giovedì 31 luglio 2014

S. Ignazio di Loyola : vespri



Domenico Zipoli - 

Vespri per la festa di S. Ignazio di Loyola 


"La partitura, rimasta ignota per due secoli e mezzo, e' stata riscoperta non molto tempo fa, durante i lavori di restauro di una chiesa al confine tra Argentina e Bolivia: quando riemerse dall'oblio l'archivio di una delle "riduzioni" fondate dai Gesuiti, nel Seicento, fra gli indios latinoamericani, e scomparse poi, con la cacciata dell'ordine. Zipoli, giovane e promettente organista, parti' come novizio, nel 1717, per la regione del Rio de la Plata, dove visse sino alla morte, alla giovane eta' di 37 anni, componendo e insegnando. I "Vespri di Sant'Ignazio" sono una delle sue opere piu' importanti: alla loro stesura collaborarono, pare, persino alcuni anonimi allievi indios." (fonte: M. Zanchetti, "Corriere della Sera") 

Deus in adjutorium, 00:00
Domine quinque talenta, 02:09
Dixit Dominus (gregorian chant), 03:27
Euge serve bone, 06:09
Confitebor tibi Domine, 07:25
Memor erit in saeculum, 10:13
Sanctum et terribile nomen ejus, 12:15
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, 14:38
Fidelis servus, 16:22
Beatus vir, 17:54
Exortum est in tenebris, 20:25
Jucundus homo, 22:02
Peccator videbit, 24:20
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, 26:08
Beatus ille servus, 28:04
Laudate pueri Dominum, 29:49
Quis sicut Dominus, 33:03
Suscitans a terra inopem, 34:07
Serve bone, 37:13
Laudate Dominum, 38:41
Iste confessor, 41:31
Hic vir despiciens (gregorian chant), 43:02
Instrumental sonata, 46:55
Te Deum laudamus, 50:43

Domenico Zipoli (1688-1726)
Coro de Niños Cantores de Córdoba (Cordoba Boys' Choir)
Ensemble Elyma
Director: Gabriel Garrido


Massacrare i cristiani

Massacro dei cristiani nel mondo: effetto evidente di strategie occulte



Se n'è accorto anche Galli Della Loggia, sul Corriere del 28 luglio, i massacri e la persecuzione che i cristiani subiscono nel mondo hanno raggiunto dimensioni macroscopiche nel contesto di un'indifferenza complice, un' indifferenza che uccide.
Dalla Nigeria all'Egitto, dall'Iraq al Pakistan, dall'India alla stessa Palestina - che per molti è solo il luogo di un conflitto estraneo, ma che fu, e sempre sarà, la Terra Santa da cui la Civiltà Cristiana prese le mosse e dove Israele non fa certo distinzioni di religione - muoiono cristiani, saltano in aria le chiese e cristiani vengono bruciati vivi al loro interno, come avveniva in Vandea o in Messico ad opera delle avanguardie di quel pensiero unico laico, parola, quest'ultima, che ha ormai assunto lo stesso significato di quello che prima si chiamava laicismo, che oggi caratterizza, sola"religione" dominante là dove un tempo regnava il cristianesimo, gran parte del mondo occidentale.

Pur con qualche tentativo di indorare la pillola e partendo da più lontano, il maggiore editorialista del Corsera individua alcuni aspetti della questione e rileva che è " massimamente il Cattolicesimo, ad esclusione cioè del Giudaismo e dell’Islam: il primo per ovvie ragioni storico-morali legate (ma ancora per quanto tempo?) alla Shoah, il secondo semplicemente per paura", ad essere considerato "non più accettabile", in primo luogo proprio in Europa.

Quello che Galli Della Loggia non può considerare, il nucleo centrale, il vero target che egli sfiora nella sua analisi, concentrandosi su alcuni effetti, ma che non colpisce se non in periferia, è la causa prima di ciò che sta accadendo.

