sabato 14 dicembre 2013

prima della preghiera prepara la tua anima


UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL SOMMO PONTEFICE
  

Il sacerdote nella Præparatio 

e nella Gratiarum Actio della 

S. Messa



1. La preghiera intima e personale di Gesù
Per il sacerdote portare frutto nella vita e nel ministero dipende dall’unione con Dio, unione che è alla base anche del fatto che i fedeli si rivolgono a lui perché preghi per loro. Gesù Cristo ha affidato a coloro che lo seguivano più da vicino una parola che chiarisce il senso di tutto il bene che avrebbero fatto: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi dimora in me e io in lui porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5). Lo stesso Signore Gesù, nel contesto dei molti miracoli da lui operati, ha stabilito un tempo per stare solo, da dedicare alla preghiera al suo Padre celeste. Per Gesù, la preghiera ufficiale della liturgia era supportata da una vita interiore, nella quale la riservatezza supportava quell’intimità che nutre la preghiera personale. Le dimensioni ecclesiale e comunitaria sono rafforzate da simile relazione personale con Dio, che ogni fedele spera di poter approfondire.
La ricerca di Dio, che dà significato alla vita di quelli che lo amano, serve da ricordo quotidiano del fatto che ogni benedizione proviene da e al tempo stesso rivolge verso il Dio onnipotente. La Sacra Scrittura descrive in maniera vivida il nutrimento che Gesù trasse dalla sua vita di preghiera nascosta: «Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare» (Lc 5,16). Allo stesso modo, notiamo l’importanza dei diversi momenti del giorno, dal fatto che Gesù si mostra particolarmente attento al silenzio della preghiera, in cui egli cerca il volere del Padre. Momenti simili incoraggiano uno speciale raccoglimento e una vicinanza ininterrotta: «Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava» (Mc 1,35); «Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù» (Mt 14,23).

2. La preghiera intima e personale del sacerdote
Il sacerdote, consapevole di partecipare all’opera di Cristo, si sforza di seguire il suo esempio, di guidare il santo popolo di Dio al Padre, attraverso Cristo nello Spirito Santo. Egli sa molto bene che, poiché i suoi difetti danneggiano la credibilità della sua testimonianza, deve chiedere con non minore urgenza a Dio di infondere in lui le virtù proprie del suo stato. Parte dell’omelia proposta nel rito di ordinazione del presbitero istruisce colui che sta per essere ordinato in questo modo: «Così continuerai l’opera di santificazione di Cristo. Attraverso il tuo ministero, il sacrificio spirituale dei fedeli è reso perfetto, perché unito al sacrificio di Cristo, è offerto attraverso le tue mani nel nome della Chiesa in modo incruento sull’altare, nella celebrazione dei sacri misteri. Riconosci ciò che fai, imita colui che tocchi, sicché celebrando il mistero della morte e risurrezione del Signore, tu possa mortificare in te stesso tutti i vizi e prepararti a camminare in novità di vita»[1].

Si vede, perciò, che il motivo di una particolare preparazione del sacerdote prima della Messa e il ringraziamento dopo di essa risiede nel beneficio per l’intera Chiesa, perché il sacerdote che santifica il popolo cristiano ha bisogno lui per primo di essere riempito dallo spirito di santità. È sempre di aiuto al sacerdote l’aver preso un momento per considerare i testi che pregherà durante la Messa, sia nel giorno in cui vi partecipa l’assemblea, sia quando essa manca. Opportune riflessioni previe sui testi possono stimolare un desiderio più profondo di Dio. La preparazione testuale costituisce una preparazione liturgica coerente per la S. Messa, non da ultimo perché basata sulla Sacra Scrittura. Un sacerdote che coltiva il silenzio personale nel tempo che precede e che segue la S. Messa, con la sua stessa disposizione incoraggerà lo spirito di meditazione.

