martedì 2 settembre 2014

MESSA IN LATINO????

HA SENSO LA MESSA IN RITO ANTICO?



Vi siete mai chiesti perché ci sono alcuni cattolici che vanno alla Messa in latino?
Questo articolo spiega con parole semplici e chiare:

Forse vi è capitato di assistere alla Messa romana e vi siete chiesti il perché ci siano dei cattolici che vi assistono. Magari voi stessi avete appena finito di sentirne una, forse per la prima volta. Magari avete già discusso con un vostro amico che va alla Messa in latino sulla situazione attuale della Chiesa, o vi siete trovati a passare per caso là dove si celebrava in rito antico. Certo, per la gente quello che colpisce di più è la lingua, il latino. Ma si rimane colpiti anche dalla bellezza delle cerimonie che evoca ormai l'immagine di un tempo lontano.

Al di là della nostalgia
Ma il latino, le belle cerimonie e la nostalgia per «i bei tempi andati» non sono in realtà le ragioni principali per cui si conserva il rito di sempre. Si tratta di conservare l'integrità della dottrina cattolica e di offrire a Dio un culto buono e rispettoso. A questo proposito risponde bene la Messa romana. La Santa Vergine vi ottenga la grazia di perseverare «saldi e forti nella fede che avete appreso» (2 Ts 2, 14).

Una tipica Messa moderna
In una tipica Messa moderna di una comune parrocchia, l'intero rito si svolge in lingua volgare. Il celebrante si trova seduto o in piedi di fronte ai fedeli e spesso si rivolge loro con richiami spontanei durante lo svolgimento del rito. Nel coro, i fedeli possono aggiungere i loro commenti o leggere le Sacre Scritture. Una parte del rito si svolge attorno ad un altare-tavola. Il tabernacolo non si trova quasi mai sull'altare, ma alle spalle del sacerdote, o relegato in un angolo. Il «segno di pace» è un'occasione per applausi, emozioni o conversazioni personali. Il celebrante dà alla maggior parte dei fedeli la Comunione nella mano, assistito in questo da uomini e donne laici. Il prete fà pochissime genuflessioni. É raro comunque che due celebrazioni del nuovo rito siano esattamente uguali; variano infatti da sacerdote a sacerdote e da parrocchia a parrocchia. Da qualche parte sono stati addirittura introdotti degli elementi bizzarri come la «messa dei pagliacci», «dei pupazzi» o «dei palloncini», mentre in altre si proiettano diapositive, si fanno scenette o si suona la musica popolare. 

La Messa antica 
Tutto ciò differisce con la Messa celebrata da sempre nell'antica e venerabile lingua della Chiesa. Il celebrante sta di fronte a Dio sacramentato nel tabernacolo; non fà commenti personali, ma recita esattamente quelle stesse preghiere che i sacerdoti hanno usato per secoli, e solo lui può toccare con le mani l'Ostia consacrata. Al momento della Comunione, i fedeli si inginocchiano di fronte al Signore e lo ricevono soltanto in bocca. Non ci sono applausi e conversazioni prima della Comunione. I fedeli seguono la Messa con devozione. I gesti del sacerdote sono rispettosi e composti, e prevedono molte genuflessioni come atto di rispetto per il Santissimo Sacramento. Il testo e il rito della Messa romana sono gli stessi ovunque e non variano da celebrante a celebrante o da parrocchia a parrocchia, poiché tutto è governato da ruoli uniformi e molto specifici.