Tanti sono infatti i sicari utili, e già ben predisposti, all'eliminazione di una fede e di una cultura percepite come "non più accettabili" ( jihadisti e induisti, specialisti nell'eliminazione fisica, attivisti pro gay, immigrazionisti e laicisti spocchiosi in servizio permanente effettivo - esperti nell' omicidio rituale civile e nella deportazione culturale del pensiero cattolico - gli stessi "cattolici adulti", spesso seduti su altissimi scranni anche nella gerarchia della Chiesa, autentica quinta colonna un tempo, oggi unica voce ammessa ad esprimersi nel nome e per conto di un mondo che se parla viene deriso e sbeffeggiato) ma una sola è la forza che ha già conquistato da tempo la scacchiera e la cui azione da tre secoli punta, alternando caos e ordine, ad un solo obiettivo; colpito definitivamente il quale, con un perfetto effetto domino, anche i pezzi più lontani cadrebbero lasciando al loro posto un cumulo di rovine:
"Riconoscetela come tale praticamente una volta; e con tutte le armi, che ragione, coscienza e fede vi pongono in mano, schermitevi da sì fiero nemico" scriveva Leone XIII .
E' quella forza nemica, quella "Inimica Vis", acerrima nemica di Dio, della Chiesa, delle Patrie, della Civiltà, autentico "convitato di pietra" nel pur pregevole articolo della penna più prestigiosa del Corriere.

"Non basta tenersi contro di lei in sulle difese, ma bisogna coraggiosamente uscire in campo ed affrontarla" , " … vi additiamo la massoneria" , le massonerie. 

Forze, oggi apparentemente trionfanti e sempre più potenti e ramificate nei gangli della gestione dell'economia mondiale, della finanza e della politica internazionali, che l'Italia del tanto vituperato Regime seppe individuare e attaccare e contro cui Forza Nuova, conscia dell’ influenza che esercitano nella politica e nell' economia nazionali ed internazionali, intende promuovere il contrasto attraverso, come è scritto nei nostri programmi:

• La previsione di leggi che ne colpiscano severamente, con sanzioni civili, penali ed amministrative, i tentativi di influenza nell’attività economica e politica, fino allo scioglimento delle organizzazioni stesse;

• L’obbligo/onere per chi assume funzioni pubbliche, anche temporanee ed elettive, o per chi riceve incarichi dalla pubblica amministrazione o stipula contratti con essa, di dichiarare - pena la decadenza dalla carica, l' annullamento del contratto o la revoca dell’incarico, oltre a durissime sanzioni penali - la propria appartenenza ad organizzazioni segrete;

• L’assunzione da parte dello Stato dell’impegno di denunciare, attraverso opportune campagne informative, la pericolosità invasiva del sistema culturale e di potere creato da tali sette ed organizzazioni, affinché sia messa in luce la loro continuativa opera di smantellamento della Tradizione religiosa e civile, nonché della sovranità popolare e nazionale;


• Il sostegno pubblico rivolto alla consapevole diffusione e promozione dei tradizionali valori cristiani che hanno contraddistinto nei secoli la nostra storia, formando negli italiani un' alta visione dell'etica, connaturata alla nostra stessa identità culturale.
Ogni analisi che manchi dell'individuazione della causa prima è, più o meno consapevolmente, un'analisi mutilata anche delle possibili soluzioni agli effetti problematici che pure riesce ad evidenziare.

Messa per i cristiani perseguitati

Messa "per i cristiani perseguitati" formulario latino e italiano 



Nel Messale di Paolo VI c'è una messa molto adatta a questi tristi giorni, in cui vediamo dai TG, a mezzogiorno e alla sera, immagini e notizie di persecuzione di fratelli di fede in Iraq, Siria, Palestina, e tanti altri luoghi. Mentre ci chiediamo "cosa posso fare per loro?" e iniziamo a muoverci con iniziative di coscientizzazione o di solidarietà, non dimentichiamoci di pregare per i fratelli perseguitati. Sono loro i primi a chiedercelo. E questo è il nostro primo dovere verso di loro, possibile in ogni momento. Essi soffrono per non abbandonare la propria fede, e preferiscono abbandonare le proprie terre piuttosto che Gesù Cristo.
In tal modo offrono a noi un esempio enorme, da "testimoni autentici e fedeli" (come dice la colletta della Messa). Il minimo che possiamo fare è innalzare per loro "l'incessante preghiera della Chiesa" (At 12,5).
In questi giorni, quando non ci sono feste o memorie, cari sacerdoti, usiamo spesso il formulario della Messa "Pro Christianis persecutione vexatis".
Oggi l'ho celebrata in modo speciale per tutti coloro che sono morti e non hanno potuto avere nemmeno un funerale o una raccomandazione cristiana nel momento supremo della vita.

