lunedì 12 gennaio 2015

Pornocrati, sacrileghi, blasfemi

Io non sono Charlie

QUESTO ARTICOLO E’ SENZA IMMAGINI: UN PICCOLO SEGNO DI PROTESTA CONTRO CHI USA LE IMMAGINI PER FARE BLASFEMIA, SCATENANDO INFINE UN GIRONE INFERNALE DI MORTE E DISTRUZIONE, TUTT’INTORNO E DENTRO.

di Antonio Margheriti Mastino

E’ ancora tutto in corso, a Parigi: e non avrà mai più fine, né a Parigi né in alcun altro posto della vecchia putrefatta Europa. Siamo agli inizi. Uno scenario di guerra, da stato d’assedio in Francia: una manna dal cielo per qualsiasi governante, perché automaticamente si sospendono tutte le garanzie costituzionali e puoi finalmente creare capri espiatori, mettere le mani addosso a chi vuoi tu, consumare antiche vendette politiche, impunemente, usando il mantra dell’emergenza nazionale. Persino i cadaveri politici resuscitano, come il presidente Hollande, che con una salubre passeggiata mattutina a piedi e a petto gonfio sotto le telecamere a sfidare il destino può risalire dal sotto zero nel quale è precipitato nei sondaggi, atteggiandosi a salvatore della patria.

Tutto questo è opera di vignettisti

Ma io insisto: questo scenario non è stato creato dai terroristi, ma da chi ha disegnato la vignetta, da chi gli ha offerto un pretesto (che tanto pretesto non è, ma un sanguinoso motivo) strafottendosene di tutti gli innocenti che potevano andarci di mezzo insieme a loro. E per cosa poi? Solo per quell’ego malato che è proprio del giornalismo.
Anche se qualcuno come l’avvocato leccese Riccardo Rodelli, impegnato nella lotta contro la costituzione di una università islamica nella capitale salentina, che in mezzo ai mari com’è la porterebbe a diventare il porto naturale e il centro di smistamento del terrorismo in Italia, non a torto, diceva: «La colpa non è di chi ha fatto la vignetta ma di un`Europa che incapace di dare risposte culturali economiche e politiche si affida alla satira. Panem et circenses. Allah non si piglia per culo, si smonta con la ragione e la sapienza».
Con la politica. Ma con Bruxelles, come aveva previsto Mitterrand, la politica sarebbe scomparsa e una casta di ragionieri ne avrebbe preso il posto.
Tuttavia dimentichiamo che altri scenari così si sono ripetuti a Londra, a Madrid: chi se ne ricorda più? Fra un mese dimenticheremo e ci sarà in fretta fatto dimenticare anche quanto è accaduto a Parigi. Non solo perché a nessuno importa, ma proprio perché l’islam è stato scelto dai poteri lobbistici europei, spalancandogli le porte, come alleato e agente della secolarizzazione, che ha come prima tappa la totale sostituzione e l’obnubilamento di ogni sacca di resistenza e reminiscenza cristiana nel vecchio continente. L’islam fa parte del progetto dell’antichiesa. Fra poco torneranno amici, francesi e terroristi, islamici e laicisti: in nome della congiura e dell’odio comune contro la croce di Cristo, solo liberatore, solo Vittima che ha sacrificato se stessa per tutti.

Quando i poteri grigi europei decisero: rovesciamo Lepanto!