La liturgia esprime la dottrina 
Anche il più fortunato degli osservatori può concludere che il rito moderno e quello antico sembrerebbero mandare due tipi di «segnali» radicalmente diversi su ciò che la Messa sia, a cosa serva o cosa ci chieda di credere. Il nuovo rito ci lascia l'impressione che la Messa non sia altro che un banchetto conviviale; il vecchio rito, invece, che la Messa sia un'azione diretta ad adorare Dio. Ciò ci porta a quel principio che è la chiave per capire il perché ci siano dei cattolici che vanno alla Messa romana: per sua stessa natura, la liturgia esprime la dottrina; ne parlò Sua Santità Pio XII (papa dal 1939 al 1958) nella Lettera Enciclica Mediator Dei (1947): «Il culto che la Chiesa offre al Signore è una continua professione della fede cattolica [...]; nella liturgia si esprime apertamente e chiaramente la dottrina cattolica». La liturgia non solo esprime la dottrina, ma esplicita anche ciò che i fedeli devono credere. Le preghiere e i gesti liturgici che esprimono riverenza verso la Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia, ad esempio, rafforzano e raffermano la nostra comune fede nella dottrina. Se dal culto pubblico si tolgono tutte quelle preghiere e quei gesti rituali che alludono a quella particolare verità (come la Presenza Reale), si può dubitare che col tempo i fedeli cesseranno di crederci.

La Messa romana e la dottrina cattolica 
Poiché la Messa romana esprime la dottrina e nello stesso tempo esplicita ciò che i fedeli devono credere, la Chiesa, nei secoli passati, ha sempre vigilato attentamente sui testi liturgici in modo da assicurarsi che essi riflettessero pienamente la fede cattolica ed escludendo tutto ciò che potesse comprometterla. La Chiesa ha sempre parlato della Messa innanzitutto come di un sacrificio. É insegnamento infallibilmente rilevato che Gesù Cristo ha lasciato alla Chiesa un sacrificio visibile «in modo che il Suo sacrificio, già offerto una volta sulla Croce, potesse nuovamente essere reso attuale» 3. La dottrina secondo cui la Messa è prima di tutto un sacrificio offerto a Dio, è magnificamente e chiaramente espresso nella Messa romana. E così pure tantissimi altri punti dell'insegnamento cattolico come la Presenza Reale, la natura del Sacerdozio, l'esistenza del Purgatorio, l'identificazione della vera Chiesa di Cristo con quella cattolica e l'intercessione dei Santi.

Protestantizzare i cattolici? 
Anche i protestanti sono sempre stati al corrente di quanto la Messa cattolica esprima bene la dottrina della Chiesa. Infatti, quando vollero diffondere i loro insegnamenti fasulli e innovativi, cominciarono col cambiare la liturgia. Nel XVI secolo, Martin Lutero (1483-1546) riuscì a protestantizzare i cattolici cominciando proprio dal culto, come si legge in una sua biografia: «E venne quindi la riforma liturgica, che colpì il fedele più a fondo poiché ne intaccò la devozione personale: lo si invitò infatti a bere il vino del sacramento, a prendere la particola con le proprie mani, a comunicarsi senza prima essersi confessato, a sentire le parole della consacrazione nella sua stessa lingua e a prendere parte attiva nel coro sacro. Lutero elaborò quei principî teorici che furono poi alla base dei suoi cambiamenti più innovativi, il più importante dei quali era che la Messa non fosse un sacrificio» 4. I cambiamenti liturgici introdotti finirono per essere un mezzo per sminuire la dottrina cattolica e diffondere al suo posto una dottrina rivoluzionaria. Le riforme liturgiche che Lutero apportò nel XVI secolo per distruggere l'idea cattolica che la Messa fosse un sacrificio, sono ormai tramontate?

Le riforme cattoliche 
Il Concilio Vaticano II fu convocato da Giovanni XXIII (1881-1963). Egli disse di voler «aprire le porte» al mondo moderno e di voler «aggiornare» la Chiesa per rendere la sua presenza più «incisiva» per quei tempi e per richiamare più gente nel suo seno. Il Papa convocò i Vescovi per discutere su grandi riforme della liturgia, della disciplina ecclesiastica e della dottrina. Dopo la morte di Giovanni XXIII, i lavori del Concilio proseguirono sotto Paolo VI (1897-1978) e sfociarono in radicali cambiamenti. I cattolici si ritrovarono così di fronte alle riforme in ogni fase della propria vita religiosa. I fedeli si sentirono ripetere innumerevoli volte che«l'essenza della fede non era stata toccata» e che il Vaticano II avrebbe apportato «un vero rinnovamento» all'interno della Chiesa. 

