Questo venerdì santo
non finirà a Pasqua.
Agonia e catarsi della Chiesa
di qui al 2017
Caro Gesù ci dispiace, ma nessuno e men che meno i tuoi fedeli se ne importano più nulla della tua Passione e Morte, non sei nemmeno più il protagonista del venerdì santo, l’unico giorno che generosamente ti era stato lasciato, tutto per te, dopo che avevi perduto quello di Natale e anche quello di Pasqua, rimpiazzato da Babbo Natale e da colombe e coniglietti di cioccolato. La tua Chiesa non ti riconosce più e non solo non ti vuol più bene e pensa che sei un po’ noioso e ripetitivo: ti considera imbarazzante, perché sei diventato irrilevante. Nascondono persino il tuo nome e il segno della tua vittoria, la croce, persino in questi giorni: …benché tu sia diventato irrilevante per tutti, susciti ancora scandalo in qualcuno. Ciò non mi fa meraviglia, sai: sulla croce sei morto da fallito, e del resto questo dicono e pensano i teologi della TdL, ultimamente riabilitati da Roma: che sei un povero fallito… Ma l’equivoco è non capire che è il fallimento la tua vittoria, perché giudichi le cose col metro di Dio e non dell’uomo; l’equivoco pazzesco sta appunto nel non capire che fallivi perché avevi già vinto prima e sapevi che l’ultima parola sarebbe stata comunque la tua; equivoco pazzesco è non capire che la tua storia non si chiude sul Golgota, prosegue ancora: nel sepolcro e oltre. Avessero avuto un po’ di umiltà e di pazienza, lo avrebbero visto. Anzi: molti pur vedendo non credettero, altri solo perché videro credettero, e allora e oggi è sempre la stessa storia. Nessuno ti ha veramente mai dato fiducia, né capito né creduto, neppure gli apostoli. Sei rimasto sempre solo, appunto, com’è per tutti i falliti. Ma è stato quello il momento della tua vittoria.
.
.
di Antonio Margheriti Mastino
Si riflette, si riflette rigà. Si riflette quanto mai in un giorno come questo: Venerdì Santo. Ier sera ho messo a mezzanotte uno stato sul mio fb, e ve lo riporto qui pure:
«C’è un’aria mesta e luttuosa al sopraggiungere di questa notte dove persino la preziosa tunica senza strappi di Cristo dopo duemila anni sembra prossima a strapparsi. Ho in questo nascente venerdì santo un presentimento di ineluttabile, di dilacerazione, di “ultimo insieme”. O di penultimo. Di inizio di una via crucis lunga e straziante che non finirà a Pasqua. Ma poi penso che per quanto lunga e dolorosa possa essere, dacché mondo è mondo, non c’è Golgota senza che poi segua un Sepolcro vuoto.
«E penso alle parole attonite del romano sotto la croce, mentre il terremoto che viene fuori dall’ultimo sospiro di Gesù trapassa la terra e la sconquassa nel momento in cui discende agli inferi: “Ma allora…. allora questo qui è davvero figlio di Dio!”
«Ma la domanda che qui e ora sconquassa, al giungere di questo venerdì santo, è: “dopo il Golgota”, in questa Roma ci sarà davvero un “sepolcro vuoto”? Che ci sarà dopo il “terremoto”?
«È questo che mi inquieta, il dopo terremoto prima ancora che il terremoto. Del resto, penso trasalendo, questa idea della storia come un ciclo con albe e tramonti e poi di nuovo albe, questa idea circolare della storia è idea gnostica e non cristiana. L’idea cristiana della storia è un’altra, ed è più terribile come tutte le cose realistiche: la storia è lineare, inizia, prosegue, si corrompe e finisce. Consummatum est!»
Essì.
Alle soglie di questo Venerdì Santo, forse l’ultimo o il penultimo che vedrà la Chiesa di Roma “unita”, se così posso ancora definirla, le notizie che arrivano sono ormai il ripetersi di bollettini che ribadiscono la morte clinica della cattolicità come identità, il frantumarsi del cattolicesimo romano come storicamente è stato inteso, e proprio mentre arriva al parossismo estremo rasente l’abiezione, il papismo e la romanità sempre più sbiadiscono in una indeterminatezza dove la logica per prima muore, portandosi nella tomba la coerenza.
