sabato 30 maggio 2015

CASTIGHI DIVINI, AMORE, MISERICORDIA


CASTIGHI DIVINI, AMORE, MISERICORDIA. LE RAGIONI DI ROBERTO de MATTEI


«Gentili Padri dell’Isola di Patmos, mi sono imbattuto in un video del Prof. Roberto de Mattei nel quale si collegano certi eventi naturali quali il terremoto di Messina del 1908 a un … castigo divino (!?). Sono esterrefatto che si usino ancora certi toni e capisco perché il Padre Ariel gli ha tirato alcune sferzate in suoi articoli. Il tutto per giunta alle porte del Giubileo della Misericordia. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione»  [Stefano Salvitti,Roma]
Vedere video QUI


Autori Giovanni Cavalcoli OP Ariel S. Levi di Gualdo

 Gentile Lettore.

roberto de mattei primo piano
Roberto de Mattei, nato a Roma ma appartenente ad una famiglia della vecchia aristocrazia siciliana, parlando del terremoto di Messina non ha espresso “opinioni personali” od “opinioni cattoliche di parte”, si è basato su fatti storici.

Le rispondiamo assieme per spiegarle perché condividiamo ciò che espose il Prof. Roberto de Mattei e perché lo difendemmo quando fu aggredito dagli “integralisti” laicisti in modo scomposto e senza argomenti, come lui stesso spiega in modo preciso e pacato nel video che lei ci ha inviato.
Non faccia torto al Padre Ariel mal interpretando le sue «sferzate», perché si tratta di scambi d’opinioni colorite talora dal suo spirito toscano, attraverso le quali mai ha sminuito questo valente accademico cattolico, che entrambi conosciamo di persona. Quindi non confonda certe normali pizzicate tra studiosi con forme di astio che non toccano i Padri dell’Isola di Patmos. Sappia infatti che filosofi, teologi e storici si accapigliano da quando sono nate le discipline filosofiche, teologiche e storiche, finendo poi a cena assieme, perché il litigare finisce col metter loro fame, tante sono le energie che bruciano in certe discussioni.
Nell’ambito di certi dibattiti noi non abbiamo accettato la critica di de Mattei al Concilio Vaticano II, a cui riguardo abbiamo all’occorrenza polemizzato. E qui non si tratta di opinioni, ma di fedeltà al Magistero della Chiesa, sul quale non possiamo transigere, pur nel profondo rispetto della cara persona.
Attraverso la sua domanda ella offre conferma di quanto oggi sia difficile parlare una “lingua” cattolica. Per questo più volte i Padri dell’Isola di Patmoshanno insistito in vari articoli sulla “perdita della lingua”, o sul dramma derivante dal parlare una lingua che il mondo laicista, ma spesso anche un certo mondo cattolico intriso di modernismi e di sociologismi non è più disposto a recepire e capire [vedere QUI].

Roberto de Mattei Castighi di Dio
il libro di Roberto de Mattei [ed. Fede&Cultura]

La citazione di Salviano da parte di de Mattei è pertinente e applicabile al nostro tempo, dato l’evidente riferimento biblico ai famosi episodi di Sodoma e Gomorra. Una società come la nostra, sempre più accondiscendente per non dire favorevole a comportamenti contrari alla legge divina, quale appunto può essere la sodomia, rischia effettivamente di subire un severo castigo divino. Se infatti Dio, come spesso dice il Santo Padre Francesco, è sempre pronto ad accogliere chi si pente, non dimentica le esigenze della giustizia, che vogliono la punizione del peccatore arrogante, sfrontato e ostinato. Se non mantenessimo questo concetto di giustizia comune a tutte le religioni e fondato sulla coscienza morale naturale, crollerebbe l’intero ordine giuridico della Chiesa e dello Stato. Homo homini lupus. I delinquenti schiaccerebbero gli onesti, i prepotenti renderebbero schiavi i giusti.
Occorre quindi tornare a rendersi conto che la tendenza omosessuale è una “disfunzione sessuale” da un punto di vista fisiologico [1] ed un disordine morale intrinsecamente cattivo, che non può mai essere approvato in nessun caso e che, se posto volontariamente in atto, è oggettivamente un grave peccato [vedere QUI]. Il che lascia alla pastorale ecclesiale e alla legge civile un giusto spazio di interventi specifici e calibrati, da attuare con prudenza e rispetto delle persone, giacchè occorre sempre ricordare la fondamentale distinzione tra la qualifica morale oggettiva di un peccato o reato in se stessi in rapporto alla legge morale o civile e l’entità della responsabilità concreta — se esiste e quanto esiste — della persona che li commette.

