giovedì 3 marzo 2011

L'Islam, il nemico di sempre.


E' stato assassinato ieri in Pakistan l'unico ministro cattolico del governo di quel paese, odiato dagli islamici perché proponeva l'abrogazione, o l'addolcimento, della infame legge sulla "blasfemia", che rende impossibile la vita ai cristiani del paese poiché il loro stesso esistere, pregare, praticare la Fede è blasfemo agli occhi dei macomettani. Gli assassini quasi certamente rischiano, se mai fossero scoperti, il destino dei loro colleghi egiziani che hanno ucciso sei copti mentre uscivano da Messa: i tribunali del 'laico' Egitto li hanno appena assolti.

 

Santo SUBITO:
martirizzato Shahbaz Bhatti, ministro pachistano ucciso
in odio alla fede cristiana

La notizia sconvolgente di oggi (ripresa dal Corriere online):


ISLAMABAD - Il ministro per le minoranze religiose del Pakistan, il cattolico Shahbaz Bhatti, è stato ucciso da un commando armato in un attentato a Islamabad. Lo ha riferito un portavoce del locale ospedale di Shifa, Azmatullah Qureshi. Bhatti, 35 anni, era stato appena confermato nell'incarico dopo un rimpasto di governo, nonostante le pressioni dei gruppi fondamentalisti islamici.


Negli ultimi mesi era stato minacciato di morte per aver chiesto di modificare la legge sulla blasfemia e per essersi batuto per la grazia per Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte nel giugno 2009 proprio in base a quella legge. Asia Bibi, madre di due figli, ribattezzata la "Sakineh cristiana", è in attesa del processo d'appello davanti alla Corte di Lahore. E' accusata di aver insultato Maometto durante una discussione con le colleghe, in Punjab. "Ringrazio Dio per avermi dato questa opportunità di continuare la mia lotta perle minoranze oppresse del Pakistan", aveva affermato Bhatti dopo la conferma nell'incarico, i cristiani e le altre minoranze sono cittadini del Pakistan e hanno gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadini perchè i nostri padri hanno sacrificato la loro vita per il Paese". A gennaio Bhatti era stato tra i primi a condannare l'omicidio del governatore del Punjab, Salmaan Taseer, finito anche lui nel mirino degli integralisti per aver chiesto di abolire la legge sulla blasfemia.

Sul luogo dell'attentato sono stati trovati volantini dei taliban pachistani. Da una prima ricostruzione, Bhatti era da poco uscito di casa con la sua auto, non blindata e senza scorta, quando da una vettura bianca gli sono stati sparati una ventina di colpi. L'auto degli attentatori si è immediatamente allontanata. L'attentato è avvenuto nei pressi del mercato di un quartiere residenziale della capitale. Bhatti è deceduto durante il trasferimento in ospedale. Le tv hanno mostrato le immagini della vettura crivellata di colpi.

L'assassinio del ministro pachistano "è un nuovo fatto di violenza di terribile gravità. Esso dimostra quanto siano giusti gli interventi insistenti del Papa a proposito della violenza contro i cristiani e contro la libertà religiosa in generale", ha commentato il portavoce vaticano, p. F. Lombardi. "Bhatti - ha detto ancora il gesuita - era il primo cattolico a ricoprire un tale incarico. Ricordiamo che era stato ricevuto dal Santo padre nello scorso settembre e aveva dato testimonianza del suo impegno per la pacifica convivenza fra le comunità religiose del paese". "Alla preghiera per la vittima [No padre Federico! Non si prega per i martiri, ma si pregano i martiri!!], alla condanna per l'inqualificabile atto di violenza, alla vicinanza ai cristiani pachistani così colpiti dall'odio, si unisce l'appello - ha concluso padre Lombardi - perché tutti si rendano conto dell'urgenza drammatica della difesa della libertà religiosa e dei cristiani oggetto di violenza e persecuzione".

Condanna anche dal governo italiano. Per il ministro degli Esteri Franco Frattini si tratta di un atto di "violenza intollerabile contro una persona che si era distinta per la sua visione ed impegno a costruire una società basata sul dialogo e la tolleranza nei confronti di tutte le minoranze e le diverse religioni".


 


Commento
Forse è l'ora che i media cattolici inizino ad usare la parola "martirizzato". E' assolutamente adeguata per questo vero e proprio testimone della fede. Bhatti ha reso azione politica la sua profonda fede religiosa cristiana e cattolica e solo per questo è stato brutalmente ucciso. Di se stesso diceva: "Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo"  (fonte). Ormai quel posto l'ha ottenuto, e non c'è dubbio, quindi, che il suo esempio vada celebrato e innalzato alla gloria degli altari, anche per sostenere i cristiani del Pakistan tanto calpestati e vilipesi.
Penso che non si possa più parlare solo di terrorismi e attentati, quanto un paese ha addirittura bisogno di proteggere coloro che proteggono le minoranze religiose, e non ci riesce! Il male dell'intolleranza religiosa è un tantino più profondo di quanto gli intellettuali occidentali vogliano ammettere ed è legato alla religione islamica a doppio filo. Non si sente mai, d'altronde, l'uccisione di un ministro islamico da parte di terroristi cristiani. Qualcuno si è chiesto come mai?

Ringrazio p. Andrea che ci fornisce il testo del testamento spirituale del ministro pakistano ucciso ieri per la sua lotta a favore delle minoranze cristiane oppresse nel suo paese. Questo scritto ci mostra con chiarezza le motivazioni di fede dell'azione e dell'impegno di Bhatti e - se ce ne fosse ancora bisogno - dimostra la sua eroica dedizione a Cristo, che metteva in conto il martirio già presentito. Leggiamo questo testo con attenzione: un domani non lontano speriamo di vederlo nei nostri breviari come seconda lettura della memoria del "ministro martire".

Il testamento spirituale del martire
Shahbaz Bhatti

"Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia.

Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico.

Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora — in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan — Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita.

Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese. Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.

Credo che i cristiani del mondo che hanno teso la mano ai musulmani colpiti dalla tragedia del terremoto del 2005 abbiano costruito dei ponti di solidarietà, d’amore, di comprensione, di cooperazione e di tolleranza tra le due religioni. Se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Ciò produrrà un cambiamento in positivo: le genti non si odieranno, non uccideranno nel nome della religione, ma si ameranno le une le altre, porteranno armonia, coltiveranno la pace e la comprensione in questa regione.

Credo che i bisognosi, i poveri, gli orfani qualunque sia la loro religione vadano considerati innanzitutto come esseri umani. Penso che quelle persone siano parte del mio corpo in Cristo, che siano la parte perseguitata e bisognosa del corpo di Cristo. Se noi portiamo a termine questa missione, allora ci saremo guadagnati un posto ai piedi di Gesù ed io potrò guardarLo senza provare vergogna".

(a cura di M.A. Calabrò, per gentile concessione della Fondazione Oasis e di Marcianum press)Testo preso da:

Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz1FZhuyXDX
http://www.cantualeantonianum.com/
 

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