don Elia. Un bambino nato per soffrire
Il Figlio di Dio, infinitamente santo e assolutamente impassibile, si è
fatto figlio dell’uomo per poter riparare la colpa di Adamo e tutte
quelle – innumerevoli – che ne sono scaturite e continuano a scaturirne.
È nato per prendere su di sé tutti i peccati della storia e offrirsi a
Dio in espiazione al posto nostro, Lui perfettamente innocente e, al
contempo, capace di un atto redentivo di infinito valore. I santi Padri
scorgono nelle durezze della Natività un’anticipazione della Passione
salvifica: il Re dei re ha cominciato a patire fin dalla Sua venuta al
mondo per liberare l’umanità peccatrice dal potere del male. È evidente
che, se quest’ultimo non è ancora scomparso dalla terra, ciò non è
imputabile ad un Suo eventuale insuccesso, ma al fatto che, nonostante
l’inaudito e immeritato atto di misericordia da parte del Padre celeste,
noi continuiamo a disobbedirgli.
Che i bambini soffrano e muoiano è un fatto che strazia il cuore, ma la
cui spiegazione ci è ben nota dalla Rivelazione. Le malattie non sono
altro che una delle stimmate della natura umana decaduta in conseguenza
del peccato originale. A questo, tuttavia, bisogna aggiungere che mai le
offese a Dio avevano raggiunto la gravità e la frequenza di oggi – e
questo non può non ricadere sulla vita di tutti indistintamente, dato
che è l’ordine stesso della creazione ad essere sistematicamente
violato. I peccati contro natura elevati ad istituzione dello Stato,
l’aborto considerato un diritto umano, la soppressione dei malati
terminali camuffata da compassione … ce n’è a iosa per giustificare
flagelli e calamità che si stanno compiendo in misura ancora irrisoria
rispetto a quel che meritiamo. Se non ci piace che i bambini soffrano,
cominciamo a far meno peccati.
Ma questo meccanismo riparatore, che colpisce indiscriminatamente
colpevoli e innocenti, non è più soltanto un’ineluttabile necessità
metafisica, da quando il Verbo divino, incarnandosi per morire su una
croce, l’ha assunto in Sé con l’umanità dei peccatori per imprimergli
valore e dinamica di redenzione. La sua carne è santissima, ma è la
stessa di chi ha peccato: grazie a Lui, vero Dio, si realizzerà ciò che
all’uomo è impossibile; da Lui, vero uomo, Dio otterrà ciò che Gli è
dovuto. Questa sarebbe somma ingiustizia da parte del Padre? Solo per
chi è totalmente estraneo al mistero cristiano e vede la realtà da raso
terra; per proferire una bestemmia del genere bisogna esser privi della
fede cattolica, cosa che rende inabili a qualsiasi ministero.
Associati all’Agnello innocente nato dall’Agnella immacolata, ancora
oggi i bambini soffrono per la salvezza delle anime, di quelle anime
renitenti alla verità e alla grazia che persistono nell’offenderlo in
modo gravissimo; in particolare, soffrono per la conversione dei falsi
cattolici che lavorano per il nemico e per quella dei cattivi Pastori, i
quali, anziché denunciare il male com’è loro dovere, lo avallano
compiacenti. «Se voi soffrite è anche per colpa mia», avremmo dovuto
rispondere a colei che ci interrogava con
la speranza di essere sollevata anziché demolita, nella sua già
terribile prova. Ma questa è fantascienza …
A quanto pare chi ritiene Dio responsabile del male e della sofferenza in quanto ha creato
il Principe delle tenebre. Ma come Lo si può pregare? La causa di tutti i guai sarebbe
proprio Lui, non il cattivo uso del libero arbitrio da parte delle
creature che ne sono dotate, prima gli angeli e poi gli uomini. La
responsabilità di questi ultimi non sarebbe così semplicemente attenuata
dall’inganno demoniaco, ma praticamente annullata; in questa
prospettiva la giustizia vorrebbe che fossero tutti completamente
scagionati. Se traiamo le estreme conseguenze da simile argomento, chi
violenta un bambino è anch’egli una vittima di quel Dio che non gli ha
impedito di farlo; poco importa se ha deliberatamente trasgredito i
Comandamenti divini, ignorando ostinatamente qualsiasi richiamo della
coscienza e della Chiesa e giustificando le sue condotte trasgressive in
un crescendo di gravità che, con l’aiuto della grazia, avrebbe pur
potuto frenare prima di esserne travolto, se solo avesse voluto…
Ma, se la divinità pagana partorita dalla mente di colui è
un mostro di incoerenza e di perfidia, l’essere umano è da lui pensato –
da quanto è dato arguire – come un ebete del tutto incapace di
autodeterminarsi. Ecco l’esito finale della rivoluzione culturale
avviata da un frate in crisi che, per la sua pervicace ribellione,
sprofondò nella depravazione e finì col darsi la morte per il disgusto
che aveva di se stesso. Quando, per risolvere un problema personale, si
butta tutto per aria pretendendo di essere l’unico ad aver capito
qualcosa nella Chiesa, i frutti non possono certo essere buoni, specie
se la propria rivolta viene a intrecciarsi con fattori politici, sociali
e finanziari.
L’unica differenza, oggi, è che quei semi perversi sono
giunti a piena maturazione: la pretestuosa “riforma” luterana sta
mostrando pienamente il nichilismo che ne è all’origine, ma –
paradossalmente – da chi il ribelle voleva
distruggere.
Suprema vendetta del diavolo? Forse. Ma anche quella, come già la
sofferenza dei piccoli, è assunta e integrata nel piano di Colui che è
infinitamente santo, sapiente e misericordioso. Non sappiamo che cosa
voglia trarne, ma ci fidiamo comunque. Un amato confratello che si firma
Cesare Baronio (con il nome del grande cardinale discepolo di san
Filippo Neri) ci offre un aiuto prezioso con una luminosa intuizione di
fede, di cui lo ringraziamo dal profondo del cuore: «Nell’economia della
Provvidenza, anche questo momento di gravissima crisi ecclesiale, come
avvenuto in passato, potrebbe rivelarsi un’occasione per far rinascere
nei fedeli e nella Gerarchia un nuovo slancio di fedeltà alla dottrina,
di zelo apostolico, di riscoperta della spiritualità e dell’ascesi, di
impegno pubblico per l’affermazione della Regalità di Cristo e della
Madonna nella sfera sociale. Anche qui – senza fraintendimenti – si
potrebbe dire: o felix culpa!, se gli errori odierni sono premessa ad un ritorno dell’antico fervore, della santità di vita, dell’eroismo cristiano».
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