bologna spettacolo blasfemo
la nuovaSodoma&Gomorra, spettacolo blasfemo sulla passione di Cristo messo in scena dall’Arcigay di Bologna [vedere QUI]

Per sostenere la teologia del castigo o la teologia dell’Inferno, basterebbe rifarsi alle numerose volte in cui il Signore Gesù vi fa riferimento nei Vangeli, indicandolo in vario modo come «fornace ardente» e come luogo «dove sarà pianto e stridore di denti» [Mt 13, 42]. Anche nell’Antico Testamento si fa frequente riferimento al giudizio di Dio e al suo castigo per i peccatori. Nella letteratura biblica l’ira di Dio viene posta assieme all’amore dal Salmista che canta le lodi di Dio celebrandolo come «lento all’ira e grande nell’amore» [Sal 102,8], ed ancora «Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia» [Sal 144,8].
Il “castigo divino” non è necessariamente sempre un atto positivo di Dio nei confronti del peccatore, quanto piuttosto una conseguenza necessaria dello stesso peccato, che egli commette, così come è logico che muoia chi beve un veleno. Però, secondo imperscrutabili piani di giustizia e di misericordia, Dio nella vita presente in certi casi punisce, in altri no, lasciando il castigo alla vita futura. Meglio subire il castigo adesso, perchè ci si può redimere, piuttosto che nell’al di là, dove non c’è più rimedio. Per questo, è bene approfittare subito della divina misericordia, facendo penitenza dei nostri peccati, perchè se non faremo questo adesso, di là, al posto della misericordia, ci sarà la giustizia, il cui rigore non auguriamo a nessuno.

siria bambini uccisi
Siria, la nuova strage degli innocenti. Bambini uccisi dai terroristi islamici

Le pene di questa vita possono colpire anche innocenti, mentre certi malfattori sembrano farla franca. Sembrerebbe a tutta prima che ci fosse in Dio una mancanza di giustizia, perchè non punisce i malfattori e non difende degli oppressi; e di misericordia, perchè lascia soffrire gli innocenti? La risposta ci viene dalla fede, la quale ci dice che gli innocenti vengono uniti dal Padre alla croce di Cristo, l’Innocente per eccellenza, diventano in Cristo strumenti di salvezza del mondo. Verso questi innocenti la giustizia coincide con la misericordia, secondo l’insegnamento paolino [Rm 3,21], in quanto si tratta di Dio che giustifica per misericordia. Quanto ai malfattori, esiste la misericordia anche per loro, ma a patto che si convertano. E Dio è giusto anche per loro, perchè offre anche a loro i mezzi per salvarsi.

diluvio universale
diluvio universale, opera di Michelangelo

L’ira divina nel senso biblico non significa poi dare in escandescenze, nè significa tanto meno crudeltà, ma è semplicemente la volontà divina di fare giustizia e quindi il giusto castigo. Essere lenti all’ira, dunque, non vuol quindi dire essere privi di ira, perché nell’immensa grazia dell’amore di Dio risiede anche la giustizia di quella misericordia attraverso la quale il Divino Giudice concederà il premio della beatitudine del Paradiso, assegnerà la destinazione dell’anima alla purgazione, cioè alla purificazione nel Purgatorio, ed irrogherà la pena eterna nell’Inferno per coloro che in modo ostinato e pervicace avranno rifiutato il suo amore, i suoi doni di grazia e quindi la sua misericordia e il suo perdono.