Non c’è più memoria di una storia, non se ne conoscono più le ragioni profonde. Il taglio con ciò che è stata la romanità, appare netto e insensato in egual misura. Il papato romano vive alla giornata, senza passato e senza futuro, navigando a vista con l’unica bussola che gli resta, sballata pure questa: la conferma mediatica giorno per giorno di una personalità, che funge da papa del momento, e sostituisce la complessità del papato romano che dalle singole personalità prescinde e che vive di due cose: memoria e profezia, passato e futuro; il presente è un attimo che non c’è, è solo il luogo fisico dove memoria e profezia s’incontrano e coincidono. Il papa dovrebbe essere solo il tenue filo che cuce insieme queste realtà concrete e misteriose.
Così … sto riflettendo mestamente, prima che sia notte e lutto. Che vede il corpo mistico e reale di Cristo dilacerato, la sua preziosa tunica senza strappi in pezzi, la sua Sposa deflorata dal primo venuto e da chiunque come una femmina pubblica.
piazza Martin Lutero, “riformatore”. A Roma
Le notizie che giungono alle soglie di questo Venerdì di passione dicevo. Già! Ci dicono che Roma, la Roma odiata e vituperata dai barbari germanici, il cuore della cattolicità, dedicherà una piazza a Martin Lutero, “il riformatore”, solo e sempre così è definito: oggi persino una eresia e uno scisma sembrano “riforme”, quel dilaniare il cristianesimo e rompere per sempre l’unità religiosa dell’Europa che darà il via alla guerra dei Trent’anni e poi a tutte le rivoluzioni dalla Francese in poi, la chiamano “riforma”. Ma un organismo si riforma standoci all’interno e lavorando per esso, non sfasciandolo. La Chiesa, diceva Benedetto XVI, è stata riformata sempre dai santi, non dai ribelli.
Dall’Ansa, così scrivono:
«A Colle Oppio una piazza per Martin Lutero. Lo ha stabilito una delibera di giunta approvata lo scorso 13 marzo … I tempi della ‘scomunica’ [notate le virgolette, come si fosse trattato di una bizzarria], con la bolla Decet Romanum Pontificem emanata da Leone X, sono finiti. A deciderlo è stata la giunta capitolina, che lo scorso 13 marzo ha approvato una delibera con la quale vengono denominate nuove aree di pubblica circolazione. E tra queste, al primo punto, c’è proprio una piazza dedicata al monaco riformatore tedesco che nel XVI Secolo gettò le basi del più grande scisma che abbia mai scosso la cristianità occidentale… L’intitolazione arriva dopo 6 anni dalla richiesta avanzata al Campidoglio dall’Unione delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno, fatta nel giugno del 2009 alla commissione toponomastica del comune in vista del 500° anniversario dello storico viaggio a Roma fatto da Lutero. Una richiesta alla quale la commissione aveva risposto positivamente già il 7 giugno del 2010. Dopo quasi 5 anni arriva così la delibera; il luogo scelto dal Campidoglio è il Rione Monti nel Municipio I, esattamente il Parco di Colle Oppio, lungo viale Fortunato Mizzi, dove presto dovrà essere inaugurata Piazza Martin Lutero».
Preso atto di questa notizia, è lo stesso Vittorio Messori che in una mail sarcastica manifesta il suo stupore: «Al sindaco di Roma vorrei inviare i Tischreden, i Discorsi a tavola di fra’ Martino, vedrà tutto l’amore per Roma e la riconoscenza che l’Urbe gli deve.» In tutte quelle pagine infatti Lutero, spesso accompagnandolo con rutti e improperi, alticcio com’era dopo aver abbondantemente mangiato e soprattutto bevuto, riempiva di ogni insulto selvaggio la città di Roma e specialmente i romani. Era un “lupanare” e una casa di prostituzione per lui Roma, e i romani erano i magnaccia di questa amministrazione quotidiana del vizio. Sosteneva mentre cedeva alla gola e la monaca che aveva smonacato e impalmato gli versava altra birra.
