domenica 7 ottobre 2012

madonna del rosario



Canto iniziale: Giovane Donna

Nel nome del Padre…

Siamo qui, e non in Cattedrale come al solito (magari molti si saranno perduti tra valli e colli: ci sarebbe stato bisogno, stasera, dei sassolini di Pollicino), perché questo luogo ospita per tre giorni l’immagine della Madonna di Pompei, che è un quadro che gira per tutto il mondo, oltre quello che si venera – ed è l’originale – nel Santuario che conosciamo bene, cuore della nostra Campania e anche cuore mariano d’Italia. Quindi abbiamo pensato: tentiamo di far fraternizzare – e non è facile – i più giovani con Maria. Da bambini siamo stati un po’ abituati a pregarla, ma poi è scomparsa dal nostro orizzonte, e quando va bene c’è Gesù (quando va bene).
Faremo questa nostra Preghiera guardando questa immagine. Le immagini servono perché ci aiutano, e alcune, particolarmente venerate, che magari abbiamo guardato da bambini prima ancora di avere la percezione di chi fosse la Madonna, che abbiamo trovato nelle case dei nostri genitori (adesso non tanto più; le troviamo nelle case dei nonni), sono le immagini con le quali siamo cresciuti, anche cresciuti nella fede, perché la fede ha bisogno di immagini, perché la fede non si trasmette in astratto, ma ha bisogno di segni (acqua, pane, vino…) e di immagini (le statue, i quadri…). Questa è un’immagine particolarmente venerata col titolo di Madonna del Rosario.
Il titolo del nostro incontro di preghiera è: “Rose per Maria: da un botanico o da un innamorato?”. Vorrei dirvi qualcosa, anche se è difficile farlo con i giovani.
“Rosario” viene da “rosa”. Qualche volta vi sarete chiesti perché si chiama “Rosario”. Perché è un roseto: una rosa, due rose, tre rose, dieci rose fanno un roseto o una composizione di rose. Allora stasera – non lo diremo per intero, anche perché mi inserisco in vari momenti, aiutandovi, portandovi un po’ per mano – cerchiamo innanzi tutto di familiarizzare con un oggetto. Avete mai avuto tra le mani una corona? Chiedo ovviamente ai giovani, non agli anziani e agli adulti che la conoscono bene. Noi pensiamo alla corona come a qualcosa che si metta sul capo, invece della corona del Rosario.
Quando ero ragazzo, Massimo Ranieri cantava: Rose rosse per te ho portato stasera… Se ti arriva un fascio di rose… chi le avrà mandate? Forse uno spasimante…
Delle rose si occupano due diverse categorie di persone: i botanici, o quelli che hanno le serre (ci sono delle serre anche dalle nostre parti), i fioristi, ma anche gli innamorati. La difficoltà del Rosario è guardarlo con gli occhi di un botanico o con gli occhi di un innamorato. Gregorio, per esempio, se potesse mandare un fascio di rose ad una ragazza, quante ne ordinerebbe e di che colore? Non bisogna mai mandare rose gialle – lo sapete, vero? – perché è un dispregio, ma rose rosse, rose bianche, rose rosa (“rosse” dice forza, amore, passione…). La difficoltà che abbiamo col Rosario è che lo guardiamo con gli occhi del botanico: Questa è una rosa purpurea, una rosa candida… Ci sono svariate tipologie di rose che possiamo guardare con gli occhi della scienza. Invece, stasera, guardiamo le rose con gli occhi degli amanti. E gli amanti non si stancano mai di mandare rose, fosse anche a Maria.

Adesso vi sarà distribuito un piccolo Rosario. Lo riceverete come un dono. Tocco un Rosario: vediamo un po’ innanzi tutto l’oggetto.