Paul Rubens 1615 lot fugge con la sua famiglia
dipinto di Paul Rubens (1615) Lot fugge con la sua famiglia mentre su Sodoma e Gomorra piovono fuoco e zolto

Come sacerdoti e teologi ci rendiamo conto che urge sempre più ripartire da una accurata catechesi del Popolo di Dio, eliminando le imposture di un falso buonismo e di un falso perdonismo, ed al tempo stesso dando una corretta formazione ai sacerdoti, posto che molti fedeli, ma purtroppo anche diversi pastori in cura d’anime, hanno un’idea errata della misericordia di Dio, che non esclude la giustizia punitiva, così come l’esistenza del bene non esclude l’esistenza del male; e la buona azione non esclude il peccato. La misericordia non è solo dono, ma è anche premio. Non si premia il male, ma il bene.

Inferno dante
mappa dell’inferno nella Commedia di Dante

La misericordia divina suppone il castigo e la pena del peccato. La misericordia è la volontà divina di liberare in Cristo l’uomo dal peccato e di sollevarlo dalle sue miserie, conseguenze del peccato originale e, a volte, di peccati personali. Essa rimette il peccato, ma non necessariamente toglie o allevia la pena, la quale pertanto, unita per amore alla croce di Cristo, assume un valore riparatore ed espiativo. La remissione del peccato mortale libera dalla pena dell’inferno, mentre la pena per il peccato veniale è temporale, scontabile o quaggiù con la penitenza e l’uso delle indulgenze, oppure in Purgatorio. Dove pure le anime possono fruire delle indulgenze.

purgatorio dante
mappa del Purgatorio nella Commedia di Dante

Dio vuol fare a tutti misericordia. Se quindi di fatto — e questa è verità di fede — alcuni sono premiati e oggetto di misericordia, mentre altri sono dannati e castigati, tale differenza non dipende da Dio, ma dall’oscillazione tipica del libero arbitrio umano, capace di operare ora il bene ora il male. Per questo è giusto che i buoni siano premiati e i cattivi siano castigati. Sarebbe infatti ingiusto che Dio premiasse i cattivi. Sarebbe come autorizzarli a compiere il male. Potrà mai Dio permettere una cosa simile? D’altra parte, se l’uomo vuole evitare il castigo, non ha che da compiere il bene, cosa nella quale Dio lo soccorre infallibilmente e sovrabbondantemente con la sua grazia e la sua misericordia.

Paradiso Dante
struttura del Paradiso nella Commedia di Dante

Il castigo non contraddice né nega la misericordia, la quale si attua senza limiti, così come l’esistenza dei cattivi non esclude quella dei buoni. Se qualcuno è castigato e rifiuta la misericordia, non è perchè Dio faccia preferenze di persone, ma è solo colpa del peccatore. Siamo solo noi, col nostro peccato, a porre un freno alla misericordia divina, la quale, di per sè, come torrente inesauribile, fluirebbe in continuazione.
La divina misericordia toglie il castigo o la trasfigura. I nostri progenitori hanno ricevuto un castigo che si è ripercosso in tutta l’umanità. Ma Dio ha avuto pietà di noi donandoci suo Figlio, sicchè mediante la croce noi siamo perdonati dei nostri peccati e trasformiamo il castigo in espiazione. E non solo, ma siamo resi anche figli di Dio. Se qualcuno invece non riceve misericordia, non è perchè Dio non gliela vuol dare, ma perchè è lui che non si pente delle sue colpe, sicchè il castigo, invece di essere espiazione, resta come castigo in tutta la sua severità.