Quasi un trentennio fa, caduto il comunismo, una serie di conferenze interne alle massonerie europee avevano stabilito: bisogna disgregare il tessuto connettivo che delle nazioni europee fa corpi sociali compatti e autonomi, identitari: la cristianità e la famiglia. Il divorzio ci era riuscito solo in minima parte. Ma ora bisognava distruggere tutto perché dalle ceneri fosse edificata una nuova “unità” tutta basata sulla burocrazia e il denaro, sul nuovo paganesimo di massa, da far gestire a élite, lobby di iniziati senza storia e senz’anima.
L’Europa doveva diventare la terra di nessuno del nuovo ordine dei sazi e indifferenti, sotto la guida di illuminati avanguardisti che in se stessi e nei loro interessi economici e ideologici trovavano legittimazione, superando il voto dei cittadini dei singoli stati, ridotto a un puro artificio simbolico, avviandosi così verso un unanimismo permanente e artificialmente alimentato attraverso i media e il dispotismo delle “anonime” leggi, brevettate non si sa dove e da chi di preciso, ma che diventassero socialmente vincolanti ovunque. A prescindere.
La moneta unica sarebbe stato il piede di porco col quale sfondare le porte di tutte le stanze dei bottoni nazionali. Ma come arrivare a tutto questo? Da dove iniziare? Semplice: abbattiamo le frontiere, facciamo invadere l’Europa dal nemico storico dei cristiani: gli islamici, gli stranieri d’ogni risma e facciamone i titolari di diritti persino superiori a quelli dei cittadini tradizionali, identitari. Facciamo un’infornata di tutte le religioni e inquiniamo quest’atmosfera cristiana, contaminiamola, facciamone il laboratorio multietnico e multireligioso per antonomasia. Sosteniamo tutto questo con leggi “solidali”.
Poi passiamo alla desacralizzazione e smitizzazione della famiglia, equiparandovi qualsiasi stravaganza, dando diritto a definirsi tale qualsiasi agglomerato umano. Separiamo uomini da donne e genitori da figli. Bisogna che diventi l’Europa delle solitudini, lasciando il singolo dinanzi al vuoto del nulla, senza più legami: solo davanti a una astrazione colossale  e grigia che gli toglie il respiro e lo disorienta: l’anonimo governo transnazionale al quale non potrà che consegnare la sua coscienza, e la vita. Franerà nella testa degli europei anche l’ultimo bastione che si frappone tra noi e il governo unico del pensiero unico: agiamo, in questo, in sintonia con gli Stati Uniti. A Bruxelles morirà l’Europa di sempre, a Bruxelles rinascerà. Come piace a noi. Libertina e totalitaria.

Pornocrati, sacrileghi, blasfemi

Scusate, ma la devo dire, non posso tacere oltre senza che mi venga un crampo intestinale: i giornalisti la devono smettere di usare le divinità proprie e altrui per fare “satira”… de che? È oltraggio, sacrilegio, offesa dei sentimenti più profondi di interi popoli.  A offendere il profondo delle persone, ne evochi il lato oscuro, primordiale: omicida. Per questo il sacrilegio, come la profanazione e la bestemmia, sono le armi principali di Satana, “padre e autore del sacrilegio e dell’oscenità” è definito nell’Esorcismo Maggiore.
E chi è che è stato assassinato l’altro giorno? Dei vignettisti, dice. Dei satirici, dice. La cui satira si basava principalmente sul sacrilegio e la bestemmia, sull’oscenità con le quali venivano profanate tutte le divinità e il nome stesso di Dio, rappresentato in scene pornografiche. No, scusate, non ci sto: qua non c’entra niente né il giornalismo né la libertà di espressione, tanto meno la satira: l’altro giorno sono stati giustiziati dei pornocrati, dei sacrileghi, dei profanatori. Dei servi del demonio.
Non per i loro corpi ormai esanimi dovremmo preoccuparci: ma per le loro anime, che stando così le cose avranno trovato spalancate tutte le porte dell’inferno. La bestemmia, il sacrilegio sono patti che firmiamo con Satana. I patti col demonio sono tutti aleatori, tutti capziosi, tutti quanti in cima si firmano con l’oro e in calce col sangue. Si pagano.