PS. Chi segue la forma straordinaria del Rito Romano conoscerà e potrà usare il formulario "Pro Ecclesiae defensione". Non è il corrispettivo di questa Messa più recente, e, al nostro orecchio contemporaneo ha preghiere che suonano un tantino "belligeranti" contro quanti perseguitano la Santa Chiesa e pongono ostacoli alla sua missione, ma sono molto "realistiche".

Pro Christianis Persecutione Vexatis
Per i Cristiani perseguitati

antifona d’ingresso
Cfr Sal 73, 19-22
Sii fedele, Signore, alla tua alleanza, e non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
Sorgi, Signore, difendi la tua causa, non dimenticare le suppliche di coloro che t’invocano.

Oppure:
At 12, 5
Mentre Pietro era in carcere, saliva a Dio per lui l’incessante preghiera della Chiesa.

Colletta
O Dio, che nel mistero della tua Provvidenza unisci la Chiesa alla passione del Cristo, tuo Figlio, concedi a coloro che soffrono persecuzione a causa del tuo nome, lo spirito di pazienza e di amore, perché siano testimoni autentici e fedeli delle tue promesse. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Sulle Offerte
Accogli, o Padre, le nostre umili offerte e preghiere e concedi ai tuoi servi, che soffrono per la fede, la gioia di comunicare al sacrificio del tuo Figlio e l’intima certezza che i loro nomi sono scritti nel cielo. Per Cristo nostro Signore.

« Prefazio dello Spirito Santo II.

E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno:

in ogni tempo tu doni nuove energie alla tua Chiesa
e lungo il suo cammino
mirabilmente la guidi e la proteggi.
Con la potenza del tuo Spirito Santo
tu assicuri alla Chiesa il tuo sostegno,
ed essa, nel suo amore fiducioso,
non si stanca mai d'invocarti nella prova,
e nella gioia sempre ti rende grazie
per Cristo nostro Signore.

Per mezzo di lui
cieli e terra inneggiano al tuo amore,
e gli angeli e i santi
cantano senza fine la tua gloria:

Santo, Santo,
Santo il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Osanna nell'alto dei cieli.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Osanna nell'alto dei cieli.


 antifona alla comunione Mt 5, 11-12
«Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno per causa mia», dice il Signore; «rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Oppure:
Mt 10, 32
«Se mi riconoscerete davanti agli uomini, anch’io vi riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli», dice il Signore. 

Dopo la Comunione
Con la forza di questo sacramento, o Padre, confermaci nella verità, e dona ai nostri fratelli perseguitati, che seguono Cristo sulla via del Calvario, la beatitudine di chi soffre a causa della fede. Per Cristo nostro Signore.




antifona d’ingresso Cfr Sal 73, 19-22
Sii fedele, Signore, alla tua alleanza, e non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
Sorgi, Signore, difendi la tua causa, non dimenticare le suppliche di coloro che t’invocano.

Oppure: At 12, 5
Mentre Pietro era in carcere, saliva a Dio per lui l’incessante preghiera della Chiesa.

Collecta
Deus, qui inscrutábili providéntia passiónibus Fílii tui vis Ecclésiam sociári, præsta fidélibus tuis, in tribulatióne propter nomen tuum versántibus, spíritum patiéntiæ et caritátis, ut promissiónum tuárum fidi inveniántur testes atque veráces. Per Dóminum.

Super oblata
Súscipe, quæsumus, Dómine, humilitátis nostræ preces et hóstias, et præsta, ut, qui, tibi fidéliter serviéntes, hóminum persecutiónes patiúntur, gáudeant se Christi Fílii tui sacrifício sociári, et sua séntiant inter electórum nómina scripta esse in cælis. Per Christum.

