«Scriveremo in Costituzione
che il matrimonio
è solo tra uomo e donna»
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Lo scorso 24 febbraio la Slovacchia ha raggiunto un accordo
storico. Il centrodestra e i socialisti hanno deciso di inserire nella
Costituzione un comma in cui si esplicita che il matrimonio è solo quello fra
uomo e donna. La modifica si trova all’interno di un emendamento della riforma
costituzionale presentata dal primo ministro socialista, Robert Fico.
«L’emendamento vieta la possibilità di introdurre nell’ordinamento slovacco il
matrimonio fra persone dello stesso sesso», spiega a tempi.it Jan Figel, vicepresidente del Parlamento slovacco e leader del Movimento
democratico cristiano (Kdh).
Come siete arrivati all’accordo?
L’obiettivo di proteggere costituzionalmente il matrimonio come
unione fra uomo e donna è stato avanzato mesi fa dal Kdh. Abbiamo annunciato
l’iniziativa all’inizio di settembre in risposta all’impatto crescente
dell’ideologia gender nel nostro paese, nell’Europa occidentale e in Nord
America. E anche in risposta alla proposta di adottare la strategia nazionale
dei diritti umani, dove si nascondeva l’imposizione della teoria di genere.
Temevamo un attacco alla famiglia fondata sul matrimonio naturale e
tradizionale, che appartiene ai diritti umani e che quindi non vogliamo sia
messa in discussione né minacciata.
Perché il governo guidato dal
socialdemocratico Fico ha accettato? È in controtendenza rispetto al trend
europeo e nordamericano.
La situazione dell’Est è diversa da quella occidentale. La maggioranza della
popolazione slovacca continua ad essere convinta che il matrimonio sia fra uomo
e donna: è emerso da tutti i più validi e attendibili sondaggi del paese. Il
primo ministro crede più nel supporto della popolazione che in quello dei
poteri esterni, da cui continua a ricevere forti pressioni politiche. Fico
infatti ha preso questa decisione ora che si è candidato alle elezioni di presidente
della Repubblica, ma evidentemente ci crede anche. È giusto ricordare che nel
2012 il programma elettorale dell’attuale governo si concentrava già sul
sostegno alla famiglia, sottolineando persino che il matrimonio è solo fra uomo
e donna.
Come siete riusciti a costruire
questa alleanza?
La famiglia e il matrimonio appartengono ai valori fondamentali
anche del nostro programma politico. Dieci o quindici anni fa il focus era
incentrato tutto sull’integrazione europea, ora invece sulla promozione della
giustizia e della solidarietà all’interno del paese: la nostra posizione è
stata promossa dentro un dialogo aperto e costruttivo con l’opposizione. La
protezione costituzionale del matrimonio era già stata proposta dalla
coalizione di centrodestra nel 2010 senza successo, soprattutto a causa del
rifiuto degli oppositori liberali. Perciò questa volta abbiamo deciso di
riprovarci scegliendo un processo basato sull’approccio personale: ho proposto
l’emendamento di nuovo, ma affrontando i parlamentari uno a uno. Così su 150,
40 hanno deciso di firmare la proposta. Ma gli 83 membri del partito
socialdemocratico erano ancora dubbiosi, finché a febbraio il presidente del
Consiglio ha presentato la riforma costituzionale del sistema giudiziario.
Siccome aveva bisogno del nostro appoggio, abbiamo deciso di accettarla dopo
discussioni e compromessi in cambio dell’emendamento. Per far passare la
riforma avevano bisogno di almeno 90 voti, insieme siamo arrivati a 96. Ma c’è
ancora tempo e spero che il consenso aumenti.
Chi è il vostro rivale
principale?
Fra i critici ci sono i parlamentari del partito liberale, tutti i
principali media del Paese, i gruppi e i network internazionali dell’attivismo
Lgbt, come ad esempio l’Ilga (International lesbian and gay association) che
spinge fortemente contro l’accordo.
La settimana scorsa il
Parlamento ha discusso l’emendamento. Cosa è successo?
Le ultime discussioni sono state lunghe e controverse e hanno
toccato diversi argomenti della riforma, il tutto è stato accentuato dal fatto
che siamo in pieno periodo pre-elettorale. Ma sappiamo anche che storicamente è
accaduto spesso che i cambiamenti maggiori e gli accordi più decisivi fossero
presi prima o immediatamente dopo una tornata elettorale. L’opposizione è
divisa, per questo noi siamo stati più volte accusati di sostenere la
candidatura del premier Fico. Naturalmente respingiamo ogni accusa: infatti
abbiamo avviato il processo molto tempo fa. Inoltre il voto finale avverrà dopo
le elezioni presidenziali del 29 marzo.
Quali sono i prossimi passi?
La prima votazione è fissata per questo mese e il voto decisivo
sarà a maggio, forse prima delle elezioni del Parlamento europeo. Fino ad
allora continueremo a lavorare sulle questioni ancora aperte contenute nella
riforma della giustizia, al fine di arrivare a un accordo maggiore sull’intero
pacchetto.
Prima della Slovacchia anche la Croazia ha
protetto il matrimonio naturale per via costituzionale.
Recentemente la Romania ha
respinto le unioni civili quasi all’unanimità. Secondo alcuni
osservatori i paesi che hanno pagato l’inganno dell’ideologia comunista sono
più refrattari a piegarsi alle ideologie dominanti rispetto all’Occidente. È
d’accordo?
Ho visitato la Croazia durante il fine settimana in cui si
svolgeva il referendum. In veste di ex Commissario europeo per l’istruzione, la
cultura e la gioventù parlai alla Conferenza internazionale sui valori europei
proprio di questo: l’Unione allargata è più europea di prima, perché l’Europa è
definita più dalla sua cultura e dai suoi valori che non dalla geografia o dal
mercato. Le nazioni dei paesi post-comunisti oggi portano all’Unione Europea la
memoria viva dei regimi nati da visioni totalitarie e ideologiche. Ricordano che
il Ventesimo secolo è stato ferito da ideologie contrastanti l’una con l’altra
e che mirando alla costruzione di una nuova epoca e una nuova umanità hanno
avuto come esito gli spargimenti di sangue e il relativismo. L’Est può e deve
agire in modo responsabile per garantire che il Ventunesimo secolo sia migliore
di quello precedente, contribuendo a un’umanità più solidale, che comincia e
cresce nella famiglia. Perché ciò che agevola la famiglia si riflette nella
società, per il bene dello Stato e il futuro florido di tutta l’Europa.
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