Parigi è una città islamica, dunque vige la legge coranica

Parigi ha abiurato, ha divelto le pagine della cristianità, sputato sui suoi santuari.
Nessuno, stando alla legge occidentale, ma anche, volendo, alla prospettiva cristiana, aveva diritto di ucciderli. Ma per l’Islam sì. E quando sono andato a Parigi, girando per le strade della capitale, vedendo nei ristoranti intere tavolate di mulatti padri di famiglia e, accanto, separate, di madri di famiglia tutte incappucciate e rivestite di tendaggi neri, mi resi conto che non mi trovavo in una capitale cattolica, che non era nemmeno ex cattolica tantomeno laica, ma stavo in una città islamica.
L’Islam si è velocemente impadronito, con il placet degli europei, delle principali capitali: Parigi, Londra, prossima è Berlino. L’Europa non solo non è più cristiana, non solo è anticristiana, è ormai pars infidelium: terra islamica, dove gli infedeli stavolta, paradossalmente, siamo noi cristiani, lo siamo per gli islamici e anche per i laicisti; ma, ahiloro, pure i laicisti non sanno che finiranno nel nostro stesso calderone.
Solo l’altro ieri il governo andaluso ha annunciato di voler requisire la storica cattedrale di Cordoba per cederla ai musulmani. Qualche giorno dopo, a qualche chilometro di distanza, le avvisaglie su come andrà a finire. Per gli stessi laicisti. Ben gli starebbe.
Quando hai conquistato le capitali, hai preso un paese, e non si torna indietro. Con questi, non con i cattolici il pensiero unico dominante liberal-radicale europeo farà i conti: ha già iniziato. E se dunque le capitali europee sono islamiche, se per logica conseguenza islamici vanno considerati i paesi le cui capitali sono a maggioranza islamica, è chiaro, naturale e plausibile che su quelle stesse terre valga legge islamica, che prescinde i codici penali e le costituzioni, se queste non si richiamano e rifanno ad Allah. Abituiamoci, dunque.
Oppure ribelliamoci: ma come? Non è più possibile ormai: sono milioni e milioni gli islamici qui e al contrario nostro hanno fede nel loro falso dio: se se ne andassero, svuoterebbero le capitali. Solo – come altre volte nei secoli – Maria ci può salvare da questo vicolo cieco, non certo il sacrilegio verso Maometto, propedeutico a quello verso Dio.
Ma semmai il vero problema è ancora un altro, come segnalato dall’amico Alessandro Grasso: «Ecco, il punto non è quanto hanno ecceduto quelli che si nascondono dietro alla “satira”, ma che l’islamismo non ha una soglia minima, può sempre scendere più in basso, e quindi è prioritario reagire su quello, perché sennò col tempo diventa blasfemo qualunque pensiero non islamico, e chiunque può avere la vita distrutta da una accusa nemmeno fondata. Se non difendiamo i veri blasfemi oggi, domani ci faranno come in Pakistan, la strage ad un matrimonio cristiano perché qualche musulmano, magari di vicinato invidioso, si è inventato che hanno fatto coriandoli di Corano per festeggiare gli sposi…».
Il fatto è che questo non è un rischio: è un decorso naturale dell’islamismo popolare. Non appena saranno in numero sufficiente, finirà così e finirà, la festa, anche per quei banditi di radical-chic che ne hanno propiziato con ogni legge il loro ingresso di massa in Europa: le prime teste a cadere, in quanto più “dissoluti” degli altri all’occhio islamico, saranno proprio le loro.