 PRÆFATIO II DE SPIRITU SANCTO
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
Qui síngulis quibúsque tempóribus aptánda dispénsas,
mirísque modis Ecclésiæ tuæ gubernácula moderáris.
Virtúte enim Spíritus Sancti ita eam adiuváre non désinis,
ut súbdito tibi semper afféctu nec in tribulatióne supplicáre defíciat, 
nec inter gáudia grátias reférre desístat,
per Christum Dóminum nostrum.
Et ídeo, choris angélicis sociáti,
te laudámus in gáudio confiténtes: Sanctus, Sanctus, Sanctus ...

Ant. ad communionem
Mt 5,11-12
Beáti estis, cum maledíxerint vobis et persecúti vos fúerint propter me, dicit Dóminus; gaudéte et exsultáte, quóniam merces vestra copiósa est in cælis.

Oppure:
Mt 10,32
Omnis qui confitébitur me coram homínibus, confitébor et ego eum coram Patre meo, qui in cælis est, dicit Dóminus.

Post communionem
Per huius sacraménti virtútem fámulos tuos, Dómine, in veritáte confírma, et fidélibus tuis in tribulatióne pósitis concéde, ut, crucem sibi post Fílium tuum baiulántes, christiáno nómine iúgiter váleant inter advérsa gloriári. Per Christum.

mercoledì 30 luglio 2014

Chi sono io per giudicare?

“Chi sono io per giudicare?” 

Approfondimenti sul tema del “giudizio”

secondo la fede cattolica.


«È compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime» (Codice di Diritto canonico, can. 747).

di Silvio Brachetta


Sembra quasi che, sulla questione del giudizio, dalla Sacra Scrittura provengano due richieste di Dio all’uomo, opposte tra loro. Nel Discorso della montagna, Gesù Cristo dissuade dall’appropriasi di un giudizio che appartiene solo a lui: «Non giudicate per non essere giudicati» (Mt 7, 1). E spiega anche il perché: poiché voi uomini – dice il Signore – «col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati» (Mt 7, 2). Che il giudizio espresso nel Discorso della montagna appartenga solo a Dio, lo dice ancora Gesù, come riporta l’Evangelista San Giovanni: «Io sono venuto in questo mondo per un giudizio, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi» (Gv 9, 39). Anche San Paolo, nella lettera ai Romani (2, 1), ripete il medesimo concetto che Gesù espresse sulla montagna: «Perciò chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose».
Altrove, però, la Scrittura esorta l’uomo al giudizio. È il Signore stesso a richiederlo: «Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!» (Gv 7, 24). Non solo, ma rimproverando i farisei, domanda loro: «Come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» (Lc 12, 56-57). Pure San Paolo, rivolto ai cristiani di Corinto, li ammonisce: «Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita!» (1 Corinzi 6, 3). Come allora interpretare ciò che sembra un paradosso?

Se giudicare sia lecito all’uomo
San Tommaso d’Aquino affronta il tema del giudizio, in generale, nella seconda sezione della seconda parte della Summa Theologiae (quaestio n. 60). Il santo Dottore ricorda che il termine «giudice» deriva dal latino «ius dicens», intendendo colui che «dichiara il diritto». E da «giudice» derivò «giudizio». Però il giudizio – precisa San Tommaso – non si restringe all’ambito forense, ma investe ogni categoria morale, così che esso diviene la «determinazione retta di qualsiasi cosa, sia nell’ordine speculativo che nell’ordine pratico». Giudice è quindi il magistrato, ma anche ogni persona che giudica qualcosa o qualcuno. Molto importante, inoltre, è la disposizione di chi giudica, poiché il giudizio è giusto nella misura in cui una persona ha la virtù della carità e i doni soprannaturali della sapienza e della prudenza.
Il problema non è dunque il giudizio in sé stesso, ma se esso sia «un atto di giustizia» o non piuttosto un’ingiustizia. Per questo motivo, affinché il giudizio sia vera giustizia, si richiedono all’uomo tre cose: che il giudizio «derivi dall’abito della giustizia, che derivi dall’autorità di uno che comanda e che sia emanato secondo la retta norma della prudenza». San Tommaso, pertanto, ammette che sia lecito giudicare, ma lega la validità del giudizio a queste tre condizioni, che solo di rado sono rispettate. Quando, infatti, un peccatore giudica un altro peccatore, non lo fa come qualcuno che ha un’autorità sul peccato. Egli non è un giusto tra i peccatori, ma è un peccatore tra molti. In tal modo annulla la seconda condizione e il suo non è più un atto di giustizia, bensì è un «giudizio usurpato». Usurpato a Dio.
Quando invece abbiamo autorità in un certo ambito e siamo animati dalle virtù e dai doni dello Spirito Santo, non solo è lecito, ma è doveroso giudicare. È il caso dei genitori nei confronti dei figli, dell’esperto nei confronti dell’inesperto, del religioso nei confronti del laico, del principe nei confronti del popolo, del soggetto nei confronti della realtà oggettiva conosciuta, della creatura spirituale nei confronti delle creature temporali. Così l’uomo (e in particolare il cristiano) è chiamato a scrutare i segni dei tempi, ad ammonire i peccatori circa il peccato e a valutare ogni situazione della vita propria e altrui.

