sabato 10 settembre 2011

11 SETTEMBRE
Beato Rolando (Orlando) de' Medici Eremita

Martirologio Romano: A Busseto vicino a Fidenza in Emilia, beato Rolando de’ Medici, anacoreta, che visse in sommo spirito di penitenza tra luoghi impervi e deserti delle Alpi, conversando soltanto con Dio.

Nato dalla famiglia de’ Medici di Milano, a trent’anni circa, nel 1360 spinto dal desiderio di una vita santa si ritirò in vita eremitica nei boschi tra Tabiano e Salsomaggiore nei pressi di Bargone, castello dei Pallavicino. Visse per ventisei anni in continuo silenzio nutrendosi di ciò che il bosco gli offriva e in inverno chiedeva a gesti qualcosa da mangiare; non ricevette carità in quanto la sua vita e il suo modo di presentarsi dava solo il senso della pazzia: spesso fu percosso a sangue. Vestiva con l’abito con quale inizio la sua vita eremita, poi rattoppato con foglie, ed infine con una pelle di capra. La sua vita fu una continua preghiera e contemplazione: contemplava nel creato e negli astri il suo Creatore. Sfinito dalle penitenze fu trovato quasi morto presso il castello di Bargone. Portato nella chiesa del castello sciolse il suo silenzio durante la visita del carmelitano Domenico de Dominicis di Cremona: qui giustificò la sua impossibilità di riceve i Sacramenti durante la sua vita eremita, che ricevette volentieri. Un periodo di riposo allungò la sua vita che si spense il 15 settembre 1386. Fu sepolto a Busseto nella Chiesa della SS. Trinità attigua alla parrocchiale di san Bartolomeo. Il culto fu prestato fin dalla morte, anche se la Chiesa riconobbe il culto al beato Rolando de’ Medici solo il 25 settembre 1853 dopo un lungo processo di canonizzazione iniziato nel 1563. Il martirologio lo ricorda il 15 settembre. Autore: Don Marco Grenci

SECONDA LETTURA
Da un'allocuzione di Papa Paolo VI del 30 1 1974. (L'Osservatore Romano, 31 1 1974)
La preghiera, dialogo fiducioso
La preghiera è il primo dialogo, che l'uomo può ambire di tenere con Dio. Ammessa l'esistenza di un rapporto con Dio, cioè una religione, nasce spontaneo e poi doveroso il bisogno di rivolgere a Lui una nostra parola. Essa, più che dal sentimento, o dall'ignoranza, o dall'interesse, come spesso si afferma, sgorga da un fondamentale atto di intelligenza, quasi istintivo: se Dio c'è, se Dio è a me accessibile, io gli devo una parola, un'espressione mia; è una necessità spirituale e morale, è un atteggiamento normale e abituale, che deriva dal rapporto metafisico del mio essere di creatura rispetto a Colui ch'è Principio sommo e necessario, e che corrisponde al precetto evangelico: «Bisogna sempre pregare e non cessare mai». (Lc. 18, 1). Del resto le due forme essenziali in cui la preghiera si esprime, giustificano questa abituale esigenza, potenziale almeno, di preghiera: la lode e la domanda. Dio può essere l'oggetto della nostra lode, della nostra «elevazione della mente» verso di Lui, un'elevazione, che per sé, non dovrebbe mai venir meno; fa parte della nostra concezione della vita, della nostra coscienza di creatura, della nostra avvertenza d'essere sempre sospesi alla onnipotente e gratuita azione generatrice della Causa prima. Così Dio può essere oggetto della nostra implorazione supplicante l'azione soccorritrice della Divina Provvidenza. Se il rapporto fra l'uomo e Dio è quello inaugurato e stabilito da Cristo, la preghiera non è più un monologo, non è più una voce nel buio, non è più un conato, che si scioglie in disperata poesia; ma èdawero un dialogo, è un ricorso non solo a un precetto divino, ma altresì ad una promessa: «pregate e sarete esauditi..» (Mt. 7,7). Il concetto di una Bontà che ci ascolta, che ci vuoi bene, che è pronta ad esaudirci diventa dominante nella mentalità cristiana: «Chi mai fra voi - insegna il Signore - quando il figlio suo gli chiede un pane, gli da un sasso?». (Mt. 7,9). Parole dolcissime! Ecco il Vangelo! Ecco il fondamento della nostra preghiera! Certo, anche qui vi può essere un pericolo per la nostra angusta psicologia terrena; quello di pretendere che la preghiera sia il rimedio facile per ogni nostra necessità temporale. La religione, se concepita come puramente utilitaria, può degradare in fantasia, in superstizione, in simonia la nostra preghiera. Ma se essa, pur esprimendo a Dio i nostri mali e i nostri terreni e buoni desideri, si mantiene al livello d'una vera conversazione con Dio, essa non perderà la sua caratteristica fiducia, anche quando non ottiene automaticamente le grazie che implora, e riconfermerà il suo ottimismo scoprendo che «tutte le cose si risolvono in bene per coloro che amano Dio» (Rm. 8, 28). Anche il dolore; e sant’ Agostino aggiunge: perfino i nostri peccati.
Perciò a questo volevamo arrivare: creare in noi, nel nostro popolo, una mentalità di fiducia, per la preghiera, per la speranza. Questo binomio di preghiera e speranza sia nostro programma!

RESPONSORIO
O beato Rolando, hai fatto cose mirabili davanti a Dio; lo hai onorato con tutto il cuore:
* intercedi per i peccati degli uomini.
Irreprensibile, vero adoratore di Dio, nemico di ogni colpa, perseverante nel bene,
intercedi per i peccati degli uomini.

ORAZIONE O Dio, che nel Beato Rolando ci offri un esempio insigne di vita interamente votata all'orazione, concedi al tuo popololo spirito di preghiera e i frutti della vera pietà. Per Cristo

PREGHIERA AL BEATO ORLANDO
O Beato Orlando, nel ricordo della tua vita penitente di continua preghiera e contemplazione, trascorsa nella nostra terra, concedi a noi tutti che invochiamo il tuo aiuto, di perseverare nella fede, di vincere le tentazioni diaboliche, di onorare il santo silenzio, per poter meglio servire Dio ed i fratelli in questa vita terrena, in attesa della Patria del Cielo.

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