Ma chi può mai credere che un politicante come il sindaco di Roma legga libri?, che un politicante come quello che è la negazione vivente di cosa un cattolico è e deve essere, e che proprio perciò si affretta a farsi incollare ovunque ostie sulla lingua dicendosi “cattolico”, chi può credere conosca la storia della Chiesa?, chi può mai credere che a un sedicente cattolico e sedicente politico come questo genovese per caso diventato sindaco di Roma (e detestato ormai dalla totalità dei romani, il suo destino è segnato), interessi la verità?
Dal canto loro, i cardinali tedeschi, in testa Marx – un destino e una beffa diabolica nel nome – tutta la Chiesa tedesca nei suoi vertici e nel cui cuore ormai c’è solo spazio per i conti essendo evaporata la fede, ossia da quella piaga infetta e purulenta nel corpo di Cristo annunciano che celebreranno quella “riforma” ora che si giungerà al suo cinquecentenario. Anche se loro stanno lì così vestiti perché i loro padri per secoli hanno persistito nella fedeltà alla romana Sposa di Cristo anche quando tutto gli era contro. Anche se essi esistono proprio in ragione del plurisecolare rifiuto dell’abiura luterana. Anche se del luteranesimo e del cristianesimo in tutto il grande Nord che a quella “riforma” aderì, nulla è rimasto, neppure i luterani che si sono tutti dissolti nell’acido della secolarizzazione e della religione civile: ci stanno più tigri in Indocina che luterani in Europa. Il destino di ogni menzogna, dopo aver consumato se stessa, è morire. Celebrano un cadavere non una “riforma”.
Ma la chiesa tedesca è incancrenita dalla sua stessa protestantizzazione e secolarizzazione, tant’è che un vescovo cattolico è indistinguibile da un superstite pastore luterano: entrambi professano ormai una sola cosa, l’agenda liberal-radicale. E ad entrambi una sola cosa interessa: la “decima”, ossia le tonnellate di miliardi che ogni anno per mezzo dello Stato i fedeli sono obbligati a versare alle rispettive chiese di appartenenza.
C’è qui davvero una beffa dell’eterogenesi dei fini: la leggenda (perché la storia fu ben altra e molto meno “eroica”, anzi, fu politica e squallida) vuole che Lutero si sia staccato da Roma scandalizzato dalla “decima” che i fedeli dovevano versare alla Chiesa di Roma, così erano nati i luterani. Salvo poi vivere e morire sazi e indifferenti questi luterani proprio in virtù del solo scopo che perseguono: le laute e obbligatorie “decime” dei fedeli per mezzo dello Stato, sicché se non paghi non hai diritto a far parte della denominazione luterana. E lo stesso la pensano quei nababbi dei vescovi cattolici tedeschi, ultimamente, macchiandosi davvero di quella simonia che merita il castigo di Dio e della quale, innocenti, furono accusati i loro padri dai luterani, generando lo scisma. Una situazione pazzesca.
Quando una gamba è piagata dalla cancrena, il disinfettante non serve più a nulla: si taglia l’arto. Ahimè è la chiesa più ricca del mondo, quella tedesca, appunto vivendo di calcoli, e sai com’è… per certe cose, a Roma, Dio nun è trino ma è quatrino.