I cinque significati del giudizio
Sono dunque rintracciabili, in San Tommaso, cinque significati del giudizio. Primariamente c’è il giudizio che proviene dall’odio, ad esempio del peccatore che si reputa giusto, «come quando uno giudica di cose dubbie od occulte basandosi su delle semplici supposizioni». In questo caso il giudizio è «sospettoso» o «temerario», poiché l’uomo non può leggere nel cuore di un’altra persona, né darsi una ragione completa dei moventi dietro le azioni altrui. È importante non giudicare, a questo proposito, specialmente quando si tratta di un peccato pubblico, «poiché ne nascerebbe uno scandalo nella mente altrui». Il secondo senso del giudizio, simile al primo, è quello usurpativo, che l’uomo esercita su cose di cui non ha competenza: è di colui che si sostituisce a Dio o di chi giudica prima di avere un quadro completo delle circostanze. Perciò San Paolo afferma: «Non giudicate prima del tempo» (1 Cor 4, 5), ovvero prima di avere esaminato ogni aspetto della situazione.
C’è un terzo senso del giudizio, su cui l’uomo non si può e non si deve esprimere. Potremmo chiamarlo giudizio d’incompetenza ed è tipico di chi non ha l’autorità nei confronti del superiore. Sbaglia dunque il ragazzo che si ribella ai genitori, o l’imputato che disprezza il giudice, o l’ignorante che mette a tacere il sapiente, o il penitente che mortifica il confessore, o il popolo che rovescia un potere costituito. Ma il giudizio è invece legittimo in ordine a due significati ulteriori, già accennati in precedenza: nel caso il giudicante abbia l’autorità necessaria – ma anche legale e consentita – sugli uomini (quarto senso) e l’abbia sulla realtà oggettiva (quinto senso).
Giudizio della coscienza e giudizio magisteriale
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che, sebbene il Padre abbia «rimesso ogni giudizio al Figlio», questi «non è venuto per giudicare, ma per salvare» il mondo (n. 679). Così vi sarà un giudizio, per i vivi e per i morti, dove però sarà compiuta anche la misericordia verso il peccatore penitente. Quanto all’uomo, ogni sua azione morale deriva da un proprio «giudizio di coscienza», che può essere buono o cattivo. Questo è un giudizio legittimo, che precede ogni atto umano consapevole e che dipende dall’oggetto dell’azione, dall’intenzione soggettiva e dalle circostanze esterne (nn. 1749, 1750). È dunque chiaro che l’uomo esercita il giudizio senza interruzione, per tutto il corso della propria vita, relativamente alle azioni da compiere e alle scelte da effettuare. Vi è addirittura una salutare «sentenza del giudizio di coscienza» (n. 1781), mediante la quale possiamo individuare il nostro peccato, pentirci e salvarci. Certamente il giudizio umano può essere «retto», se in accordo alla ragione e alla legge divina, o «erroneo», se ostinato nella colpa. In ogni caso è un giudizio effettivo, personale.
Anche la Chiesa, sulla base del Magistero, contempla l’esercizio del giudizio: «È compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime» (Codice di Diritto canonico, can. 747).
http://www.korazym.org/16386/per-giudicare-approfondimenti-tema-giudizio-fede-cattolica/