È il sacro che vogliono colpire, non difendere la libertà di espressione

E’ accertato, quei vignettisti scientificamente, consapevolmente hanno deciso di profanare i nomi e le immagini più sante e venerabili di tutte le religioni, compresa la islamica. L’Islam, in base al Corano, ha reagito. Beh? Tutti sapevano, e nonostante ciò hanno osato: di che ci lamentiamo?
Dobbiamo fare come in Italia che a La7 hanno addirittura fatto una parodia en travesti di Dio per mesi e mesi ogni settimana senza che nessuno reagisse?
Io onestamente tutto questo “martirio” di quei giornalisti “satirici” non ce lo vedo: vedo gente che se l’è andata a cercare. Chi li ha obbligati a tirare in ballo Maometto e Allah? Potevano farne a meno: a quest’ora sarebbero vivi. La realtà è che rappresentano l’alternativa al fanatismo islamico: il fanatismo radical laicista.
Stavo sentendo in auto la radio. RADIO24 mi pare, o qualcosa di simile. Un covo di cani latranti… altro che fanatici islamici! Oggetto dei latrati: la strage dei “satirici” parigini, e non capivo dov’era la satira che volevano difendere: la satira è la maschera pavida e socialmente accettabile dell’odio. Dell’odio fazioso.
Ora se c’è qualcosa di massimamente omologato e politicamente corretto in Italia, prima ancora di giornali e televisioni, questa è la mandria dei radio-speaker, proni a uniformarsi come un sol coro a qualsiasi parola d’ordine modaiola: acriticamente, le loro banalità sono le laudi lette e, le musiche trasmesse, quelle cantante del pensiero unico dominante…  transeunte. Non uno che faccia eccezione, non un che non sia afflitto dalla sindrome di tollerantismo per cui con parole codificate dal luogo comune riflesso di un non meglio identificato “sentire comune”, che a sua volta si spaccia come voce del “bene comune”, in tutto questo comunismo liberale, il tollerantista dai microfoni, dopo aver elencato ciò che è tollerabile e ciò che è intollerabile, indice la sua “ragionevole” messa alla gogna dell’“intollerante”, vale a dire di chi non è allineato o sdraiato sulla linea. È la pesantezza plumbea del pensiero “leggero”.
Ecco, in questa Radio qui, Radio24, stasera latravano: ospite d’onore quell’altro trombone col marchio di Oliviero Toscani. Il quale dice: «A me non me  ne frega una sega della fede, dei musulmani, tutto deve essere risibile; me ne frega un cazzo di Maometto, non ci credo, per me non esiste Maometto, non esiste niente».
Inutile dire al trombone marchiato che Maometto non è Allah, non è Dio ma il suo profeta. Ovverosia un uomo che è veramente, storicamente, inoppugnabilmente esistito, c’entra una “sega” il “non crederci” semmai, perché sei un ignorante peggio dei terroristi. Trascuriamo il trascurabile Toscani, anzi lo segnaliamo a qualche imam, perché lo indottrini. Interessante è stata la reazione dello speaker, che s’è messo a urlare: «Cazzo dici! Bisogna gridarlo che sono dei porci di merda, degli schifosi assassini, che noi si deve ridere di tutto, prendere per culo Dio, che s’inculi Maometto, Allah… che vogliamo fare vignette sacrileghe contro qualunque cazzata… ce ne frega un cazzo se è sacra a qualcuno. Vogliamo dipingere Maometto col culo di fuori, Dio col cazzo che s’incula chi gli pare, tutti che s’inculano… vogliamo essere liberiii!!».
Chi è che parla? Il demonio parla così negli esorcismi. E ad ogni modo: figliolo radiofonico, in questa perdita di tutti i limiti, in questo “inculamento” generale la tua libertà di fare “inculare” in effige chi ti pare a chi gli pare muore laddove poi inizia la libertà del terrorista di “incularsi” chi gli pare quando gli pare e non in effige. Tutto, anche la libertà, ogni anarchismo, ha un rischio ossia un costo, a questo mondo. Si paga, figliolo: si paga! Per tutto.
Già! Avete capito la canzona? Avete capito chi è il vero obbiettivo? C’entra ben poco la libertà di espressione, in questo Occidente dove diventa sempre più ristretta e impossibile sulle categorie protette e senza limiti su quelle non protette,
vietata sulle vacche sacre del politicamente corretto, possibile e auspicabile sui parìa del regno, che sono tutti gli altri: ovverossia solo i cattolici, talora gli islamici o quelli che volta per volta son classificati come “fassisti” e “rassisti”.
Che il più delle volte altro non sono che persone che liberamente stanno esprimendo un pensiero, magari logico, magari persino banale, ma non allineato al pensiero unico. Foss’anche una preghiera: a Parigi arrestano la gente per strada se dice un rosario.
Scrive infatti un amico, Espedito:
Dunque, se ho ben capito:
1) Allestire un presepe a scuola è “offesa” agli immigrati musulmani;
2) Insultare Maometto e il Corano con vignette satiriche è “libertà di espressione”.
Gli altri saranno anche dei pazzi sanguinari, ma noi siamo sicuri di stare a posto con il cervello?