Caro Gesù, diciamocelo: sei un fallito irrilevante
Dalla Francia, in questo venerdì di agonia, arriva un’altra notizia che si conficca nelle carni lacerate di Cristo: alcuni uomini di potere hanno deciso di dispezzare, sputare e far cadere la damnatio memoriae sui martiri e i numi tutelari delle città francesi e su tutta la storia cristiana della figlia primigenia della Chiesa: “Via il santo dal nome. La Francia sbattezza 5mila comuni” (vedi qui). Sono stato sempre persuaso che l’Islam sarà finché necessario la punizione divina che si abbatterà su questi figli degeneri del cristianesimo: volete rimuovere Cristo? Beccatevi qualche anno di Maometto e vediamo che fine farà la vostra laicità. Piangeranno quando si ricorderanno il nome di Cristo…
Da Palermo arriva un’altra notizia: le stazioni della Via Crucis saranno fatte di “commenti multiculturali di extracomunitari”, si presume di qualsiasi fede. Dove, supponiamo, daranno adito alle loro lagnanze politicamente corrette e alle chiacchiere lacrimose e vittimistiche sulla loro condizione e che a Napoli, con la sintesi mirabile della quale è capace quel popolo, si chiama “chiagne e futte”.
Caro Gesù ci dispiace, ma nessuno e men che meno i tuoi fedeli se ne importano più nulla della tua Passione e Morte, non sei nemmeno più il protagonista del venerdì santo, l’unico giorno che generosamente ti era stato lasciato, tutto per te, dopo che avevi perduto quello di Natale e anche quello di Pasqua, rimpiazzato da Babbo Natale e da colombe e coniglietti di cioccolato. La tua Chiesa non ti riconosce più e non solo non ti vuol più bene e pensa che sei un po’ noioso e ripetitivo: ti considera imbarazzante, perché sei diventato irrilevante. Nascondono persino il tuo nome e il segno della tua vittoria, la croce, persino in questi giorni. Persino il papa quando va in visita in luoghi non cattolici, si ficca la tua croce sotto la fascia: benché tu sia diventato irrilevante per tutti, susciti ancora scandalo in qualcuno. Ciò non mi fa meraviglia, sai: sulla croce sei morto da fallito, e del resto questo dicono i teologi della Liberazione, ultimamente riabilitati da Roma; dicono che sei un fallito, per questo uno di loro, Leonardo Boff, dopo aver gettato il saio ormai celebra messe pagane in omaggio di Gea, la dea della Terra, perché di un fallito irrilevante come te si vergogna, ti reputa impresentabile in pubblico: preferiscono venerare delle bestie, un pezzo di pietra, un elemento naturale ma non più te; preferiscono i vescovi del Perù inginocchiarsi ad adorare “il dio Sole”, ma nessuno di loro durante la messa piega il ginocchio davanti a quel pezzetto di pane che saresti tu: come i falliti irrilevanti susciti disprezzo e stimoli la superbia di chi si sente superiore a certe “superstizioni”. Ma l’equivoco è non capire che è il fallimento la tua vittoria, perché giudichi le cose col metro di Dio e non dell’uomo; l’equivoco pazzesco sta appunto nel non capire che fallivi perché avevi già vinto prima e sapevi che l’ultima parola sarebbe stata la tua; equivoco pazzesco è non capire che la tua storia non si chiude sul Golgota, prosegue ancora: nel sepolcro e oltre. Avessero avuto un po’ di umiltà e di pazienza, lo avrebbero visto. Anzi: molti pur vedendo non credettero, altri solo perché videro credettero, e allora e oggi è sempre la stessa storia. Nessuno ti ha veramente mai dato fiducia, né capito né creduto, neppure gli apostoli. Sei rimasto sempre solo, appunto, com’è per tutti i falliti. Ma è stato quello il momento della tua vittoria.
Palermo nel giorno del venerdì santo, durante la Via Crucis, sostituirà alcune categorie di uomini a te, saranno loro i protagonisti, perché quelli fanno notizia e tu no, e forse annoi, è una storia tanto lontana la tua ormai. Allora è meglio cambiare attore in scena, cambiare storia, anche se ti è concesso per diritto acquisito un posto di comparsa: pure tu devi “mangiare”.
