Lettera di un sacerdote al New York
Times
Questo mese vorrei
ricordare una lettera che è stata spedita il 6 aprile 2010 al famoso quotidiano
americano New York Times da un missionario salesiano dell’Uruguay, il padre
Martín Lasarte, che lavora da più di 20 anni in Angola. Premetto che il giornale
non si è degnato di pubblicarla e nemmeno di dare una risposta al mittente.
In un’intervista
pubblicata dal sito “Enfoques Positivos” (Edizione No. 299 24 di Giugno 2010)
il p. Lasarte spiega i motivi che l’hanno spinto a scrivere la lettera:
“E’ vero che non si
può che provare indignazione, soprattutto quando si leggono le numerose
informazioni pubblicate in Internet e nei mezzi di comunicazioni sulla
pedofilia nella Chiesa, anche per quanto riguarda i casi verificatisi e chiusi
molti anni fa (…) Ma si dimentica che di fronte ad un elemento negativo,
oggettivo e veritiero che bisogna correggere, c’è un’immensità di cose che la
Chiesa sta facendo nei quattro angoli della terra attraverso laici, volontari e
sacerdoti che sembra non fare notizia.”
Poi termina dicendo.
“Il motivo principale è quello di completare una visione, fare vedere l’altra
faccia, come diceva un giornalista, il lato occulto della Chiesa, vale a dire,
un servizio silenzioso di mille e mille religiosi, religiose e sacerdoti a
favore dei più poveri … “.
Ecco quindi la
lettera ignorata dalle grandi testate giornalistiche che ha fatto il giro del
mondo in Internet (*):
“Cari fratello e
sorella giornalista, sono un semplice sacerdote cattolico. Mi sento felice e
orgoglioso della mia vocazione. Vivo da vent’anni in Angola come missionario.
Mi provoca un
grande dolore, il fatto che persone che dovrebbero essere segni dell’amore di
Dio siano stati un pugnale nella vita di persone innocenti. Non ci sono parole
che possano giustificare atti di questo tipo. La Chiesa non può che stare dalla
parte dei deboli, dei più indifesi. Tutte le misure prese per la protezione
della dignità dei bambini, quindi, saranno sempre una priorità assoluta.
Vedo che in molti
mezzi di comunicazioni, e soprattutto nel vostro giornale, si amplifica
l’argomento in maniera morbosa, andando a scavare nei minimi particolari della
vita di qualche sacerdote. Così compare uno di una città degli Stati Uniti,
degli anni 70, un altro dell’Australia, degli anni 80, e così via, e altri casi
più recenti … Certamente tutto condannabile! Si vedono anche servi-zi
giornalistici ponderati ed equilibrati, altri amplificati, pieni di preconcetti
e persino di odio. E’ curioso costatare quanto poco facciano notizia e il
disinteresse per migliaia e migliaia di sacerdoti che si consumano per milioni
di bambini, per gli adolescenti e i più sfortunati ai quattro angoli del mondo.
Penso che al vostro
mezzo informativo non interessi il fatto che io abbia dovuto trasportare su
percorsi minati nel 2002 molti bambini denutriti da Cangumbe a Lwena (Angola),
perché il Governo non si rendeva disponibile e le ONG non erano autorizzate;
che abbia dovuto seppellire decine di piccole vittime tra gli sfollati della
guerra e i ritornati; che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone a
Moxico con l’unico posto medico in 90.000 chilometri quadrati, o che abbia
distribuito alimenti e sementi; o che in questi 10 anni abbiamo dato
un’opportunità di istruzione e scuole a più di 110.000 bambini … Non interessa
che con altri sacerdoti abbiamo dovuto far fronte alla crisi umanitaria di
circa 15.000 persone negli alloggi della guerriglia, dopo la loro resa, perché
gli alimenti del Governo e dell’ONU non arrivavano. Non fa notizia che un
sacerdote di 75 anni, padre Roberto, di notte percorra le vie di Luanda curando
i bambini di strada, portandoli in una casa di accoglienza perché si
disintossichino dalla benzina, che alfabetizzi centinaia di detenuti; che altri
sacerdoti, come padre Stefano, abbiano case in cui i bambini picchiati,
maltrattati e violentati cercano un rifugio, e nemmeno che fr. Maiato, con i
suoi 80 anni, vada casa per casa per confortare i malati e i disperati.
Non fa notizia che più di 60.000 dei 400.000 sacerdoti e religiosi
abbiano abbandonato la propria terra e la propria famiglia per servire i
fratelli in lebbrosari, ospedali, campi di rifugiati, orfanotrofi per bambini
accusati di stregoneria o orfani di genitori morti di Aids, in scuole per i più
poveri, in centri di formazione professionale, in centri di assistenza ai
sieropositivi… e soprattutto in parrocchie e missioni, motivando la gente a
vivere e amare.
Non fa notizia che
il mio amico padre Marcos Aurelio, per salvare alcuni giovani durante la guerra
in Angola, li abbia portati da Kalulo a Dondo e tornando alla sua missione sia
stato ucciso a colpi di mitragliatrice; che padre Francisco e cinque catechiste
siano morti in un incidente mentre andavano ad aiutare nelle zone rurali più
sperdute; che decine di missionari in Angola siano morte per mancanza di
assistenza sanitaria, per una semplice malaria; che altri siano saltati in aria
a causa di una mina, mentre facevano visita alla loro gente. Nel cimitero di
Kalulo ci sono le tombe dei primi sacerdoti che giunsero nella regione… Nessuno
aveva più di 40 anni.
Non fa notizia
accompagnare la vita di un sacerdote ‘normale’ nella sua quotidianità, nelle
sue difficoltà e nelle sue gioie, mentre consuma senza rumore la sua vita a
favore della comunità che serve.
La verità è che non
cerchiamo di fare notizia, ma semplicemente di portare la Buona Novella, quella
notizia iniziata senza rumore la notte di Pasqua. Fa più rumore un albero che
cade che un bosco che cresce.
Non pretendo fare
un’apologia della Chiesa e dei sacerdoti. Il sacerdote non è né un eroe né un
nevrotico. E’ un semplice uomo, che con la sua umanità cerca di seguire Gesù e
di servire i fratelli. Ci sono miserie, povertà e fragilità come in ogni essere
umano; e anche bellezza e bontà come in ogni creatura…
Insistere in modo
ossessivo e persecutorio su un tema perdendo la visione d’insieme crea davvero
caricature offensive del sacerdozio cattolico in cui mi sento oltraggiato.
Amico giornalista,
le chiedo solo di cercare la Verità, il Bene e la Bellezza. Ciò la renderà
nobile nella sua professione.
In Cristo, P. Martín Lasarte sdb
Permalink: zenit.org (*) Questa è la versione integrale della lettera. Ho
completato la versione pubblicata dall’agenzia Zenit e tradotta dallo spagnolo
da Roberta Sciamplicotti ZI10052505 – 25/05/2010 Ursula Krieger Tratto da: ilfuocodiars.wordpress.com
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