Corpus Domini in Trentino

AD MAIOREM DEI GLORIAM




VISITA A GESÙ SACRAMENTATO


Signor mio Gesù Cristo, che per l'amore che portate agli uomini ve ne state notte e giorno in questo Sacramento tutto pieno di pietà e d'amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi; io vi credo presente nel Sacramento dell'altare; vi adoro dall'abisso del mio niente, e vi ringrazio di quante grazie mi avete fatte, specialmente di avermi donato voi stesso in questo Sacramento, d'avermi data per avvocata la vostra santissima Madre Maria e d'avermi chiamato a visitarvi in questa chiesa. Io saluto oggi il vostro amantissimo cuore, ed intendo salutarlo per tre fini: prima in ringraziamento di questo gran dono. Secondo per compensarvi tutte le ingiurie che avete ricevute da tutti i vostri nemici in questo Sacramento. Terzo intendo con questa visita adorarvi in tutti i luoghi della terra, dove voi sacramentato ve ne state meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io v'amo con tutto il cuore. Mi pento d'avere per lo passato tante volte disgustata la vostra bontà infinita. Propongo colla grazia vostra di più non offendervi per l'avvenire; ed al presente miserabile qual sono io mi consacro tutto a voi, vi dono e rinunzio tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e tutte le cose mie. Da oggi avanti fate voi di me e delle mie cose tutto quello che vi piace. Solo vi cerco e voglio il vostro santo amore, la perseveranza finale e l'adempimento perfetto della vostra volontà. Vi raccomando le anime del purgatorio, specialmente le più devote del SS. Sacramento e di Maria santissima. Vi raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, Salvatore mio caro, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo Cuore e così uniti gli offerisco al vostro Eterno Padre e lo prego in nome vostro che per vostro amore gli accetti e gli esaudisca.











LA PREGHIERA DELL'ANIMA AFFRANTA
A GESU' EUCARISTICO

(Testo del Servo di Dio don Dolindo Ruotolo)

Salvami, o Dio, 
perché le acque della tribolazione 
sono penetrate sino all'anima mia.
Sono immerso nel fango della mia miseria
e mi sento senz'appoggio.

I miei occhi si sono consunti dal pianto,
mentre ti aspetto, o mio Dio.

Tu conosci, o Dio, la mia stoltezza,
e i miei peccati non ti sono nascosti.
Perdonami, risanami, rinfrancami, 
non rimanga confusa l'anima mia che ti cerca, 
il mio cuore che ti brama.

Vieni Tu in mio aiuto,
non rimanga confusa l'anima mia,
non ceda ora alle lusinghe del mondo!

A Te rivolgo le mie preghiere, o Signore, 
innanzi ai tuoi Altari Eucaristici; 
qui è il mio vero aiuto, 
questo tempo che passo con Te
è per me il tempo della grazia e della misericordia.

Traimi dal fango del mondo 
perché io non vi affondi, 
liberami dalle insidie di satana che mi odia, 
non permettere che io sia sommerso 
dai flutti delle mie passioni 
e che m'inghiottisca l'abisso!

Esaudiscimi, o Signore, 
perché la tua pietà è benigna, 
guardami nella tua grande misericordia, 
non nascondermi la tua faccia, 
affrettati ad esaudirmi poiché sono nell'angustia!

Vieni all'anima mia e liberala,
salvami perché i miei nemici
si sono moltiplicati intorno a me 
e minacciano di morte l'anima mia.

Ho il cuore spezzato, sono affranto,
ho atteso invano qualcuno che mi consolasse 
e non l'ho trovato,
perché il mondo non sa darmi 
che il fiele e l'aceto, l'amarezza e l'asprezza.

Il demonio mi tenta mi attrae con i benefizi temporali, 
col miraggio delle ricche mense, 
con l'illusione della luce falsa, 
con l'ideale della forza.

Si offuschi la sua falsa luce, 
vacilli la sua effimera potenza!

Io sono misero e dolente, o Signore,
il tuo soccorso salutare mi sollevi. 

Amen.