lunedì 4 maggio 2015

Messa Angelica

Perché cantiamo la Missa de Angelis?


1. Quando l'evangelista Luca racconta la preparazione dell'Ultima Cena, usa una parola fondamentale. Questa parola è: "stanza". La stanza, cioè in greco, katàluma.
Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua". Gli chiesero: "Dove vuoi che prepariamo?". Ed egli rispose loro: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: "Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". 
Per capire l'importanza di questa parola bisogna fare un salto indietro di 33 anni, agli inizi del vangelo, quando Gesù venne posto nella mangiatoia perché per loro non c'era posto nell'alloggio, la stanza, katàluma.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
Pensate quanta strada camminata, quanta polvere calpestata, quanti incontri, parole, miracoli, fatica per trovare finalmente la sua katàluma. Non una qualunque, ma precisamente questa qua, dove mangiare la Pasqua con i suoi discepoli. Finalmente Gesù trova il suo posto ed è quello dove condividere la Pasqua con i suoi compagni.

E' come se Gesù avesse avuto sempre come meta quella katàluma, perché lì si sarebbe svolto il fatto decisivo della sua vita. La missione di Gesù era finalizzata a questo momento, a questa cena, a questa stanza. Infatti dice: 
Ho desiderato con desiderio, cioè ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi.
Insomma, la cena che si svolge in questa stanza è il culmine della vita di Cristo.

2. La Cena di Gesù non è un momento chiuso in se stesso, ma rimanda immediatamente a qualcosa di altro, oltre il momento stesso, nel futuro e nel passato.

Rimanda al passato, a tutta la tradizione di Israele. Infatti Luca menziona esplicitamente i due calici, prescritti dalla tradizione di Israele, essa stessa memoriale di quella fatidica notte in cui il Popolo di Dio uscì dall'Egitto. 
Rimanda a un futuro imminente, quello della croce. Infatti dice che la sua Passione è prossima e che questo pane che stanno per mangiare è il suo stesso corpo dato per noi e che questo calice che stanno per bere è il calice della nuova alleanza, il sangue versato per noi. 
Rimanda a un futuro escatologico, perché questa Pasqua è davvero compiuta nel Regno che viene, nel Regno di Dio.

Il passato e il futuro, della terra e del cielo, sono compresenti nella cena del Signore. Il passato e il futuro, il cielo e la terra sono attualmente presenti nella cena del Signore. Attraverso il memoriale della Pasqua, Dio fa uscire dall'Egitto anche chi è nato dopo. Ecco, proprio come recita l'Exsultet, cantato in ogni vigilia paquale, è in questa notte - sì proprio in questa - la colonna di fuoco guida i redenti. E il pane e il vino che Cristo mangia con i suoi discepoli è l'offerta del corpo già immolato sulla croce.
Il suo corpo è nutrimento vitale,il suo sangue è inebriante bevanda;l'unico sangue che non contamina,ma dona salvezza immortale a chi lo riceve.
E questa Pasqua si compie nel Regno, cioè assume la sua pienezza e il suo valore a partire dalla venuta del regno.
Esultino i cori degli angeli,
esulti l'assemblea celeste.
Per la vittoria del più grande dei re,
le trombe squillino
e annuncino la salvezza.
Si ridesti di gioia la terra
inondata da nuovo fulgore;
le tenebre sono scomparse,
messe in fuga dall'eterno Signore della luce.
Tutta la storia della salvezza è compendiata in un istante. Ci pensate mai? Il tutto in un istante: veramente quando celebriamo l'Eucaristia entriamo in un altra dimensione, veniamo resi presenti all'eternità di Dio!

Gli angeli cantano con Domenico

3. La nostra povera liturgia cerca di esprimere come può questa traboccante ricchezza, questa assoluta densità di significato. La disposizione dell'altare, le due candele, il pane azzimo ci ricordano la pasqua di Israele. L'altare è una tavola, perché si tratta di una cena, la cena del Signore. È una pietra, perché quella tavola è il sepolcro del Signore. Su di essa c'è una croce: perché quel pane e quel vino sono il crocifisso. 

Vestiamo delle cotte bianche, come quelle degli angeli nelle liturgie celesti. Perché, poi, cantiamo la Missa de Angelis? Perchè è l'unica che sappiamo!

Mannò! Guardate là, in alto, la gloria di Domenico: non vedete che gli angeli ci accompagnano con le loro voci e i loro strumenti? Con le loro cetre accompagnano perfino me, che sono così stonato! il mio canto, che  almeno alle orecchie di Dio suona melodioso e intonato.

La nostra liturgia deve richiamare questa straordinaria conflagrazione spazio-temporale attraverso dei segni che diventano intelleggibili, assumono un significato solo se illuminati dalla Scrittura. Solo leggendo la Scrittura capiamo quello che facciamo nella sacra liturgia. Le due cose non vanno mai scisse: La Parola di Dio (TUTTA) illumina l'azione eucaristica. E la celebrazione del sacramento realizza quello che la Parola annuncia e insegna.

Il cero pasquale 
4. Se la nostra cena eucaristica è quella cena e non una imitazione, una recita, allora dobbiamo dire che chi si assume l'ingrato compito di preparare la liturgia si assume l'ufficio di Pietro e Giovanni. Voglio allora ringraziare qua coloro che all'Arco o alla Minerva o qui a Bologna – soprattutto qui a Bologna – hanno preparato la liturgia pasquale. Grazie... e che onore!

Come Pietro e Giovanni avete fatto in modo che tutto sia pronto: i candelieri una cosa sola è quella importante: che ci sia nostro Signore tra di noi. 
sull'altare, il razzo missile per il cero pasquale, la riserva eucaristica, i paramenti... ma 

E c'è, perchè ce lo ha promesso, e c'è perché non dipende da noi. Noi, almeno quella notte, abbiamo cercato di non tradirlo, almeno quella notte abbiamo cercato di non litigare tra di noi a sentirci migliori gli uni degli altri (o perché noi siamo così bravi o perché i nostri confratelli sono così maledettamente scarsi), abbiamo cercato di non fuggire e di rimanere svegli nella preghiera.

Ecco, voi, Pietro e Giovanni, dopo aver preparato la Chiesa correte al sepolcro, rinsaldateci nella fede, mostrateci la Carità, aiutateci a contemplare la Carità.

Questo è il mio augurio per il tempo pasquale: che possiamo contemplare l'Amore di Dio.

http://vitaefratrum.blogspot.it/2015/05/perche-cantiamo-la-missa-de-angelis.html

Nessun commento:

Posta un commento