Un sacerdote in cura pastorale potrebbe dover lottare per stabilire il silenzio desiderabile in ogni sagrestia, specialmente se si presenta la necessità di dovervi incontrare dei fedeli. Ma proprio per lui in particolare, i testi di preparazione prima della Messa e di ringraziamento dopo di essa offrono pensieri utili ad elevare la mente e il cuore e, in tutto o in parte, possono essere pregati in qualunque momento. Essi riconoscono anche le limitazioni di tempo e perciò si presentano come un sostegno spirituale più che un’imposizione di obbligazione sul sacerdote che cerca di celebrare la Messa nel modo più riverente possibile. Va notato che la blanda rubrica che si trova sotto i titoli della Praeparatio ad Missam e della Gratiarum Actio nel Messale del 1962 riconosce tali esigenze concrete del sacerdote[2]. Nessun atto di amore è, per definizione, affrettato. Avendo offerto il supremo sacrificio dell’amore di Cristo, è da aspettarsi che un sacerdote sarà mosso a fare quanto possibile per trovare un tempo, per quanto breve, per un atto di rigraziamento dopo la Messa. E si sentirà rafforzato per averlo fatto.
La preparazione di un sacerdote per la Messa sarà ulteriormente sostenuta dal ciclo della Liturgia delle Ore, che arricchisce la vita di ogni sacerdote. L’antica sapienza del Ritus Servandus in Celebratione Missae, che si trova ancora nella prima parte del Messale del 1962, presume l’importanza intrinseca dell’Ufficio Divino per la vita interiore del presbitero. Essa stabiliva che il Mattutino e le Lodi dovevano essere stati completati prima della celebrazione. Nondimeno, va notato che il contesto di quella prescrizione secolare non poteva tenere presente la Messa serale[3].
Poiché la Messa è ormai celebrata a qualunque ora del giorno liturgico, non si applica più in modo restrittivo tale norma, tuttavia i Principi e Norme per la Liturgia delle Ore spiegano attentamente la connessione tra la celebrazione dell’Eucaristia e la Liturgia delle Ore: «Cristo ha comandato: “Bisogna pregare sempre senza stancarsi” (Lc 18,1). Perciò la Chiesa, obbedendo fedelmente a questo comando, non cessa mai di innalzare preghiere e ci esorta con queste parole: “Per mezzo di lui (Gesù) offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio” (Eb 13,15). A questo precetto la Chiesa ottempera non soltanto celebrando l’Eucaristia, ma anche in altri modi, e specialmente con la Liturgia delle Ore, la quale, tra le altre azioni liturgiche, ha come sua caratteristica per antica tradizione cristiana di santificare tutto il corso del giorno e della notte»[4].



3. La Praeparatio ad Missam
3.1. La comparazione dei testi offerti per la Praeparatio evidenzia che le stesse preghiere sono incluse nelle due forme del Rito Romano, sebbene esse siano state ridotte a quattro nel Missale Romanum del 1970. In questo, troviamo la preghiera Ad Mensam di sant’Ambrogio; l’Omnipotens sempiterne Deus, ecce accedo di san Tommaso d’Aquino; una preghiera alla Beata Vergine Maria, O Mater pietatis et misericordiae; e la Formula di Intenzione Ego volo celebrare Missam[5]. A seguito di una prima riforma delle indulgenze fatta dopo il Concilio Vaticano II e pubblicata nell’Enchiridion delle Indulgenze del 1968, non si menzionano le indulgenze che sono state accordate alla recita di queste preghiere da Pio IX, i cui dettagli erano stati pubblicati nel Messale del 1962.

3.2. Ampli testi adornano quel Messale. L’antifona Ne reminiscaris chiede a Dio di essere misericordioso nonostante i peccati nostri e di coloro che ci hanno preceduto. Essa è seguita dai salmi 83, 84, 85, 115 e 129. IlKyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison e il Pater noster, i cui due ultimi righi formano l’inizio di una serie di versetti, sono seguiti da un numero di brevi collette. In alcuni manuali devozionali queste sette collette sono state attribuite a sant’Ambrogio e assegnate ai diversi giorni della settimana. Comunque sia, per come sono sistemate nel Messale, si ritiene che esse vadano dette in successione sotto un’unica conclusione. Tutte, eccetto la settima, si concentrano sull’opera di santificazione dello Spirito Santo. La settima colletta è seguita da una dossologia più lunga che conclude la serie. La prima colletta prega affinché lo Spirito Santo risplenda nei nostri cuori, così che possiamo celebrare degnamente i santi misteri. La seconda chiede che possiamo amare Dio perfettamente e lodarlo degnamente. La terza che possiamo servire Dio nella castità e purezza di spirito, mentre la quarta implora il Paraclito di illuminare le nostre menti. La quinta domanda la forza dello Spirito Santo per scacciare le forze del nemico. La sesta colletta chiede la sapienza e la consolazione e l’ultima supplica Dio di purificarci e di fare di noi il luogo della sua dimora.