La satira è la maschera dell’odio, della tirannia, del nichilismo

La “satira” dice, che da sola avrebbe diritto a questo mondo all’anarchia, la sola a poter dire tutto, dileggiando tutti. Perché, dicono, la satira nasce libera e bastarda, senza Dio e senza padri.  Soprattutto servirebbe a “ridere”.
Io la vedo diversamente, storicamente: a prescindere dal fatto che non sempre c’è da ridere e si può ridere, a parte questo, la satira non suscita il riso, non serve a questo, ma a demolire, suscita ringhi malevoli, altro che ironia: mira a distruggere le persone e tutto quanto è a loro più sacro. La satira imperversa nei momenti più violenti e di passaggio della storia. E quasi sempre è stata al servizio del potere dominante, delle mode: vogliamo dimenticare le satire dei giornali fascisti e nazisti sugli ebrei? Erano vignette ben fatte, divertenti, ma stimolavano gli istinti addormentati dentro il basso ventre dei lettori, i più mefitici e bestiali. Anche allora si prendeva di mira la fede e i costumi di un popolo, quello ebraico: com’è finita poi la storia del “satirico” personaggio vignettistico “Assalonne Mordivò”? Con la soluzione finale!
La satira è l’avanguardia dei regimi, è presaga di morte e di rovina,  e andrebbe distrutta per il bene dell’umanità, per l’incolumità delle persone. Perché la satira, anzitutto, è un’aggressione che non osa dire il suo nome.
E’ un’arma impropria e con mira di alta precisione: la dipingono come uno strumento di espressione innocuo. Ma la satira non nasce per questo né così, è sempre stato uno strumento politico, eversivo un tempo, oggi è il ringhio del conformismo di massa: guardiamo che fine han fatto i nostri Beppe Grillo, guardate il suo volto stravolto da un odio devastante, senza né sorriso né ironia, ma smanioso di vendetta, di sfregiare, emblema di tutte le invidie e i complessi del mondo: questa è, questo rimane della satira una volta che ha gettato la sua maschera. Un ringhio ferino.
La satira, senza l’intelligenza, che si fa volgarità, è fanatismo dissimulato: non è l’intento di ridere del mondo rappresentandolo alla rovescia, ma di rovesciarlo, con la volontà di potenza, per dominarlo, distruggendo con l’allusione calunniosa gli avversari. La satira è uno strumento eminentemente politico, che non aggredisce solo l’idea, ma chi ne è portatore, la sua intimità, i pensieri più profondi, i convincimenti più delicati, le passioni più alte. Mira alle immagini più sante e venerabili per l’uomo e in un impeto iconoclasta le profana, divelle, strappa via, e ci zompa sopra con sadica gioia.
È al sacro che mirano, in nome del “niente è sacro”, tutto può e deve essere profanato di ciò che agli altri è sacro. Vanno a toccare le corde più profonde dell’uomo.
Tutto si può profanare del divino perché tutto è relativo, dicono, tutto tranne i totem del pensiero unico dominante occidentale, con le sue categorie protette alla moda: è possibile “liberamente” fare vignette offensive sui gay? sui neri? sugli ebrei? La trinità santissima, le tre marie del pensiero liberal-radicale che è pensiero unico d’Occidente.
No, non è possibile. Però si può con tutto ciò che è sacro ai cattolici e ai musulmani. Si può farlo con ogni Dio, purché sia cristiano e al massimo islamico. E’ una sfida diretta a Dio in nome dell’eco spettrale del nichilismo, che rimbombando risale dal  loro vuoto interiore.