papa francesco misericordia
il Santo Padre sul Giubileo della Misericordia

Tanto la misericordia quanto il castigo sono dettati dall’amore. Infatti, l’amore che cosa chiede? Volere il bene dell’altro. Se dunque è bene che il malfattore, se merita il castigo, sia castigato, ed eventualmente obbligato a riparare il mal fatto o a risarcire i danni, onde nel contempo eventualmente farlo riflettere, ne viene che il castigare, da parte dell’autorità competente [Dio, Papa, vescovo, giudice, superiore, genitore, educatore, ecc.] è un atto di amore, per quanto ciò possa sembrare strano a chi ha un concetto solo emotivo-sentimentale dell’amore. Anzi, possiamo arrivare a dire che gli stessi dannati dall’Inferno continuano ad essere amati da Dio, che li conserva in vita nell’ordine della città infernale e — come ritiene San Tommaso d’Aquino — non li castiga tanto per quanto meriterebbero. Per questo la misericordia divina si fa sentire anche nell’Inferno.
È sbagliato credere che uno che castiga odia il castigato. Al contrario, chi castiga deve dare un giudizio lucido, prudente, obbiettivo, spassionato ed imparziale, nell’applicazione della legge, come il giudice di un tribunale, per la rieducazione se è possibile dello stesso castigato, per la salvaguardia del bene comune, nonchè per la difesa e la soddisfazione di chi ha ricevuto torto, senza lasciarsi trasportare da interessi privati o dalla passione, altrimenti non attuerebbe la giustizia.

giubileo della misericordia
la misericordia di Dio passa attraverso il nostro pentimento ed il prezioso Sacramento della Penitenza

Questo lo spirito col quale invitiamo a partecipare al Giubileo della Misericordia, aperti all’accoglimento della grazia e del perdono di Dio, che ci sono concessi a condizione della nostra conversione e del ripudio dei nostri peccati, sinceramente dediti alle opere della giustizia e della misericordia, curando la nostra salvezza «con timore e tremore», ma anche grande fiducia nella divina misericordia. «Ecco il momento favorevole!» — direbbe San Paolo —. «Ecco l’ora della salvezza!» [II Cor 6,2].

inondazioni in california
alluvioni in California

Se Dio consente disastri naturali è solo per ammonirci su questa terra, non per sferrare su di noi la propria vendetta, bensì per donare agli uomini la sua misericordia, tanto desidera la nostra conversione per strapparci al castigo eterno. Ma per strapparci alla «fornace» dove «sarà pianto e stridore di denti», Egli ha bisogno del nostro consenso, perché liberi ci ha creati, liberi ci vuole.

Cena de destrui͋o apos o terremoto no bairro de Bel Air centro de Porto Principe - Haiti - 15/01/2010 - FOTO JONNE RORIZ/AE
il terribile terremoto di Haiti, dinanzi al quale, a giudizio di taluni, non è lecito ricordare che quel Paese era: crocevia di tutti i vizi, dei peggiori traffici, con un tasso altissimo di omicidi, uno dei massimi centri al mondo di “magia nera”, un centro di prostituzione  soprattutto minorile, luogo di espianti e di traffico di organi umani, ecc …

Il problema è che oggi non riusciamo più a leggere i segni sempre più numerosi: alterazioni climatiche insolite, siccità, terremoti, maremoti … e se qualcuno in tutto questo invita a leggere anche degli avvertimenti o dei moniti divini, finisce sotto il tiro incrociato di coloro che hanno sfrattato Dio dalla storia e dall’esperienza umana. E proprio costoro, che in tutti i modi vogliono privare l’umanità di Dio, all’occorrenza pure a colpi di leggi inique, finiscono poi con l’accusarci di mancanza di umanità, cosa questa accaduta anche a Roberto de Mattei subissato a suo tempo d’insulti, ma pure a noi, quando predicando certe pagine del Vangelo o ricordando ai fedeli certi moniti del Signore Gesù, ci siamo sentiti rispondere, persino da certi confratelli sacerdoti, che «l’Inferno è una contraddizione in termini della Misericordia di Dio che è amore» e che come tale «non permetterebbe mai la condanna dell’uomo all’eterna dannazione». E tutto questo, nel linguaggio dottrinale della Chiesa, si chiama eresia, solo e null’altro che eresia.

