martedì 13 gennaio 2015

CINQUE PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA

MESSA, CONFESSIONE, COMUNIONE, DIGIUNO, SOVVENIRE ... MATRIMONIO 




Ripassiamo un po' di catechismo ... cominciamo piano piano a rivedere quali sono i CINQUE PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA visto che molti me lo chiedono spesso e che tanti cattolici addirittura non lo sanno ... stampate e leggete con calma .... questa è la prima puntata ....

dal Vangelo: Mt. 5, 17: quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. (Gesù)

INTRODUZIONE

La vita di un figlio di Dio che vive in grazia, oltre che all’osservanza dei dieci comandamenti, è vincolata anche all’esercizio delle virtù cristiane, che la tradizione e il Magistero della Chiesa hanno distinto in morali e teologali, nonché all’osservanza di una serie di precetti che la Chiesa, nella sua qualità di madre premurosa del bene dei suoi figli, si è preoccupata di definire per garantire almeno ad un livello minimale l’adempimento dei doveri essenziali di un cattolico verso Dio. La perfezione della vita cristiana trova inoltre cristallina e mirabile esemplificazione nelle otto beatitudini, che costituiscono la vetta e il culmine del cammino verso la piena santificazione dell’uomo. Alcuni fedeli, infine, sono chiamati dal Signore ad una più piena e perfetta conformazione a Lui attraverso i consigli evangelici, consistenti nei voti di castità, povertà e ubbidienza, che Egli per primo praticò eroicamente sulla terra e che alcuni sono chiamati a vivere non solo nello spirito (cosa doverosa per tutti i fedeli) ma anche nella lettera.

Le virtù teologali sono così chiamate perché sono infuse nell’anima direttamente da Dio e nessun uomo potrebbe, con le sole sue forze, né ottenerle né accrescerle: si tratta della fede, della speranza e della carità, che, infuse nei cuori dei fedeli col sacramento del Battesimo, si consolidano, fortificano e accrescono in misura proporzionale all’uso dei mezzi di grazia (preghiera e sacramenti) e alla corrispondenza alle divine ispirazioni, mentre si indeboliscono fino a potersi perdere completamente in caso di totale assenza di vita interiore da parte del battezzato. Quelle morali trovano la loro espressione principale nelle quattro virtù cardinali, così chiamate perché rappresentano il cardine e l’asse di tutta la vita morale della persona: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Erano conosciute anche dai filosofi pagani (Socrate, Platone e Aristotele ne parlarono e le insegnarono) e, a differenza di quelle soprannaturali, possono essere acquisite dagli uomini (non necessariamente credenti) mediante lo sforzo e la ripetizione costante dei loro atti. Le otto beatitudini sono il cammino per la piena felicità “spirituale” (che comincia su questa terra) e conformano in modo radicale a Cristo Salvatore: la povertà di spirito, lo spirito di cristiana penitenza, la mansuetudine profonda, il desiderio profondo della santità, la misericordia, la purezza di cuore, il portare la pace e l’essere pronti a tutto pur di rimanere fedeli alla via della verità sono le disposizioni stabili che rifulgono nei santi, in quanto esprimono il dominio pieno e integrale sulle più basse e più funeste passioni insite nel cuore dell’uomo decaduto dopo la colpa d’origine. La professione dei consigli evangelici, infine, pone il fedele nel cosiddetto “stato di perfezione”, ossia in una condizione in cui si trovano tutti i mezzi per raggiungere una perfetta imitazione di Cristo, ferma restando la libertà del consacrato ed il suo dovere di corrispondere generosamente all’altezza ed eccellenza delle grazie ricevute.

Dall’approfondimento di tutte queste tematiche speriamo che emerga l’immagine del perfetto soldato di Cristo, pronto e ben armato nel rendere un’esemplare testimonianza di coerenza e di fedeltà, attraverso l’osservanza perfetta della legge di Dio, la fuga da ogni vizio e peccato, la pratica sempre più intensa degli atti di virtù, impregnati dello spirito delle beatitudini evangeliche. In questa prospettiva i consacrati dovrebbero rappresentare una sorta di “avanguardia” dell’esercito di Dio, sempre alla condizione che corrispondano fedelmente e generosamente all’altezza della loro vocazione. Per la prossimità della trattazione rispetto a quella dei comandamenti, di cui rappresenta una sorta di corollario, mi sembra opportuno iniziare con l’approfondimento dei cinque precetti generali della Chiesa.

E’ anzitutto necessario chiarire che la Chiesa ha il diritto, il dovere e il potere di imporre leggi e precetti, vincolanti in coscienza, ai propri figli. Questo potere è stato dato dal Signore Gesù in persona sia personalmente e singolarmente a san Pietro (Mt 16,19) che agli apostoli come collegio (cf Mt 18,18) e si trasmette, integro e intatto, ai loro legittimi successori (il sommo Pontefice e il collegio episcopale). Un potere tanto serio e incisivo che viene ratificato dal cielo stesso, secondo le medesime parole di nostro Signore che afferma perentoriamente: “quello che legherete sulla terra sarà legato nei cieli e quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 18,18). In termini canonici, questo potere dà origine alla cosiddetta “potestà di giurisdizione”, che, unitamente a quella prettamente sacerdotale (“potestà d’ordine”) finalizzata all’amministrazione dei sacramenti, costituisce l’essenza della pienezza del sacerdozio, che viene comunicata ai membri del clero con il sacramento dell’episcopato, che è il massimo grado dell’ordine sacro e che conferisce le potestà apostoliche in tutta la loro ampiezza e portata.


Esempi di esercizio della potestà di giurisdizione, solo per fare qualche esempio, sono la facoltà di comminare la scomunica per certi gravissimi peccati, la facoltà di stabilire leggi e regole per il degno e corretto espletamento della liturgia, la potestà di definire autorevolmente determinate verità di fede e di morale, la concessione di indulgenze, etc. I cinque precetti generali della Chiesa rappresentano la demarcazione normativa del minimo indispensabile a cui un fedele cattolico deve impegnarsi per ritenere sostanzialmente adempiuti i suoi doveri verso Dio e la Chiesa, onde non mettere a repentaglio serio la salvezza della propria anima. Essi sono così formulati: 

1) Parteciperai alla santa Messa tutte le domeniche e le feste comandate; 

2) Confesserai tutti i tuoi peccati almeno una volta all’anno e farai la comunione almeno a Pasqua; 

3) Santificherai con il digiuno e la penitenza i giorni stabiliti dalla Chiesa; 

4) Sovvenirai alle necessità anche materiali della Chiesa in proporzione alle tue possibilità; 

5) Non celebrerai in modo solenne le nozze nei tempi penitenziali. 

Dal prossimo articolo cominceremo ad approfondirli punto per punto. Terminata la loro trattazione ci occuperemo dapprima delle virtù e dei vizi, poi delle beatitudini e infine dell’eccellenza dei consigli evangelici.

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