mercoledì 21 giugno 2017

La Verità nelle s. Reliquie

Relique e Fede
La recente cronaca, riguardante le presunte reliquie di sant'Elena offerte dal patriarcato di Venezia alla Grecia per essere venerate dal 17 maggio al 15 giugno, merita di essere riconsiderata attentamente. L'associazione greca “Apostolikì Diakonìa” per festeggiare l'ottantesimo anniversario della sua esistenza (vedi qui) ha ritenuto opportuno chiedere al Patriarcato (cattolico) di Venezia delle reliquie attribuite alla madre dell'Imperatore Costantino, sant'Elena, conservate nell'omonima isola della città lagunare. Come ho già dettagliatamente descritto, una recente ricognizione scientifica avvenuta non più di trent'anni fa, aveva rilevato molti dubbi su tali reliquie, poiché di esse oramai si conserva solo un cranio in pessime condizioni, cranio che assai probabilmente appartenne ad un uomo  
(1). Non posso credere che il Patriarcato cattolico di Venezia non sapesse tutto ciò e che non avesse cercato di comunicarlo, se non altro per una ragione prudenziale. Infatti, un conto è il valore storico di una reliquia come questa, provenuta dal periodo delle Crociate, un altro è la sua autenticità.
Le reliquie dei santi orientali, conservate a Venezia, possono tutte avere un significativo valore storico e, in quanto tali, sono conservate con cura. Non è  affatto detto che siano tutte autentiche, tant'è vero che gli studiosi ritengono autentiche solo la metà di esse, all'incirca. 
(2).
Nonostante non possa credere all'ignoranza di ciò ad alto livello ecclesiale, il risultato dimostra il contrario: le presunte reliquie di sant'Elena sono state portate in Grecia in modo solenne con l'appoggio e, immagino, l'opportuna sovvenzione dello Stato greco.
Parlare di leggerezza in tutto questo affaire è il minimo che si possa dire e chi sbaglia di più, in questo, non è la parte cattolica ma quella ortodossa.

Il Metropolita del Fanar Agatangelo con altre pseudo reliquie:
quelle di santa Barbara portate da Venezia in Grecia nel 2015
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Per il mondo cattolico, infatti, le reliquie dei santi hanno un valore storico e devozionale: dimostrano l'esistenza storica di un santo e richiamano la devozione dei fedeli che cercano l'intercessione del santo stesso per avere determinate grazie. Dopo il Concilio Vaticano II, l'attenzione del mondo cattolico alle reliquie dei santi è molto decaduta. Oggi si può dire che almeno l'80 % dei cattolici non crede più al significato delle reliquie e, se sono esposte su qualche altare, ricevono solo indifferenza o poco meno. Oggi nel Cattolicesimo si arriva a dire che “le reliquie non hanno valore per loro stesse ma per la devozione che i fedeli attribuiscono loro”, come mi è stato personalmente attestato. Insomma: non hanno un valore oggettivo ma è il soggetto che attribuisce loro un valore (3). Domani, se il soggetto non attribuirà più tale valore, non significheranno più nulla!

Per la tradizione ortodossa non è affatto così. Le reliquie dei santi, prima di avere un valore storico e devozionale, hanno un valore teologico: sono una dimostrazione della Verità cristiana. La teologia ortodossa, infatti, non è una speculazione filosofica sulle affermazioni della Rivelazione, è il riscontro nella realtà della verità della Rivelazione (ortodossia e ortoprassi sono unite!). In questo senso, esiste un rapporto diretto tra spirito e materia: uno spirito trasfigurato dalla Grazia influisce sulla materialità del mondo; un uomo santificato avrà un corpo differente da quello di un qualsiasi altro uomo, nonostante sia ancora soggetto alla malattia e alla morte. Questo perché la Grazia divina, assimilata nei Sacramenti, è increata, ossia ha caratteristiche divine, affermazione che la filosofia cattolico-tomista non può accettare (4). Più che alla filosofia, la teologia ortodossa è molto simile alla chimica che non può mai prescindere dalla verifica in laboratorio. Con questi presupposti in mente, è chiaro che le reliquie di un santo devono avere certe caratteristiche, prima fra tutte l'incorruttibilità.
Al contrario, il presunto cranio di sant'Elena è stato trovato in “pessime condizioni”. Questo stesso cranio, l'unica cosa presente nelle presunte reliquie, è stato esposto alla devozione dei fedeli in Grecia, un cranio che che gli esperti hanno pensato appartenere ad un uomo almeno al 75% delle probabilità.
Ora dovrebbe essere chiaro che gli organizzatori di tale pellegrinaggio non solo hanno molto probabilmente ingannato i fedeli (il che sarebbe già grave, al di là della buona o cattiva intenzione) ma hanno infranto un principio teologico, come se un chimico avesse spacciato per acqua del petrolio dinnanzi all'indifferenza o all'acconsentimento di tutti. E qui andiamo al fondo del problema: i chierici dell'epoca attuale (cattolici o ortodossi, da questo punto di vista, sono oramai assai simili) hanno un senso teologico profondo, oppure in nome di probabili vantaggi immediati, sono disposti a scambiare il vero con il falso?

