Il cuore gelido del protestantesimo
La giovane Isabel, una dei protagonisti di “Con quale autorità?”, romanzo storico di Robert Hugh Benson ambientato all’epoca delle persecuzioni elisabettiane, è a Northampton per apprendere la dottrina calvinista. La ragazza vive però con disagio l’iniziazione a una religione che pare lontana dal cuore dell’uomo. In un ambiente freddo, disumano, dove il rigetto del cattolicesimo ha prodotto solo confusione e inutili discorsi, Isabel sfiora il baratro dell’aridità spirituale. L’analogia tra il rituale di allora e l' odierno, tanto nelle forme quanto negli effetti – è a dir poco impressionante.
Con meraviglia di Isabel, il predicatore, invece che scendere dal pulpito dopo finito la predica, si mise a sfogliare la gran Bibbia posata su un cuscino davanti a lui; intanto gli altri tre ministri continuavano il servizio divino. Allorché essa incominciò a sentir leggere le preghiere della Consacrazione, cercò, com’era sua abitudine, di concentrarsi maggiormente ritenendo che questa fosse la parte più importante del servizio divino, ma ecco di nuovo farsi udire la voce del predicatore: «E disse loro Gesù: Tutti voi patirete scandalo per me questa notte. Infatti sta scritto: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecorelle del gregge: ma resuscitato ch’io sia, vi precederò in Galilea».
Ah! ma perché non faceva silenzio? Isabel adesso non voleva il Salvatore del passato, ma del presente; non un ricordo della sua vita, ma Lui vivente e soprattutto non il ministro, ma il Gran Sacerdote in persona.
«Cominciò ad attristarsi e sgomentarsi. Allora disse loro: L’anima mia è addolorata a morte: restate qui e vegliate con me».
I tre ministri si erano comunicati e Isabel udì il fruscio dei passi di coloro che andavano a ricevere la comunione. Il predicatore intanto continuava a leggere la storia della Passione.
«Così non avete potuto vegliare un’ora con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione: lo spirito veramente è pronto; ma la carne è debole.»
Anche i Carrington[1] si erano alzati e dopo qualche minuto li seguì Isabel la quale, nel prender posto nella panca parata di bianco, non poté fare a meno di notare il disordine che regnava in chiesa; alcuni per ricevere le sacre specie s’inginocchiavano devotamente, altri rimanevano seduti e altri invece le ricevevano in piedi; e intanto, sempre più forte, soffocando lo stropiccio dei piedi e il bisbiglio dei ministri, risuonava in tono ora alto ora basso la narrazione evangelica.
Era giunta la volta di Isabel, che s’inginocchiò tenendo le palme aperte e gli occhi chiusi. Ah! quel predicatore non avrebbe mai fatto silenzio? Non poteva la realtà parlare di per sé e il suo interprete tacere? Certo il Dio dell’amore non aveva bisogno di un araldo quando Egli era lì presente.
«E subito la mattina i gran sacerdoti con gli anziani, gli scribi e tutto il Sinedrio, fatto insieme consiglio, legato Gesù lo condussero…»
Isabel si era comunicata: adesso avrebbe voluto pregare e al tempo stesso fare attenzione tanto a ciò che leggeva il predicatore, quanto alla voce del suo Salvatore, col quale credeva di essere in intima comunione, ma invece non provava che aridità e distrazione; che lettura interminabile era quella! Alzò il capo e ciò che vide la riempì di stupore: alcuni erano seduti e discorrevano fra di loro, altri guardavano in giro come se fossero stati a un pubblico divertimento; ma specialmente la colpì la vista di un uomo dall’aspetto brutale, con viso rosso, guance cadenti, occhi piccoli e privi di espressione. Come pareva seccato e stanco da quella lunga, obbligatoria cerimonia!
Essa richiuse gli occhi rimproverandosi di lasciarsi così facilmente distrarre mentre le sue labbra erano ancora profumate dal vino di Dio e sentiva tuttora l’amplesso del suo Diletto. Allorché li riaprì, gli ultimi comunicati ritornavano ai loro posti, i ministri riponevano le coppe, e dal pulpito il predicatore leggeva la narrazione della Resurrezione come promessa di un giorno migliore: «E dicevano fra di loro: Chi ci ribalterà la pietra dalla bocca del sepolcro? Ma riguardando videro rimossa la pietra ch’era molto grande».
Il ministro chiuse il gran libro; il servizio divino era terminato.
***
Quella sera all’ora del crepuscolo Isabel, in preda a una specie di disperazione, andò a passeggiare da sola lungo il fiume. Di nuovo fece uno sforzo per avere coscienza della grazia ricevuta in quel Sacramento così unico e prezioso, ma persino nell’aria pareva che ci fosse qualche cosa di opprimente: nuvoloni plumbei e grevi si addensavano sulla città; il sentiero dove camminava esalava un forte odore di foglie morte e gli alberi e l’erba erano impregnati di umidità. Invano cercò di rincuorare l’anima sua, che lottava e si dibatteva senza poter risorgere; non riusciva a provare né amarezza nei rimproveri che si rivolgeva, né gioia nelle sue aspirazioni: la mano di Calvino poggiava con tutto il suo peso sulla delicata, languida creatura.
citazione a cura di Luca Fumagalli
[1] È la famiglia che ospita Isabel. Il dr Carrington è un vecchio amico del padre della ragazza.
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