domenica 25 settembre 2011

25 SETTEMBRE
SAN NICOLA DELLA FLUE
EREMITA, OPERATORE DI PACE
Patrono della Svizzera


Contadino, consigliere, giudice della Landsgemeinde del Fluelì presso Sachsetn, nato nel 1417, fu padre di 10 figli e si ritirò, dopo 20 anni di matrimonio, nella solitudine del Ranft, dove durante quasi 20 anni l'Eucarestia fu il solo unico nutrimento. Fu continuamente consigliere ricercato dai suoi concittadini e dai potenti, specialmente nei litigi e nelle difficoltà politiche. Il suo influsso sulla Dieta di Stans risultò determinante per la pace dei confederati. Mori il 21 marzo 1487. L'urna con le sue reliquie si trova nella chiesa parrocchiale di Sachseln. Fu canonizzato da Pio XII nel 1947.

Ufficio delle letture
INNO
Figli del giorno, rinati alla luce,
andiamo tutti incontro al Signore:
è Cristo il sole che ha vinto la notte
ed ora splende nel cuore dell'uomo.

E' suo splendore ogni uomo che cerca:
chi per l'eterno s'impegna nel tempo;
chi lascia padre, e madre e famiglia
per la sequela dell'unico amore.

Come una lampada, il cuore ti attenda,
Gesù che torni nell'ultimo giorno:
e sia l'attesa una lode operosa
e il suo ritardo accresca la luce.

Allora insieme entreremo alle nozze
e canteremo la gloria in eterno a te,
o Padre, e allo Spirito Santo,
unica fonte di grazia e di vita.

SECONDA LETTURA
Dall'omelia «Responsabili della pace» di Giovanni Paolo II, al Flueli-Ranft, il 14 giugno 1984
Pace e apertura
Il vostro patrono esorta ancora oggi alla pace nel proprio paese. "Il mio consiglio è anche che in queste cose siate amichevoli, perché una cosa buona ne porta altre. Ma se la cosa non può essere conciliata nell'amicizia, lasciate che la giustizia sia la cosa migliore"; cosi scrive Fratello Nicola nel 1482 al sindaco e al consiglio di Costanza. Bontà e benevolenza sono la prima e fondamentale condizione per la pace, nella vita di una comunità come nella vita del singolo. "Rivestitevi dunque di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi a vicenda e perdonatevi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri"; cosi San Paolo esorta i battezzati (Col 3, 12-14). Affinchè questa esortazione non rimanga soltanto un pio ideale nella dura realtà politica e sociale di un paese, dobbiamo vedere come può collocarsi nella vita pubblica. Il racconto del fatto di Stans può dimostrarci questo: è necessario accettarsi l'un l'altro con tutte le diversità, e quindi poter rinunziare ad affermare molti diritti anche se giustificati.
Oggi vengono posti nuovi compiti a questo accettarsi l'un l'altro. Il divario tra le generazioni è diventato più grande. I giovani devono accettare la generazione più anziana. Proprio qui è necessaria oggi molta "bontà e benevolenza": comprendere nell'amicizia i problemi dell'altra generazione, riconoscere le sue giuste esigenze, in uno sforzo comune per cercare nuove soluzioni. Non lasciatevi scoraggiare nel vostro sforzo per una reciproca comprensione.
Vi siete accettati l'un l'altro finora nel vostro Paese come concittadini di differenti lingue, di differenti culture e di differenti confessioni religiose; oggi questa reciproca accettazione deve estendersi a uomini con mentalità e modi di vivere interamente differenti e forse di religione interamente differente, che cercano presso di voi lavoro e protezione, offrendovi i loro servizi e la loro umanità! Un compito indubbiamente difficile, ma non più della crescita in comune finora realizzata dalla Confederazione e dai suoi molteplici gruppi di uomini. Possiate vedere nei vostri ospiti innanzitutto uomini che vi sono uniti nel più profondo nelle gioie e nelle sofferenze, nei desideri e nelle speranze più basilari, e partecipano al vostro proprio destino di uomini!
Ma l'accettazione reciproca non può sempre aversi in una schietta "bontà e benevolenza"; spesso manca la comprensione, spesso manca il reciproco contatto. Ecco perché è valido l'altro consiglio di San Nicola: "Ma se non è possibile la riconciliazione nell'amicizia, lasciate che sia il diritto a decidere". La pace si fonda sull'amicizia, ma ancora più fondamentalmente sulla giustizia. La protezione dei diritti dell'uomo e l'impegno per la pace sono necessari insieme. Il vostro Stato si gloria di essere uno Stato di diritto. Uno Stato di diritto non può tuttavia più reggersi oggi solo sul diritto formulato finora; per rispondere a condizioni che mutano rapidamente deve essere anche promulgato un diritto nuovo, un diritto che protegga innanzitutto gli indifesi e gli emarginati: il nascituro, i giovani e gli anziani, gli stranieri, la natura sfruttata. Prendete in mano coraggiosamente questi problemi e cercate di risolverli con quella saggezza della quale San Nicola dice: "La saggezza è la cosa più cara perché incomincia tutte le cose nel modo migliore".
Ogni accettazione dell'altro, avvenga essa nell'amicizia o nella saggia giustizia, presuppone la disponibilità a rinunciare al proprio: rinuncia al proprio diritto, rinuncia al voler avere sempre ragione, rinuncia a una impostazione polemica del proprio punto di vista. La pace è un bene cosi alto da poter essere acquistato solo al prezzo del sacrificio personale e comune.

