martedì 13 dicembre 2016

io, prete con l’Alzheimer

Quando l'Alzheimer colpisce un sacerdote

12/12/2016  "Il Vangelo secondo Antonio" di Dario De Luca racconta con delicatezza e sensibilità la vicenda di un parroco che si trova improvvisamente a convivere con il morbo, indagando le reazioni delle persone e della comunità e come cambia il rapporto con la fede.

 

In un paese della Calabria, Don Antonio si dedica con passione ai suoi parrocchiani, ai migranti, si occupa dei terreni confiscati alla mafia, con l’aiuto della sorella Ricordina, detta Dina e del suo allievo, il seminarista Fiore.

Ma un giorno, arriva un ospite inatteso, l’Alzheimer, a sconvolgere la vita dei tre personaggi e della comunità parrocchiale. Il testo, Il Vangelo secondo Antonio, scritto da Dario De Luca, con la consulenza di un medico specialista, e messo in scena dallo stesso autore, con realismo, ma anche con delicatezza, evidenzia le caratteristiche del morbo, oggi ancora incurabile, e diviene un’attenta, ma umanissima indagine su quello che accade in una “famiglia” quando irrompe una malattia degenerativa che mette a dura prova la vita anche di chi si occupa del malato.

Quando poi chi si ammala ha un ruolo pubblico, come quello del sacerdote, tutto si complica: prima è necessario nascondere ai parrocchiani la verità, poi bisogna trovare un sostituto. Toccante la costruzione del personaggio della sorella di don Antonio, interpretata da Matilde Piana, che prima, pur sapendo come progredirà la malattia, si spazientisce, mostra insofferenza verso colui che non riconosce più come suo fratello, come quando, incredula, lo osserva, mentre non riesce a sbottonarsi la tonaca e gli urla “ma lo sanno fare anche i bambini di quattro anni!”; mentre poi accetta con serenità la sua missione di stargli accanto, tenendo con sé i ricordi del passato, e si rifiuta di prendere una badante, ma si prende cura amorevolmente di lui, come faceva anche prima, cambiando solo i rituali: invece di aiutarlo nei preparativi della messa, gli prepara le medicine, lo incita a pronunciare le parole, con una tenerezza infinita, come se gli insegnasse di nuovo a parlare. 

Il giovane seminarista, Fiore, interpretato da Davide Fasano, nel frattempo, diventa sacerdote e prende il posto di don Antonio e gli resta vicino per aiutarlo e confortare la sorella. Nel corso dello spettacolo abilmente gli attori cambiano il loro atteggiamento, senza nascondere la loro fragilità: Dina, prima orgogliosa del fratello sacerdote, ora si sente spesso triste, stanca, ma poi riprende coraggio, mentre Antonio, dapprima forte e determinato, cambia registro e si mostra spaesato, e, nei rari momenti di lucidità, si preoccupa per il pensiero di condannare la sorella ad anni di infelicità nell’assistere al suo progressivo peggioramento e definisce questa malattia l’unica che fa soffrire chi assiste il malato più che il malato stesso, poiché essa “non tocca il guscio (il corpo), ma distrugge solo l’interno dell’uomo (la mente)".

Tutti e tre gli attori alternano rapidamente differenti stati d’animo: dapprima vivono la normalità, poi mostrano serenità, quando sfruttano i momenti di lucidità, lasciandosi andare anche agli scherzi o a battute, come mentre ascoltano le canzoni di Gianni Bella, il cantante preferito di Antonio, per poi ripiombare nel dramma. Cornici di ferro, che frammentano la scena a simboleggiare i ricordi confusi, sono animate da luci a led che irrompono per sottolineare i momenti di perdita di cognizione della realtà, come quando Antonio, di notte, si agita molto di più e cerca il bagno fino a che, non trovandolo, perché non riconosce più la sua casa, non si trattiene più e poi piange. Oppure quando chiama disperato qualcuno che lo riporti nella sua casa, nonostante ci sia già, e vuole uscire portando con sé una statuetta di un santo che gli è ancora familiare.

In alcuni momenti drammatici gli attori si bloccano, come in un fermo immagine, per richiamare alla mente degli spettatori la ieraticità di alcune pale d’altare e sottolineare l’impossibilità di cambiare le situazioni drammatiche che stanno vivendo.

E il rapporto con la fede di don Antonio come cambia? Dapprima don Antonio ricorda le frasi che ha pronunciato tante volte durante le funzioni, ma che per lui, con il degenerare della malattia, si svuotano del significato: si accinge a distribuire la Comunione, ma poi si strania e divora le ostie, inzuppandole nel vino, come se fossero biscotti; si reca a confessare una parrocchiana, ma non ascolta quello che lei gli dice e ripete solo le formule sul perdono.

Ma quello che rimane intatto, nonostante la malattia, è il suo amore per Gesù in croce che lo tocca nel profondo. Dapprima, vaneggiano, telefona al vescovo per parlargli di un’ingiustizia terribile che ha subito un uomo condannato da Ponzio Pilato, poi vuole aiutare la statua del suo Gesù crocifisso, che è sullo sfondo della scenografia, e la stacca dalla Croce fra lo sgomento della sorella e di Fiore, la porta in spalla, avendo compassione come il cireneo. Poi la accudisce, chiamandola padre, anche quando è ridotto a una larva e non riconosce più nessuno.

Alla fine, mentre pronuncia solo la parola Rabbi, guardando la statua, è impossibile trattenere la commozione: Antonio depone amorevolmente sul corpo e sul volto del suo Gesù morto il lenzuolo di lino che Fiore gli ha portato, come gli aveva promesso, quando stava meglio.

I tre attori rimangono in silenzio, attorno al Cristo deposto sulle ginocchia del sacerdote, a suggerire l’iconografia di una pietà, ma dei nostri giorni. 

IL VANGELO SECONDO ANTONIO: INFORMAZIONI E DATE

IL VANGELO SECONDO ANTONIO, scritto e diretto da Dario De Luca. Con Matilde Piana, Dario De Luca, Davide Fasano. Musiche originali di Gianfranco De Franco. Scena e disegno luci di Dario De Luca. Audio e luci Vincenzo Parisi. Costumi e assistenza all’allestimento di Rita Zangari. Realizzazione scultura di Cristo Sergio Gambino. Produzione Scena Verticale, Castrovillari (CS).

Dal 27 novembre al 4 dicembre 2016 è stato in scena a Milano, al Teatro Ringhiera, Piazza Fabio Chiesa/Via Pietro Boifava 17, tel. 02 8489 2195; dal 26 al 27 dicembre, Cosenza, Teatro Morelli;  il 28 dicembre 2016 – Saracena (CS), Auditorium


Info: tel. 098127734, info@scenaverticale.it, www.scenaverticale.it.

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