CULLA DEL NATURALISMO DEVOTO.
di "Radicati nella fede"
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 6 - Giugno 2016
Grazie a Dio non abbiamo obbedito.
Vi scandalizzeremo subito, ma ci sono provocazioni che sono salutari, che servono.
Grazie a Dio non abbiamo obbedito a quelli che, per mantenerci dentro la “pastorale ordinaria”, ci chiedevano, mentre ci concedevano obtorto collo qualche messa tradizionale, di non chiudere con la nuova liturgia. Grazie a Dio non abbiamo obbedito: non abbiamo ceduto a una preoccupazione “politica”, quella di non cambiare quello che ormai fanno tutti, per un'obbedienza più grande, quella della custodia della fede.
Abbiamo appena celebrato la festa del Corpus Domini: che significato avrebbe adorare solennemente la presenza eucaristica del Signore e non difendere nel contempo il rito puro della messa?
Lo diciamo per tanti devoti, sacerdoti e laici, sinceramente preoccupati del rispetto del Corpo del Signore, ma non preoccupati dell'avvelenamento che attraverso il nuovo rito si è prodotto nel corpo della Chiesa.
La nuova liturgia ha come addormentato il popolo cristiano dentro un Naturalismo devoto.
Il Naturalismo è nella Chiesa quel dimenticare costantemente la vita soprannaturale. Il Naturalismo è quel considerare del Cristianesimo prevalentemente gli aspetti umani, letti e giudicati secondo le categorie del nostro tempo, secondo le mode culturali del momento. Quelli che nella Chiesa tendono al naturalismo non negano Gesù Cristo, ma non ne considerano il potere diretto su tutta la realtà: è come se tutto non dipendesse da Lui.
Da che cosa lo si capisce? Dal fatto che, quando pensano all'andamento del mondo, non ricorrono a Dio per la soluzione dei suoi mali. Non ricorrono a Dio, per accodarsi al vano parlare del mondo che si riempie di parole vuote e retoriche.
Facciamo un esempio: a Fatima la Madonna chiese ai tre pastorelli di pregare e fare sacrifici perché la guerra finisse, indicando così che l'andamento del mondo e delle nazioni dipende dalla nostra obbedienza a Dio.
Ve lo immaginate oggi un documento vescovile o papale che parli esplicitamente così? Che indichi nel ritorno a Dio, nel ritorno a Gesù Cristo, la soluzione di tutti i gravi problemi del mondo, economici, politici, morali, spirituali? Anche i pastori che privatamente pensassero che il peccato degli uomini è davvero la radice di tutti i mali del mondo, se ne guarderebbero bene dal dirlo pubblicamente, tanto è terribilmente naturalista il clima che regna nella Chiesa oggi: eppure il messaggio di Fatima è perfettamente l'eco fedele di tutta la Sacra Scrittura.
Tante sono le cause di questa disastrosa situazione, ma tra queste la principale è stata la riforma del rito della messa.
La nuova liturgia, voluta moderna rispetto alla tradizione, per essere moderna si è inchinata al naturalismo, inaugurando un naturalismo devoto. E per favorire questa piega, ha dato della messa cattolica l'immagine dell'ultima cena: Gesù in mezzo, rappresentato dal prete, e una assemblea, la comunità dei discepoli, che lo ascolta e si nutre di lui. Anche la messa più seriamente celebrata, nel N.O.M., dà questa immagine. È la messa che, nel migliore dei casi, si ferma a “Gesù che viene in mezzo a noi”. Per questo la Chiesa ha messo, dal Concilio in poi, al centro l'uomo, e non più Dio. All'uomo si sacrifica tutto, anche la verità della rivelazione. All'uomo e ai suoi diritti si sacrifica tutto, anche Dio.
La nuova messa si ferma a Gesù, è questa la questione; si ferma a Gesù presente tra noi, ma non arriva mai a parlare dell'azione di Dio in noi, al secondo movimento, a quello che conta di più, che è la nostra elevazione a Dio. Manca alla messa moderna il movimento ascensionale.
È la vera e spaventosa vittoria del Protestantesimo? Quella vittoria che fu impedita al Concilio di Trento e che ora si sarebbe praticamente compiuta?
Il Sacramento non è negato, ma è stravolto: non è più inteso come azione trasformante di Cristo in noi, ma come presenza consolante. Si è dimenticato lo scopo dell'azione di Cristo in noi, cioè il trasformarci in Lui. E questa trasformazione nostra in Lui è assolutamente necessaria, perché Dio Padre è glorificato dal suo Verbo fatto uomo, Gesù Cristo, e non si compiace di noi se non vi vede il suo Verbo formato. “Noi siamo diventati non soltanto cristiani, ma Cristo” dice Sant'Agostino: quanti oggi si avvicinano a questa verità, quanti almeno intuiscono la grandezza dell'opera della grazia su di noi? Quanti colgono che questa è l'opera?
Oggi il sacramento è ridotto a consolazione per noi, la messa è ridotta a Gesù che condivide tutto di noi ... e la tentazione demoniaca è trasformare Lui in noi. Per questo è incomprensibile, anche a tanti pastori della Chiesa, che vi siano delle condizioni per ricevere i sacramenti, e tutte le condizioni si riuniscono nel volere davvero morire a noi stessi perché Cristo sia affermato in noi. Oggi no, grazie anche alla nuova liturgia, tutti credono di aver diritto ai sacramenti per essere serviti da Cristo, senza volerLo servire.
La nuova liturgia ha favorito il Naturalismo, anche se devoto: Cristo è affermato a parole, ma nell'azione è come se non esistesse. E questo è esattamente il Protestantesimo eretico, che non crede all'azione trasformante della grazia sulla nostra natura.
E non basta celebrare con devozione la messa, se questa è la nuova messa, perché è stata immaginata come la Santa Cena e non come il Calvario.
Il Calvario ti dice che Dio ha sacrificato il suo unico Figlio perché tu possa essere strappato dal mondo di peccato e, trasformato in Lui dalla grazia che discende dalla Croce, piacere a Dio, e quindi essere salvato.
La Santa Cena senza il Calvario, ti dice che Dio viene in mezzo a noi; che quindi tu sei importante, che la tua vita e la vita del mondo è essenziale, che la natura è tutto, visto che Dio è venuto a servirla con la sua presenza; ecco il Naturalismo servito, anche se con un côté devoto.
È davvero la vittoria del Sacramento svuotato di vita, iniziata da Lutero e dai suoi compagni.
E tra noi i più pericolosi sono i Conservatori devoti, che pensano che con qualche “ritocchino” in senso tradizionale si possa rimediare a questo avvelenamento.
Solo la Messa della tradizione, e non qualche surrogato di essa, salva l'interezza dell'azione di Dio, e ce ne rende coscienti.
Dovere dei preti e dei fedeli è custodire il dono più prezioso di Dio, senza attendere oltre, perché il tempo si è fatto breve.
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