RESPONSORIO (1 Cor9, 19. 22; cfr. Gb 29. 15-16)
Libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, debole con i deboli. *
Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.
Ero occhio per il cieco, e piede per lo zoppo; padre io ero per i poveri.
Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.

oppure:
Dall'omelia «Responsabili della pace» di Giovanni Paolo II, al FIueli-Ranft, il 14 giugno 1984
Diventare operatori di pace
Carissimi Fratelli e Sorelle, Nicola della Flue ci esorta alla pace nel proprio paese ed alla pace nel mondo, ma ci esorta specialmente alla pace nel proprio cuore. Gesù nel discorso sulla montagna dichiara beati non soltanto i pacifici, ma gli operatori di pace, quelli che con l'impe-gno di tutto il loro essere "operano pace". La pace deve essere acquisita, sofferta, impetrata.
Ma un uomo che sia in disaccordo con sé stesso, che vive un dissidio interiore, non può essere operatore di pace. Per questo San Nicola ci indica la sorgente più profonda di ogni pace, quando scrive al consiglio di Berna: "La pace è sempre in Dio, perché Dio è la pace". Dio nell'unità delle sue tre Persone è l'archetipo e la sorgente di ogni pace; ci dona questa pace come primo dono della Redenzione, come inizio della signoria di Dio sulla terra, come dono dello Spirito Santo: "II frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace... fedeltà" (Gal 5, 22). "Il Regno di Dio... è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14, 17). Dobbiamo ringraziare lo Spirito per la sua pace e chiedergli di approfondire ancora più le sue opere in noi. Allora la pace che Dio opera in noi può diffondersi dal più intimo della nostra persona e persuadere gli altri. Nella pace di Gesù Cristo, che il mondo non sa dare (cfr. Gv 14, 27), possiamo diventare noi stessi autentici operatori di pace.
Con questi sentimenti siamo venuti oggi in pellegrinaggio da San Nicola della Flue. Questa pace "nello Spirito Santo" vogliamo impetrarla con la sua intercessione. In San Nicola si sono adempiute in maniera meravigliosa le parole della liturgia odierna: "Getta sul Signore il tuo affanno, ed egli ti darà sostegno. Mai permetterà che il giusto vacilli" (Sal 55 23). E nel salmo responsoriale sentiamo pregare apertamente il nostro santo: "Insegnaci (o Dio) a contare i nostri giorni, e giungeremo alla sapienza del cuore... Si manifesti ai tuoi servi la tua opera, e la tua gloria ai tuoi figli" (Sal 90, 12.16). Si, l'uomo santo vede l’ "opera" di Dio dovunque viene operata vera pace. Questo è il messaggio che gli angeli portarono nella notte della nascita del Signore. In terra di Svizzera fu accolto da San Nicola. La sua opera di pace egli l'ha unita ad un'impressionante testimonianza per la gloria di Dio, che pone davanti agli occhi dei suoi connazionali attraverso le generazioni fino ad oggi.
Figli e figlie di Svizzera, accogliete l'esempio di San Nicola, ponetevi sotto il suo giudizio. Nel suo esempio e sotto il suo giudizio deve andare avanti la storia del vostro Paese. Dopo tante generazioni è presente tra di voi in Spirito un uomo che con tutta la sua vita terrena ha rinforzato la realtà della vita eterna in Dio. Guardate a lui. E guardate anche questa realtà di Dio. Date ad essa di nuovo spazio nella vostra conoscenza, nel vostro comportamento, nella vostra coscienza, nel vostro cuore.

