martedì 12 maggio 2015

DIOCESI DI VICENZA: APRITE ALL'AMORE GAYO

ANCHE DALLA DIOCESI DI VICENZA ARRIVA UN SEGNALE AL SINODO: APRITE ALL'AMORE OMOSESSUALE




di Gianfranco Amato

Sono tranquillamente seduto in un comodo scompartimento del Frecciargento in partenza dalla Stazione Termini. Destinazione Vicenza, per la consueta conferenza serale su gender, educazione, “diritti gay”, famiglia e affini. Mi dicono che Vicenza sia una piazza particolarmente difficile, soprattutto per quanto riguarda il mondo soi-disant cattolico. Me ne accorgo subito leggendo una surreale iniziativa che la Diocesi di Vicenza ha inteso organizzare per mercoledì 6 maggio, a ridosso del mio incontro. Si tratta della presentazione di un libro di Beatrice Brogliato e Damiano Migliorini intitolato “L’amore omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo per una nuova sintesi” (Cittadella Editrice, 2014). Il luogo della presentazione non si può certamente considerare neutro: è il celebre Palazzo delle Opere Sociali in piazza Duomo, edificio di proprietà della diocesi di Vicenza, e attuale sede di uffici diocesani e associazioni cattoliche.
La locandina dell’evento descrive senza ipocrisie il contenuto del saggio da presentare: «Un’occasione per porsi alcuni interrogativi sul tema al centro del Sinodo e per condividere con varie realtà, ecclesiali e non, i risultati dei questionari raccolti nelle parrocchie del vicentino, che interpellano la nostra Chiesa; il libro vuole essere un punto d’incontro, che corrisponde all’invito di Papa Francesco ad “uscire”, a porsi in ascolto, con fiducia, convinti che è nello scambio rispettoso di opinioni che le nostre comunità, laica e cristiana, possono addentrarsi nella verità di fenomeni complessi e ancora, tutt’oggi, controversie e ignoti». 
Introduce la presentazione del libro don Andrea Guglielmi, assistente generale dell’azione cattolica vicentina. Seguono gli interventi di Paolo Rigliano psichiatrico psicoterapeuta scrittore; Cristina Simonelli teologa, docente presso la facoltà teologica dell’Italia settentrionale e presidente del coordinamento delle teologhe italiane; Riccardo Battocchio teologo, docente presso la facoltà teologica del Triveneto e Segretario dell’associazione teologica italiana. Questi i soggetti che hanno dato il patrocinio all’iniziativa: Ufficio per la pastorale per il Matrimonio e la Famiglia della Diocesi di Vicenza, CTI Coordinamento Teologhe Italiane, Cittadella editrice, Casa di Cultura Popolare, Libreria San Paolo, Pastorale giovanile le diocesi di Vicenza, Società Generale di mutuo soccorso, Società Filosofica Italiana – sezione vicentina, Centro culturale San Paolo ONLUS, Istituto di Scienze Sociali “Nicolò Rezzara”, Congregazione dell’oratorio di Vicenza, Caritas vicentina, Azione cattolica Vicenza, Associazione La parola.

A dissipare qualunque dubbio sulla buona fede degli organizzatori, e sul contenuto del saggio, ci ha pensato lo stesso Damiano Migliorini, uno dei due autori, in un’intervista pubblicata da “Progetto Gionata”: «La carenza più grande che si riscontra nel modo “tradizionale” di affrontare la tematica è la scelta di non voler considerare la relazione tra due persone dello stesso sesso come una forma autentica d’amore; le ambiguità della dottrina cattolica, espressa nei documenti più recenti, nascono principalmente da qui, ed è per questo motivo che l’omosessualità costituisce ancora un “punto ermeneutico molto critico” per la Chiesa».