***

C’è un modo tattile di pregare il Rosario, che è semplicemente tenerlo. Vi sembrerà riduttivo, ma per chi lo abbia pregato tante volte, anche solo toccarlo è una preghiera, perché sono le rose per Maria, perché un Rosario è un rosaio, un roseto, e se anche in questo momento non posso recitarlo, lo tocco. Tra l’altro questa è un’arma. La preghiera è un’arma, ma il Rosario è legato anche ad una storia, ad una battaglia, la battaglia di Lepanto, dove fu propagato quest’ordine di battaglia: bisogna recitare il Rosario che sconfiggerà. Certamente ci furono anche le navi, le armi, ma tanti avevano quest’arma con cui i cristiani – oggi non sarebbero tanto di moda – sconfissero i musulmani che tendevano ad entrare in Occidente. Anche tu avrai qualche battaglia da fare, da vincere. Ne avrai perse tante: ecco un’arma.
Insieme diremo solo tre decadi, per allenarci. Intanto familiarizziamo con l’oggetto, prendiamo coscienza dei grani che sono “Ave Maria”. Queste sono le rose.
Perché ho scritto: botanico o innamorato? Perché il Rosario lo capiscono solo gli innamorati. Ne volete una prova? L’obiezione che a tutti viene è: Ma si dice sempre la stessa cosa! Che noia! Ma chiedo a quelli fra voi che sono innamorati: ma tu, ogni giorno cambi frase con la tua ragazza, col tuo ragazzo, con tuo marito, con tua moglie? L’amore di quante frasi è fatto? Di quante frasi diverse? Poche. Ce n’è una fondamentale, su cui ci sono le variazioni sul tema (si dice in musica): Ti amo, ti voglio bene. Questo si dice ad una persona amata. E ogni volta che lo dico, mi sembra una bella frase. Perché il Rosario ti scoccia? Ecco, sei un botanico. Magari stasera scoprirete d’essere botanici, fioristi, coltivatori di rose ma che non capiscono il Rosario. Liberi di fare i botanici. Io voglio fare l’innamorato e l’innamorato dice: ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo… poi arriva il nocciolino del Gloria. “Ti amo” è l’Ave Maria e il Gloria divide la decade. Ovviamente, come sapete, io sto facendo una spiegazione per chi – e immagino che ce ne saranno – fosse completamente a digiuno di quest’arma, non sa come si preme il grilletto, come si punta, non sa se è un giocattolo o un’arma. Questo lo si fa contemplando i Misteri della vita di Gesù, per cui il Rosario è anche un grande cammino sulle strade del Vangelo. Adesso lasciamo stare i misteri gaudiosi, luminosi (da poco inseriti da Giovanni Paolo II), quelli dolorosi, quelli gloriosi: noi contempleremo solo tre Misteri e faremo questa prova generale, anche per un giovane che stasera trasformerà questa corona in un braccialetto, ma spero che quest’arma qualche volta la punterete contro qualcuno – ed esploderà, è efficace! – quando voglio colpire, quando desidero qualcosa d’importante, quando voglio chiedere una cosa che mi sta a cuore.

Canto: Madre io vorrei




Contempleremo solo tre quadri. Il primo: l’angelo visita Maria e le dice: Ti saluto, piena di grazia. L’Ave Maria è composta nella prima parte da frasi bibliche. La prima espressione è dell’angelo; la seconda – tu sei benedetta fra le donne – è di Elisabetta che inneggia alla fede di Maria. Guardiamo questo quadro, bisogna guardarlo con gli occhi della mente, come se tu mettessi sullo schermo del computer questa immagine. Potrete pensare a quelle famose della storia dell’arte o anche immaginare questa scena forse avvenuta in una maniera più semplice: c’è una ragazza di 12 anni, al massimo 13 o 14, che sta spazzando, che sta accudendo le cose di casa, forse che sta pregando, ed entra una luce (c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole…). Questa ragazza è stata prescelta prima dei tempi, prima ancora che l’uomo commettesse il peccato, prima ancora che cominciasse a inquinarsi il sangue della storia. È come se Dio stesso se ne fosse innamorato e le manda un messaggero, un araldo, un angelo, a comunicarle: Tu sarai madre.
Pensate, sono incinta: e com’è possibile? E non sono incinta di uno qualsiasi, ma di Dio, e dentro di me comincerà a formarsi da questo istante. Guardiamo questo quadro, potrebbe essere anche guardare il quadro della Madonna di Pompei, ma vi invito a guardare questo quadro nella vostra mente: cosa avrei fatto io? sarei andata a dirlo alle amiche? avrei detto “No, grazie!”, come a volte facciamo quando Dio ci manifesta qualcosa di impegnativo? No, grazie! Bussa a un altro campanello! Fai un altro numero di telefono! Io sono occupato…
Maria no, Maria dice: Eccomi, fai di me quello che vuoi.