RESPONSORIO (cfr.Ef 4, 1.3.4)
Comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto:
* conservate l'unità dello Spirito nel vincolo della pace.
Un solo corpo, un solo Spirito, una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati:
conservate l'unità dello Spirito nel vincolo della pace.

oppure: Dalla «Lettera di San Nicola della Flue ai Bernesi».
Testo tedesco in «Bruder Claus, Die altesten Quellenber der seligen Nikolaus von Flue», Sarnen 1917-1921, pag. 209- 210.
Dio è la pace
Che il nome di Gesù sia la vostra salvezza!
Vi auguriamo un'infinità di bene e vi ringraziamo per quello che ci fate. Che lo Spirito Santo sia la vostra ultima ricompensa! Vi ringrazio molto e profondamente per il vostro gentile dono, poiché vi ravviso il vostro amore paterno; e questo mi rallegra ancor più del dono stesso. E dovete sapere che mi fa grande piacere; e fosse anche stato la metà di quel che è, mi avrebbe ugualmente reso felice. Se, davanti a Dio e davanti agli uomini, si tratta di meritare il vostro amore, ci metterò tutta la mia buona volontà. Il vostro messaggero ha compiuto molto bene la sua missione ed io ve lo affido.
Per amore, vi voglio scrivere ancora. L'obbedienza è il più grande onore che ci sia in cielo e sulla terra. Cosi che, cercate di obbedirvi mutualmente.
La sapienza è il bene maggiormente degno di essere amato, poiché permette di affrontare tutto per il meglio.
La pace è sempre in Dio, poiché Dio è la pace e la pace non può essere distrutta, ma la discordia è distrutta. Cercate dunque di conservare la pace. Proteggete le vedove e gli orfani come avete fatto finora. Colui la cui felicità è maggiore sulla terra, ne sia riconoscente a Dio, e allora la sua felicità sarà più grande anche in cielo. I peccati pubblici, bisogna impedirli, e attenersi sempre alla giustizia. Dovete portare la passione di Dio nel vostro cuore, poiché per l'uomo è la sua più grande consolazione nella sua ultima ora.
Molti uomini hanno dei dubbi riguardo alla fede, ed il diavolo fa soccombere molti a causa della fede, il più delle volte a causa della fede. Non bisogna dubitare (della verità) della fede, poiché è come è. E non vi scrivo perché penso che non abbiate la fede, non dubito che siate buoni cristiani, vi scrivo per avvertirvi, affinchè, se lo spirito maligno vi tenta, gli resistiate ancor meglio, da cavalieri.
E' tutto. Dio sia con voi!

RESPONSORIO (Sal 89, 12.14)
Insegnaci, o Dio a contare i nostri giorni *
e giungeremo alla sapienza del cuore.
Saziaci al mattino con la tua grazia e gioiremo per tutti i nostri giorni,
e giungeremo alla sapienza del cuore.

ORAZIONE Signore nostro Dio, hai chiamato san Nicola a rinunciare ai beni terreni, invitandolo alla solitudine, l'hai reso consigliere ascoltato e sapiente, artefice di concordia. Per sua interecessione togli da noi tutto ciò che ci separa da te e rendici sempre operatori di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti secoli dei secoli.