Ma i preti e le suore hanno abbandonato in massa la loro sacra vocazione, i seminari, che una volta erano pieni, ora sono semivuoti o chiusi, l'assistenza alla Messa della domenica è calata drammaticamente, i teologi si sono posti dubbi o hanno rifiutato la dottrina cattolica, gli insegnamenti della Chiesa sulla morale vengono apertamente combattuti e ignorati di proposito sia dal clero che dai laici.

I principî del Vaticano II 
Il Vaticano II si apre a due principî: l'ecumenismo e la nuova teologia:

L'ecumenismo cerca di trovare punti di unione tra il cattolicesimo con le religioni non cattoliche. Tutte quelle dottrine e pratiche liturgiche che i protestanti o gli altri non cattolici trovano sgradite, devono, di conseguenza, essere eliminate, sminuite o rese ambigue.
I nuovi teologi insegnano spesso che le verità cambiano di epoca in epoca e che, di conseguenza, anche la Chiesa debba cambiare in modo da essere così «incisiva» nel mondo secolare. Il clero moderno assimila il culto, la dottrina e la moralità tradizionale filtrandola attraverso la filosofia relativista moderna e i «principî» e i «valori» della società secolare. I modernisti spogliano così la fede da tutte quelle dottrine e pratiche liturgiche che alla mentalità moderna possono apparire troppo intransigenti, esclusiviste, difficili, oscurantiste, fanatiche o imbarazzanti. Come risultato, la nozione stessa di verità oggettiva viene a cadere, la religione viene così ridotta a poco più di un sentimento o di un simbolo, mentre gli stessi principî della morale divengono vaghi.

La nascita della nuova Messa 
Poiché tutti quei concetti e pratiche liturgiche rifiutate dai non cattolici e dalla mentalità moderna abbondavano nella Messa romana, nuovi teologi suggerirono di abbandonare il rito di sempre e di crearne uno nuovo che potesse rimpiazzarlo. Questo avrebbe dovuto soddisfare due propositi:

* Per soddisfare i protestanti, nel nuovo rito bisognerebbe eliminare, o almeno sminuire, la dottrina cattolica secondo cui la Messa fosse un sacrificio propiziatorio 6, celebrata da un ministro consacrato, in cui Cristo diviene presente sotto le Specie del pane e del vino mediante la «transustanziazione».
* Per soddisfare l'uomo moderno occorreva invece abolire o stemperare parole forti come «inferno», «pena», «punizione eterna», «miracolo», «anima» e «separazione dal mondo».

Il compito di formulare un tale rito fu affidato ad una commissione chiamata Consilium (Consilium ad exequendam Costitutionem de Sacra liturgia). Tra gli osservatori non cattolici vi erano sei pastori protestanti: Ronald Jasper, Massey Shepherd, Raymond George, Friedrich Kunneth, Eugene Brandt e Max Thurian in rappresentanza degli anglicani, del Consiglio Ecumenico delle Chiese, dei luterani e della comunità di Taizé.

Sul loro ruolo all'interno del Consilium, il Vescovo William Baum (poi Cardinale nel 1976) disse: «Essi non si trovavano lì solo come osservatori, ma anche come consulenti che parteciparono attivamente al rinnovamento liturgico. Non avrebbe rappresentato molto se si fossero limitati ad ascoltare; essi vi contribuirono pienamente». E fu la promulgata la nuova Messa nell'aprile del 1969.

Un documento rivelatore
Nel 1969, l'Institutio Generalis Missalis Romani introdusse per primo i testi ufficiali della nuova Messa. Gli estensori ne presentarono i principî dottrinali che erano alla base del rito che avevano elaborato. Esso costituisce un documento rivelatore. Eccone i punti salienti:

* Definizione di Messa: l'Institutio Generalis si riferisce alla Messa come alla «Cena del Signore», termine questo gradito ai protestanti, e la definisce come «sacra assemblea o riunione del popolo di Dio volta alla celebrazione del memoriale del Signore sotto la presidenza del sacerdote». Un futuro vescovo disse di questo passo: «Si parte dal concetto di assemblea per dare una definizione alla Messa».