L’islam non è una chiesa, è una religione. Senza interiorità

Nessuno ha capito la psicologia dell’Islam, ma io conosco le dinamiche dell’Islam religioso. Mentre solo in Vaticano e nella sede del PD immaginano esista un Islam pacifico e uno terroristico, uno estremista e l’altro moderato; ma io che conosco l’Islam religioso dico che questa schizofrenia non esiste nel popolo musulmano, può esistere ai vertici politici ma non alla base religiosa: conosco in cosa consiste il Corano, e, al contrario dei succitati ignoranti o ipocriti, so che non ha sussistenza il concetto di “pacifico” in quel Libro (Libro, fra l’altro, dalle molte contraddizioni), non esistono quei valori se non subordinati alla “sottomissione” dell’infedele. È questione di potere non di giustizia. Chiunque non è islamico è infedele: le parole totem che tanto ci piacciono, a parole appunto, “dialogo”, “diritti umani”, “non violenza”, nel linguaggio coranico non hanno riscontro, o hanno una sola declinazione: debolezza. Ma soprattutto, credere che vi possa essere un Islam dialogante, significa non capire la natura di quella religione che è tutt’una con la politica, significa non capire che non è una chiesa, è, appunto, solo una religione.
Si è chiesa nel momento in cui vi è una gerarchia piramidale che stabilisce quanto è ortodosso e quanto è eterodosso; quanto è vero e quanto è falso; cosa si può fare e cosa no. Quando si ha un capo della chiesa, col quale puoi aprire un dialogo. Ma così non è nell’islam, dove sulle spalle di ogni singolo musulmano ricade ogni responsabilità di difendere e vendicare la sua religione.
L’islam non ha un capo, non ha una teologia né una scuola teologica, esegetica, non può averne: è una religione del libro, e il Corano originale è lassù nel cielo ormai, nelle mani di Dio, intangibile, ininterpretabile, inscrutabile, evaporato col suo Profeta. Dunque si può solo interpretare alla lettera.
Ma non essendoci la mediazione di una chiesa, di una gerarchia, non essendo piramidale come struttura, non potendoci essere una scuola di teologia né di esegetica ma soltanto di letteralità coranica, è chiaro che nessuno ha titoli per avocarlo a sé in quanto autorità, la sua interpretazione invece è diffusa e individuale, chiunque, ogni musulmano può “interpretarlo” nell’unico modo concesso, letteralmente, in modo piatto, ogni imam fa testo a sé, ciascuno è supremo gerarca di se stesso dinanzi alla lettera coranica, ognuno è titolato a trarne le conseguenze che gli pare. Quindi l’estremismo, il fanatismo, il terrorismo islamico è un dato endemico, intrinseco e ineliminabile dall’islam.
Ora vabbè il papa del buon ramadan è anche il papa del “dialogo” con i terroristi, ma in queste e molte altre cose Bergoglio è un utopista. Si è “dialoganti” nel momento che si ha nelle vene il carisma della missionarietà: ma l’Islam semplicemente non ce l’ha, non è prevista, nessuno di loro verrà a bussare alle nostre porte a convincerci della giustezza del Profeta e a seguirli.
Così come non riconosce l’abiura, la mancanza di fede, alla stessa maniera gli è estraneo il concetto di “conversione”: l’Islam non mira al cervello, alla coscienza, perché è una religione senza interiorità, senza teologia, senza logos, senza speculazione, i sentimenti non hanno alcun riconoscimento: Allah sta lassù in cielo, è “un’evidenza come il sole”, che c’è da discutere? Solo un pazzo potrebbe mettere in discussione il sole che tutti possono vedere, solo un altro pazzo potrebbe mettersi a dimostrare l’esistenza del sole, solo dei pazzi starebbero a sentirlo.
L’islam non mira al cuore, mira alla testa: mira al collo. Mira a piegare le teste, in segno di sottomissione, con la sopraffazione; o a tagliarle con la spada facendole rotolare, se non c’è sottomissione. Non c’è una via mediana. Di Allah non c’è niente da discutere, nulla di cui convincere l’infedele, l’islam non fa proselitismo, non gli importa, fa schiavi perché è il dato politico che conferma il fatto di fede, e viceversa.
Non ha un capo l’islam, dunque ogni musulmano porta su di sé la responsabilità del mandato di Allah. Mandato che prevede l’omicidio ai danni del sacrilego e del profanatore di Allah e del suo Profeta. È così. Il musulmano ha questo mandato divino che ovunque ha il dovere individuale di rendere effettivo, prescindendo dal paese, dai sistemi costituzionali e giudiziari: è un mandato personale. Ma del resto, l’omicidio non è la peggiore delle pene: la maggior parte dei sistemi giudiziari prevedono la pena capitale.
L’islam è infine soprattutto un insieme di regole, che vanno accettate e praticate letteralmente, senza impegnare la coscienza, è dunque un legalismo, che comporta tutti gli impersonali automatismi dei legalismi: per questo è facile morire di islamismo. Offendi Allah? Il Corano dice “sia morte”. Il musulmano letto questo, senza andare per il sottile e vagliare pro e contro, semplicemente si armerà la mano e verrà a cercarti per ucciderti. In cambio avrà il paradiso assicurato. Stop. Automatismi.