Dall’Isola di Patmos, 29 maggio 2014
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[1] Dato che spesso le parole vengono intese e usate per altri significati anziché per il loro vero senso etimologico, si desidera precisare che il concetto di “disfunzione” non va confuso con quello di “malattia”; mentre infatti lamalattia non implica colpa, la disfunzione può essere invece controllata dalla volontà.

evangelizzazione, cosa non fare



Un video molto simpatico 

riguardo il nostro approccio con le persone 

che mostra i modi giusti ed errati dell'evangelizzazione. 

Solo con l'amore realizziamo ciò che Gesù ci ha dice: 

"Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" Mt 15, 16

Mi confesso - I confess



"andare a confessarsi non è andare in tintoria 

perché ti tolgano una macchia: 

confessarsi è andare a incontrare 

il Padre che riconcilia, 

che perdona e che fa festa".


Padre santo, come il figliol prodigo
mi rivolgo alla tua misericordia:
"ho peccato contro di te,
non sono più degno d'esser chiamato tuo figlio".
Cristo Gesù, Salvatore del mondo,
che hai aperto al buon ladrone
le porte del paradiso,
ricordati di me nel tuo regno.
Spirito Santo, sorgente di pace e d'amore,
fa' che purificato da ogni colpa
e riconciliato con il Padre
io cammini sempre come figlio della luce.

venerdì 29 maggio 2015

SANTI SISINIO, MARTIRIO ED ALESSANDRO

29 MAGGIO
SANTI SISINIO, MARTIRIO 
ED ALESSANDRO




Antifona d'ingresso cfr Dan 3, 23.24.50.20
I tre Santi nella fornace calpestarono le fiamme con coraggio
e mutarono il fuoco in rugiada, cantando: «Benedetto sei tu, Signore Dio, nei secoli».
Canto d'ingresso:   Salmo 32

COLLETTA       O Dio, che mediante il ministero dei tuoi santi martiri Sisinio, Martirio e Alessandro hai seminato tra noi la parola della fede, rendendola fruttuosa con il loro sangue, a noi tuo popolo, santificato nella verità, concedi che essa si adempia nella gloria. Per il nostro Signore.

PRIMA LETTURA
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello».
Allora gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio, dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: «Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell'Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi». Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE
Rit. Chi semina nel pianto, raccoglie nella gioia.

Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.

Allora si diceva tra i popoli: «II Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia.

Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, come i torrenti del Nègheb.
Chi semina nelle lacrime, mieterà con giubilo.

Nell’andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare,
ma nel tornare  viene con giubilo, portando i suoi covoni.

SECONDA LETTURA
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi sia­mo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
E chi è mai all'altezza di questi compiti? Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo. Cominciamo forse di nuovo a raccomandare noi stessi? O forse abbiamo bisogno, come altri, di lettere di raccoman­dazione per voi o da parte vostra? La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori. Parola di Dio.

Alleluia, alleluia. Io ho scelto voi, perché andiate e portiate frutto,
                             e il vostro frutto rimanga. Gv 15,1 Alleluia.
+ Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà». Parola del Signore.

