martedì 20 settembre 2011

21 SETTEMBRE
SAN MATTEO

Apostolo ed Evangelista


Seguire Gesù
Seguire significa compiere determinati passi. Già il primo passo fatto dopo la chiamata separa colui che segue Gesù dalla sua vita passata. Così la chiamata a seguire crea subito una nuova situazione. Restare nella situazione di prima e seguire sono due posizioni che si escludono a vicenda. Questo, in un primo periodo, era chiaramente visibile. Per poter seguire Gesù, il pubblicano doveva abbandonare il suo impiego, Pietro le sue reti. Secondo il nostro modo di vedere anche allora le cose si sarebbero potute svolgere diversamente. Gesù avrebbe potuto trasmettere al pubblicano una nuova conoscenza di Dio e lasciarlo nella sua situazione precedente. Se Gesù non fosse il Figlio di Dio divenuto uomo, la cosa sarebbe possibile. Ma dato che Gesù è il Cristo, era necessario che si riconoscesse subito chiaramente che la sua parola non è una dottrina, ma una ri-creazione dell'esistenza. Si trattava di incamminarsi realmente con Gesù.
Con il fatto stesso di chiamare uno al suo seguito Gesù gli diceva che per lui non c'era altra possibilità di credere tranne quella di abbandonare tutto e di mettersi in cammino con il Figlio di Dio divenuto uomo. Con il primo passo, chi segue è messo in condizione di poter credere. Se non segue, se resta indietro, non impara a credere. Chi è chiamato deve trasferirsi dalla situazione in cui non può credere nella situazione nella quale solo si può credere. Questo passo non ha nessun valore programmatico in sé, è giustificato solo dal fatto che con esso si entra in comunione con Gesù. Finché Levi resta seduto alla dogana o Pietro presso le sue re-ti, essi possono esercitare onestamente e fedelmente la loro professione, possono avere concezioni vecchie o nuove di Dio, ma se vogliono imparare a credere in Dio essi devono seguire il Figlio di Dio divenuto uomo, devono camminare con Lui.

Prima era diverso. Potevano vivere e lavorare nel loro paese, silenziosi e ignorati; obbedivano alla legge e attendevano il Messia. Ma ora questo era venuto, ora li chiamava. Ora credere non era più vivere in silenzio e attendere, ma incamminarsi al suo seguito. Ora il suo invito a seguirlo scioglieva tutti i vincoli precedenti per legare unicamente a Gesù Cristo. Ora tutti i ponti dovevano essere spezzati, bisognava compiere il passo nell'infinita incertezza per riconoscere ciò che Gesù chiede e ciò che dona. Levi, restando alla gabella, avrebbe senz'altro potuto trovare in Gesù un aiuto in ogni difficoltà, ma non lo avrebbe riconosciuto come quell'unico Signore al quale offrire tutta la sua vita, non avrebbe imparato a credere. Deve essere creata la situazione nella quale si può credere in Gesù, il Dio divenuto uomo, la situazione impossibile, in cui si punta su una sola cosa, cioè sulla Parola di Gesù. Pietro deve uscire dalla sua barca e camminare sulle acque ondeggianti, per sperimentare la propria impotenza e l'onnipotenza del suo Signore. Se non fosse uscito, non avrebbe imparato a credere. Perché si possa credere, deve essere messa in evidenza quella situazione così impossibile, dal punto di vista etico semplicemente irresponsabile, sul mare ondeggiante.

La via che conduce alla fede passa attraverso l'obbedienza alla chiamata di Cristo. Quel passo è necessario, altrimenti la chiamata di Gesù va a vuoto, ed ogni pretesa di seguirlo senza compiere questo passo a cui Gesù invita diviene una falsa esaltazione. D. Bonhoeffer, Sequela, pp. 41-42.

Orazione O Dio, che nel disegno della tua misericordia hai scelto Matteo, il pubblicano, e lo hai costituto apostolo del Vangelo, concedi anche a noi, per il suo esempio e la sua intercessione, di corrispondere alla vocazione cristiana e di seguirti fedelmente in tutti i giorni della nostra vita. Per il nostro Signore.

Deus, qui ineffábili misericórdia beátum Matthaeum ex publicáno Apóstolum es dignátus elígere, da nobis, eius exémplo et intercessióne suffúltis, ut, te sequéntes, tibi fírmiter adhaerére mereámur. Per Dóminum.

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