Laicisti o islamici, per me pari sono: hanno lo stesso nemico: la Croce

Questo i vignettisti lo sapevano. Dovrei ora dispiacermene e dire che “io sono  Cherlie”: col cavolo! Io sono io, cattolico apostolico romano. Ognuno pianga dei guai suoi. Direi “ben gli sta” semmai, se non fossi cristiano. Ma scelgo il silenzio. Quel silenzio indifferente e prossimo alla complicità che tutti quanti mantengono dinanzi alle giornaliere stragi di cristiani in Africa e Oriente per mano islamica, mentre quasi annusi il rigurgito acido che gli sale dalle viscere a questi inerti e silenti spettatori europei del genocidio cristiano: “ben gli sta, a quei porci dei cristiani”. Io la differenza tra terroristi islamici e laicisti europei, sinceramente, almeno in questo, non ce la vedo: per me sono uguali. Vignettisti compresi. Nell’uno e nell’altro caso sempre al servizio dello stesso Padrone stanno: quello che ha sfidato la croce.
Ciò non significa che “meritassero” di morire né così né in nessun altro modo. Da cristiani ci si augura sempre e si prega che anche il più feroce persecutore possa essere toccato dalla Grazia e ricongiungersi con Dio.
Le “reazioni” mediatiche poi sono la sagra del politicamente corretto. Fra una settimana tutti si saranno scordati e tutti torneranno a invocare “meno chiese più moschee”, compresi i giornalisti satirici.
Diciamo che nella tragedia – parafrasando un amico – io sono contento di assistere al cortocircuito dei sinistroidi che non sanno se schierarsi con la libertà di espressione/laicità o con l’Islam. Nell’incertezza, capacissimi che se la prendano coi cattolici… e anzi hanno già cominciato.
“Ma fate attenzione, il coro indignato non c’è perché sono state uccise delle persone. E’ stata ferita la “libertà di stampa”, profeta del dio pagano del momento”.
Ha saggiamente concluso un bravo e giovane prete, sperduto sulle montagne abruzzesi, da poco consacrato dall’arcivescovo Forte e che con piacere ho incontrato di persona sotto casa mia, don Andrea Manzone:
«Quel diavolo di un Diavolo ci ha giocato un altro dei suoi colpacci: ha indotto un gruppo di vignettisti a pubblicare vignette oscene e blasfeme contro tutto e tutti, ha indotto un gruppo di esauriti ad uccidere, ha spaccato un mondo intero che non ha più la chiarezza del pensiero e del linguaggio formale per trovare un punto d’incontro su ciò che sta accadendo, ha messo tutti contro tutti. E’ sempre e solo lui, il Separatore, che ce ne ha giocata un’altra delle sue. La battaglia è metafisica, dunque».
Per quanto mi riguarda, in piedi, silente e gelido, prossimo all’indifferenza rimiro i cadaveri di coloro che hanno scatenato tutto questo. Che siano vignettisti blasfemi o islamici terroristi. Hanno raccolto quello che hanno seminato, tutti quanti. Morte.

E comunque mi scappa una preghiera: “perdona loro Signore, perché non sanno quel che fanno e che dicono o disegnano”.

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