lunedì 26 dicembre 2016

Natale: felix culpa

don Elia. Un bambino nato per soffrire 

 

 

Fu offerto in sacrificio quando nacque (sant’Atanasio).

Il Figlio di Dio, infinitamente santo e assolutamente impassibile, si è fatto figlio dell’uomo per poter riparare la colpa di Adamo e tutte quelle – innumerevoli – che ne sono scaturite e continuano a scaturirne. È nato per prendere su di sé tutti i peccati della storia e offrirsi a Dio in espiazione al posto nostro, Lui perfettamente innocente e, al contempo, capace di un atto redentivo di infinito valore. I santi Padri scorgono nelle durezze della Natività un’anticipazione della Passione salvifica: il Re dei re ha cominciato a patire fin dalla Sua venuta al mondo per liberare l’umanità peccatrice dal potere del male. È evidente che, se quest’ultimo non è ancora scomparso dalla terra, ciò non è imputabile ad un Suo eventuale insuccesso, ma al fatto che, nonostante l’inaudito e immeritato atto di misericordia da parte del Padre celeste, noi continuiamo a disobbedirgli.

Che i bambini soffrano e muoiano è un fatto che strazia il cuore, ma la cui spiegazione ci è ben nota dalla Rivelazione. Le malattie non sono altro che una delle stimmate della natura umana decaduta in conseguenza del peccato originale. A questo, tuttavia, bisogna aggiungere che mai le offese a Dio avevano raggiunto la gravità e la frequenza di oggi – e questo non può non ricadere sulla vita di tutti indistintamente, dato che è l’ordine stesso della creazione ad essere sistematicamente violato. I peccati contro natura elevati ad istituzione dello Stato, l’aborto considerato un diritto umano, la soppressione dei malati terminali camuffata da compassione … ce n’è a iosa per giustificare flagelli e calamità che si stanno compiendo in misura ancora irrisoria rispetto a quel che meritiamo. Se non ci piace che i bambini soffrano, cominciamo a far meno peccati.

Ma questo meccanismo riparatore, che colpisce indiscriminatamente colpevoli e innocenti, non è più soltanto un’ineluttabile necessità metafisica, da quando il Verbo divino, incarnandosi per morire su una croce, l’ha assunto in Sé con l’umanità dei peccatori per imprimergli valore e dinamica di redenzione. La sua carne è santissima, ma è la stessa di chi ha peccato: grazie a Lui, vero Dio, si realizzerà ciò che all’uomo è impossibile; da Lui, vero uomo, Dio otterrà ciò che Gli è dovuto. Questa sarebbe somma ingiustizia da parte del Padre? Solo per chi è totalmente estraneo al mistero cristiano e vede la realtà da raso terra; per proferire una bestemmia del genere bisogna esser privi della fede cattolica, cosa che rende inabili a qualsiasi ministero.

Associati all’Agnello innocente nato dall’Agnella immacolata, ancora oggi i bambini soffrono per la salvezza delle anime, di quelle anime renitenti alla verità e alla grazia che persistono nell’offenderlo in modo gravissimo; in particolare, soffrono per la conversione dei falsi cattolici che lavorano per il nemico e per quella dei cattivi Pastori, i quali, anziché denunciare il male com’è loro dovere, lo avallano compiacenti. «Se voi soffrite è anche per colpa mia», avremmo dovuto rispondere a colei che ci interrogava con la speranza di essere sollevata anziché demolita, nella sua già terribile prova. Ma questa è fantascienza …

A quanto pare chi ritiene Dio responsabile del male e della sofferenza in quanto ha creato il Principe delle tenebre. Ma come Lo si può pregare? La causa di tutti i guai sarebbe proprio Lui, non il cattivo uso del libero arbitrio da parte delle creature che ne sono dotate, prima gli angeli e poi gli uomini. La responsabilità di questi ultimi non sarebbe così semplicemente attenuata dall’inganno demoniaco, ma praticamente annullata; in questa prospettiva la giustizia vorrebbe che fossero tutti completamente scagionati. Se traiamo le estreme conseguenze da simile argomento, chi violenta un bambino è anch’egli una vittima di quel Dio che non gli ha impedito di farlo; poco importa se ha deliberatamente trasgredito i Comandamenti divini, ignorando ostinatamente qualsiasi richiamo della coscienza e della Chiesa e giustificando le sue condotte trasgressive in un crescendo di gravità che, con l’aiuto della grazia, avrebbe pur potuto frenare prima di esserne travolto, se solo avesse voluto…

Ma, se la divinità pagana partorita dalla mente di colui è un mostro di incoerenza e di perfidia, l’essere umano è da lui pensato – da quanto è dato arguire – come un ebete del tutto incapace di autodeterminarsi. Ecco l’esito finale della rivoluzione culturale avviata da un frate in crisi che, per la sua pervicace ribellione, sprofondò nella depravazione e finì col darsi la morte per il disgusto che aveva di se stesso. Quando, per risolvere un problema personale, si butta tutto per aria pretendendo di essere l’unico ad aver capito qualcosa nella Chiesa, i frutti non possono certo essere buoni, specie se la propria rivolta viene a intrecciarsi con fattori politici, sociali e finanziari.
L’unica differenza, oggi, è che quei semi perversi sono giunti a piena maturazione: la pretestuosa “riforma” luterana sta mostrando pienamente il nichilismo che ne è all’origine, ma – paradossalmente – da chi il ribelle voleva distruggere.

Suprema vendetta del diavolo? Forse. Ma anche quella, come già la sofferenza dei piccoli, è assunta e integrata nel piano di Colui che è infinitamente santo, sapiente e misericordioso. Non sappiamo che cosa voglia trarne, ma ci fidiamo comunque. Un amato confratello che si firma Cesare Baronio (con il nome del grande cardinale discepolo di san Filippo Neri) ci offre un aiuto prezioso con una luminosa intuizione di fede, di cui lo ringraziamo dal profondo del cuore: «Nell’economia della Provvidenza, anche questo momento di gravissima crisi ecclesiale, come avvenuto in passato, potrebbe rivelarsi un’occasione per far rinascere nei fedeli e nella Gerarchia un nuovo slancio di fedeltà alla dottrina, di zelo apostolico, di riscoperta della spiritualità e dell’ascesi, di impegno pubblico per l’affermazione della Regalità di Cristo e della Madonna nella sfera sociale. Anche qui – senza fraintendimenti – si potrebbe dire: o felix culpa!, se gli errori odierni sono premessa ad un ritorno dell’antico fervore, della santità di vita, dell’eroismo cristiano».

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