia e la felicità del Vietnam”.
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