La diocesi di Vicenza e dalla Società San Paolo, col sostegno del Progetto Culturale della Chiesa Cattolica, si dichiarano convinti dell'importanza vitale del dialogo con l'uomo contemporaneo
di Renzo Puccetti
Ho letto su La Nuova Bussola Quotidiana il racconto fatto da un testimone dell'intervento che la deputata del Partito Democratico Michela Marzano ha svolto nell'ambito del Festival Biblico, una kermesse, si legge nei ringraziamenti degli organizzatori, promossa dalla diocesi di Vicenza e dalla Società San Paolo, col sostegno del Servizio nazionale per il Progetto Culturale della Chiesa Cattolica. Non ho assistito personalmente alla relazione della politica del PD, ma il resoconto che ho letto è stato così avvincente che confesso di non avere resistito e ho cercato di saperne un po' di più. Per farlo non c'è molto da girare, basta un computer ed una connessione alla rete. Primo Click, sezione "perché un festival biblico"; gli organizzatori si dichiarano convinti della «importanza vitale del dialogo tra le sacre Scritture ebraico-cristiane e l'uomo contemporaneo» e della «esigenza occidentale di un umanesimo etico-spirituale socialmente condiviso». Ottimo! Come? Sono ancora gli organizzatori a dirlo: «creare occasioni di scoperta del Testo sacro attraverso un ascolto intelligente della Tradizione, capace di declinarsi attraverso modi e linguaggi nuovi […] che invita a un incontro globale con la Bibbia, interpellando i cinque sensi e il cuore, la ragione, le emozioni e le relazioni». Corbezzoli! Davvero un bel programma.
Secondo click, sezione "i relatori 2013". Si scopre che l'onorevole Marzano è una blasonata docente di filosofia che insegna a Parigi alla facoltà di Scienze Umane e Sociali dove, secondo i curatori del Festival Biblico, si occupa di filosofia morale e politica con particolare attenzione rivolta al «posto che occupa al giorno d'oggi l'essere umano in quanto essere carnale» e alla «analisi della fragilità umana». Giunto a questo punto penso che ci sia qualcosa che non quadra; possibile che istituzioni del mondo cattolico e della Chiesa di così alto livello si prestino ad avallare qualcosa di meno che rispettoso della dottrina cattolica e del dettato biblico, oggetto del loro impegno divulgativo? Mi viene il dubbio che il resoconto che ho letto possa essere originato da qualche equivoco. Terzo click, lettura di alcune pagine di una delle opere citate in calce al profilo dell'onorevole Marzano. Leggo: «La legalizzazione dell'aborto non obbliga nessuna donna ad abortire se non lo vuole. Non obbliga nessuno a considerare l'aborto moralmente legittimo. Permette solo a tutte coloro che non possono, o non vogliono, portare avanti la gravidanza di farlo nelle migliori condizioni». Ancora: «Al contrario, coloro che vogliono criminalizzare l'aborto non solo cercano d'imporre agli altri la loro concezione del mondo e della morale ma sono anche indifferenti di fronte alle tragiche conseguenze che potrebbe avere, per molte donne, il fatto di tornare a praticare l'aborto clandestino. Anche da un punto di vista etico, e non strettamente femminista, l'aborto è il male minore».
Siete curiosi di conoscere le ragioni profonde con cui l'autrice spiega la propria difesa dell'aborto? Eccovi serviti nella stessa pagina: «Non solo perché la vita di una donna - che esiste, vive, soffre, agisce – è infinitamente più preziosa di quella di un essere che non è ancora nato, ma anche perché sono convinta che non basta vivere perché la propria vita abbia un senso». Ora il lettore da una fonte di conoscenza filosofica di così alto rango potrebbe con qualche liceità pretendere spiegazioni di quelle che appaiono incoerenze interne (anche il bambino vive, soffre e agisce nelle modalità che gli consente la propria condizione, perché dovrebbe essere infinitamente meno prezioso?), fallacie argomentative (una legge che legalizzasse l'omicidio non obbligherebbe a commetterli, non obbligherebbe a considerarlo l'omicidio un atto moralmente legittimo, ma magari permetterebbe chi non desidera continuare ad avere tra i piedi un ostacolo alla propria felicità di eliminarlo nelle migliori condizioni) e predicati monchi (se non basta vivere perché la vita abbia un senso, è certo che privato della vita il senso viene interrotto con essa).
Al di là quindi del senso di tremenda delusione intellettuale, ancora prima che morale, suscitato da chi non dovrebbe avere difficoltà con gli elementi basilari della logica aristotelica e con la morale formale kantiana, quello che interessa qui sottolineare è il crescente senso di nausea alimentato dal susseguirsi di episodi riferiti dalle cronache che lasciano interdetti. All'indomani del crescente successo della marcia nazionale per la vita, dello sforzo profuso dal laicato cattolico nella raccolta delle firme per l'iniziativa "Uno di noi", della risposta dei ginecologi cattolici e dei giuristi per la vita all'attacco all'obiezione di coscienza all'aborto portato da un grosso sindacato italiano, a pochi giorni dalla celebrazione dell'enciclica Evangelium vitae del beato Giovanni Paolo II, una teorica dell'abortismo libertario viene invitata in un'iniziativa diocesana non a una disputa, non a un dibattito, non a un contraddittorio, ma a tenere una "lectio magistralis", così come con una certa pompa la si è voluta presentare. È con questi attori che "l'uomo contemporaneo" si avvicinerà alla Bibbia?
"Tu mi hai intessuto nel grembo di mia madre", "Le mie ossa non ti erano nascoste quando fui formato in segreto", "Nel tuo libro erano già scritti tutti i giorni che erano stati fissati per me, anche se nessuno di essi esisteva ancora". È il salmo 139 che canta l'onniscienza di Dio. Ci sia fatto capire, è onorando gli autori di questi contenuti che secondo la diocesi di Vicenza e la Società San Paolo "i cinque sensi, il cuore e la ragione" verranno interpellati per meditare su dignità dell'uomo e sacralità della vita innocente? Il bambino abortito non è sufficientemente carnale? Non è sufficientemente fragile? È così che si serve Dio autore della vita? È stato posto in cattedra un personaggio che lancia accuse d'indifferenza e di ostacolo alla civiltà contro chi si oppone alla legalizzazione dell'aborto; mi interrogo se è con queste iniziative che si veicola "un ascolto intelligente della Tradizione" che guarda caso però definisce le leggi abortiste "corruzione della legge" (EV, 72) a cui si ha l'obbligo morale di opporsi (EV, 73). È col cibo avariato che si tutelano gli infermi? È con l'apertura ai lupi che si veglia sul gregge? Oppure, e vorrei tanto sbagliarmi, questo è quanto riesce a produrre una ONG pietosa.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-06-2013
Nessun commento:
Posta un commento