Il mondo cattolico, come ho detto, è più scusabile poiché vive in uno stato di drammatica confusione al punto che oggi, nella pratica, è indifferente a qualsiasi cosa ricordi loro la differenza tradizionale tra vero-falso, ortodossia-eresia. Ma il mondo ortodosso?


L'affaire delle presunte reliquie di sant'Elena apre, dunque, una voragine che tocca direttamente la formazione spirituale e teologica di un clero che, sempre più plasmato dall'attuale indifferentismo (=tutto alla fine è identico), dallo spettacolarismo (=per essere bisogna apparire) e dal materialismo (=ciò che conta è godersi la vita), dimostra un imbarazzante vuoto che fa piangere e fuggire i fedeli consapevoli. E tutti gli altri fedeli, come possono essere meglio se il clero in buona parte ha questo livello?

Lungi da me farmi giudice per il piacere di giudicare! Tutto questo è fin troppo visibile agli occhi di tutti ma sembra che nessuno, fino ad ora, abbia avuto il coraggio di dirlo, per quanto molti lo pensino. Spero dunque che mi si applichi quanto dice un noto proverbio italiano: "Ambasciatore non porta pena", poiché la vicenda, infatti, grida da sola!

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NOTE

1) Vedi C. Corrain - M. A. Capitanio, "Ricognizioni di alcune reliquie, attribuite a santi orientali, conservate a Venezia", in Quaderni di scienze antropologiche 21 (1995), pp. 43-45. 

2) Un altro caso molto dubbio sono le pseudo-reliquie di santa Barbara che furono anch'esse portate da Venezia in Grecia per essere venerate dal 10 al 24 maggio 2015 (vedi qui). Queste reliquie hanno un cranio di donna molto matura (mentre nella storiografia sappiamo che santa Barbara è morta giovane) mescolate ad ossa di varie persone. E' sempre lo studio di Corrain e Capitanio che ce lo dice.
In quell'occasione, però, la cosa passò per buona perché nessuno si oppose. Ecco perché gli organizzatori greci hanno nuovamente ripresentato un fatto analogo con le presunte reliquie di sant'Elena.

3) Se è il soggetto a dare loro un valore è ovvio che pure delle reliquie false possono essere vere, come, si potrebbe sospettare, pensino nel Patriarcato di Venezia! Comunque, se in teoria il Cattolicesimo venera le reliquie, nella pratica le considera il retaggio di un mondo oramai passato. Eccezioni a parte, ovviamente.

4) È vero che oggi il Cattolicesimo ha abbandonato di fatto la teologia tomista, ma è altrettanto vero che non ha un concetto "forte" di Grazia sacramentale, come nel mondo ortodosso. Non è affatto chiaro, infatti, che la grazia influisce pure nel mondo materiale, non solo nello spirito, essendo Cristo venuto per sconfiggere ogni debolezza e malattia, anche nella carne, fino al punto da far risorgere il proprio corpo umano. Non è un caso, allora, che la festa della Resurrezione sia, in Occidente, una festa quasi in tono minore, rispetto al Natale. 

http://traditioliturgica.blogspot.it/

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