ORAZIONE SULLE OFFERTE        Guarda, Signore, con benevolenza questo sacrificio e, per intercessione dei tuoi santi Sisinio, Martirio ed Alessandro, fà che noi stessi diventiamo un'offerta a te gradita, che arda davanti a te di carità perenne. Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO  
Nel giardino della Chiesa fiorirono come rose e gigli
E’ giusto e santo, Signore, lodarti,
mirabile come sei nei tuoi santi Sisinio, Martirio ed Alessandro.
   Tu dall'eternità li hai preparati alla tua gloria,
volendo diffondere per mezzo loro
la luce della tua verità nel mondo.
   Li hai armati con il tuo Spirito di verità,
dando loro di vincere con la fragilità della carne
la potenza della morte.
   Nel giardino della Chiesa essi fiorirono come rose e gigli:
di colore purpureo
li decorò il sangue sparso nel martirio,
e di purissimo candore
li rivestì in premio Gesù Cristo Signore nostro.
   Per mezzo di lui si allietano gli Angeli
e nell'eternità adorano la gloria del tuo volto.
  Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo, …


Antifona alla comunione      Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore; perché vi ha liberati dagli inferi e salvati dalla mano della morte, vi ha scampati di mezzo alla fiamma ardente, vi ha liberati dal fuoco. Canto di com. Dan 3, 57-88

ORAZIONE DOPO LA COMUNIONE  Ti supplichiamo Signore: ci allieti per l'immortalità la mensa celeste, che rese i tuoi santi Sisinio, Martirio e Alessandro fedeli nel servizio e vittoriosi nel martirio. Per Cristo nostro Signore.

BENEDIZIONE SOLENNE
Per i meriti e le preghiere del santo diacono Sisinio vi mostri il Signore
la via che conduce alla vita e vi stabilisca nella sua pace.     Amen.

L'esempio del lettore Martirio
alimenti in voi un affetto vivo e soave della parola di Dio
fonte perenne di luce e di consolazione.     Amen.

L'eroica testimonianza del martire Alessandro vi stabilisca
come figli diletti nella casa di Dio, partecipi dell'eredità eterna.    Amen.

E la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo,

discenda su di voi e con voi rimanga sempre.    Amen.

martiri Sisinio, Martirio e Alessandro

29 MAGGIO
SANTI MARTIRI D’ANAUNIA
E SAN VIGILIO
secondo l’eucologia ambrosiana





ANT. D’INGRESSO    Cfr. Ap 12, 11
Questi santi hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello, hanno disprezzato la vita fino a subire la morte e regnano con Cristo in eterno.

ALL'INIZIO DELL'ASSEMBLEA LITURGICA
O Dio forte ed eterno, che nel cuore dei santi accendi la fiamma della tua carità, sull'esempio del vescovo Vigilio e dei martiri Sisinio, Martirio e Alessandro donaci di tendere a quella passione d'amore che arriva a sacrificare generosamente anche la vita. Per il nostro Signore…

DOPO IL VANGELO
Voi siete l'ornamento della casa del Signore, splendidi come l'oro,  
perché avete consacrato a Dio con gioia la vostra vita per sempre.

A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
Si allieti, o Dio, la tua Chiesa per l'unica corona di gloria che unisce fraternamente i santi Sisinio, Martirio e Alessandro e il vescovo Vigilio che li ha inviati; la loro testimonianza accresca la nostra fede e conforti la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.

SUI DONI         Scenda la tua grazia, o Padre, sui nostri doni, e l'offerta di questo sacrificio ravvivi nei cuori il fuoco dell'amore per te che consentì al vescovo Vigilio e ai suoi discepoli Sisinio, Martirio e Alessandro di superare con coraggio ogni tormento. Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO
  E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre,
e in ogni luogo,
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
   Cristo, tuo Figlio unigenito,
é l'Agnello vincitore che regna nell'alto dei cieli
e chiama i martiri a condividere il suo destino di gloria.
   Corroborati dal suo sangue,
Vigilio, Sisinio, Martirio ed Alessandro
hanno reso al mondo una splendida testimonianza di fede
e, dopo molti tormenti, hanno subito la morte;
ora stanno, o Padre, davanti al tuo trono
nella candida schiera di coloro
che, avendo affrontato animosamente il martirio,
hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello.
   Dal loro volto ora tu astergi ogni lacrima,
ora estingui la loro sete di te alle acque della vita
e doni ai tuoi servi di gloriarsi del nome di Cristo
nella luce della Gerusalemme eterna.
   Alle loro voci uniamo con gioia le nostre
e con tutti gli angeli a te eleviamo la lode: Santo, Santo, Santo, ...