3.3. L’estesa Oratio Sacerdotis ante Missam è divisa nel Messale in sette parti, una per ogni giorno della settimana, e forma una meditazione orante sull’imitazione delle virtù di Cristo, Sommo Sacerdote. Il suo significato è altrettanto confortante quanto esigente. La rilevanza dei suoi vari temi è adeguata al suo stile letterario, che è insistente ed intimo. La domenica il sacerdote chiede allo Spirito Santo di insegnargli a trattare i santi misteri con reverenza, onore, devozione ed intimo timore. Il lunedì, si concentra sul suo bisogno di perfetta castità, mentre il martedì il sacerdote riconosce la propria indegnità a celebrare la Messa e, mentre proclama la sua fede nel fatto che Dio può supplire a quanto gli manca, chiede di percepire la sua presenza mentre celebra ed anche di essere circondato dagli angeli. Il mercoledì viene alla luce l’elenco delle necessità sociali delle persone per le quali Cristo ha versato il suo Sangue. Di giovedì il sacerdote, mentre mendica la misericordia divina, si ricorda di come la provvidenza soccorra all’umana fragilità: «Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato»[6]. Il venerdì il sacerdote prega specialmente per i defunti e il sabato egli riflette sul grande dono del Santissimo Sacramento e supplica che esso lo possa condurre a vedere Dio faccia a faccia.

3.4. L’Ad Mensam di sant’Ambrogio chiede che il Corpo e il Sangue di Cristo possano perdonare il sacerdote dei suoi peccati e proteggerlo dai suoi nemici. La Preghiera di san Tommaso d’Aquino, invece, domanda che il potere risanante del Santissimo Sacramento possa preparare il sacerdote alla visione eterna di Dio. Nella Preghiera alla Beata Vergine Maria, il sacerdote prega non solo per se stesso, ma per tutti i suoi confratelli che celebrano Messa in quel giorno in tutto il mondo. Seguono preghiere a san Giuseppe, a tutti gli angeli e i santi e infine una preghiera al santo in onore del quale verrà celebrata la Messa. La Formula di Intenzione ricorda al sacerdote l’intenzione della Chiesa a riguardo della celebrazione della Messa, nonché il suo ruolo all’interno di essa. Il sacerdote non è all’opera da solo. Ciò che egli compie è stato consegnato da Cristo alla sua Chiesa, confermato dal Magistero e supportato dalla Tradizione. Il sacerdote rende presente il Corpo e Sangue di Cristo. Egli segue il rito della santa Chiesa Cattolica. Suo scopo è di lodare Dio e la Chiesa celeste, mentre prega per quella terrena, e in particolare per tutti coloro che si sono raccomandati alle sue preghiere, come pure per il benessere di tutta la Chiesa Cattolica. Poi, pregando per tutti i fedeli, il sacerdote chiede che il Signore conceda a lui e a tutti gioia con pace, l’emendamento della vita, uno spazio di vera penitenza, la grazia e il conforto dello Spirito Santo e la perseveranza nelle buone opere.

4. La Gratiarum Actio post Missam
4.1. Il corpo di testi che forma il ringraziamento dopo la Messa dimostra amore, umiltà e fede che si esaltano nel dono sublime della Santissima Eucaristia. Il Missale Romanum del 2002 contiene la Preghiera Universale attribuita a papa Clemente XI e l’Ave Maria. Inoltre, in comune con il Messale del 1962, contiente la Preghiera di san Tommaso d’Aquino; le Aspirazioni al Santissimo Redentore o Anima Christi; l’Offerta di sé o Suscipe; la Preghiera davanti a N.S. Gesù Cristo Crocifisso o En Ego; e la Preghiera alla Beata Vergine Maria. A questi testi nel Messale del 1962 venivano annesse indulgenze dai papi Pio X, XI e XII, mentre alcuni testi del Missale Romanum del 2002 sono stati inclusi anche nell’Enchiridion delle Indulgenze.

