mercoledì 12 ottobre 2011


Il Beato Alberto Marvelli: Una Luce che non si spegne.


Nonostante la naturalezza e la spontaneità del suo modo di fare, tutti avevano riconosciuto, anche quando era ancora in vita, che Alberto aveva un carisma particolare. La sua fama di santità non si manifestò solo dopo la morte. Il suo educatore, il canonico Baravelli, diceva che “attirava tutti con la sua parola” ottenendo più di quanto otteneva lui stesso. “La sua fama di santità – affermava Zaccagnini – era già diffusa fra quanti lo conoscevano quand’era ancora vivente”. E così altri testimoni. “In vita ebbe fama di giovane esemplare e tutti lo stimavano senza distinzione”. “Durante la vita godeva dell’ammirazione di tutti come giovane cristianamente esemplare”. “Lo sentivo più in alto, vicino a Dio”. Dopo la sua morte viene spontaneo a molti pregarlo e invocarlo; chiedere grazie, aiuto, intercessione. Il maestro Montevecchi “prega sempre Alberto con i suoi scolari”; il fratello Giorgio “lo venera per l’integrità della sua vita”; monsignor Benazzi: “Ogni giorno io lo prego”; il cugino Giorgio: “Da anni uso rivolgermi a lui nei momenti difficili”; e il signor Buccari: “Lo prego tutte le sere”. E così tanti altri. Alcuni asserivano di aver ricevuto grazie e favori per intercessione di Alberto. Agostino Neri conduceva i figli a pregare sulla tomba di Alberto al cimitero, ricorda che “vedeva fiori freschi e lumini accesi in continuità”. “La tomba era molto visitata e ornata di fiori; molte persone andavano a staccare le foglie di edera, cresciute accanto alla tomba, sperando di ottenere grazie”. Alla base di quella venerazione c’era il fatto che Alberto aveva esercitato in maniera straordinaria e costante tutte le virtù cristiane. La fama e la venerazione crescente è attestata da molti, che senza esitazione lo proclamavano santo.

In città lo commemorano l’Azione Cattolica, i Laureati Cattolici, la Democrazia Cristiana, la Scuola tecnica industriale, la Giunta municipale. La figura di Alberto varca in breve i confini della diocesi e cominciano a parlarne giornali, riviste cattoliche e laiche, rotocalchi di grande diffusione, radio e televisione. La prima biografia, che l’autrice chiama Profilo, è del 1949, a soli tre anni della morte, quando già la fama era ben diffusa e consolidata.

Ormai si imponeva la traslazione della salma dal cimitero ad una chiesa cittadina: fu scelta la chiesa di Sant’Agostino, per la sua centralità. Espletato il lungo iter burocratico per ottenere l’autorizzazione, l’esumazione avviene al mattino del 5 ottobre 1974, la traslazione al pomeriggio dello stesso giorno, con sosta nella chiesa dei Salesiani.

Alla esumazione sono presenti il direttore del cimitero, alcune persone, gli operai e il fratello Carlo. “La salma fu trovata completamente mummificata – ricorda – così che io, che avevo preparato una piccola cassa di zinco per contenere le ossa, dovetti procurare una cassa di dimensioni normali per mettervi la salma rimasta
Nella chiesa di Sant’Agostino, è posto accanto alla tomba un album, sul quale i visitatori scrivono pensieri, invocazioni, preghiere. Sono moltissimi: uomini, donne, giovani; soprattutto molti giovani. Si trovano frasi interessanti: meriterebbero tutte di essere lette e meditate. Colpisce in modo particolare il tono confidenziale con il quale la gente si rivolge ad Alberto, anche chi non lo ha conosciuto. “Caro Alberto” è l’inizio più comune di ogni richiesta; “Ciao Alberto” è l’espressione più usata dai giovani. Con Alberto tutti sentono di poter instaurare un rapporto di cordialità e di amicizia: ispira simpatia, emana un calore fraterno. Confidano all’album le loro richieste, con la convinzione che Alberto risponderà generosamente alle invocazioni. Molti scrivono per ringraziare di essere stati esauditi, e ciò dà coraggio per chiedere ancora. Colpisce ancor più il fatto che la maggioranza delle richieste non è nell’ordine delle cose materiali, come il lavoro e la salute, ma nell’ordine delle grazie spirituali: la pace nella famiglia, che i genitori tornino a riunirsi, la vita interiore, la grazia di imitarlo, la serenità, la bontà, la fede. “E’ davvero consolante – commenta il senatore Gino Zannini, che ha letto con attenzione i vari album raccolti – che Alberto venga invocato per diventare più buoni, per avere più fede in Dio, per essere più forti d’animo nei momenti difficili, per ottenere sollievo nelle tribolazioni, per diventare simili a lui. E ciò non significa che nonostante le apparenze o le realtà negative del nostro tempo, gli uomini sentono la necessità di avvicinarsi a Marvelli per rinascere ad una vita migliore?”.

“La vita di questo Servo di Dio, che camminò per le vie di questo mondo partecipando in pieno alle sue vicende, ma sempre e dovunque teso verso ‘le cose di lassù’, giustamente è da ritenersi un dono del Cielo fatto alla chiesa, specialmente per la gioventù di oggi, che sente così vivo il bisogno di modelli autentici di vita cristiana, adattati alle condizioni del nostro tempo”, leggiamo nel Decreto sull’eroicità delle virtù di Alberto Marvelli, emanato in Roma il 22 marzo 1986


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