Carissimo Luciano,
finalmente è giunto il tempo di scrivere: “ c’è un tempo per ogni cosa” dice Qoelet. Ti penso alle prese con i prossimi esami, stanco, desideroso di un po’ di fresco e di pace trentina. Ma ancor più, come amico e come confratello, ti immagino nel cammino di scoperta del presbiterato ricevuto due mesi fa. E' un’ esperienza esaltante scoprirsi sacerdote: dalla sera dell’ ordinazione, man mano, vanno delineandosi i contorni del nuovo essere che ci inerisce; è una scoperta che non sarà mai esaurita, forse solo in Dio, nella visione senza veli dell’ eternità, sapremo chi siamo. In questo cammino di scoperta ti penso, in esso ti confermo. Forse l’ aria romana, asettica, aliena da ogni spiritualismo, non ti aiuta, ma tu non desistere, pena il veder dissolversi in breve tempo il potenziale che ti è stato donato. Non che la grazia e il sigillo sacramentale vengano meno ( siamo sacerdoti in eterno!), ma si può degradare sul pian psicologico, sul versante della propria identità, sul crinale dell’ autocoscienza: ai fini della tua crescita spirituale sono aspetti molto importanti. Quasi certamente molti dei tuoi professori riderebbero di queste mie povere considerazioni, ma qui in periferia, nel vissuto dei poveri preti di campagna, il cammino dell’ auto coscienza sacerdotale è importante e per questo vi insisto. Tu, Luciano, a meno che non sarai chiamato alla pienezza dell’ Ordine sacro, non riceverai altro sul versante sacramentale; non si potrà aggiungere altro a quanto il Vescovo Ennio ti ha trasmesso due mesi fa, ma sul piano della comprensione, dell’ interiorizzazione quanto ancora resta da fare! Per dirla con i Padri, all’ istante ( profumato di eternità) dell’ imposizione delle mani e della Preghiera di Ordinazione deve ora seguire una vita di spiritualità mistagogica. Certi pretini consumano il crisma in poche settimane: “ tutto qui ? ” - sembrano chiedere educati alla scuola della reclame televisive! So che sei lontano da questo pericolo, ma ancor più voglio capacitarti che la strada della preghiera è la via maestra per un presbitero che non voglia perdesi e perdere. Dove avviene questo cammino di scoperta del proprio io – sacerdotale? Nel silenzio, nel segreto e nella fedeltà alla preghiera. Stare col Maestro ti aiuterà a confermare la tua identità di chiamato, a rettificare la tua risposta, a evidenziare la tua diversità ( nel mondo ma non del mondo), a intensificare il tuo servizio alla Chiesa. Quando ti immetterai pienamente nella attività pastorale, farai anche l’ esperienza di frantumazione, di atomizzazione in cui gli impegni, gli incontri, le tensioni ti riducono…., ed anche sui numerosi rivoli di sangue ( Mons. Grimaldi alla messa esequiale di Zama ha parlato del cuore del Vescovo come “estuario di redenzione”!) solo la preghiera potrà essere invocata come esperienza di riformulazione del proprio sé ( capo sul petto del Maestro).
Scusami se ti scrivo queste cose, non avevo l’ intenzione di sottoporti a una predica, accetta queste righe come un testamento che un fratello giunto al decimo anniversario della sua ordinazione, affida ad un fratello più giovane. Mentre nella scienza, nella tecnica si procede in cordata e tutti fanno tesoro delle scoperte di tutti, nella vita spirituale abbiamo la tremenda presunzione di poter fare da soli e di non aver bisogno di alcuno. Il saperti consacrato al Signore, raccolto sotto il manto della Madre, mi da la certezza che supererai tutte le difficoltà del tuo cammino presbiterale: la crisi non mancheranno, ma troveranno soluzione nel riposo dell’ anima ( “venite in un luogo in disparte e riposatevi un po’”).
Ti assicuro il sostegno della mia preghiera, raccomando alla tua intercessione il cammino di questa comunità parrocchiale e in particolare il dono delle vocazioni sacerdotali che il Padre ci ha fatto. Tra due giorni inizierò la predicazione del mese di Giugno alle 6,30: affida a Gesù anche questo ennesimo sforzo pastorale.
Ti auguro ogni bene.
Ti abbraccio
Arturo
Come già altre volte ti ho detto, sappi che qui ci sarà sempre un posto per te.
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