19 AGOSTO
SAN BERNARDO TOLOMEI, ABATE
SECONDA LETTURA
Dalle lettere di san Bernardo Tolomei, abate. (Lett. VIII; trad. G. Palmerini, Siena 1977, pp. 109-110).
Umiliarsi e sottomettersi è necessario a tutti
Al fratello Antonio, degno di essere amato tenerissamente in Cristo, il fratello Bernardo abate, peccatore, augura il raggiungimento della santità, associato alla visione della vera luce. Come predicheranno, se non saranno inviati (Rm 10,15), e come potranno tacere coloro che sono sospinti dagli stimoli della carità?
Quale precettore, che abbia il potere di inviare, si conosce più grande o simile all'Amore, che è Dio, secondo la testimonianza della Scrittura, che dice: «Dio è amore, e chi rimane nell'amore rimane in Dio» (1 Gv4,16). Al cenno di questo nome genuflettono le Potestà angeliche, dalla sua potenza e dalla sua grazia sublimate a tanta altezza; e non diversamente gli uomini, che sotto il suo governo e per la sua benevola volontà sperano senza esitazione di essere elevati dai vizi alle virtù e, infine, di essere associati al consorzio celeste. E perfino i demoni sono compresi di orrore e tremano, sapendo di non poter essere vinti da nessun altro. E perciò essi si sforzano di inculcare nelle menti degli uomini il pestifero amore della proprietà, di modo che questi siano privati di tale divino soccorso e possano essere da loro miserabilmente vinti. Sanno bene infatti i demoni che per questo amore della proprietà scemano le virtù in ogni condizione umana e, conseguentemente, sono messi a nudo i vizi. Da questo amore gli omicidi, da questo, per scendere un po' più al particolare, hanno origine gli adulteri, le liti, le gozzoviglie, le scioperataggini e gli altri mali del mondo.
E cosi, al contrario, in forza di quel santissimo amore della comunità celeste tutti i beni si ottengono e tutto è da esso plasmato a sua somiglianza, e l'uomo per mezzo suo diventa Dio, come sta scritto. Se ami la terra, sei terra: se ami il cielo, sei cielo; se ami Dio, che devo dire? Dirò che sei Dio. Perciò nel salmo si dice: «Io ho detto: Siete dèi tutti e figli dell'Altissimo (Sal. 82,61); e ancora: «Chi aderisce a Dio è un solo spirito con Lui» (1 Cor 6.17).
Così, all'opposto, per causa di quel tirannico amore per la proprietà — come ho detto — nasce ogni scelleratezza, e l'uomo disgraziatamente preso da esso, diventa demoniaco, mettendosi in certo modo al seguito del demonio in tutte le sue azioni.
Che cosa ho detto? Per ciò posso aprire la bocca. Certamente mi sento richiamato alla mia povertà di spirito, e nondimeno un fuoco di carità, che mi sembra derivato da quel Fonte santo, mi ha indotto a parlare, perché desideroso del tuo bene. Leggi quanto scritto; c'è un punto che fa al caso, si che tu possa camminare sul retto cammino, prendere la santa via che si chiama umiltà e che si acquista mortificando il proprio giudizio e la propria volontà col rimettersi agli altri. Perché la contemplazione e il suo possesso non è certamente di tutti, ma soltanto di Pietro, di Giacomo e di Giovanni per i quali Cristo si trasfigurò: ma umiliarsi e sottomettersi è dichiarato dai santi non solo utile, bensì necessario a tutti. Perciò chi riunisce in sé tutte le virtù senza l'umiltà è come se gettasse polvere al vento. Statti bene nel Signore e prega Dio per me.