Padre nostro…



Dolores non c’è, vero? Non c’è perché è ammalata. Dolores è incinta. Non c’è neanche Antonio, suo marito?
Quando uno si accorge di essere incinta ed è sposata… Ma Maria non lo è ancora, è promessa – dice il Vangelo – non erano ancora andati a vivere insieme: qualcuno dice che è come “dare parola”, adesso si dice “promessa” e poi si celebra il Matrimonio vero e proprio. Maria si trova in questa condizione, aspetta un figlio, intanto si fanno i preparativi per il matrimonio con Giuseppe, ma nessuno sa che lei è incinta. Vi dico questo per metterci nei suoi panni: E chi glielo dice a Giuseppe? Chi glielo dice al mio fidanzato che sono incinta di un Altro? A voi non succederà, ma a Maria è successo.
Allora Maria comincia un viaggio – che è il secondo mistero gaudioso – da sola. È coraggiosa, Maria: a 12 anni, a 14 anni partire 2000 anni fa e fare chilometri e chilometri per raggiungere la casa di Elisabetta. Perché fa questo viaggio? Per pensare, innanzi tutto, perché le è accaduta una cosa straordinaria e vuole stare sola. Fa questo viaggio perché cerca in Elisabetta un riscontro, perché l’angelo le ha dato una prova. Anche Elisabetta, tua parente che era sterile, è incinta. Tu non lo sai, perché non ci sono i telefonini, perché non funziona la posta… Allora andiamo a vedere se è vero. Ma fa questo viaggio anche per fraternizzare con lei. Siamo due donne incinte – le donne incinte hanno la nausea, hanno mille disturbi – stiamo insieme e ci facciamo compagnia in due gestazioni un po’ strane, quella di Elisabetta – può essere incinta una vecchia? – e quella di Maria, appena adolescente. Quindi una sta tramontando e l’altra è appena sorta (il menarca di Maria forse è accaduto appena qualche mese fa o un anno fa). Questo secondo Mistero, che adesso noi contempliamo, dice quanto sia importante che noi ci incontriamo. Peppe, di cui adesso ho incrociato lo sguardo, ogni tanto dice: Eccellenza, io vi devo vedere… E non è solo un fatto di simpatia. Noi ci dobbiamo vedere, noi che crediamo, perché se non ci incontriamo, la fede scompare. Questo è il senso della Chiesa, questo è il senso dei gruppi a cui appartenete, delle parrocchie di cui fate parte, ma se io non mi metto in viaggio per incontrare i giovani della mia parrocchia, quelli dell’ACR, quelli del Rinnovamento dello Spirito, da solo io mi perdo. Questo pensa Maria e questo dobbiamo pensare anche noi: da soli non andiamo da nessuna parte, abbiamo bisogno gli uni degli altri. Vi consegno questa immagine per dire questa seconda decade, 10 rose nuove per Maria: queste due donne abbracciate, una piccola che sembra una bambina, Maria, e l’altra anziana, che piange perché l’hanno presa in giro per tutta la vita (Tu non hai generato! Tu non servi a niente!) e invece anche il suo grembo sterile, avvizzito, porta un bambino. Due donne visitate da Dio, visitate dalla vita che si abbracciano e, mentre si abbracciano, i pancioni dell’una e dell’altra si toccano. In queste pance ci sono due personaggi importantissimi: Gesù, il Salvatore, e Giovanni, il precursore. I bambini – lo sanno le donne che sono state incinte – a volte danno i calci, si muovono, e Giovanni sembra un pazzo nel grembo di Elisabetta che è più avanti nella gestazione: fa i tuffi, fa le capriole, perché, nella grazia, sa che nella vita farà quello che adesso sta facendo, cioè le capriole davanti al Redentore, gli aprirà la strada, sarà il precursore. Adesso potete pensare a questo bambino che si dimena nel liquido amniotico, potete pensare a queste due donne che si abbracciano teneramente e che piangono, piangono… E mentre piangono, dicono: L’anima mia magnifica il Signore…