ALLO SPEZZARE DEL PANE    Lc 22, 28-50
«Voi mi siete rimasti vicini nell'ora della prova, e io preparo un regno per voi  - dice il Signore  - perché possiate mangiare e bere alla mensa del mio regno».

ALLA COMUNIONE       Questi santi, attraverso il martirio, sono divenuti amici perfetti e fedeli di Cristo. Rinunziamo alla vita mondana per seguire Cristo Signore e non perdere la vita eterna a causa della gloria che passa.


DOPO LA COMUNIONE  Nutriti del Pane del cielo e lieti nel ricordo di questi santi, ti eleviamo, o Padre, la nostra supplica: confermaci nel tuo amore per sempre e donaci di camminare nella giovinezza della vita rinnovata. Per Cristo nostro Signore.

giovedì 28 maggio 2015

AGENDA DEL SINODO «OMBRA»

«LA CHIESA DEVE RICONOSCERE IL VALORE DELL'AMORE GAY». VOILÀ L'AGENDA DEL SINODO «OMBRA»


mi sono tornate in mente le parole dell’Esorcismo compilato da Leone XIII allorquando ebbe la famigerata visione durante la Messa – a quanto pare sulla chiesa di oltre un secolo dopo, dove vide il cielo sopra il Cupolone ricoperto di demoni, che arrivarono a lambire il Soglio – laddove si danno indizi per riconoscere la presenza e l’opera del Demone:
«Perché tu sei l’autore dell’incesto; tu sei il capo dei sacrileghi; tu sei il maestro delle depravazioni; tu sei il dottore degli eretici; tu sei l’inventore di ogni oscenità; il corruttore della giovinezza». L’Oscenità.

Di seguito la cronaca tutta da leggere, fatta su Repubblica di ieri da Marco Ansaldo, dell'incontro a porte chiuse tra alcuni leader dell'ala «kasperiana» dell'episcopato europeo sui temi del Sinodo. 

«Cosa possiamo dire a una gioventù che non si ritrova negli orientamenti della Chiesa? Come dobbiamo impostare una pratica dell'eros? Qui ci troviamo di fronte a problemi con cui fare i conti, altrimenti la gente finirà per allontanarsi».

L'allarme pacato lanciato a metà lavori da un sacerdote e docente scuote i tavoli messi a rettangolo fra i 50 convenuti all'Università Gregoriana di Roma, nella giornata di studio organizzata per il Sinodo dei vescovi previsto in autunno. "Matrimonio e divorzio", "Sessualità come espressione dell'amore" sono i titoli su cui si discute. Temi di un'attualità bruciante, dopo il sì del referendum in Irlanda sulle nozze gay. Ci sono molti big della Chiesa, come il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera e capo dei vescovi tedeschi, l'arcivescovo di Marsiglia Georges Pontier che è presidente della Conferenza episcopale francese, quello di Havre,Brunin, il vescovo di Dresda, Koch, quello della Bassa Sassonia, Bode, lo svizzero Gmur, il segretario generale dei vescovi tedeschi Langendorfer, teologi emeriti e professori universitari come il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo. Tutti ospitati dal vice rettore della Gregoriana, padre Hans Zollner, e vincolati a non attribuire la paternità delle dichiarazioni agli intervenuti. Lavori a porte chiuse, a cui è stata invitata a partecipare, quale unico media italiano, La Repubblica.