OPPURE:
Dalle «Conferenze» di Cassiano, abate (1,5.6.10.11)
Al di sopra di tutto vi sia la carità che è il vincolo di perfezione
Il fine della nostra professione, secondo l'Apostolo, è la vita eterna, come egli stesso afferma: «Voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna» (Rm 6,22). Ma il nostro fine prossimo è la purezza del cuore, dall'Apostolo chiamata giustamente santità, senza la quale non si potrebbe raggiungere quel fine. In altre parole, è come se dicesse: il vostro scopo da raggiungere in primo tempo è la purezza del cuore, il fine ultimo è la vita eterna. Parlando poi di questo scopo, il beato Apostolo adopera proprio il termine «scopon», in modo assai significativo, dicendo: «Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù» (Fil 3,13.14). Con tutta la nostra energia dunque, cerchiamo di seguire tutto ciò che può condurci a raggiungere
questo scopo della purezza del cuore. Evitiamo invece come funesto, nocivo e pericoloso tutto quello che ci distoglie da tale purezza di cuore. Per arrivare a questo, facciamo e sopportiamo ogni cosa; per conservare questa purezza di cuore, ci distacchiamo da parenti, patria, dignità, ricchezze, da ogni comodità e da qualsiasi piacere più lusinghiero di questo mondo. Per conseguirla dobbiamo abbracciare la solitudine, sopportare i digiuni, le veglie, il lavoro, la nudità, e dedicarci alla lettura e alla pratica delle altre virtù. Tutto questo perché vogliamo conservare il nostro cuore immune da tutte le passioni malvagie e salire, come per altrettanti gradini, fino alla perfezione della carità.
Noi riteniamo che l'esercizio di queste opere sia necessario, perché senza di esse è impossibile raggiungere la vetta della carità. E anche quelle che vengono chiamate opere di carità e di misericordia, sono necessarie in questa vita finché regna la disuguaglianza di condizioni sociali. Non vi sarebbe questa necessità neppure quaggiù, se non vi fosse questo esercito innumerevole di poveri, di bisognosi, di infermi, ridotti in tale stato dall'ingiustizia degli uomini; di quelli cioè che si sono accaparrati per sé, magari senza neppure farne uso, quei beni che il Creatore aveva destinato a vantaggio di tutti. Ma finché nel mondo regna questa disuguaglianza, sarà necessario l'esercizio delle opere di misericordia, le quali poi ridonderanno a utilità di chi le compie con buona e retta intenzione, in quanto gli saranno ricompensate con l'eredità della vita eterna.
Ma nella vita futura, in cui regnerà una perfetta uguaglianza, cesseranno queste opere di misericordia una volta scomparsa quella disuguaglianza che le rendeva necessarie. Tutti allora, dalla molteplice attività di quaggiù, passeranno all'amore di Dio e alla contemplazione delle cose divine in una perpetua purezza di cuore. E perché meravigliarsi se gli esercizi corporali di cui sopra non dureranno, dal momento che il beato Paolo ci dice che perfino i carismi più sublimi dello Spirito Santo cesseranno, mentre soltanto la carità rimarrà in eterno? «Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà». Ma della carità afferma: «La carità non avrà mai fine» (1 Cor 13, 8). Tutti i doni infatti ci sono elargiti a motivo della necessità che ne abbiamo e per un tempo determinato; una volta cessata la presente economia, essi sono destinati a scomparire; la carità invece non sarà mai distrutta dal tempo. Essa opera in noi per il nostro bene non solo in questo mondo, ma anche nel secolo futuro: allora, deposto il fardello delle necessità corporali, continuerà, senza pericolo ormai di venir meno, a aderire a Dio in modo più efficace e più sublime nell'incorruttibilità eterna, con una fiamma più viva e un'intimità più profonda.
RESPONSORIO Col. 3. 12. 14. 15
Rivestitevi come amati da Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà,
di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, * e la pace di Cristo regni nei vostri cuori.
Al di sopra di tutto vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione.
E la pace di Cristo regni nei vostri cuori.
ORAZIONE O Dio, che chiamasti san Bernardo Tolomei dalle seduzioni di una vita mondana all'amore della solitudine e lo facesti vittima della carità in una luttuosa pestilenza: ti supplichiamo di rendere partecipi della stessa carità e della stessa gloria coloro che seguono le sue orme. Per il nostro Signore…
oppure: Signore Dio, che per opera del santo abate Bernardo Tolomei hai arricchito la tua Chiesa di una nuova famiglia monastica, fa' che, sostenuti dal suo esempio e dal suo aiuto, raggiungiamo quanto hai preparato per coloro che credono in te. Per il nostro Signore…
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