martedì 6 ottobre 2015

La felicità sessuale non esiste



La felicità sessuale non esiste. Lasciate le illusioni.

   

Oggi una mia alunna di Terza ha pianto e vomitato tutto il giorno: la madre, dopo essere stata cacciata di casa dal marito che ha scoperto che la tradiva, se n’è andata con l’amante. Ieri la figlia chiama la mamma (che non si faceva sentire da settimane!) e lei dice alla figlia: per me potete crepare tutti, tu, tuo padre, tua sorella! Questo mondo ha bisogno di una sola medicina: zolfo e fuoco”. Mi scrive una mail l’amico Marletta, che è insegnante.
Sui giornali, ecco le foto di “Monsignor” Charamsa mentre appoggia la testolina vezzosa sulla spalla del suo “fidanzato Eduard”, si dichiara una sposina “felice” e annuncia il suo programma militante: “Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri, perché è un fatto pubblico, non privato…Sì, vorrei dire al Sinodo che l’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità. Ogni persona ha diritto all’amore e quell’amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi”.
La mammina e il culatoncino clericale hanno conquistato la loro libertà sessuale, il diritto di “vivere la propria vita”. La conquista comporta spezzare cuori di bambine e dignità di fedeli, rifiuto di ogni responsabilità prima che di ogni decenza. Ma che importa, è la ricerca della felicità. E non sono soli. Anzi, la ricerca della felicità sessuale è uno degli standard di massa. Il viagra ha dato ai vecchietti una nuova stagione di godimenti con thailandesi e cubane, le impiegate milanesi e tedesche vanno a cercarsi i negretti ai Tropici, i matrimoni (ormai rarissimi) si rompono in tre anni per inseguire un nuovo amore. E poi un altro, e un altro. Omo, magari. O trans.

Non è nemmeno colpa loro. La libera e gioiosa conquista del sesso senza tabù è una delle promesse – ed uno dei condizionamenti – di quello che è stato definito “il capitalismo della seduzione”. Così un marxista pensante, Michel Clouscard, ridefinì negli anni ’80 quel che noi chiamiamo “consumismo”. Nel nuovo capitalismo, innescato in Europa dal piano Marshall, Clouscard vide un metodo (americano) di “dressage” del cittadino fatta apposta per preservare in lui, da adulto, la funzione di consumo propria dell’età infantile; si tratta (scrisse, usando termini psicanalitici) di mantenere il “principio di piacere” a detrimento del “principio di realtà”; attraverso una ‘educazione’ sempre più ludica, il cittadino europeo adulto e responsabile (e troppo frugale e risparmiatore, per il marketing) del passato viene mutato nell’essere “emancipato” in cui il desiderio di consumare è diventato potente come un bisogno. La promessa, l’incitamento che viene da tutti i megafoni controllati, tv, pubblicità, Hollywood, è: “Minimo sforzo per il massimo del piacere. Divertirsi nell’istante presente, senza passato né futuro. Un’industria della voluttà al servizio dei nostri desideri: desideri, beninteso, condizionati, predeterminati. Desideri che l’industria del superfluo s’è preparata a soddisfare.
Perché prima c’erano “famiglie e lavoratori” che richiedevano beni di sussistenza e strumentali per migliorare la vita quotidiana delle famiglie in quanto famiglie, dei lavoratori in quanto lavoratori. Ma ciò non bastava più al capitalismo sovra-produttore: bisognava gabellare a milioni oggetti futili, perituri, ricreativi – marchi, griffes, mode in rapido deperimento, oggetti di culto. Tutto “un gigantesco apparato di incitamenti estetici, economici, politici” incitanti alla “Liberazione e al “godimento”, attraverso l’acquisto di oggetti “mitici” che ti segnalano come uno che “è”,m che esiste. Naturalmente, per riuscire, il gioco doveva togliere alla gente – appunto – l‘essere.
Il fondamento intimo di certezze e di valori, di storia comune e personale, di educazione al carattere,  su cui fondava la propria dignità profonda. Tolto questo, si possono offrire agli svuotati “godimenti epidermici, orgasmi corrotti” che sono “anestetici” per   attutire la mancanza del fondamento, sordo dolore affondato nell’anima. “Il capitalismo ha fabbricato veleni per meglio vendere i suoi rimedi” illusori. Del resto adulti con “io” da adolescenti sono anche “elettori dalle ambizioni servili, schiavi che si credono liberi, resistenti collaborazionisti”, disertori dalla cittadinanza politica con le sue responsabilità: l’ideale, per i padroni. Il capitalismo ha inventato la società libidinale che ci cresce attorno, e infatti i “diritti” che chiediamo sono “diritto al piacere”, mentre ci i tolgono quelli politici e del lavoro.