Padre nostro…




Spero che abbiate recitato queste dieci Ave Maria da amanti, da innamorati e non da botanici. Com’è questa rosa? Ha le spine? Non ce l’ha? È una rosa d’inverno o una primizia d’aprile?
Botanici o innamorati?
Ci fermiamo al terzo quadro, quello che conosciamo di più. Fa un caldo terribile oggi, sembra di stare a luglio, ma di qui a non molto noi dovremo cominciare ad addobbare gli alberi di Natale e a preparare i presepi. Il quadro è il mistero del Natale, il Natale del Signore.
Maria avrà trovato il modo di dirlo a Giuseppe. C’è una pellicola che conosceranno i grandi e non i giovani, che è Il Vangelo secondo Matteo di Pierpaolo Pasolini, dove lei non dice nulla, si guardano, e Giuseppe abbassa un tantino lo sguardo dagli occhi al ventre, a dire: che cosa è successo? Avrà dato delle spiegazioni Maria? e quali? come si fa spiegare al proprio ragazzo: sono incinta ma di un Altro? Il Vangelo dice che Giuseppe è tormentato, qualcuno argomenta: perché è troppo grande ciò che è accaduto a Maria; altri più semplicemente, più umanamente: vuole tirarsi fuori da questa storia e licenziare in segreto Maria, ognuno per la sua strada. Perché licenziarla in segreto? Perché se l’avesse accusata pubblicamente, Maria avrebbe rischiato la lapidazione. Una donna, incinta di un altro e non si sa chi, ed era promessa sposa a Giuseppe… Ma questa è una poco di buono! La uccidiamo! La eliminiamo! Quindi per evitare a Maria la morte, Giuseppe ha deciso di uscirsene per la porta secondaria: va bene, non capisco, voglio anche crederti, ma…
Anche lui, come dice il Vangelo di Matteo, viene visitato da un angelo: Non temere, Giuseppe, di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei, viene dallo Spirito Santo. E Giuseppe sposa Maria sotto lo sguardo a dir poco ilare, cattivo di tutto il paese, come racconta anche Erri De Luca ne Il nome della madre, testo che alcuni di voi conoscono. A otto mesi c’è il decreto di Cesare Augusto, bisogna andarsi a registrare e si mettono in viaggio, benché Maria stia agli ultimi giorni. Natale è questo bambino che rompe le acque. Natale è questo bambino che nasce, che è Dio, Dio visibile. Natale è Maria e Giuseppe che sono estasiati da questo miracolo della vita.
Questo miracolo, appena qualche giorno fa, lo ha vissuto Andrea. Andrea fa l’avvocato, non so se può dirci qualcosa: come ci si sente quando ti nasce un figlio, il primo figlio? Andrea e Michela li avrete visti quasi sempre al primo banco alla Preghiera-Giovani. Non so se sei stato presente al parto, ma dicci qualcosa… Immagino che anche un avvocato abbia difficoltà a parlare, per dire che succede quando nasce un figlio.

Testimonianza di Andrea

***

Te lo dico io, Andrea, cosa cambia quando nasce un figlio, perché ci ho riflettuto tante volte. Cambia il mondo. Chi sia stato padre, madre, lo sa. All’atto in cui nasce un figlio, cambia la visione del mondo, è tutta un’altra cosa: ieri avevo paura, oggi sono coraggioso; ieri non mi preoccupavo di tante cose, da oggi mi preoccupo di un milione di cose… Cambia il mondo e questo è accaduto anche a Maria e a Giuseppe. Allora li guardiamo mentre staranno facendo allenamento, come staranno facendo Andrea e Michela in questi giorni, allenamento a essere padre e madre. Lo si diventa, lo si impara, è un’arte difficile, è un’arte dolorosa diventare padre e diventare madre, ma ovviamente è un’arte meravigliosa. Questa decade la diciamo anche per questa bambina, Benedetta.