Migliorini riesce ad essere ancora più preciso nel delineare gli obiettivi del libro: «Nell’analisi dell’esegesi, della Tradizione, di alcune categorie etiche fondamentali (come quella di legge morale naturale) che offriamo, cerchiamo proprio di mostrare come, introducendo una visione integrale e positiva dell’amore omosessuale, si possa tranquillamente rivedere la posizione corrente, senza abbandonare alcuna delle categorie etiche della tradizione morale della Chiesa; purché i cambiamenti si collochino al suo livello olistico di complessità e solidità; il nostro tentativo è quello di mostrare come il rinnovamento dottrinale sia il risultato proprio di quelle categorie, e come sia la Tradizione, sia la Sacra Scrittura, sia la teologia morale abbiano al loro interno tutte le potenzialità per favorire questo rinnovamento, purché ci si accordi su quale sia l’antropologia biblica e la visione cattolica della sessualità». L’obiettivo è semplice: rinnovare la dottrina capovolgendola.

Gli autori del libro si definiscono degli sperimentatori: «È una strada che non è ancora stata battuta e che noi vorremmo contribuire a esplorare, attraverso l’esposizione del pensiero di studiosi e documenti “cattolici” e delle Chiese sorelle, di laici impegnati, anche non credenti». Tutto ciò per «far sì che il dibattito interno alla Chiesa si apra agli apporti esterni, nei quali è depositato qualche seme di verità», perché «le corpose parti storiche» che gli autori offrono «servono proprio a creare dialogo, scoprendo da dove provengono le nostre culture e identità». Migliorini spiega, inoltre, come nel libro si analizzino anche i questionari proposti nelle parrocchie in cui hanno tenuto alcuni incontri formativi, dai quali emergerebbe «con chiarezza che il sensus fidei si sta trasformando, soprattutto nelle generazioni più giovani», un dato che, sempre secondo Migliorini, «la Chiesa non può ignorare»: essa, infatti, «deve lasciarsi interrogare dal nuovo modo in cui i fedeli interpretano l’amore omosessuale». Gli autori ritengono sia giunto il momento di questo cambiamento epocale: «Crediamo che la Chiesa sia pronta per un cambio di passo, ma si deve interrogare – noi ci abbiamo provato – sulle ragioni profonde e umane che spingono a un riconoscimento giuridico e sacramentale di tale amore; si tratta di chiedersi quali siano la forma e i presupposti teologici per vivere una vera fraternità con i fratelli omosessuali». «Riconoscimento giuridico e sacramentale dell’amore omosessuale» è espressione che non lascia dubbi di sorta.

Migliorini e Brogliato hanno almeno l’onestà intellettuale di essere assolutamente chiari, cosa che pare, invece, mancare ai patrocinatori dell’iniziativa. E’ difficile riconoscergli persino l’attenuante della superficialità o della dabbenaggine. Qualcuno di loro avrà pur letto il libro, o quantomeno le inequivocabili interviste rilasciate dagli autori. Diciamo allora, per carità cristiana, che forse dalle parti della Diocesi di Vicenza oggi pare regnare una perniciosa confusio doctrinae fidei. Triste, se si pensa che la comunità cristiana vicentina vanta una più che millenaria e inossidabile tradizione di fede, fin dal suo primo Vescovo Oronzio attorno al 590 d.C.
Ai cattolici di quelle nobili terre venete occorrerebbe fraternamente ricordare l’ammonimento scritto nella prefazione del mio libro “Gender (d)Istruzione” dall’Arcivescovo di Ferrara, mons. Luigi Negri: «Non bisogna perdere il tempo, non bisogna inventarsi cose che non abbiano il rigore e la chiarezza dell’Annuncio cristiano, non bisogna farsi “sballottare dalle onde e portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina” (Ef. 4,14)». Per questa ragione, mi permetto di chiedere pubblicamente che il Pastore della comunità vicentina, Sua Eccellenza mons. Beniamino Pizziol, intervenga per fare chiarezza sull’improvvida iniziativa patrocinata dalla Diocesi. Parafrasando la celebre espressione di François Andrieux sul giudice berlinese, dovremmo anche noi chiederci «si nous n’avions pas de évêques a Vicenza». Ma noi siamo certi che esiste un Vescovo a Vicenza. E che si farà sentire.

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