Oppure: Sostienici, Signore, per la preghiera di san Nicola ti supplichiamo umilmente: assistici con la tua costante protezione e concedi a coloro che ci guidano la luce della tua grazia. Per il nostro Signore…

INNO
Di santità sei sorgente e pienezza,
o Dio, Signore dei cieli e del mondo:
da te proviene ogni anelito al bene
e a te ritorna ogni inno di lode.

Fin dall'origine all'uomo
hai svelato il tuo disegno di grazia e salvezza
e gli hai donato la forza di compiere
ogni tua opera insieme allo Spirito.

Lungo la storia ti furon fedeli
uomini e donne in numero immenso,
che ora cantano lodi al tuo nome
e son la gloria di cui ti coroni.

Insieme a loro noi pure cantiamo
inni di gloria a te, Padre e Signore;
lodi cantiamo al tuo Figlio e allo Spirito
mentre attendiamo che il regno si compia.


Nicola della Flue (1417-1487), figlio di poveri contadini del cantone di Unterwalden in Svizzera, pastore e padre di dieci figli, dall’età di 23 anni serve come capitano nell’esercito della Confederazione Svizzera, battendosi con la spade in una mano e Rosario nell’altra. Tornato a casa carico di decorazioni, rifiuta di assumere la carica di sindaco che gli è offerta, affermando che le sue umili origini non lo rendono adatto al ruolo. Accetta invece l’incarico di giudice, che esercita in modo esemplare per nove anni. Dalla più giovane età e per tutta la vita è favorito da visioni celesti. Famosa è quella del giglio che esce dalla sua bocca e cresce fino al Cielo: ma mentre il santo lo contempla il giglio si accartoccia su se stesso, cade ed è divorato da un cavallo. Infine, con il permesso della moglie, si ritira a vita eremitica a Ranft, a poche miglia dalla sua casa, dedicandosi alla cura della sua anima, per lunghi mesi miracolosamente nutrito dalla sola Eucarestia che riceve una volta al mese. Ma è un eremita molto attivo: a lui vengono non solo pellegrini in cerca di consiglio spirituale ma anche i dignitari dei cantoni svizzeri in lotta tra loro che gli chiedevano di esercitare mediazioni in cui ebbe sempre successo. I pellegrinaggi alla tomba di questo santo nazionale della Svizzera continuano ancora oggi con grande fervore.

Propongo sei punti di meditazione.

PRIMO: a quel tempo, come oggi, la Svizzera era uno Stato genuinamente federale, fondato sull’autonomia dei cantoni. Ogni cantone era quasi completamente indipendente, e l’autorità centrale della Confederazione era piuttosto vaga. Il rovescio della medaglia era che i cantoni si trovavano sovente in lite tra loro, anche perché per ragioni linguistiche i cantoni erano influenzati da poteri vicini: i cantoni di lingua francese dalla Francia, quelli di lingua tedesca dall’Austria, quelli di lingua italiana da Milano e da altri Stati italiani. Queste dispute culturali e politiche spesso degeneravano in scontri militari.
Dobbiamo anche considerare che l’epoca di San Nicola della Flue è chiamata in Svizzera l’epoca militare. È in quel tempo che gli Svizzeri si rivelano grandi soldati e offrono truppe e guarnigioni a tutta l’Europa. Le guardie svizzere che ancora oggi servono il Papa sono il ricordo vivo di quella tradizione. È in questo scenario che anche San Nicola è chiamato alle armi, e partecipa alla guerra contro il cantone di Zurigo che si era ribellato alla Confederazione. Con il suo eroico comportamento San Nicola rende testimonianza alla dignità della vita militare.

SECONDO, immaginiamo quell’uomo valoroso sul campo di battaglia, con la spada in una mano e il Rosario nell’altra. È una bellissima scena di battaglia! Oggi colleghiamo immediatamente gli oggetti di pietà come il Rosario a qualche cosa di sentimentale. Chi collegherebbe oggi il Rosario a un guerriero? Al contrario per molti il Rosario è una cosa da vecchiette o da uomini imbelli e incapaci di combattere. Non è colpa del Rosario, che anzi subisce così una grave ingiustizia, ma di un sentimentalismo religioso che ha sovvertito il vero significato della preghiera cristiana.

