sabato 25 luglio 2015

eutanasia del cristianesimo

Qui Allah non è grande

Ieri in piazza Duomo a un evento interreligioso legato a Expo è risuonato il grido di due muezzin con l'invocazione al Dio dei musulmani. Ma non si può celebrare l'islam, in nome del quale spesso si pratica l'intolleranza, davanti a un simbolo dell'Occidente e in un luogo espressione della nostra libertà

Non sappiamo se Allah esista e se sia grande, ma sappiamo per certo che non è il Dio dei cristiani né il punto di riferimento dell’Occidente. Eppure ieri, in piazza Duomo a Milano, sembrava di essere nel cuore de La Mecca, con l’invocazione dei muezzin che risuonava il grido, per molti non privo di rivolti inquietanti, «Allah Akbar», ossia «Allah è grande».
Sì, avete capito, bene, è successo a Milano, in una città simbolo dello stile di vita occidentale, nonché patria di alcuni grandissimi pensatori cattolici e liberali, da Manzoni a don Giussani, da Pietro Verri a Carlo Cattaneo. Ed è successo in piazza Duomo, cioè davanti al luogo per eccellenza del cristianesimo ambrosiano e del cattolicesimo post-Controriforma, sotto lo sguardo (chissà, forse indignato) della Madunina.
Non è la prima volta che accade qualcosa di simile nel capoluogo lombardo. Nel gennaio 2009 la stessa piazza era stata teatro di una preghiera collettiva di musulmani inginocchiati in direzione de La Mecca, riunitisi per pregare contro i bombardamenti israeliani a Gaza. Anche allora era partito lo sdegno e l’indignazione dei milanesi, sentitisi privati di uno spazio civico prima ancora che religioso, espropriati di un luogo, come una piazza, di per sé laico, neutro, non occupato da ideologie o rivendicazioni di fede.
Ciò che indigna di più stavolta però è sapere chi ha concesso e organizzato quell’esibizione canora: la diocesi stessa di Milano, ossia il cardinale Scola, che insieme a Caritas Internationalis ha pensato ieri, durante un evento interreligioso dedicato a Expo (“Tutti siete invitati”), a un momento di dialogo interreligioso, in cui le fedi potessero confondersi in un un’unica espressione.
Il secondo aspetto che sconvolge è proprio questo: il grido dei due muezzin è risuonato nel bel mezzo di un’Ave Maria cantata dalla libanese Tania Kassis, in versione arabo-cristiana. Cioè, all’interno della prima preghiera che ci insegnano da bambini, la preghiera che accompagna i matrimoni cristiani nonché la preghiera che esalta l’eccellenza femminile all’interno del progetto creaturale di Dio, ebbene nel bel mezzo di questa preghiera-poesia, sentiamo dire «Allah è grande»? E la giustificazione, fornita dalla cantante, qual è? È che «è possibile tenere dentro all’Ave Maria la tradizionale invocazione al Dio unico, che noi chiamiamo Allah, il dio delle religioni monoteiste, l’Islam, come il Cristianesimo e l’Ebraismo». E no, cara Kassis, il Dio che loro chiamano Allah non è il nostro Dio, E non può esserlo  perché il nostro, a differenza di Allah, è unico per noi, ma non pretende di essere unico anche per chi non crede in Lui. Noi non imponiamo il nostro Dio agli altri con la forza, o perlomeno non lo facciamo più da secoli, né abbiamo la pretesa che chi non crede nel nostro Dio sia un infedele o un impuro. Ma lasciamo a ciascuno la libertà di non credergli, di credere a un altro Dio, a tanti dèi oppure a nessuno.
È la bellezza del cristianesimo, ma anche di ciò che chiamiamo Occidente, dove si ha la libertà di professare ciascuno la fede che gli pare ma anche il dovere di rispettare la fede altrui. Ciò che tanti musulmani non fanno, ciò che nessun musulmano farebbe nel suo Paese (figuratevi se si possa intonare un Padre Nostro all’interno della preghiera di un muezzin, in Algeria o in Qatar), ciò che rende assurdo invocare in piazza Duomo il nome di un Dio in nome del quale quella stessa libertà religiosa non viene garantita. Perché si può essere liberali con tutti, tranne che con chi vieta quella stessa libertà.

preghiera musulmaniIn piazza Duomo ieri si doveva e poteva celebrare l’Occidente, le radici della nostra cultura, la bellezza di un mondo dove non solo è possibile realizzare grandissime opere architettoniche come il Duomo ma anche ospitare manifestazioni aperte e libere come Expo; e invece, invocando il nome di un Dio utilizzato a pretesto per praticare l’intolleranza, per distruggere la libertàper denigrare la donna (altroché l’Ave Maria), non si è fatto altro che cantare il de profundis dell’Occidente.

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