Padre nostro…



Avete ricevuto un Rosario, un rosaio, un roseto, un fascio di rose da offrire e non da guardare con l’occhio della scienza, ma con l’occhio dell’innamorato che non si stanca di mandare rose, di piantare rose, di far fiorire rose intorno alla Madre. E ogni rosa parla di noi a lei e lei parla di noi al Figlio.
C’è una bellissima espressione, con cui concludo, che si trova nella Supplica di Bartolo Longo: 0 Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio… Immagini molto belle: catena che ci rannoda, che ci collega, porto mentre il mare si va ingrossando e la nostra barca prende acqua da più parti. Noi non ti lasceremo mai più, dice Bartolo Longo, che era un innamorato del Rosario. Pochi di voi sanno che era un laico, un laico! Non era un prete, un single, ma un uomo sposato: è stato lui l’ideatore di Pompei. Senza Bartolo Longo non esisterebbe nulla, né del Santuario, né delle opere annesse, tutte nate attorno alla “catena dolce”. Le memorie che si conservano di lui sono che quando tornava dopo essere andato in giro per ogni dove, per cercare aiuti per costruire e poi abbellire il grande santuario di Pompei, recitava l’intero Rosario adagio adagio e le persone dicevano: Ma quando finirà! Non erano amanti quelli che dicevano “Ma quando finirà!” e quelli fra voi che stanno guardando l’orologio (Siamo già 5 minuti oltre l’orario che ci eravamo prefissati!). Il problema è essere amanti o meno.

Prima della benedizione e del canto finale, vi ricordo alcune cose.

Primo. Riceverete Ghibli. Ringraziamo come sempre la redazione che chiede anche firme prestigiose per questo nostro piccolo giornale dei giovani della Diocesi. C’è addirittura la firma di Susanna Tamaro in prima pagina.

Due. Su Ghibli vedrete che c’è una nuova edizione di Teatri d’Anima, la terza edizione. È un miracolo. Non è più al centro il Vescovo: fa il supervisore, ma un gruppetto di giovani si è incontrato più e più volte per la messa a punto di questa rassegna teatrale con alcuni spettacoli che vedrete. A me sembra un bel miracolo, cioè qualcosa che si è staccato dal Vescovo con una vita autonoma e se al Vescovo viene un infarto stasera, Teatri d’Anima si farà lo stesso. Un padre deve pensare anche a questo. C’è la possibilità di fare un abbonamento e vedere tutti gli spettacoli ad una cifra irrisoria.
Terzo. Domani è San Michele. Allora facciamo gli auguri a Michela, la moglie di Andrea e mamma di Benedetta, poi a Michele che è poliziotto… Magari per i giovani potrebbe essere utile, perché potreste imbattervi in Michele in altra veste e allora… Tirate fuori la corona del Rosario!, può darsi che diminuisce un tantino la multa… Non gliela togliere del tutto, Michele! Stavo alla Preghiera-Giovani! Va bene, allora qualche euro in meno perché stavate in due su un motorino…

Auguri anche agli altri Michele.

Troverete gli appuntamenti dal mese prossimo in Cattedrale, nostra sede abituale della Preghiera.
Ringraziamo Maria che ci ha convocati qui, che forse vi ha fatto conoscere anche strade che non avevate mai percorso, luoghi dove non siete mai stati. Ho l’impressione che i primi a non conoscere la vostra Diocesi siate voi; la conosce meglio il Vescovo che fa il girotondo continuamente per monti e per valli. Ci teniamo per mano e diciamo insieme:

Padre nostro…

Benedizione 

Canto finale: Madonna nera

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