E la discussione è stata ampia e molto libera. Sfiorando anche l'argomento delle unioni gay richiamato dal voto irlandese. «La questione non è tema del Sinodo - precisa un sacerdote e teologo tedesco - ma è comunque materia culturale. Se fra due persone dello stesso sesso c'è una relazione forte, che porta a un riconoscimento, questo deve diventare un vincolo anche per la Chiesa». Aggiunge poi: «Personalmente dico che questa unione dovrebbe essere riconosciuta, anche se non come matrimonio. Se la Chiesa non la riconosce, ciò non significa una discriminazione, ma che si intende riaffermare il principio della famiglia costituita da un uomo e una donna».
Una posizione innovativa. Nessuno qui si oppone. Il confronto, anzi, si allarga. «È chiaro - afferma un monsignore francese - che stiamo vivendo una nuova realtà pastorale». E, a proposito dei divorziati risposati, continua una docente: «Con l'allungarsi della vita anche la frontiera della fedeltà si sposta. Ma la disciplina della Chiesa oggi è lungi dall' essere immobile. Dopo un fallimento, un abbandono, ci si può impegnare in una nuova vita con un'altra persona. Questi problemi ci arrivano da esponenti impegnati anche nel magistero, oltre che dai fedeli». Applausi, e si va oltre.

Commenta un vescovo tedesco: «I dogmatici dicono che l'insegnamento della Chiesa è fisso. Invece uno sviluppo esiste. E abbiamo bisogno di uno sviluppo sulla sessualità. Anche se non dobbiamo fissarci solo su questa». Ammette un presbitero che è anche professore: «Essendo la nostra una vita da single, il celibato di noi preti rende difficile parlare agli altri delle loro vite di coppia».

Nessuno qui usa la parola «parresìa», franchezza, termine chiave del pontificato di Francesco. Ma la discussione alla tavola della Gregoriana si svolge tutta alla sua ombra. Un sacerdote e docente svizzero, che fa un intervento spaccato al secondo seguendo da buon elvetico il proprio orologio, parla senza indugi di «carezze, baci, "coito" nel senso del "venire insieme", co-ire», come di «quel che accompagna le luci e le ombre non coscienti delle pulsioni e del desiderio». Un suo collega: «L'importanza dello stimolo sessuale rappresenta la base per un rapporto duraturo». Si cita Freud. Viene richiamato Fromm. «La mancanza della sessualità - si aggiunge - può accomunarsi alla fame, alla sete. La domanda che la caratterizza è: "Hai voglia di fare sesso?". Ma questo non significa desiderare l' altro, se l'altro non vuole. La domanda dovrebbe essere: "Tu mi desideri?". Ecco allora come il desiderio sessuale dell' altro può unirsi all'amore».

Il dialogo è serrato e tocca i sacramenti, il battesimo, l'argomento delicato della comunione ai divorziati risposati. «Come possiamo negarla, come fosse una punizione, alle persone che hanno fallito e trovato un nuovo partner con cui ricominciare una vita?». C'è poi spazio per il dolore dei figli di chi si è separato: «Nelle confessioni ascoltiamo molto i racconti degli adolescenti che si autoaccusano del divorzio dei genitori. Ma, a volte, la separazione è anche un bene».


Parole che sembrano rivoluzionarie se pronunciate da uomini in clergyman. Per un'iniziativa fatta nel cuore di Roma dalle Conferenze episcopali di Francia, Germania e Svizzera. Vescovi da molti considerati all' avanguardia. Starà a chi di loro prenderà parte al prossimo Sinodo, come il cardinale Marx che ha concluso i lavori, portare riflessioni tanto liberali. Fino al Papa. Commenta uno dei partecipanti al Sinodo dello scorso ottobre: «Magari ci fosse stata una simile discussione in Vaticano. Non c' è ancora stata quella libertà di parola che abbiamo avuto noi, qui, oggi. Ma abbiamo la speranza che tutto questo, adesso, serva».

da «Triskell 182»