4.2. Nel Messale del 1962, un’antifona precede il Benedicite (cf. Dn 3,56-58) e il Salmo 150. Osservando la stessa struttura della Preparazione alla Messa, il Kyrie eleison e alcuni versetti aprono la strada ad alcune collette. La prima di esse prega che, come i tre giovani furono tratti illesi dalle fiamme, così possano i servi del Signore evitare le ferite del peccato. La seconda colletta domanda che le opere buone che Dio ha iniziato nei suoi servi possano essere portate a compimento, mentre la terza, che ha tema simile alla prima, è una preghiera a san Lorenzo, diacono e martire, che fu trovato vincitore nella sofferenza. Le devozioni che il sacerdote può recitare pro opportunitate posseggono espressioni pari alle richieste di protezione nel nostro viaggio verso il cielo. Dopo la Preghiera di san Tommaso ce n’è un’altra (alia oratio) e l’inno metrico Adoro Te è seguito dall’amata orazione dell’Anima Christi. Il Suscipe e l’En Ego precedono un’altra preghiera che chiede che la Passione di Cristo sia la forza del sacerdote, la sua difesa e gloria eterna. Prima delle preghiere a san Giuseppe ed al santo in onore del quale è stata celebrata la Messa, la Preghiera alla Beata Vergine Maria offre Gesù, che è stato ricevuto nella Santissima Eucaristia, alla Vergine Madre, perché Ella possa rioffrirlo nel supremo atto di adorazione (latreia), o culto perfetto, alla Santissima Trinità.

5. Conclusione
L’Ordinamento Generale del Messale Romano stabilisce: «È perciò di somma importanza che la celebrazione della Messa, o Cena del Signore, sia ordinata in modo tale che i sacri ministri e i fedeli, partecipandovi ciascuno secondo il proprio ordine e grado, traggano abbondanza di quei frutti, per il conseguimento dei quali Cristo Signore ha istituito il Sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue e lo ha affidato, come memoriale della sua Passione e risurrezione, alla Chiesa, sua dilettissima Sposa»[7]. La preparazione del sacerdote alla Messa e l’atto di ringraziamento successivo si completano a vicenda. Essi nutrono la riverenza nei cuori e nelle menti dei fedeli che sono aiutati a partecipare con maggiore intensità alla liturgia celebrata da un sacerdote che ha beneficiato dell’opportunità di raccogliersi. Ciò che incoraggia la preparazione previa promuove anche il ringraziamento successivo alla Messa. Entrambi guidano continuamente la Chiesa verso e dal Sacrificio eucaristico che celebra e rende presente i frutti del mistero pasquale finché Cristo ritorni alla fine dei tempi.

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Note
1) Pontificale Romanum, «De Ordinatione Episcopi, Presbyterorum et Diaconorum», cap. 2, n. 151: «Munere item sanctificandi in Christo fungéris. Ministério enim tuo sacrifícium spirituále fidélium perficiétur, Christi sacrifício coniúnctum, quod una cum iis per manus tuas super altáre incruénter in celebratióne mysteriórum offerétur. Agnósce ergo quod agis, imitáre quod tracta, quátenus mortis et resurrectiónis Dómini mystérium célebrans, membra tua a vítiis ómnibus mortificáre et in novitáte vitæ ambuláre stúdeas».
2) La dicitura Praeparatio ad Missam stampata in nero è seguita dall’altra: pro opportunitate sacerdotis facienda scritta in rosso, il che qualifica i testi come risorse facoltative che il sacerdote può usare a seconda delle circostanze.
3) «Sacerdos celebraturus Missam […] saltem Matutino cum Laudibus absoluto».
4) Institutio Generalis de Liturgia Horarum, cap. 1, n. 10.
5) Missale Romanum, editio typica tertia 2002, nn. 1289-1291.
6) Sap 11,24 forma l’introito del Mercoledì delle Ceneri, sia nella forma ordinaria che straordinaria del Rito Romano.
7) Institutio Generalis Missalis Romani, 2002, n. 17.


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