Ma la La Via Crucis è stata ideata dalla Chiesa per meditare le ferite e la passione e la morte di Gesù, non per parlare di noi. Certo, meditiamo sulle nostre condizioni che poi sono quelle che pesarono sulla croce del Cristo, è giusto inserirle in questo contesto, ma se parliamo sempre di noi, quando avremo tempo di pensare davvero ai patimenti del Cristo? La Via Crucis era, è e deve essere un’altra cosa, è meditazione del Cristo e sul Cristo e non sui nostri problemi, ma su quanto i nostri peccati hanno rovinato sulle spalle del Cristo e quanto il nostro peccato non riconosciuto e non condannato continui a far soffrire il Cristo. La Via Crucis non può diventare una rivendicazione delle ingiustizie sociali.
Parliamo di quell’errore che è il mettere l’uomo – con i suoi problemi – al centro e spostare il Cristo di lato come si è fatto con i crocefissi e i tabernacoli nelle chiese… così ora la Via Crucis è diventata una rivendicazione delle presunte ingiustizie (tutte enumerate secondo categorie marxiste e radical, è chiaro!), ma Cristo non è morto per queste.
E infatti vedi che i pastori dicono che «Cristo ha immolato se stesso per riscattarci dalla malvagità e dall’ingiustizia.» Non male per chi è cresciuto con Ratzinger riproporre l’inveterato “Cristo sindacalista” sicché fiuta l’aria che tira e cerca di andare laddove lo porta il vento. Ed abbiamo scoperto finalmente, la vera causa della morte di Cristo. Ha scientemente rimosso la sola parola determinante perché vera: i “peccati di tutti”, la sola ragione per la quale Gesù è morto, e dunque i Monsignori dovendo comunque giustificare quell’“incidente” increscioso della morte scandalosa di Cristo, l’han buttata in sociologia. La notizia è questa non gli agnelli. A quando finalmente stabilire che Cristo, dopotutto, è morto di freddo?
Il fallimento della croce di Cristo si elonga sino ai nostri giorni: ormai si nega anche la ragione della sua morte, dopo aver volta per volta il clero negato la resurrezione e persino la crocifissione, e addirittura la stessa esistenza storica di Cristo. Ma del resto anche allora fu un suo apostolo, Giuda, a venderlo per quattro soldi, per ambizione; fu un suo apostolo, Pietro, a rinnegarlo, per paura del mondo.
C’è chi pensa tra certi francescani che Gesù non moltiplicò i pesci ma polpette d’alga. Giuro che è vero! Se poi avete l’occasione di sintonizzarvi su Tele Padre Pio avrete la conferma che Gesù fece sicuramente Pasqua nel quartiere degli esseni, noti vegetariani. Quindi, Gesù non mangiò mai carne. Il cerchio si chiude! E siamo sempre in diocesi di Castoro.
Quando non hanno più l’essenziale si attaccano agli idola da buttar giù. Fosse anche per far finta di far qualcosa. In fondo Cristo fu chiaro nel dire cosa sia realmente impuro e non era ciò che entra dalla bocca. Ciò che ne esce semmai.
2017. 500 anni da celebrare? No: 100 anni
Ma poi, perché ho scritto queste riflessioni tutto sommato notturne, in brutta copia rinunciando alla bella? Mah, avevo una strana inquietudine. E poi sono notti e notti che sto soffrendo l’insonnia: mi dicono che succede nei cambi stagionali. Ma è quest’atmosfera morale che circonda questa quaresima che mi tormenta: sembrano tutti impazzire, delirare nella Chiesa, e tutti quanti correre velocemente verso un qualcosa di ineluttabile affinché un destino già scritto nel firmamento si compia. Ma quale destino? Questa domanda m’inquieta.
