venerdì 14 marzo 2014

prete, incontro Dio

prete-in-oratorioLui è il prete che non ti aspetti. Attenzione, ha tutto in regola per esserlo: il colletto bianco, la croce in petto se indossa la polo, la felpa in neoprene con la cerniera quando fa freddo. La barba non rasata e quel po’ di capelli brizzolati che fanno figo. Si può dire figo a un sacerdote?
Sulla porta dell’oratorio dirige il traffico dei ragazzi che arrivano per le attività del pomeriggio. Ti fa una battuta che non capisci subito, ci devi riflettere e poi ridi: forte il don.
Riflettere. O riflettersi. Specchiarsi nel Dio che porta con sé e lo porta a te. O porta te a Lui se gli permetti di prenderti la mano. È un Dio bello il suo. Non sai mai quanto lo sia in una visione particolare o in un assunto generale, com’era la canzone? “Your own personal Jesus”.
È lì per tutti (e anche se non ci fosse nessuno). Il don si fa tramite: si fa orecchio, si fa bocca, si fa cuore, si fa mano, si fa occhi. Non lo fa per te anche se ti consola, ti sostiene, ti accompagna. Lo fa per Lui. Per l’amore che ha verso Dio. Come un amante tenero si dona alla sua volontà. Se Dio gli dicesse vai sul monte più alto con il fardello di tutti, lui ci andrebbe.
Per la fortuna dei suoi parrocchiani quel giorno il Signore deve avergli sussurrato di stare fra la gente. E non se l’è fatto ripetere due volte. Rompe le scatole, per dirla con un linguaggio biblico, le rompe con la sua fermezza nelle cose di Dio. E le rompe nel senso che sfascia quelle costruzioni che a suo dire sono solo apparenza di fede e non sostanza.
La sostanza. Dove sta la sostanza? Scoprilo tu. Lui c’è sempre: come sacerdote, amico, compagno di strada. Uomo di chiesa e di apparato, gli tocca pure quello. Stanco, a volte. Non te lo dice perché il don sostiene e dev’essere forte, ma anche lui ha bisogno di essere sostenuto in alcuni momenti. È un uomo. E ha imparato a ricevere, non solo dal Signore. Lasciarsi amare forse è la cosa più difficile per chi deve amare tutti e non può amare nessuno in particolare, se non nel suo essere “in Dio”.
Poi arrivano quei periodi dell’anno in cui si scatenano tutte le forze in campo, come per la Quaresima. E bisogna stare fra la gente e tirarla e coinvolgerla e dire e fare e organizzare e andare…
Anche se lui vorrebbe rintanarsi a volte in altre altitudini, se non latitudini. Da solo con i suoi libri di preghiere, un crocifisso e tutta la giornata davanti (mentre il cane sonnecchia sull’uscio sbattendo la coda).

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