porno-spose in chiesa
porno-spose in chiesa

Clouscard (strano, per un marxista) denunciava che da questa società libidinale una cosa era esclusa: l’amore. “L’amore conformato sulla durata e non sul parossismo, l’amore sul quale le famiglie si costruiscono e si fortificano”, dove la responsabilità “è una fonte di autonomia e di gioia” oltre che un “insegnamento del reale contro i nostri fantasmi” – più precisamente, i fantasmi di desideri instillatici dal sistema, dalla pubblicità, dalla pornografia…
Naturalmente la liberazione sessuale viene esaltata e prescritta per compensare anche quel vuoto. La felicità sessuale è quella che insegue il monsignorino finocchio finalmente “libero”, la mammina che abbandona le figlie e “potete crepare tutt’e due, tu e tua sorella”. Il pretino pretende dalla Chiesa “il diritto di amare secondo la mia natura”.
Ogni persona ha diritto all’amore e quell’amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa. Il Cristianesimo è la religione dell’amore: è ciò che caratterizza il Gesù che noi portiamo al mondo. Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri, perché è un fatto pubblico, non privato, e non è una ricerca esasperata del piacere».
E’ la prova che la lussuria fa’ straparlare, perdere la ragione. Però è questa la richiesta imperiosa che “sale dalla società”, e distrugge tutto: sesso, vogliamo sesso! Sesso per compensare il vuoto di senso, di finalità.
Orbene, vorrei dire una cosa. Che viene non dall’alto della mia esperienza, ma dal basso di una vita con esperienze di cui mi vergogno, perché anch’io sono condizionato come voi dalla società libidinale e dai suoi agenti.
La cosa è: la felicità sessuale, ragazzi, non esiste. Esiste sì il piacere sessuale, ma non confondiamo. Quella che cerca il culatoncino clericale in turgore e sentimentalismo, è la “felicità” attraverso il sesso. Che non c ‘è e non può esserci. Non si costruisce, sull’attrazione sessuale, come non si costruiscono case sull’acqua. Va e viene, cambia, non si soddisfa mai. La promessa che vi ha fatto il sistema, ossia che se reclamate i vostri “diritti” al piacere e abbattete gli ultimi tabù, vivrete felici col vostro compagno” o il vostro amante, è un inganno. Un inganno puro e semplice,. Rovinoso per gli effetti: vedi gli omicidi di donne “liberate” che rompono famiglie, dove naturalmente lei è colpevole quanto lui (l’uomo senza nerbo, che vive l’abbandono come lo scacco del suo “io” sessuale, uno scacco senza rimedio, perché non ha altro che il sesso, nella vita). Provate a guardarvi attorno, voi donne: a vedere cosa ci avete guadagnato dalla vostra liberazione sessuale. Io ho l’impressione che abbiate guadagnato la schiavitù sessuale. Il bisogno di esibirvi, dai 10 anni un su, come oggetti sessuali, perché altrimenti restate sole..e a 40 anni, che facce infelici, disperate sotto il fisico palestrato, tatuato e pronto per il sesso. La liberazione vi ha liberato dalla verginità; ebbene, una volta che tutte “la danno” con facilità, siete intercambiabili, nessuno cerca in voi l’unica, la sola. I figli, non li avrete.


"Sposina"
“Sposina”

Quanto all’uomo, che uomo è? Un’ameba in cerca di consumi sessuali, col viagra da una certa età in poi. Non gli interessate, è vero; ma nemmeno lui è interessante: è standard, è banale, intercambiabile, è uno che non ha profondità né responsabilità, né carattere né fermezza. Perché non ha scopo nella vita. Sono virtù (parola antiquata) che il sistema ci ha fatto spregiare, a cui nessuna mamma ci ha più educato. Perché l’educazione alla responsabilità, alla contenutezza, alla decenza e al pudore, non sono più praticate.
Oggi l’aspirazione è “fare l’amore come animali”. Ma notate, gli animali fanno l’amore molto poco,stagionalmente, nelle settimane dell’estro. E poi, solo il maschio alfa si sceglie le femmine (al prezzo gravoso di una continua sorveglianza e pesante machismo); gli individui beta, gamma eccetera vivono nella miseria sessuale, non ne fanno o lo fanno di straforo. Perché nemmeno in natura sulla lussuria si costruisce nulla. Il pretino però ci crede. Vedremo fra due mesi se è ancora col “compagno”. Altro che bestie, siete.


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