* Il banchetto comunitario: l'Institutio presenta la Messa anzitutto come un banchetto comunitario o un memoriale, piuttosto che come un sacrificio.

* La presenza di Cristo: l'Institutio non fà alcuna menzione della Presenza Reale di Gesù Cristo nell'Eucarestia e della Transustanziazione. Insegna invece che Cristo è presente nell'assemblea, nella lettura delle Sacre Scritture, nel sacerdote, e che l'Ultima Cena viene così resa presente.

* Il ruolo del celebrante: é l'assemblea che «offre» la Messa e sembra che il sacerdote si limiti a «presiederla» perché il suo ruolo ora non sia più quello del sacrificatore e mediatore, ma quello di un semplice «presidente dell’assemblea».

* La Consacrazione: ciò che nel vecchio rito veniva definita «consacrazione», nella nuova Messa è ora chiamata narratio institutionis («racconto dell'istituzione»). Questo termine viene usato dai novatores per significare che l'Eucaristia, invece di essere un sacrificio, è un mero richiamo al racconto dell'Ultima Cena. Ma quando il sacerdote recita le parole della Consacrazione in modo puramente narrativo, la sua intenzione viene considerata insufficiente e la Messa è così invalida: Cristo non diviene realmente presente e il sacrificio non ha luogo. Ma quando i fedeli avvertirono l'allarme su come il nuovo rito promuovesse idee così pericolose, i creatori della nuova Messa cercarono di occultare le proprie intenzioni. Nel 1970, infatti, gli innovatori elaborarono una seconda edizione dell'Institutio che aboliva la maggior parte del linguaggio fatto oggetto di obiezioni e che includeva invece termini tradizionali. Ma d'altra parte lasciarono completamente invariato il nuovo rito.

La perdita della fede 
La liturgia, di per sé, come già abbiamo detto, influenza la fede di coloro che vi partecipano. Quindi, i frutti della nuova Messa non dovrebbero costituire per noi una sorpresa. I cattolici dubitano sul dogma principale della Messa, che cioè il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo con la Transustanziazione. In un sondaggio condotto dal New York Times, nell'aprile del 1994, fu chiesto ai cattolici americani se il pane e il vino nella Messa fossero:
- «cambiati nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo» (secondo la dottrina tradizionale);
- «ricordi simbolici di Cristo» (secondo il credo protestante).
Ebbene, il 70% degli intervistati, nella fascia di età tra i diciotto e i quarantaquattro anni, rispose che il pane e il vino nella Messa erano solamente «ricordi simbolici». Anche nella fascia di età tra i quarantacinque e i sessantaquattro anni, il 58% rispose in tal modo, e solo il 38% ribadì la dottrina tradizionale. Negli intervistati di età superiore ai sessantacinque anni, solo un sofferto 51% optò per l'insegnamento tradizionale, mentre il 45% rispose nella maniera succitata. Nel passato, i martiri cattolici avrebbero scelto di morire piuttosto che affermare che la Presenza Reale di Cristo non era altro che simbolica!.

Letture raccomandate
Cardinali A. Bacci e A. Ottaviani, Breve esame critico del Novus Ordo Missæ
  
NOTE
Dall'originale in lingua inglese Welcome to the Traditional Latin Mass («Benvenuti alla Messa tradizionale in latino»), Catholic Restoration, Troy (Michigan) 1995, a cura di Luca Schiano.
La forma liturgica celebrata fino al Concilio Vaticano II viene spesso chiamata in diversi modi: «Messa tradizionale», «Messa di San Pio V», o «Messa tridentina»; tuttavia, a nostro avviso, l'aggettivo più corretto e che più le si addice è quello di «Messa romana», che noi utilizzeremo nel corso di questo libretto (N.d.R.).
3 Sacrosanto Concilio di Trento.
4 Cfr. R. Bainton, Here I Stand («Io resto qui»), Ed. Mentor, pag. 156.
5 Tenutosi dall'11 ottobre del 1962 all'8 dicembre 1965.

6 Offerto in riparazione dei peccati.

liberamente adattato da:
http://www.crisinellachiesa.it/articoli/liturgia/non_solo_nostalgia/non_solo_nostalgia.htm

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