TERZO, è interessante meditare sull’atteggiamento di San Nicola quando rifiuta la carica di sindaco. Afferma: “No, sono di condizione umile e avrei difficoltà a esercitare la mia autorità su persone che per nascita sono in una posizione più elevata”. Questa affermazione è incomprensibile oggi. Ma denota l’amore di San Nicola per le gerarchie: la sua comprensione del fatto che le gerarchie – certo diverse secondo i tempi e i luoghi – sono elemento essenziale di una società bene ordinata. Oggi vediamo piuttosto il contrario: a causa dell’egualitarismo che ci ha invaso talora si ritiene che una persona di condizione sociale più elevata non sia adatta a governare. Spesso alcuni governanti sono criticati perché sono di nascita nobile o di condizione sociale più alta della maggioranza dei governati. E spesso queste critiche vengono dall’invidia e dal rifiuto della nozione stessa di gerarchia, senza la quale però le società non possono sopravvivere.

QUARTO: nel mezzo della sua vita di laico San Nicola ha sempre avuto delle visioni. Consideriamo un pastore, un soldato e un giudice che, mentre si dedica alle occupazioni tipiche di queste posizioni, riceve delle visioni dal Cielo. Immaginiamo la scena del giudice Nicola della Flue mentre presiede il tribunale cantonale e ascolta le parti e gli avvocati. Mentre segue un’arringa, all’improvviso ci si accorge che il giudice ha uno sguardo lontano: è in estasi. Il suo volto è luminoso, contempla una scena paradisiaca. Si è distratto? Forse sì, ma le testimonianze attestano che quando la visione svanisce Nicola pronuncia parole di grande saggezza. Spesso le parti si riconciliano e il caso è risolto. Certo ai giorni nostri è difficile incontrare giudici di questo genere.
Possiamo anche immaginare il giovane Nicola pastore in un tipico paesaggio svizzero. Sullo sfondo le famose Alpi svizzere, coperte di una neve che al tramonto si vena di colori delicati, dal rosa all’azzurro. San Nicola suona il suo corno per radunare il gregge, ma si ferma a pregare prima di tornare alle stalle. In questo momento il Cielo si apre e mostra al santo le meraviglie del Paradiso e degli angeli. Una vita racconta che una volta il santo si ferma a conversare con Dio e un angelo porta il gregge nelle stalle in vece sua. Gli angeli, lo splendore primigenio delle montagne svizzere e l’anima purissima di San Nicola della Flue si compongono perfettamente in un quadro di rara bellezza. Un quadro davvero superiore!

QUINTO, la visione del giglio che si reclina su se stesso ed è mangiato da un animale mostra come spesso la contemplazione è interrotta e, per così dire, guastata dalle preoccupazioni terrene. Dal momento che quando cerchiamo di meditare abbiamo tutti lo stesso problema, possiamo tutti prendere San Nicola della Flue come nostro santo patrono. Dobbiamo chiedergli di non disperdere le grazie della meditazione e di perseverare nei pensieri buoni. Ma è pure incoraggiante vedere che i santi hanno avuto i nostri stessi problemi.

SESTO, meditiamo sul grande fervore che nel corso dei secoli il popolo svizzero ha mostrato nel pellegrinaggio verso la tomba di San Nicola della Flue e la cura che ha dimostrato nel mantenere e nell’abbellire il suo santuario. Lì possiamo vedere le sue decorazioni militari, e – cosa curiosa – anche quelle che i suoi discendenti diretti hanno conquistato sui campi di battaglia del mondo e donato al santuario. Con questa eccellente tradizione di famiglia, che è durata fino a non molti anni fa, i della Flue dichiarano che per loro è più glorioso discendere da un santo che mostrare le decorazioni che si sono guadagnate. È un gesto carico di significato.
Questi sono i punti della nostra meditazione ammirata su San Nicola della Flue. Anche se non siamo soldati, dobbiamo chiedergli la grazia di saperci sempre battere – nelle difficili battaglie, non necessariamente militari, in cui siamo impegnati oggi – con la spada in una mano e il Rosario nell’altra.

Autore:
Plinio Corrêa de Oliveira

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