Torno col pensiero alla mia ossessione: ai vescovi tedeschi e a Lutero. In quest’anno saranno 500 anni dal viaggio di Lutero a Roma che, secondo la leggenda protestante, segnò la sua svolta “riformatrice”, e in realtà eretica. Nel 2017 saranno 500 anni dal grande scisma luterano che ruppe l’unità cristiana europea e amputò la Chiesa di Roma di tutto il Nord Europa. La “riforma” Protestante sarà la prima Rivoluzione, che darà il via alle altre quattro: la Francese, la Comunista, la Sessuale iniziata nel ’68 e che stiamo ancora vivendo e ha raggiunto l’acme. Iniziata in Germania 500 anni fa questa progressiva dilacerazione della tunica senza strappi di Cristo, questo costante scollamento del cristianesimo da Roma, questa inarrestabile secolarizzazione di tutti quanti, non può che concludersi 500 anni dopo nello stesso luogo da dove era partita: la Germania – del resto il demonio andandosene va sempre da dove è venuto. Con lo scisma di quella parte di Chiesa che lassù nelle brume del Nord aveva per tutto questo tempo resistito all’apostasia A rimorchio della Germania gli scatoloni ormai vuoti di paesi mitteleuropei e batavi, come Olanda, Belgio, Austria. Che sempre tedeschi sono, e di tedeschi meno ce n’è e prima se ne vanno e meglio è, in ogni contesto umano: sono una aberrazione della natura.
Tuttavia, secondo me, lunghi dall’essere una grave ferita, sarà una grazia di Dio. Scomparendo le Germanie dall’orizzonte di Roma finalmente si farà chiarezza su tutta la linea, trascinandosi all’inferno e nell’oblio, proprio come è avvenuto per i luterani, tutti i suoi superbi idoli, perché individuo proprio nel cattolicesimo di quella nazione la fonte di ogni corruzione: suo è il rahnerismo che occupa tutte le cattedre degli atenei cattolici, suo l’antropocentrismo e la follia del “cristianesimo anonimo”, sua l’ideologia borghese ed hegeliana della quale è imbibita sino al midollo, sua è l’ideologia marxista che i teologici professorini teutonici non potendo sperimentare in patria iniettarono tra i placidi popoli cattolici dell’America Latina come Teologia della Liberazione. Facendone dei rivoltosi superficiali ma sottomessi (ai tedeschi) già che con i soldi del Reich sempiterno si mantengono le diocesi latinoamericane e si pagano i suoi preti, e i tedeschi che mai niente concedono gratis sono loro che scelgono i vescovi laggiù sovente (siccome son razzisti) di origine tedesca e si sa che chi paga comanda; loro sono a capo di tutte le sedizioni nella Chiesa universale. I tedeschi. Scomparsi loro davvero il 2017, cinquecentenario dello scisma luterano, diventerà per noi cattolici, invece, solo e solamente il centenario delle apparizioni di Fatima. E dopo sarà tutta un’altra storia…
Dopotutto, passata la Passione, dopo il Golgota deve pur esserci un Sepolcro vuoto. La nuttata ha da passà, passa sempre la notte. Sentinella, quando manca all’alba?
p.s.
Avevo chiuso questo improvvisato e modesto pezzo, quando ci sono ritornato sopra, mentre pensavo di aver disseminato troppo pessimismo in queste righe, che poi è carenza di fiducia nella Provvidenza, come dimostra il Gesù in quel peschereccio petrino sulle acque in tempesta: «uomini di poca fede!», così apostrofa gli apostoli allarmati Gesù, che fin lì aveva fatto finta di sonnecchiare,durante quel dramma. Sì perché mi sono tornate in mente le parole che in risposta alle mie preoccupazioni mi fornì mesi fa Vittorio Messori (vado a memoria), che accusavo con un sorriso di “ottimismo scettico” rispetto a questi ultimi due anni:
«Il mio non è affatto “scettico ottimismo” come dice, ma, spero proprio, realismo cristiano, anzi cattolico. E se proprio si arriverà al collasso ecclesiale, all’implosione alla sovietica, come Lei teme immaginando Bergoglio al posto di Gorbaciov, vada accolto come si deve accogliere: cioè come dono, alla apri di tutto ciò che viene dalla Provvidenza che sa meglio di noi che cosa fare. Conosco bene il XVI secolo e l’autentico miracolo del Concilio di Trento e del dopo: un colpo di reni, a botte di santità, che senza i Lutero, i Calvino e soci non ci sarebbe mai stato. Forse abbiamo bisogno di un Bergoglio per ricominciare come si deve».
Nessun commento:
Posta un commento